Paky

Salvatore

2022 (Universal) | trap

Chiedo scusa se non uso Internet
Un vero ghetto boy non sta su Internet

Paky, una contrazione di pakartas ovvero "impiccato" in lituano, è il fosco nome d'arte scelto da Vincenzo Mattera, un classe 1999 originario di Napoli che si è trasferito, ancora ragazzo, nel milanese, a Rozzano. Di lui si parla dal 2019, grazie ad alcune ospitate in brani di Guè Pequeno, Tedua e Marracash oltre che per alcuni singoli, buoni per fare girare il proprio nome nell'affollata scena contemporanea.

L'attesa per questo esordio, intitolato "Salvatore" per omaggiare uno zio scomparso prematuramente, è dovuta al fatto che non è arrivato nel giro di qualche mese, come consuetudine nella scena attuale, ma dopo ben tre anni. Nel mentre, Paky si è distinto per uno stile che scarta da quello di tanti altri: sputa rime di rabbia e rassegnazione, con un delivery impreciso e un flow a tratti claudicante, proponendo contenuti che colpiscono, nei casi migliori, più la pancia che la mente. Un'estetica di strada, spogliata di ogni rimando culturale, ripiegata sull'analisi di pochezze e miserie, di traumi e cicatrici. Un rap sporco e da sgrezzare, agli antipodi del virtuosismo metrico ma anche dell'opulenza trap fatta di voci robotiche scintillanti e scenari da pornografia del capitalismo.

A colpire in positivo è la progettualità di questo esordio, esplicitata didascalicamente nella title track parlata: una prima metà di "banger" e la seconda più introspettiva autodefinita "conscious" ma in realtà semplicemente più seduta. Il primo lotto è violento e spigoloso, con il suo meglio nella trap di "Blauer" e nella triviale "Auto tedesca", ma in generale sofferente dei limiti tecnici del rapper e di una tendenza ad appiattirsi su messaggi già stra-sentiti, gli ennesimi ego-trip a livello strada che ascoltiamo dai Novanta. Quando arrivano Marracash in "No Wallet"  e Shiva in "Star" il confronto è ingeneroso, tutto a svantaggio del titolare.

Il secondo lotto è invece più efficace, il racconto intimo di una miseria umana, di una "Vita sbagliata" e tante "Storie tristi", che meglio si associa esteticamente alle imperfezioni metriche e alla generale semplicità, per non dire banalità, dei contenuti. Chi interviene come ospite si accorda a uno stile più riflessivo, con Geolier che ruba la scena su "Comandamento" e con l'incontro con Luche in "Giorno del giudizio", che suona quasi come un tributo a quest'ultimo.

L'onda lunga del racconto in rap della periferia, quella portata all'attenzione del grande pubblico dai Co' Sang quasi vent'anni fa, trova in Paky un'espressione ancora molto legata a modelli frusti, buoni solo per la loro forza dinamitarda, le ottime produzioni e qualche ospite di pregio. Meglio il racconto di sé della seconda parte, uno storytelling che comunque non apre mai alla società e non propone introspezioni da ricordare. Un esordio immaturo.

(10/04/2022)

  • Tracklist
  1. Intro
  2. 100 Uomini
  3. Blauer
  4. No Wallet (ft. Marracash)
  5. Pascià
  6. Auto Tedesca
  7. Star (ft. Shiva)
  8. Salvatore
  9. Quando Piove
  10. Vivi O Muori (ft. Guè)
  11. Vita Sbagliata
  12. Comandamento (ft. Geolier)






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