Charley Crockett è ormai uno dei nomi più importanti di quell'ala della musica
country che rifiuta la contaminazione col pop radiofonico. Il suo cammino artistico è stato encomiabile per la resistenza e la convinzione dimostrati.
Nato in Texas nel 1984 e cresciuto in un campo caravan a Los Fresnos, l'artista è un discendente di Davy Crockett, noto soldato che morì nel 1836 per difendere Fort Alamo dall'attacco del generale messicano Santa Anna, in quello che è diventato in seguito uno dei miti fondativi dello stato.
Lasciata la scuola a diciassette anni, poco dopo inizia a vagare prima per il Texas e poi per il resto della nazione, suonando come musicista di strada e supportandosi con lavori saltuari.
Ha condotto questo stile di vita fino al 2015, quando è rientrato in Texas e ha pubblicato il suo album di debutto, "A Stolen Jewel", tramite l'etichetta fittizia Son Of Davy (il disco fu di fatto prodotto e distribuito in proprio).
È tuttavia la sua instancabile attività concertistica nei locali che gli porta i primi frutti importanti: presto stringe sodalizi con nomi affermati, arrivando a suonare con i Turnpike Troubadours, le stelle della scena
red dirt. Nel 2017 firma così per la Thirty Tigers, una delle più importanti etichette indipendenti della
musica country.
Crockett risulta instancabile e pubblica a getto continuo: nel 2022 esce il suo dodicesimo album in sette anni, "The Man From Waco", con cui centra il primo ingresso nella top 200 di Billboard. I quasi due anni che passano fra quello e il nuovo "$10 Cowboy" rappresentano la prima lunga pausa nella sua carriera, dovuta forse anche ai crescenti riscontri (attualmente l'artista è fisso sopra al milione e mezzo di ascoltatori mensili su Spotify: per il sottobosco country è una cifra importante). La genesi del disco è stata tuttavia piuttosto veloce: le dodici canzoni in scaletta sono state tutte registrate in presa diretta in studio, senza sovraincisioni. Le sessioni sono state supervisionate dal fidato produttore Billy Horton, peraltro coautore di cinque brani.
Stilisticamente, Crockett non è semplice da inquadrare, essendo la sua musica un miscuglio di influenze che partono da insospettabilmente lontano: la passione adolescenziale per l'
hip-hop lo portò, tramite la ricerca delle fonti campionate, a scoprire i classici di
soul e
rhythm and blues, le cui sfumature sono poi confluite pesantemente nelle sue creazioni.
Per quanto riguarda la musica country, invece, la sua visione sembra aver saltato a piedi pari la lunga e fortunatissima era del
contemporary country che ha dominato le radio dagli
anni Novanta ad oggi, per guardare da un lato agli artisti attuali che propongono una visione alternativa a quella (fra i tanti,
Sturgill Simpson,
Tyler Childers, gli stessi Turnpike Troubadors) e dall'altro più indietro nel tempo, ai neo-tradizionalisti degli
anni Ottanta (Dwight Yoakam,
Steve Earle), al
progressive country dei
Settanta (
Townes Van Zandt,
Willie Nelson), fino ai classici dell
'honky tonk (Webb Pierce,
Hank Williams).
I brani di "$10 Cowboy" trasudano la profonda conoscenza dell'artista per il passato della musica country: anziché vivere in un presente eterno e privo di scossoni, come sta accadendo a molte grandi stelle del circuito, Crockett riesce a restituire una visione enciclopedica del country, che scorre tuttavia senza intoppi grazie alla coesione infusa dal suo baritono dai toni fatalisti e dalla band che lo accompagna, composta da musicisti rodati come Nathan Fleming (chitarra steel), Rick Brotherton (chitarra acustica e classica), Kullen Fuchs (tastiere), Jeff Dazey (sassofono) e lo stesso Horton (basso).
Sia la
title track, sia "Good At Losing" rimandano al tipico intercalare di "Jackson", uno degli
standard del country e del folk americano (almeno tre versioni storiche uscite durante gli
anni Sessanta: Kingston Trio,
Johnny Cash e June Carter,
Lee Hazlewood e Nancy Sinatra) mentre "America" ricorda Tom T. Hall (gigante del
progressive country che Crockett ha più volte coverizzato), con un misto di country tradizionale e cantautorato politico, ma vi aggiunge una forte dose di musica nera, con linee di basso
rhythm and blues, voci femminili soul e sezione fiati.
I cori soul sono centrali anche in "Hard Luck & Circumstances", mentre la chitarra
steel e la cadenza rimandano al maestro dell'
honky tonk Ernest Tubb. "Gettin' Tired Again" sembra operare un tentativo di resurrezione dello stile
countrypolitan tipico di Glen Campbell a fine
anni Sessanta, con sezione d'archi e piano acustico che getta piccoli ricami blues e linea di basso in bella vista nel mixaggio.
"Spade" è una cavalcata sospinta da arpeggi di chitarra classica e piano, la cui atmosfera epica e ansiogena può essere ricollegata allo standard "(Ghost) Riders In The Sky", mentre "Ain't Done Losing Yet" viaggia su un tipico 2/4 honky-tonk, "Solitary Road" spinge verso il country rock guidata dall'organo elettrico e "Lead The Way" sfoggia un piano elettrico vagamente funk, su un andamento spedito, propulso da una sezione ritmica mixata nuovamente in primo piano, su sentieri memori dell'eroe outlaw Waylon Jennigs.
La scaletta è chiusa da "Midnight Cowboy", cover di Country Willie Edwards, figura di culto della musica texana (ufficialmente lavora come agricoltore, ma si esibisce spesso dal vivo in piccoli locali e vanta un vasto repertorio di canzoni autografe, tenuto in alta considerazione dagli addetti ai lavori).
I testi sono in parte autobiografici (la title track racconta le difficoltà incontrate dal musicista all'inizio del suo cammino), in parte dal taglio cinematografico ("Spade" è la storia dell'unico sopravvissuto a una rapina a mano armata, "Ain't Done Losing Yet" quella di uno scommettitore che si riduce sul lastrico), in parte riflettono la natura densa di contrasti e fortemente polarizzata degli Stati Uniti contemporanei ("America"), con un linguaggio molto diretto e senza mai ricorrere a metafore.
Per comprendere appieno la portata dell'album è necessaria una profonda conoscenza della storia del country, perché è denso di rimandi talvolta anche in apparente contrasto fra loro, ma per apprezzarlo si può anche esserne all'oscuro, essendo le melodie semplici e ficcanti, gli arrangiamenti raffinati e la pulizia sonora assoluta.
Entrato al numero 168 della classifica di Billboard, massimo piazzamento di Crockett fino a oggi, "$10 Cowboy" è il disco più maturo e complesso pubblicato dall'artista: la speranza è che i riscontri migliorino ulteriormente in futuro, ma già così nessuno può negarli un posto nella storia del
country indipendente.
30/05/2024