Simona Molinari

Petali

2022 (Bmg)
pop, songwriter

Simona Molinari è un po' come la Roma: non si discute, si ama (cit. Venditti). Interprete tra le più raffinate e originali della canzone italiana degli ultimi vent'anni, la chanteuse nata a Napoli ma aquilana d'adozione ha sempre dispensato grazia e talento nel suo sopraffino cocktail di jazz, pop ed electro-swing. Per conquistare definitivamente la critica, però, ha deciso di sposare una formula più omogenea, all'insegna di un pop soave e garbato, quello di "Petali", il disco che le è valso la Targa Tenco nella categoria Interpreti. Chi scrive, dunque, non ha nulla da eccepire - anzi, può solo rallegrarsene - anche se non può fare a meno di rimarcare come la rinuncia pressoché totale all'electro-swing, di cui Simona è regina incontrastata tra i confini nazionali, finisca col renderne le canzoni un po' più prevedibili e come l'eccessiva uniformità di questo sound penalizzi la duttilità - anche vocale - di una cantante così dotata.
Ma sono dettagli, quisquilie - per citare un termine caro a un suo celebre concittadino - al cospetto della soddisfazione per un riconoscimento che solo in minima parte "risarcisce" Molinari dell'attenzione che le è stata sottratta in questi anni, a vantaggio di altre, assai meno meritevoli interpreti. Non sono bastate infatti due partecipazioni al Festival di Sanremo (nel 2009 nella categoria Giovani con la strepitosa "Egocentrica" e nel 2013 tra i Campioni in coppia con il jazzista newyorkese Peter Cincotti nell'altrettanto formidabile "La felicità") per regalarle la popolarità che avrebbe meritato.

Certo, possono sembrare dettagli per un'artista che è stata acclamata nei teatri e nei jazz-club più importanti del mondo, come il Blue Note di New York, il Teatro Estrada di Mosca, il Blue Note di Tokyo, il Grappa's Cellar di Hong Kong, il Brown Sugar di Shanghai, più club di Pechino, Toronto, Montreal e via discorrendo. Ma, un po' sulla falsariga di quanto accaduto a una cantante ugualmente raffinata e di scuola jazz come Chiara Civello, anche Simona Molinari ha visto incombere su di sé il nefasto detto nemo propheta in patria. Anche perché, proprio come Civello, ha sempre giocato in un altro campionato, fatto di sobrietà jazz, eleganza vocale e melodie classiche: non esattamente le qualità più richieste al tempo di Baby K, Elettra Lamborghini e compagnia sculettante. Non a caso, la stessa industria discografica l'ha boicottata dopo che è diventata madre, come se la circostanza potesse in qualche modo scalfire il personaggio che le volevano cucire addosso. Una storia d'indicibile tristezza di cui molti farebbero bene a vergognarsi, ma che ha indotto nell'artista napoletana la sensazione di essere stata fraintesa: "artisticamente ho espresso quello che volevo, ma l'ho fatto come una maschera, ho interpretato il ruolo di una diva del burlesque", ha confidato Molinari in una recente intervista. Ammissione per certi versi sorprendente, ma che testimonia come non tutto nel suo percorso sia stato sereno e condiviso fin dall'inizio.

"Petali", che esce a ben sette anni di distanza dal precedente "Casa mia", insegue un'idea di rinascita, tentando di celare dietro il garbo e l'eleganza le piccole/grandi amarezze. "Questi petali non sono altro che una serie di fotografie di questo tempo che viviamo, in cui non manca quel pizzico dì frustrazione e impotenza, quella sensazione dì non essere padroni e artefici dì niente, se non del metro quadro che ci circonda", spiega Simona, auspicando che in ognuna delle sue nove tracce l'ascoltatore possa trovare "un abbraccio, o una mano pronta a prendere la vostra, per fare insieme un tratto di strada".
Domina quindi un senso di tenerezza, di malinconica empatia, figlia di anni oscuri come quelli vissuti all'ombra del virus, in una dimensione chiusa, asfittica, che ha ristretto le possibilità di relazioni sociali. "Filo di tristezza, cuore nel cappotto e rosicchiar la vita fino all'osso" resta allora l'unica possibilità, come nel caso di Sofia, la clochard raccontata con delicatezza nell'iniziale "Lei balla sola", introdotta da una filastrocca-carillon in francese e scandita da percussioni incalzanti a passo di samba.

Anche nel suo abbraccio al pop, Simona non cede alle sirene del mainstream, non cerca l'ammiccamento, il ritornello a facile presa. Preferisce agire per sottrazione, mettendo al centro le parole, le storie, accompagnate spesso da sonorità spoglie - qualche goccia di piano tra le onde carezzevoli del singolo "Davanti al mare", la chitarrina da falò in spiaggia de "Il solito viavai", la bossa nova languida di "Tempo da consumare" e "Un libro nuovo" (dove riaffiora il senso del disagio contemporaneo tra i versi "ci ritroviamo un po' più soli in questa vita digitale"). Un formato intimo, che trova probabilmente la sua veste migliore nella title track, struggente ballata sentimentale che sancisce un addio ("Cosa resterà di quei sorrisi se non posso più cercarti?") con estensione vocale e tonalità classiche che avrebbero potuto benissimo attagliarsi al palco dell'Ariston, se lassù non dominassero altre logiche. E chissà che alla fine anche da quelle parti non trovino "La chiave dietro lo specchio", ricordandosi finalmente di lei.
Però, alla fine, l'anima più seducente di Simona resta quella della canzone d'antan, imbevuta di profumi retrò, che prorompe in episodi più eterodossi: dalla cinefila "Come un film", dove i giri salgono fino a lambire quello swing che l'ha resa celebre, alla scalpitante "La tua ironia", omaggio agli scintillanti Sixties di Mina & C. attraverso uno scioglilingua melodico inesorabile già al primo ascolto.

Prodotte e arrangiate da Fabio Ilacqua, le nove tracce del disco sono leggere proprio come petali di un fiore. Un'esortazione gentile a vivere la vita fino in fondo e a non dimenticarsi di "brillare quando la notte tornerà a bussare". In un'alternanza di buio e luce finalizzata a quella rinascita, parola d'ordine di un disco che, già dal titolo, paragona il ciclo dei fiori al nostro ciclo della vita. Un album in punta di piedi, che fa dell'eleganza vocale della sua interprete la sua principale ragion d'essere. Morbido e levigato senza essere - per fortuna - petaloso.

08/01/2023

Tracklist

  1. Lei balla sola
  2. Davanti al mare
  3. Il solito viavai
  4. Tempo da consumare
  5. Un libro nuovo
  6. La chiave dietro lo specchio
  7. Come un film
  8. La tua ironia
  9. Petali

Simona Molinari sul web