Trova un nuovo sbocco il più che consolidato connubio artistico tra Christine Ott (Yann Tiersen, Tindersticks, Radiohead) e Mathieu Gabry, corroborato da un decennio di collaborazioni e confluito nel duo Snowdrops. Fautori dei Theodore Wild Ride con la complicità del suonatore di oud Ophir Levy, i due danno adesso vita al progetto The Cry avvalendosi del contributo del giovane percussionista Pierre-Loïc Le Bliguet, con cui disegnano un nuovo immaginario sonoro specifico, che, pur mantenendo pienamente riconoscibile la loro cifra stilistica, vira verso orizzonti peculiari dettati dalla sinergia innescata.
Frutto di sessioni di pura improvvisazione, l’album testimonia un perfetto incastro cristallizzato in un magma risonante sfaccettato, al cui interno convivono in forme diverse, ma sempre in perfetto equilibrio, istanze musicali eterogenee. C’è il jazz - substrato spesso presente nelle produzioni della Ott e territorio d’elezione di Le Bliguet – distillato in modo nitido nel frammento melodico di “In My Mind” oppure ibridato da correnti atmosferiche in “Mindset”, sempre impreziosito dalla presenza misurata eppure imprescindibile delle percussioni. Ci sono le derive kosmische di “Chorus Alpha” ed “Evergreen”, spinte dalle frequenze visionarie delle onde Martenot - di cui la musicista francese è virtuosa interprete – in avvincente dialogo con la partitura ritmica, il tutto rifinito attraverso gli interventi di cucitura affidati all’elettronica di Gabry per dare ulteriore densità e ricchezza di sfumature all’insieme.
Queste coordinate si ritrovano fuse con maestria all’interno di singoli flussi, raggiungendo la formulazione più efficace negli oltre venti minuti di “Fire Of Love”, dilato itinerario ispirato dalla visone dell’omonimo documentario sui coniugi vulcanologi Krafft. Scandita da movimenti ascendenti, galleggiamenti contemplativi e improvvise decompressioni, alternando modulazioni analogiche, sonorità organiche e fraseggi pianistici immersi in uno scenario elettroacustico pulsante e profondamente articolato, la suite richiama alla memoria escursioni floydiane dell’epoca “Ummagumma” e gli intrecci modern-classical/post-rock dei Rachel’s, offrendosi quale immersione avvincente in un immaginario segnato indelebilmente da una pratica delle sonorizzazioni in tempo reale che accomuna in particolar modo le esperienze della Ott e di Gabry. Una nuova prova di talento a base di musica per immagini vivide sospese tra la profondità del cosmo e il fascino maestoso della terra.
07/07/2023