Trendadue tracce - sì, trentadue - per oltre due ore di musica. Nessun timore, non è un nuovo inaspettato album di Taylor Swift. "Diamond Jubilee" è l'antitesi perfetta alla musica da hype fugace e celebrazione via social. Credo che nessuna di queste canzoni troverà spazio in una serie Netflix (forse in un futuro distopico?), nessuno celebrerà Cindy Lee come la star del terzo millennio (identità puramente artistica), né Spotify snocciolerà dati su miliardi di streaming a costo zero (non è disponibile sulla piattaforma).
Dio, ma anche Lucifero, benedica Patrick Flegel, ex-componente della band post-punk canadese Women, gruppo sciolto dopo soli due album dal quale è nato il primo assetto dei Viet Cong e quindi dei Preoccupations. Ma "Diamond Jubilee" è l'album più irriverente e genuino degli ultimi anni, un capolavoro di trasformismo e nichilismo artistico. La sorpresa è che queste trentadue istruzioni per l'uso delle sette note sono frutto dell'alter-ego di Patrick, ovvero la versione drag queen Cindy Lee, ed è un pugno in faccia al mainstream indie-rock - dopotutto, la carriera delle Women finì proprio con una scazzottata in pieno tour.
Il fragore dello spigoloso post-punk dei Viet Cong/Preoccupations ha distratto le attenzioni dal nuovo progetto, ma con "Diamond Jubilee" le tessere del mosaico vanno a posto. Dopotutto, la vera rivoluzione della musica pop e rock è racchiusa nella volatilità e nell'incoerenza della pop-art più radicale.
Il primo elemento formante è l'abbandono della trance psichedelica e dell'ostentazione di dissonanze e feedback esibiti nei dischi precedenti. Qui tutto è funzionale a un formato canzone subdolo, viscerale e romantico. "Diamond Jubilee" è come un'immaginaria compilation di inediti delle seminali formazioni pop e rock anni 60 e 70; la title track, nell'introdurre la lunga sequenza, dice tutto e nulla della musica offerta da Cindy Lee, una ballata folk-pop che diventa un vero e proprio groove dalla seducente natura impalpabile.
Con una mole spropositata di brani e di spunti melodici diventa impossibile fare una cronaca dettagliata dell'album. Forse questo era il vero obiettivo di Flegel, ovvero costringere l'ascoltatore a una fruizione d'insieme che non privilegiasse alcuna delle tracce. La Lennon-iana "Glitz" e la languida melodia in stile Velvet Underground di "Baby Blue" sono solo un assaggio di quello che offre "Diamond Jubilee". L'essenza del progetto è a volte racchiusa in canzoni dal passo leggero, ma le continue citazioni di Karen Carpenter in "Dreams Of You" e "I Have My Doubts" sono la chiave di volta della ragion d'essere dell'album: la consapevole fragilità emotiva di questi due brani è infatti sconvolgente. Il nuovo progetto di Cindy Lee/Patrick Flegel, insomma, è un disco-zombie, più che citazioni o influenze sono vere e proprie riesumazioni di cadaveri eccellenti.
Le suggestioni della musica per film in chiave dub di "Olive Drab", il misticismo folk-hippie-psych di "All I Want Is You", le oscure dissonanze di "Demon Bitch", il graffio glam e hard stemperato da arpa, accordi sghembi di chitarra e cori no-sex di "Always Dreaming", la dark-lounge-music di "Le Machiniste Fantome", il soul psichedelico di "Dracula" e il synth-pop di "GAYBLEVISION", il pop volatile di "Golden Microphone", il complesso psych-rock di "If You Here Me Crying", il blues di "To Heal This Wounded Heart" e quello più oscuro e contaminato di "Lockstepp": sono solo alcune delle variabili di un progetto da gustare in un'unica, indissolubile sequenza.
"Diamond Jubilee" è il disco che Ariel Pink ha sempre sognato di mettere in campo, e che i Guided By Voices erano soliti dispensare agli esordi (chi ricorda lo splendido "Self-Inflected Aerial Nostalgia"?), un insieme di bignami pop-rock poco convenzionali, con almeno un paio di tracce sconvolgenti: "Darling Of The Diskoteque" e "Dont Tell Me Im Wrong", due audaci ed estreme immersioni nella malinconia che si candidano subito tra le canzoni da conservare di questi ultimi anni.
Il vero pregio dell'ultimo album del musicista canadese è quello di aver turbato le regole della discografia con un disco per ora inesistente, innocuo e non rivoluzionario, ma ricco di una quantità esagerata di spunti armonici, lirici, melodici e stilistici che potrebbero nutrire decine e decine di album e di fortunate carriere. Nel frattempo, l'annunciata versione in vinile è tra le pubblicazioni più attese dell'anno, per chi non avesse pazienza, si può ascoltare tranquillamente su YouTube.
07/05/2024