Management

Ansia Capitale

2022 (Garrincha Dischi)
indie-pop

C’era una volta una band che decise di battezzarsi in un modo bizzarro: Management del Dolore Post-Operatorio. Erano i primi anni Dieci e questo nome iniziò a circolare parecchio negli ambienti alternativi italiani. Le menti dietro questo marchio erano due ragazzi abruzzesi, Luca Romagnoli e Marco Di Nardo, accompagnati da altri componenti temporanei o turnisti d’occasione. Il primo album, “Auff!!”, del 2012 raccolse un largo consenso da parte di pubblico e critica, proponendo una formula efficace e ben congegnata, che univa un background fortemente influenzato dal post-punk, da un acido punk-funk e da sussulti new wave devoti al synth, con l’estetica indie-pop che iniziava a farsi prepotentemente largo in Italia. Insomma, tutto lasciava presagire di trovarsi di fronte a una delle next big thing della nuova leva “indie” nostrana.

 

Oggi, dieci anni, diversi riconoscimenti e cinque album dopo, possiamo dire che da un certo punto di vista quella previsione fosse giusta, ma con esiti concreti leggermente inferiori alle aspettative. I Management, pur con numeri sempre abbastanza importanti in termini di ascolti e riscontri generali da parte del pubblico, si sono stabilmente installati in un limbo tra la nicchia e il mainstream. Si inseriscono ancora a buon diritto nel novero degli artisti più seguiti e significativi di un filone che loro stessi hanno contribuito a plasmare sin dalle fasi embrionali, ma che mostra ormai evidenti segni di debolezza dovuta a un’ipersaturazione. Forse è proprio questo un grosso muro contro cui si infrangono le buone intenzioni di chi in generale oggigiorno persevera ancora lungo la strada di un certo tipo di indie d’italica maniera.

I Management arrivano alla sesta prova in studio portando alle stampe “Ansia Capitale”, stavolta accasandosi alla Garrincha Dischi (dopo i trascorsi in La Tempesta, MarteLabel e Island). Già da tempo la band (i cui membri fissi continuano a essere i soli Romagnoli e Di Nardo) ha rinunciato al “Dolore Post-Operatorio” e con esso, in parte, anche alle digressioni più scalpitanti di matrice post-punk, con un alleggerimento della formula a scapito di chitarre affilate, enfasi narrativa e ritmi sincopati che pescavano tanto dai Gang Of Four quanto dagli Offlaga Disco Pax, seppur con la mediazione di un gusto pop marcato ma comunque seducente.
“Ansia Capitale” prosegue su questa evoluzione lineare, che viene qui portata un po’ oltre, riflettendo esattamente il (comunque innegabile) talento artistico dei Management e al contempo tutti i limiti che il contesto odierno impone e che gli abruzzesi non riescono a scavalcare.

I Management hanno dalla loro un songwriting esteticamente più raffinato rispetto a gran parte dei colleghi, probabile frutto delle influenze nobili che non sono comunque dimenticate. Tuttavia in “Ansia Capitale” a mancare è il guizzo, l’idea esaltante; sebbene gli arrangiamenti e le atmosfere guadagnino in sofisticazione, i brani suonano tutt’altro che irresistibili, scorrendo appiattiti su una rincorsa a un pop cupo ed edulcorato ma che non sa trovare il suo sfogo in orchestrazioni piuttosto pigre e lente, a tratti anche piacevolmente conturbanti, ma mai esplosive quanto le lame post-punk disseminate ai tempi degli esordi.

Nel nuovo album, insomma, non compaiono tormentoni alternative dinamitardi, né tantomeno l’inclinazione maggiormente pop (qui comunque prevalente) riesce a sfociare nel coinvolgimento emotivo di canzoni di qualche disco fa (su tutte, “Naufragando”). Difficile trovare anche qualche sporadico volo pindarico; la title track ha qualche ammaliante sfumatura lisergica che non basta però a trascinarla fuori da uno scontato manierismo ai confini dell’it-pop senza verve, “Multiculti Supermarket” eccede in un’ambizione orientaleggiante poco convinta, “La fine dell’eternità” perde la strada verso una giusta tensione in climax.
Anche il lirismo dei Management mantiene una buona dose di contraddistinto e sano cinismo, ma cede sullo slancio grottesco e beffardo; in “Ansia Capitale” si cerca più una certa introspezione riflessiva che una nemesi provocatoria (e i Management, a provocare, hanno sempre dimostrato di saperci fare).

I Management nella terra di mezzo dell’indie sanno muoversi con rispettabilità e credibilità, ma “Ansia Capitale” è un disco che non riesce a diventare divertente e incendiario come i primi (ma sicuramente non era questo l’obiettivo), né a colpire più o meno nel profondo come gli ultimi (e forse questo poteva essere il vero intento). Pur essendo un album confezionato con qualità di scrittura (che in ogni caso lo pone un gradino sopra la media di un mercato - come detto - ormai saturo) perde sull’abbrivio e si attesta come una prova più stanca e meno ispirata rispetto a tutto ciò che il duo abruzzese ha mostrato in precedenza.

07/07/2022

Tracklist

  1. Ansia Capitale
  2. Più Mi Odi Più Mi Amo
  3. Multiculti Supermarket
  4. La Fine Dell’Eternità
  5. Bastatutto
  6. Serie TV
  7. Un Mondo Al Veleno
  8. Dov’è l’Uscita Da Questo Inferno

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