A tredici anni dalla prima uscita ”The Airing Of Grievances” nell’ormai lontano 2009, i Titus Andronicus di Patrick Stickles tornano in pista con la loro settima opera, “The Will To Live”.
Dopo l’esperienza con l’ex-Hüsker Dü Bob Mould nel precedente ”An Obelisk”, la band di Glen Rock, New Jersey, si rigioca la carta del superproduttore individuando nel canadese Howard Bilerman (Godspeed You! Black Emperor, Wolf Parade, Leonard Cohen) l’uomo giusto da mettere in cabina di regia. Il pluripremiato Howard nei suoi studi Hotel2 Tango di Montreal cerca di smacchiare il sound dalla spontaneità punk dell’uscita precedente, affinando il suono delle chitarre e riportando dinamismo sui diversi registri, ma soprattutto, avvicinando i Titus al rock più tradizionale.
Si sente l’ispirazione degli Who nello strumentale in apertura “My Mother Is Going To Kill Me” o del rock Fm anni Ottanta con tanto di coretto su stop and go e assolo che, per stessa ammissione del cantante, si ispira alla band di Philadelphia The Hooters in “(I’m) Screwed” o agli ammiccamenti glam-soul di “I Can Not Be Satisfied”.
Non mancano i momenti più ruvidi: in “Dead Meat”, con i Nirvana in mezzo a curiose aperture sinfoniche, o nel punk-rock un po’ scolastico alla Clash di “Baby Crazy”, ma a colpire sono i brani più legati al tradizionale sound della band, quello vicino ai Pogues in “All Through The Night” e ai Replacements in “Give Me Grief”.
Anche se non abbiamo un concept potente e totalizzante quanto la guerra civile Americana di “The Monitor”, la narrazione si dipana seguendo un filo conduttore legato alla fatica di superare l’oppressione degli ultimi anni, tra pandemia, crisi climatica e ingerenza dei poteri forti nella vita del singolo, per sviluppare una presa di coscienza che ci consenta di non sfociare nell’odio o nella violenza atavica nell’uomo.
Il non più giovanissimo, ma sempre ipersensibile Patrick Stickels ci racconta i suoi turbamenti, cercando di limare la proverbiale logorrea, dividendo l’album in macroaree; si parte dalla constatazione di una natura matrigna “My Mother Is Going To Kill Me” e dalla conseguente sensazione d’impotenza di “(I’m) Screwed” e“ I Can Not Be Satisfied” per approdare al superamento dell'aggressività del nostro istinto predatorio (“An Anomaly”), all’accettazione della sofferenza (“Give Me Grief”) e al sollievo liberatorio di “All Through The Night” per concedersi una pausa rigenerante con la cover “We’re Coming Back” della punk-band inglese Cock Sparrer.
“The Will To Live” è un disco di sano rock, combattivo ed educativo, ma che aggiunge poco alla discografia della band. A tratti piacevole, con qualche lungaggine di troppo, qualche assolo discutibile, è comunque il segno che, anche se il tempo passa, i Titus Andronicus ci sono e non hanno esaurito ispirazione e argomenti. Gli adepti del culto della band shakesperiana possono sentirsi sollevati.
08/10/2022