Per Drew Daniel, musicista di Baltimora nonché professore presso la Johns Hopkins University e compagno di ventura di Martin Schmidt nell’eccentrico e singolare progetto Matmos, ogni album è una sfida. Oltre che nel noto progetto-madre, il musicista dispensa audacia e azzardo anche nel side-project The Soft Pink Truth, giunto, non senza difficoltà, al settimo capitolo discografico.
Dopo l’esoterico e siderale “Shall We Go On Sinning So That Grace May Increase?”, ispirato da una domanda di San Paolo, Drew Daniel ritorna con un nuovo interrogativo, senz’altro meno nobile, ma sicuramente più congeniale alla leggerezza e alla spensieratezza della materia in oggetto di quest’ultimo album.
Galeotta fu la richiesta di una ragazza al dj di un famoso club di San Francisco, “Is It Going To Get Any Deeper Than This?”, una domanda che funge da pretesto per una sagace esplorazione della musica deep house che Daniel compie con il prezioso contributo di ben 25 artisti.
Cast stellare per “Is It Going To Get Any Deeper Than This?” – tra i tanti Nate Wooley e Andrew Bernstein degli Horse Lords, Jamie Stewart degli Xiu Xiu, Ulas Kurungullu, Jenn Wasner dei Wye Oak, Ayoze de Alejandro Lopez – perfetti complici della deliziosa e perfino sexy rilettura di alcune variabili della musica dance e house.
Gli oltre undici minuti di “Deeper” mettono subito in chiaro che il musicista più che offrire risposte preferisce suggerire nuovi interrogativi. Il groove funky è effervescente (ai più attenti non sfuggirà la somiglianza del riff con la celebre “Riders On The Storm”), reso ancor più spumeggiante e cristallino dal tintinnio di campanelli, handclap e clacson. Il tutto è però avvolto in un elegante mantello soul-spiritual-jazz che ha più attinenza con la musica di Alice Coltrane e Arthur Russell.
Alla fine quel che prevale è un mood meditativo e musicalmente elaborato, che conferma la volontà di esplorare anche il lato oscuro della musica dance.
Non è comunque il caso di “La Joie Devant La Mort”, un tripudio disco-house dove si avvicendano citazioni di Grace Jones, dei Blondie di “Rapture” e di Barry White.
Drew Daniel mette a frutto la personale esperienza di frequentatore di club, affondando le mani sia nella contaminazione tra musica etno e dance in “Trocadero”, sia nella più innocua club music con la zuccherina “Wanna Know”; nel frattempo si destreggia con sicumera nelle raffinate trame jazz-soul di “Moodswing”.
Come “Deeper” detta le coordinate della prima sezione di “Is It Going To Get Any Deeper Than This?”, così l’eccellente “Sunwash” anticipa le atmosfere da fine delle danze e luci basse che dominano nella seconda parte del disco.
Al minimalismo del ritmo subentra quello più colto di Terry Riley e Steve Reich, avvolto in flussi cosmici alla Tangerine Dream e modernità ambient.
Il resto è affidato al fascino piano e voce di Rose E. Kross dell’introspettiva e sensuale “Joybreath” e agli ultimi guizzi dance in chiave lounge-jazz di “Deeper Than This?” e “Toot Sweet”.
Flessuoso, agile e inaspettatamente confortevole, “Is It Going To Get Any Deeper Than This?” è un progetto non facile da cogliere con un ascolto fugace. E’ un album ben diverso dalle tenaci e ambiziose opere dei Matmos, e in parte distante dalle precedenti prove di The Soft Pink Truth, un progetto contrassegnato da una profondità di suoni e da un’architettura strumentale impeccabili, che ne valorizzano ogni sfumatura.
Il nuovo lavoro di The Soft Pink Truth è in definitiva un omaggio all’era disco e alla cultura queer/gay ad essa connessa, un legame rinvigorito dalla cover di un brano di Willie Hutch, “Now That It's All Over”, posta in chiusura dell’album, nonché dal coevo Ep “Was It Ever Real”, uno scattante e incisivo trattato sonoro sulla natura sana e appagante del sesso gay.
13/12/2022