Non è la prima volta che i misteriosi protagonisti celati dietro il progetto Sault (una delle poche certezze è la presenza fissa del producer Inflo) scelgono un tema aggregante per caratterizzare una loro pubblicazione. Sesto lavoro completato in meno di tre anni, anche questa volta diffuso senza preavviso, "Air" è il disco orchestrale dei Sault, registrato ricorrendo a una vistosa sovrabbondanza di cori, con armonizzazioni a volte ispirate dal pop degli anni Sessanta e Settanta (in particolare nel caso della title track), altre volte caratterizzate da decisi tratti liturgico-spirituali (la lunga "Solar" è il caso più eclatante).
Un'opera senz'altro spiazzante, specie per chi ormai associa l'enigmatico collettivo inglese a una forma di new urban-soul dai fortissimi connotati sociali. A metà strada fra opera sinfonica e colonna sonora, "Air" assume le sembianze ora di un kolossal ora di un musical, un po' "Ben Hur" e un po' "Jesus Christ Superstar". Sette tracce nelle quali elemento centrale è la maestosità degli arrangiamenti, costruite con la pressoché totale assenza di linee cantate, quasi esclusivamente concentrate in "Time Is Precious", l'unico frangente che in qualche modo potrebbe ricordare i lavori precedenti.
C'è poi il retrogusto vagamente new age, legato al tema della salvaguardia dell'ambiente, sottolineato anche dall'immagine scelta per la copertina, questa volta meno minimal del solito. Un pianeta da proteggere, e al contempo da (ri)scoprire, dal quale attingere influenze dall'Oriente e dal continente africano per conferire ulteriori colori alle ultime due tracce del disco, "June 55" e soprattutto "Luos Higher". Scopriremo nei prossimi mesi se "Air" resterà un esperimento isolato di modern classical, oppure se Inflo e la sua combriccola stiano puntando a elaborare composizioni più "alte", dopo aver dimostrato di saper maneggiare la black music come pochi altri nel nuovo millennio.
21/04/2022