Avevamo incontrato gli Straw Man Army nel 2020, in occasione del carbonaro esordio “Age Of Exile”. L’anno successivo è passata del tutto inosservata la soundtrack prodotta per il lungometraggio sperimentale "Her Majesty's Ship", a causa di una strategia commerciale che evita qualsiasi forma di promozione, dispensando informazioni e fotografie col contagocce e ignorando quasi del tutto i canali social. Soltanto di recente rintracciabile su Spotify, il duo newyorchese, convinto attivista per l’organizzazione Red Nation, diffonde nel 2022 “SOS”, terzo atto di una vicenda che al momento rimane rigorosamente sottotraccia e patrimonio di pochi.
L’anarco post-punk militante rivestito di post-hardcore messo in scena da Owen Deutsch e Sean Fentress – questi i nomi dei titolari del progetto, entrambi impegnati anche nella misconosciuta band hardcore Kaleidoscope – persegue nel solco Diy senza compromessi tracciato anni fa dai Fugazi, sia nel sound proposto che nell’atteggiamento complessivo. Una formula che al terzo disco inizia a farsi ripetitiva, ma che ha la grande capacità di mantenere nell’ascoltatore un senso di pericolo costante, come se qualcosa di irreparabile stesse sempre per accadere, nonostante gli spunti estremi questa volta appaiano limitati e circoscritti.
Dieci nuove tracce moderatamente contundenti, più tre intermezzi strumentali, nelle quali la tensione espressa attraverso uno spoken word schierato e politicizzato si stempera di tanto in tanto in frangenti più controllati. Severi negli scenari proposti, ma sempre attenti all’importanza della componente ritmica (“Human Kind” si posiziona a due passi dal funk), gli Straw Man Army con “SOS” confermano le proprie inequivocabili attitudini, e nonostante la presenza delle “morbide” “Day 49” e “Beware” fanno di tutto per risultare tutt’altro che ordinari.
29/07/2022