Prosegue la campagna di ristampa dei primi titoli del catalogo Senzabenza: approfittando della ricorrenza del trentennale, ecco la reissue in vinile di quello che da molti è considerato il loro disco più importante e significativo. Già un paio d’anni fa il quartetto latinense - oggi divenuto un quintetto - aveva riproposto “Peryzoma”, album che nel 1992, un anno prima di “Gigius”, aveva gettato le basi per quel percorso virtuoso che avrebbe portato la band alla realizzazione di “Deluxe - How To Make Money With Punk Rock” con la supervisione di Joey Ramone.
La miscela proposta dai Senzabenza era senz’altro originale: furono i primi in Italia a proporre un punk-rock melodico caratterizzato da forte umorismo e temi disimpegnati, rifacendosi alla lezione degli australiani Hard-Ons. In precedenza, il termine punk qui da noi corrispondeva quasi esclusivamente con l’hardcore iper-politicizzato o con lo straight edge, specie all’interno della vivace scena romana. Altrettanto insolita risultava la perizia tecnica dimostrata dalla formazione di Latina, in decisa controtendenza rispetto alla media, caratteristica che le avrebbe consentito di ottenere buone recensioni e diventare un piccolo culto persino fuori dai confini nazionali, grazie anche alla scelta del cantato in lingua inglese.
Da anni introvabile in qualsiasi formato, irrintracciabile sulle piattaforme in streaming, “Gigius” torna per merito del Consorzio ZdB, con sequenza originale intatta e le iconiche vignette di copertina disegnate da Lillo e Greg (l'intero fumetto è riprodotto in un inserto grafico all'interno della confezione). Pubblicato originariamente nel 1993, fu il lavoro che più d’ogni altro in Italia definì un’estetica, un’attitudine nel suonare musica punk-rock senza porsi in maniera nichilista o settaria. I Senzabenza architettarono un’esplosione sonora coloratissima, canzoni dense di ironia e spirito goliadrico, in grado di esprimere un’effervescente solarità (come ben rappresentato da “Holiday With The Band”), attribuendo a questo stile persino un nome: flower-punk.
“Gigius” contiene diciotto staffilate brevi e concise, tutte frutto della scrittura del chitarrista Giuseppe “Sebi” Filigi, eccetto l’azzeccata cover di “Back In The Ussr”, che in maniera democratica omaggia i Beatles un anno dopo gli Stones (in “Peryzoma” il trattamento di rivisitazione era toccato ad “As Tears Go By”). Accanto a Sebi ci sono gli altri due membri storici ancora oggi in line-up, il cantante Nando Ferdinandi e il batterista Max Bergo, più Fabio Furlan al basso, che proseguirà l’avventura fino al 1997.
“Gigius”, la title track, con i suoi riff vertiginosi resta uno dei brani più rappresentativi e amati del gruppo, traccia sempre rimasta regolarmente nelle setlist live, così come “You’re A Riot Grrrl!”, “Zuma’s Tree” e “Sid Barrett’s Appreciation Society” (titoli carichi di ironia e di riferimenti agli ascolti formativi dei quattro musicisti). Non ci sono momenti di calma nel cortocircuito elettrico studiato dalla band, tranne qualche breve piacevole deviazione, come la chitarra acustica che apre la malinconica “I Like”.
L’album, stilisticamente meno eterogeneo (potrebbe essere un difetto) e più focalizzato (potrebbe essere un pregio) rispetto a “Peryzoma”, resta una micidiale centrifuga che, partendo dalle armonie pop tardo sixties, attraversa un intero decennio per andare a finire fra le braccia dei Ramones. Sepolte sotto tonnellate di elettricità si possono sempre scorgere, nitide, melodie beatlesiane e derive psichedeliche, due fra i principali elementi che resteranno per sempre nella scrittura dei Senzabenza. Un disco che all’epoca suonò davvero “avanti” – anche dal punto di vista della tecnica di registrazione – tanto da risultare ancora oggi di invidiabile contemporaneità.
24/08/2023