Stefano Pilia ci ha abituati a traiettorie mai scontate, seppur profondamente intime e incredibilmente umane. Il suono e le geometrie disegnate dalla sua chitarra, di cui l’espressione più limpida si trova nello splendido “Blind Sun - New Century Christology” (Tannen/Sounds of Cobra, 2015), sono state in grado di sfaldarsi, disgregarsi e riaggregarsi in sonorità altre, attraverso l’effettistica, fino ad arrivare alla scrittura, per un organico più ampio, che ritroviamo in “Spiralis Aurea”.
Gli album e le collaborazioni (tra le tante: Massimo Pupillo, Oren Ambarchi, Andrea Belfi, Paolo Spaccamonti, David Grubbs e Laura Agnusdei), così come i progetti interdisciplinari (tra cui la sonorizzazione “Memoryscapes Sound Live. Liberazione” fatta il 25 aprile 2020 per HomeMovies e Ferrara Sotto Le Stelle) sono per Pilia stazioni di un percorso di maturità artistica che trovano in “Spiralis Aurea” un approdo fecondo, composito e solido, con cui il compositore elettroacustico e chitarrista genovese di base a Bologna si affaccia fuori dall’Italia.
Lo spunto per il titolo del progetto proviene direttamente dai profondi significati espressi dalla sezione aurea, le cui proprietà si sono riprodotte nei secoli ben oltre i più oggettivi significati matematici, come la successione di Fibonacci, sfociando nel misticismo e nella filosofia. Tali immagini si riproducono nei meandri dei dodici episodi che vanno a ricomporsi in una sorta di traduzione dei canoni della bellezza mediante una codifica che trasla dal simbolismo geometrico a ispirazioni di natura astratta.
In frangenti quali “CRUX” e i tre movimenti che vanno a comporre “CODEXIII”, l’interpretazione di tali relazioni numeriche avviene attraverso progressioni armoniche, nel primo caso con un ansioso saliscendi per basso e violoncello, nel secondo esempio con varie configurazioni che passano dall’uso di fiati e organo alla commistione con sequenze di sintetizzatore e avanguardie chitarristiche, delle quali Pilia conferma di essere un autentico Re Mida.
Si stagliano abbondantemente dal novero i contributi apportati dai featuring di Alessandra Novaga e Iosonouncane, che nella terza parte di “CODEXIII” impreziosiscono l’atmosfera minimale, rispettivamente con sorseggi di chitarra e levigati ronzii sintetici.
Pilia fa ricomparire nell’allegoria di “Ouroboros” e “Ascensio” il maestoso suono dell’organo – suonato da Enrico Gabrielli (Calibro 35) – un ambito che nella sua circolarità riecheggia forme che riportano alla mente i connotati che hanno plasmato lo scheletro di opere seminali provenienti dalla creatività di Kali Malone e Anna von Hausswolff.
Se il dolce post-astrattismo per chitarra di “Hannah” sembra tendere un gesto amichevole, il classicismo più tensivo si rimpadronisce della scena in “Imago”, “Spiralis”, nelle frazioni che compongono “Aurea” e nella conclusiva “XIII”, dove il celestiale violino di Silvia Tarozzi eleva ulteriormente un contesto di classe sopraffina.
“Spiralis Aurea” è un gioiello di post-minimalismo ricco di concetti, forgiato da un profondo senso di streben emotiva, sensazioni e sentimenti che Pilia continua a dominare come pochi altri, espandendo le sue visionarie composizioni verso territori che superano ogni catalogazione e che collocano il compositore genovese nell’alveo della musica sperimentale internazionale.
27/04/2022