La profonda introspezione di “Gold” diventa materia per un’estensione culturale e artistica: Angus Fairbairn intercetta nuovamente l’arte della collaborazione e della condivisione, “Come With Fierce Grace” frammenta l’arte del musicista di Manchester fino a modificarne in parte la metodologia.
Album nato dalle stesse session dell’acclamato lavoro precedente, il ritorno di Alabaster DePlume (nome d’arte per Faibairn) brucia di passione e arte dell’improvvisazione. Per la prima volta il canto si erge a fulcro dell’episodio chiave del disco, ovvero quella “Did You Know” che affida alla voce della cantante e batterista Momoko Gill la rilettura di uno dei passaggi più poetici di “Gold”: la parola diventa strumento, sinuosa e ammaliante, tenera eppur potente. A essere protagonisti, insieme al canto, sono il sax e le percussioni, pronte a lasciare spazio alla genialità dell’imperfezione e della casualità.
Mentre il precedente progetto era simile a un sussurro, questo nuovo album è un grido strozzato, un labirinto di suoni che si intrecciano in forme apparentemente libere. L’Africa e la frenesia del ritmo assumono un ruolo più deciso. Anche in questo caso è la voce lo strumento che rimesta gli elementi con un’agilità e un’anima tribali che ne ridisegnano in parte la poetica. Falle Nioke domina le poliritmiche geometrie di Sarathy Korwar in “Sibomandi”, facendole tracimare di spiritualità afro-jazz, mentre Donna Thompson glorifica una provocante incursione nel funky, con atmosfere western-Morricone al seguito, nella splendida “Naked Like Water”.
La voce recitante di Fairbairn che doma l’impeto free-funky-soul di “What Can It Take” e il grezzo e minimale caos che scaturisce dall’intreccio di atipiche note di basso e batteria in “To That Voice And Say” sono pagine destinate a una subitanea empatia. In converso, l’etereo minimalismo a base di synth, canonici inserti di sax e mutazioni timbriche di chitarre, violino, theremin e contrabasso di “The Best Thing In The World” resta sospeso nel vuoto in attesa di essere colto nella sua piena maturità, che si manifesta solo dopo alcuni ascolti, sorte alla quale non sfugge la tortuosa mini-sinfonia jazz-noise di “Fall On Flowers”.
C’è molto di cui discernere, in “Come With Fierce Grace”, un disco impreziosito dalla presenza di musicisti in prima linea nel rinnovamento della tradizione jazz e avantgarde, come Tom Skinner (The Smile, Sons Of Kemet), autentico mattatore dell’incalzante groove di “Greek Honey Slick”, o Rozi Plain, che nel contraccambiare i favori dal musicista inglese elargiti in “Prize” si diletta come chitarrista dal tocco discreto e puntuale.
E’ sempre più evidente il ruolo di innovatore di Alabaster DePlume nell’ambito del jazz contemporaneo. Si tratta senza dubbio del sassofonista più originale e creativo degli ultimi tempi, e il suo suono, ora decisamente più introspettivo e antalgico, apre a nuove forme di trasgressione sonora, forse meno aggressive e incisive di quelle ideate dai padri putativi del jazz, ma a loro modo foriere di meraviglia e incanto.
Più che una conferma, il nuovo album di Alabaster DePlume è l’affermazione della creatività sulla rigidità degli schemi, quegli schemi che peraltro hanno permesso a “Gold “ di assurgere a capolavoro e a questo nuovo “Come With Fierce Grace” di ergersi a degno seguito di tanta grazia e bellezza.
09/09/2023