La potenza narrativa e innovativa di Arooj Aftab è stata evidente già dai primi passi discografici, quando con il solo ausilio della voce, di un sitar e della batteria, ha decantato la bellezza della poesia urdu ("Bird Under Water"); l'artista pakistana ha pian piano rivalutato la tradizione araba (quella Ghazal in particolare) per poi rivoltarla come un calzino ("Siren Islands") e mostrarne il lato oscuro, dolente e misterioso.
Con l'eccellente terzo album, "Vulture Prince", ha intercettato finalmente le attenzioni del pubblico con un'esplosiva commistione tra musica orientale e occidentale. Il progetto ha permesso all'artista di interagire con il jazz, il post-rock, la new age, la musica classica, senza smarrire la propria identità culturale. È nelle notevoli capacità vocali ed espressive che è racchiusa la magia della musica di Arooj Aftab. L'artista pakistana domina senza prevaricare i tanti punti di riferimento stilistico - il fascino dello stile fingerpicking, il misticismo della tradizione qawwalis e gli echi ancestrali della musica classica indostana - al centro si rinsalda l'essenzialità poetica della tradizione ghazal (questa volta i testi sono quasi tutti suoi, tranne due opere della prima poetessa donna della cultura urdu, Mah Laqa Bai Chanda).
Al minimalismo dei testi, composti di poche parole, di metafore, di misteri e silenzi, corrisponde egual sintesi sonora, con arrangiamenti ancor più sottili, stratificati, caliginosi, dove regnano l'oscurità e la sensualità della notte. Con "Night Reign" Arooj Aftab si avventura con più forza nelle pieghe del jazz-soul (molti critici hanno spesso invocato Billie Holiday come punto di riferimento), accantonando in parte quel misticismo che aveva trovato terreno fertile nel disco in collaborazione con Vijay Iyer e Shahzad Ismaily ("Love In Exile"), dove synth e tastiere facevano da contorno all'evanescente canto dell'artista pakistana.
C'è tanta voglia di sperimentare nuove soluzioni e interazioni creative, in questo nuovo album. Il caldo sussurro della voce di Arooj Aftab è seducente ma mai del tutto confortevole, al pari dell'inebriante profumo dei fiori raat ki rani che avvolge la traccia più vivace e ritmicamente contagiosa ("Raat Ki Rani", appunto), come un lampo di luce in un album volutamente notturno il canto diventa liberatorio ma anche fonte di turbamento. Egual forza trasgressiva è concessa alle parole, in "Whiskey" si elogia l'arte della convivialità al cospetto di un buon bicchiere di whiskey, ma al relax e al piacere subentra ben presto il dubbio, l'incertezza.
Dopotutto, la notte è il regno delle ambiguità, dei contrasti, dei confronti, dell'indefinito, emozioni e riflessioni che la voce di Arooj Aftab esplora cantando ora d'amore su note d'arpa e chitarra acustica ("Aey Nehin"), ora di pace nell'incantevole duetto con Chocolate Genius ("Zameen", brano tratto dal repertorio del musicista indiano Begum Akhtar).
Con "Night Reign" l'artista pakistana entra con passo deciso nella scena jazz newyorkese, lo spazio concesso agli abili musicisti è rilevante, difficile immaginare le intricate trame strumentali di "Last Night (Reprise)" (rilettura di un brano del precedente album), senza l'apporto di Cautious Clay, Kaki King e Maeve Gilchrist, o l'estatico e straniante romanticismo di "Na Gul" senza le pregevoli incursioni di piano e di arpa: ancora l'ottimo Maeve Gilchrist, che funge spesso da alter ego espressivo del canto.
Dall'etica della musica jazz l'artista rinviene quello spirito collaborativo che a volte devia e altera il percorso, ed ecco il recitato di Moor Mother e il ritmo pulsante del basso di Shahzad Ismaily pronti a destabilizzare il tratteggio malinconico di "Bolo Na" con toni apocalittici, mentre tablas e pianoforte (uno straordinario James Francies) decontestualizzano le note grazie del classico "Autumn Leaves", regalandogli uno status di melodia senza tempo e luogo.
Tanto quanto "Vulture Prince" era intriso di dolore e sofferenza, cosi "Night Reign" si impregna di consapevolezza e desiderio: in entrambi i casi unica vera guida spirituale è l'amore, quello puro e incontaminato per la bellezza dell'arte, della musica, della poesia, del canto.
05/06/2024