Ogniqualvolta mi accingo ad ascoltare un nuovo album di Yusuf/Cat Stevens devo fare i conti con sentimenti come nostalgia, disagio, rispetto, arroganza e arrendevolezza. Dopotutto non è facile restare equanime quando in gioco ci sono oltre cinquant'anni di passione per la musica e per i suoi protagonisti.
Inutile negarlo, il settantaquattrenne cantautore londinese, figlio di padre greco-cipriota e madre svedese, ha segnato alcuni dei momenti più rilevanti della storia del rock, senza peraltro mai assurgere a divo o referente intellettuale, eppur capace di cogliere alcuni elementi importanti di una generazione in cerca di nuove prospettive e flebili verità alle quali aggrapparsi. Non sorprende, dunque, che anche il nuovo album "King Of A Land" finisca per essere un disco di grande interesse da non liquidare con luoghi comuni e aneddoti, pur non tacendo che la costanza con la quale Yusuf/Cat Stevens si occupa di dare supporto ai poveri e di lottare per la pace, con la fondazione "Peace Train", strappa un plauso e un sincero sorriso, soprattutto per la coerenza che il musicista preserva sin dai lontani esordi di "Matthew And Son".
C'è comunque un altro elemento che pone questo nuovo album dell'artista inglese sotto una luce diversa: è il primo disco di composizioni nuove che viene rilasciato sotto il doppio nome Yusuf/Cat Stevens (gli altri tre album in stile cantautorale pubblicati dal 2009 sono a nome Yusuf) e fa seguito alla non fortunata riedizione/riscrittura di "Tea For The Tillerman" del 2020.
Come dimostrato nel recentissimo tour, Yusuf non ha nessun problema nel dialogare con il suo alter-ego del passato: le ambizioni e i sogni sono rimasti identici. Non stupisce infatti che durante il concerto all'Auditorium Parco Della Musica Ennio Morricone di Roma il musicista abbia ancora una volta fatto riferimento all'infanzia: "Parlo spesso di bambini nelle mie canzoni, perché siamo tutti bambini... Il problema è che poi cresciamo".
Il mondo dei fanciulli è da sempre al centro dell'immaginario di Yusuf/Cat Stevens, una realtà decisamente fondamentale anche per questo nuovo album, come è evidente nella piacevolmente ruffiana ballata in perfetto stile Cat Stevens che da il titolo al disco (il richiamo alla vecchia "Moonshadow" è inevitabile).
I disegni di Peter Reynolds e la presenza dell'amico di vecchia data Paul Samwell-Smith offrono un ulteriore approdo all'inflessione nostalgica di un progetto decisamente più autobiografico e coeso dei cinque album pubblicati dal ritorno in scena, una scelta che offre la possibilità a una bella e ispirata "Son Of Mary" di accodarsi senza problemi ai classici del musicista britannico.
Sia ben chiaro che "King Of A Land" non ha la pretesa di ergersi a nuovo ideale creativo dell'autore: i segni del tempo sono percettibili sia nella mesta e onesta ballata "He Is True" che nell'aulica "How Good It Feels", le canzoni sono sì familiari, o se volete usare un termine più chic prevedibili, ma lo sono in quanto a essere oggetto di queste dodici nuove creazioni è lo stesso autore e il suo mondo fatto di speranze e sconfitte, di illusioni e di realtà.
Famiglia, religione e infanzia sono al centro di un album che non butta via nulla del passato anche dal punto di vista strettamente musicale. Il riff tagliente del pop-rock di "Pagan Run" e l'accattivante refrain dello sbarazzino pop-soul-blues di "All Nights, All Days" sono reminder dell'era d'oro della musica pop-rock anni 70 nella quale Cat Stevens muoveva i primi passi, mentre l'ingenua introduzione con tanto di synth vintage di "Another Night In The Rain" rievoca le pagine più gioiose e meno amate dai fan (epoca "Izitso" e "Foreigner", per intenderci).
Questa temeraria e volontaria celebrazione di pregi e difetti di una lunga carriera è senza dubbio l'elemento più efficace di un disco non del tutto ben definito, ma la profonda spiritualità di Yusuf/Cat Stevens è ancora convincente anche quando cita "Il lago dei Cigni" di Ciajkovskij nella delicata ballata "How Good It Feels" o quando sembra cedere all'ovvietà nel mix di gospel e folk-pop di "Highness", peccati veniali che qualsiasi nostalgico idealista non farà fatica a perdonare.
Anche quel lieve calo di tono della pur sempre bella voce, percepibile nella sontuosa ed elegante "Train On A Hill" (una "Peace Train" post-disillusione), e il graffio che lacera i corpi e le anime protagoniste della canzone più amara e sofferta del disco ("The Boy Who Knew How To Climb Walls", una disperata esortazione contro la guerra che continua a far vittime tra i bambini) hanno una loro collocazione ben definita.
"King Of A Land" è un disco che, senza alcun dubbio, offre il fianco a molte critiche, a volte eccessivamente rifinito, liricamente sfuggente e incline a un valore didattico e religioso, ma in queste dodici canzoni non v'è nulla di ambiguo. Yusuf/Cat Stevens è ancora un autore onesto e rispettabile. Di quanti vecchi artisti oggi si può dire lo stesso?
22/06/2023