L'abisso e la redenzione, la paura e la gratitudine. Protagonista della favola (o sarebbe meglio dire di un'autobiografia mascherata?) un ragazzino incapace di scendere a patti col suo apprezzamento per l'alba. Non è propriamente un lavoro semplice, l'album d'esordio della "studentessa e sognatrice" (come da suo profilo Bandcamp) Della Zyr, nuova sensazione di uno scenario indipendente coreano sempre più vivace ed eterogeneo. Nei suoi vividi contrasti, nell'abbracciare speranza e preoccupazione con analoga pregnanza, la giovane musicista circoscrive, con fermo piglio narrativo, il fervore di un preciso ritaglio di vita, la transizione verso l'acquisizione di nuovi obiettivi, nuovi futuri possibili, transizione che viene rimarcata con grande agilità stilistica e un saldo approccio "fai da te". Interamente composto e registrato nell'intimo del suo appartamento, "Vitamins And Apprehension" è materia rovente, un'emozione che pulsa, si ritorce su se stessa, prima di ritrovare il bandolo. Per sgusciare via, finalmente libera.
C'è chi non tarderà a paragonare questo album a "To See The Next Part Of The Dream" di Parannoul, e con questo l'ascesa meteorica che quest'ultimo ha avuto nelle webzine di tutto il mondo. Se è vero che Della Zyr ha caricato una cover di "White Ceiling" (accanto a quelle di Mid-Air Thief, dei Duster e dei My Bloody Valentine) e che la stessa Longinus si è occupata della distribuzione fisica dell'album, i paragoni possono fermarsi qui. Ben più saldo nelle esecuzioni chitarristiche, conscio del potere che sa offrire la sua fiera veste non-produttiva, il sestetto di brani è ben saldo nel suo impianto narrativo, macina insicurezza, sconforto e riscatto in un amalgama stilistico dal tono progressivo, individuando raccordi e gestendo ogni cambio di tono nel quadro di una concezione unitaria.
Emo, shoegaze, scampoli elettronici si chiudono a triangolo attorno a un nucleo di febbricitante, disperata intensità, che si crogiola nell'incertezza ("Following Her To No Particular Sunrise"), sospende ricordi e sogni in un flusso senza soluzione (la suite emo-folk "Dream II", con tanto di segmenti alla American Football da brividi e colossali passaggi noise-gaze), prende profonde boccate d'aria, prima di reimmergersi nel caos, tenuto per troppo tempo alla larga (i lucidi passaggi soft-loud di "So Please Don't Leave Me").
È nel fuoco di "살고 싶어!" (traduzione "voglio vivere!") che lo slancio di Della Zyr manifesta le sue vere intenzioni, il cambio d'attitudine che malgrado tutto è stato necessario compiere. Partenza che ha in sé le afflitte nuance del migliore Mark Kozelek, fa presto a divampare nella più gloriosa melodia della collezione, un grido scagliato al mondo, come il più impellente dei desideri. Con una simile realizzazione, la penna dell'autrice si inebria, corre a perdifiato, si imbatte in sorrisi e albe che non crede possano appartenerle, incespica, e poi riprende ancora. Perché in fondo muoversi, dubitare, è vivere.
11/05/2022