Originarie della famigerata Isola di Wight, Rhian Teasdale e Hester Chambers aka Wet Leg sono letteralmente sbucate dal nulla nel giugno del 2021 con il fragoroso singolo "Chaise Longue" e un numero di esibizioni dal vivo che si sarebbero potute contare sulle dita di una mano. Un bagaglio artistico numericamente scarno, ma sufficiente per strappare alla Domino un bel contratto discografico.
I puristi potrebbero obiettare, data la minima gavetta macinata dalle nostre, ma l'unica certezza è che all'ascolto di "Chaise Longue" è davvero difficile aggrottare le sopracciglia, per l'orecchiabilità, la sfrontatezza, il testo carico di doppi sensi e per quell'atteggiamento infingardo, misto tra sensualità e distacco, che trasuda dai pori di un brano avaro di difetti.
A quattro mesi dalla pubblicazione del singolo, il nome Wet Leg ha continuato imperterrito l'ascesa, e quando nell'agosto 2021 abbiamo letto il loro nome tra i partecipanti del Green Man Festival, è cresciuta la curiosità di scoprire cos'altro stesse bollendo in pentola.
E' stata proprio quella l'occasione per scoprire l'ampio e stuzzicante catalogo in loro possesso: un indie-rock impregnato di ballabile post-punk che corre a incontrare l'indie-pop più moderno, come testimoniato nella propulsiva "Wet Dream", caratterizzata da pulsanti loop di basso e ritornello incalzante, nelle spigolose distorsioni di "Angelica" o nelle brillanti melodie di "Ur Mum", episodi sardonici, contraddistinti da ritornelli appiccicosi, chitarre sfocate e tagliente ironia, ingredienti fondamentali per accrescere la popolarità delle due ragazze (un tour in Nord America tutto esaurito) e proiettarle tra i nominativi più attesi, in previsione della pubblicazione dell'album d'esordio.
Tutto questo hype non si smorzerà a breve, visto che il tanto agognato debutto omonimo full length è un vero spasso. Dodici canzoni che hanno tutte le stimmate per essere dei singoli - quasi la metà lo sono già state - che si nutrono di stacchi burrascosi, di melodia e ingegnosi giochi di parole.
In fin dei conti, si tratta di canzoni dai chiari connotati pop, ma la cosa che intriga di più è quell'affascinante piglio, per così dire casual, carico di energia e affollato di battute memorabili e impertinenti, che sembrano condurre alle gesta di Kim Deal e di Debbie Harry, come riprendere dettami da Pavement, Franz Ferdinand, Strokes e B-52's.
Brani come "Too Late Now" e "Oh No" condividono tutti il medesimo filo conduttore, autentico e universale allo stesso tempo, sempre bilanciato tra liriche scaltre e nient'affatto indulgenti (vedi l'ottima "Loving You") e una gestione delle armoniche pulita e omogenea, infondendo la netta sensazione che Rhian e Hester siano molto più astute di quanto possa suggerire il gretto status di country bumpkin, quale autodefinizione rilasciata dalle stesse in una recente intervista.
La produzione di Dan Carey e il missaggio di Alan Moulder sono garanzia di successo. Con il loro contributo la stratificazione dei suoni non conosce ostacoli, basti notare come la sequenza di chitarre e armonie che guidano l'ottima "Convincing" siano perfettamente allineate al rapporto ritmico basso-batteria e le intriganti trame psichedeliche di "I Don't Wanna Go Out" siano il giusto corredo a un testo emotivo tutt'altro che scanzonato.
Nulla di nuovo, sia chiaro, ma le Wet Leg fanno convergere potenza e divertimento verso un unico obiettivo. La cosa più sbalorditiva che emerge da questo acclamato debutto è che a distanza di svariati mesi "Chaise Longue" suona ancora magnificamente e per fortuna non è più l'unica loro opzione.
12/04/2022