Dopo "Dolce vita" (2021) Shiva ha rischiato di autodistruggersi: un progetto troppo poco ambizioso, arrivato corto dal punto di vista della scrittura e poco supportato dalle ospitate che pompano il mainstream. Anche commercialmente si è trattato di una mezza delusione che ha garantito un disco d'oro, magro bottino per un rapper tra i più ascoltati e chiacchierati d'Italia.
La via d'uscita dall'impasse è intrapresa con passo zoppicante in "Dark Love" (2022), un Ep interlocutorio dai contenuti a tratti ancora adolescenziali ("Tanti cuori"; "X sempre"; "Cose che non ho") spruzzati di un intimismo dozzinale ("Niente da perdere") e qualche sfoggio tecnico ("Pensando a lei"). Questo "Milano Demons", quarto album di studio, è invece una sorta di concept-album sui tormenti metropolitani e un tentativo di raccontare Milano in rima.
Superato il tronfio manifesto in apertura, la seriosa trap della title track (“Milano nasconde troppe verità”), Shiva punta su una muscolosa e risaputa cascata di rime nelle varie "Cup", "Take 4" e "Rollie AP" (feat. Pyrex e Slings), giocando spesso allo sport dei giovani rapper come Rondodasosa o Simba La Rue o citando i successi e lo stile di Capo Plaza ("Non è easy") o Sfera Ebbasta ("Non lo sai"). In alcuni casi punta tutto sul più pop dei rap, vedi la leggerissima "Naturale" (“Se non ti trucchi, lo sai che sei molto meglio?” e simili banalità).
La narrazione orizzontale si perde di vista dopo pochi minuti e la scaletta si sfalda, prima con racconti intimisti a due voci ("Vorrei" feat. Lazza), quindi con l'ospitata per un latin-trap di Rhove ("Cellphone") e ancora adattandosi al flow alieno di Tedua in "Cicatrici"; la recupera "Diamante", il brano più originale, costruito su un beat liquid-funk.
All’ascoltatore che si sorbisce tutti i 18 (!) brani può nascere l’impressione che non solo manchi un concept, anche lasco, ma perfino l’idea stessa di un album che non sia semplicemente una raccolta di canzoni necessarie a colpire i vari target, senza uno stile, un sound, un senso di compiutezza. Arrivati a due terzi dell'ascolto si fatica a ricordarsi dei demoni in apertura ed è facile scambiare il tutto per una playlist.
Shiva ha un flow preciso e un delivery cristallino, come ribadito dalla conclusiva “3 Stick Freestyle”, ma c’è ancora molto da lavorare sui testi e sulla progettualità. La dimensione naturale del suo rap è ancora quella della hit, magari divisa con un nome famoso, o del brano a ruota libera, puntato completamente sulle mitragliate di rime e incastri.
A livello di successo, però, “Milano Demons” è chiaramente un passo avanti rispetto a “Dolce vita”: riempie la scaletta di guest e accontenta tanti pubblici diversi in brani (fin troppo) eterogenei. Non a caso, pubblicato a fine novembre 2022, è comunque al numero 25 degli album italiani dello scorso anno nella classifica Fimi e ha già ottenuto il disco di platino.
24/01/2023