Un’ora e venti di droning space-rock: questo è quanto promette “Capsule Bowed Space”, traccia unica di questo secondo lavoro degli inglesi Neutraliser, nome dietro cui si nascondono Charlie Butler (basso, chitarre, synth, batteria e organo) e soprattutto Mike Vest (chitarra solista, synth, pianoforte), che nel corso degli anni, oltre a varare diversi progetti, ha prestato i suoi servizi a numerose band e artisti, tra cui Acid Mothers Temple, Skullflower, Electric Wizard, Aoki Tomoyuki degli Uptight e Mitsuru Tabata degli Zena Geva.
Inaugurata questa nuova avventura nel marzo dell’anno scorso con un solido lavoro omonimo, in cui emergeva una più diretta influenza dell’heavy-psych dei bei tempi andati, i Neutraliser si ritrovano in questi nuovi solchi alle prese con un trip sonoro ben più ambizioso e dilatato, che non riesce a essere comunque del tutto soddisfacente, a causa di una durata eccessiva non sempre supportata da un’ispirazione adeguata (per dire, quell’ultima mezz’ora, troppo uguale a se stessa, poteva tranquillamente essere risolta con un terzo del minutaggio e ne avremmo giovato tutti).
Comunque sia, si parte con oscillatori panoramici e riff distorti nelle retrovie, lentamente protesi su una colossale sinfonia dronica per lamenti di chitarre e synth fluttuanti, prima che, dopo circa quattordici minuti, la batteria faccia il suo ingresso con un poderoso groove, spazzando lo spazio da parte a parte con furibonde rullate e piatti presi a martellate. A questo punto, siamo in piena tempesta intergalattica, così come avrebbero potuto immaginarla gli Hash Jar Tempo se avessero avuto voglia di convocare in studio i Fushitsusha per ascoltare un po' di dischi dei primi Hawkwind. Uscita di scena la batteria, la musica sembra sospendersi a mezz’altezza, quasi come rapita da una forza trascendente che la spinge verso una stasi sibillina. Quando il cronometro segna venticinque minuti circa, ecco la batteria tornare a macinare il suo groove insistito, mentre la musica procede sempre più rapita dal profumo delle stelle.
“Capsule Bowed Space” imbocca il sentiero dei corrieri cosmici dopo mezz'ora circa, disegnando parabole, disseminando figure di chitarra che vibrano ipnotiche e sondando misteri lì dove i buchi neri ribollono di oscurità senza fine. Intorno al cinquantunesimo minuto, emerge dal vortice di distorsioni e bordoni una melodia spiraleggiante, come di fisarmoniche dell’iperspazio, e si procede lungo questa traiettoria fino alla fine, con Butler e Vest ormai in piena orbita drone-music, quella che sull’altro lavoro del duo uscito quest’anno, “Liquid Oxygen Kerosene”, si è appiattita su tre tracce davvero poco ispirate, per non dire mediocri.
12/12/2023