Janna Lee

Terminal Lucidity

2022 (Summer Interlude)
harsh-noise, experimental

Affrontare un lutto creando musica può essere un modo efficace per non soccombere dinanzi al dolore. È quanto ha realizzato, un paio di anni fa, anche Janna Lee, artista eclettica già all’attivo con lo Snek Trio e con il duo Obsequies. “'Terminal Lucidity' - ci racconta la Lee - riguarda la morte del mio compagno, avvenuta nel 2020. Era un uomo sempre pronto a supportartmi, sia come musicista che come ballerina classica e in questo lavoro ho voluto intrecciare il rumore con la musica per balletto”.
I riferimenti a quest’ultima sono evidenti già a partire dalla foto di copertina, che raffigura Anna Pavlova abbracciata a un piccolo cigno da lei affettuosamente chiamato Jack. La passione della grande ballerina russa per i cigni l’aveva portata nel 1901 a chiedere al coreografo Michel Fokine di approntare per lei un breve balletto. Il risultato fu “La morte del cigno”, andato in scena per la prima volta nel 1907 a San Pietroburgo con musica di Camille Saint-Saëns. La trasfigurazione danzata di un cigno morente diventa per la Lee l’emblema del suo amore stroncato dalla Nera Mietitrice, un amore che ha vissuto, poco prima di essere distrutto, un brevissimo periodo di speranza generato dalla “lucidità terminale”, che è quella condizione che alcune persone gravemente ammalate (soprattutto di demenza o Alzheimer) sperimentano poco prima di passare a miglior vita: “All’improvviso - prosegue la Lee - il mio compagno prese a stare molto meglio. Aveva un sacco di energia, ma qualche giorno dopo se ne andò per sempre. A quel punto, pensai davvero di morire dal dolore…”.

 

Fin qui l’antefatto. E la musica? L'artista chicagoana si dice ispirata da Nico, Jarboe, Pain Teens e Patti Smith e, per stimolare ulteriormente la nostra fantasia, tira in ballo anche influenze non-musicali che vanno dalla fotografia di Francesca Woodman e Kati Horna agli scritti di Barry Gifford, Jardine Libaire e Mark Lanegan, passando per le ballerine dipinte da Edgar Degas. Un affascinante miscuglio di cose, non c’è che dire, che però difficilmente spinge a pronunciare l’espressione “harsh-noise”, che è quella più adatta per incasellare la musica che caratterizza la mezz'ora scarsa di “Terminal Lucidity”, opera che ha il pregio di essere, allo stesso tempo, visceralmente sincera, poetica e violenta come, per l’appunto, una morte in famiglia…

A inaugurarla non poteva che esserci la musica di un balletto incentrato sulla figura del cigno. Ecco, dunque, l’indimenticabile tema de “Il lago dei cigni” (1875-1876) di Pëtr Il'ič Čajkovskij coprire il primo minuto di “For I Kissed The Lips Of A Dead Man”, prima che una deflagrazione rumorista prenda decisamente il sopravvento, procedendo, devastante e austera, tra picchi terremotanti e scariche elettrostatiche, il tutto modulato con quella passione feroce che invade la mente di chi ha appena osservato un corpo vivo trasformarsi in un cadavere, cioè in quello scarto innominabile che è anche un residuo immondo, per dirla con le parole di Vladimir Jankélévitch.
Il tema ĉajkovskijano torna anche in “Summer’s Last Gasp”, ma in questo caso è distorto, rallentato, nonché sfiancato da un frastuono industriale che evoca la “death factory” dei Throbbing Gristle, un nome, quest’ultimo, efficace anche per decodificare l’abisso sonico di “Disengaged In The Air”, che non a caso fa venire in mente gli orrori di “Slug Bait” e “Maggot Death”, magari rivisitati da un Prurient particolarmente ostile.

 

Anticipata dal minuto e mezzo cataclismatico di “An Obstruction To The Heart”, la superba “Don’t Leave Me Alone In This Place” incarna al meglio la terribile esperienza del lutto, scaraventando la voce della Lee in un maelstrom di viscide diffrazioni, bordoni come pestifere esalazioni, echi catacombali e smottamenti dell’anima. Nella seconda parte, la Lee recita, con voce “telefonica”, quanto segue:

The Earth is more beautiful than it thought!
It's the most beautiful planet. The sun was shining
bright, and the air was crisp, yet the air itself
was cold. Everything was so bright. It was the
perfect day for earth to be beautiful.
Everyone on the planet Earth had lived a long
and happy life, this planet has been home to
the human race for thousands of years. The
humans were a species that had been able to
survive through Earth's harsh environment. the
humans could survive in these harsh
conditions. But one day Earth had a new life,
and we were the first to notice it. In the middle
of the night, we could see something, a small,
dark cloud. A small, white cloud, it's size was
almost invisible. Then that cloud grew. And it
grew...
The sun, shining bright… There was no sun. All
the light was black and it covered the sky.
Every day the sky was a dark blue. No matter
the time of day, it never seemed like the
perfect time, it was a beautiful day. For a new
season to begin. Yet no one could know why.
Why did we not have a new cycle?

“Furono scritte dal mio compagno. Le ho trovate sul suo telefono poco dopo la sua scomparsa”.
A sigillare quest’album così profondamente segnato dall’inesplicabile mistero della morte c’è, però, un barlume di speranza. Dopo una prima parte dominata dalla nebbia della malinconia, con la Lee a immaginare il suo ultimo momento su questa terra come quello in cui potrà finalmente “ballare il walzer” fino a ricongiungersi con il suo uomo, “Reverence” si chiude con un allegro motivo pianistico tratto da “Giselle”, balletto musicato nel 1841 da Adolphe-Charles Adam.
“Non molto tempo dopo la morte del mio compagno, quella parte di pianoforte si è materializzata nella mia testa e così ho capito che dovevo campionarla. L'ho associata alla mia perdita e alla speranza di morire per ricongiungermi con lui”.

19/12/2022

Tracklist

  1. For I Kissed the Lips of a Dead Man
  2. Disengaged in the Air
  3. Summer’s Last Gasp
  4. An Obstruction to the Heart
  5. Don’t Leave Me Alone in This Place
  6. Reverence

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