Formatisi nel 2011 a Brooklyn, inizialmente backing band per un progetto solista di Zachary Cole Smith (newyorkese di nascita ma cresciuto nel Connecticut), già chitarrista negli psichedelici Soft Black e batterista nei più noti Beach Fossils, i DIIV si sono rapidamente imposti fra le formazioni di punta del movimento nu-gaze.
Smith aveva dei brani da registrare a proprio nome e reclutò gli amici Andrew Bailey (chitarre), Devin Ruben Perez (basso) e Colby Hewitt (batteria, ex-Smith Westerns) per inciderli e suonarli live. Il quartetto prese inizialmente il nome di Dive, in omaggio al celebre brano dei Nirvana, nome poi modificato per evitare confusione con due omonime band, attive in Belgio e in Svezia nei primi anni 90.
Scritturati dalla Captured Tracks, in breve tempo pubblicano due singoli, “Sometime” e “Human”, che delineano un sound influenzato in maniera determinante tanto dalla darkwave di matrice Cure, era “Disintegration”, quanto dalle spirali shoegaze tipiche del decennio successivo. Anticipato dall’ulteriore singolo “Geist”, il 26 giugno 2012 si concretizza l’album d’esordio, “Oshin”, un frullato revivalistico che miscela il primo periodo Creation, certa psichedelia seventies e la cruciale scena di Seattle dei tardi 80. Un viaggio allucinogeno costruito su ritmi marziali, jangle chitarristici sgangherati e narcolettici, frammenti melodici calati in dilatazioni sognanti, turbolenze psichedeliche, cascate di tastiere e riverberi cangianti.
“Sometime”, “Human” e “Geist” furono tre singoli dalla diffusione carbonara, ma già in grado di delineare in maniera lucida le intenzioni della band e il percorso musicale da intraprendere. Le prime due finirono poi su “Oshin”, trovando così una più ampia diffusione, il resto rimase nell’oblio, territorio per maniaci completisti. Per festeggiare i primi dieci anni di vita di quell’album, i tre sette pollici sono stati ristampati e inclusi in un box-set a tiratura limitata: appena tremila copie per rivivere uno spaccato dei primi mesi di vita della band. Occhio anche alle pregevoli B-side: “Corvalis” ha il suono wave-noise tipicamente newyorkese, anche se meno urticante, dei primi A Place To Bury Strangers, “Big Joke” ripropone la medesima formula delle tracce principali, “Bambi Slaughter” è la cover di un brano originariamente inciso da Kurt Cobain ai tempi dei Fecal Matter.
06/07/2022