Dillom - Por cesárea

2024 (Bohemian Groove)
experimental hip-hop

Sta vivendo una stagione d'oro, il rap ispanofono, da una parte dell'oceano all'altra. "Por cesárea", secondo disco del ventitreenne argentino Dillom, al secolo Dylan León Masa, è il secondo grandissimo disco del genere proveniente dall'Argentina quest'anno - l'altro è "Descartable" di Wos.
La girandola di riferimenti sia lirici, sia musicali succhiati da Dillom per costruire questo concept-album è così intricata da rendere inevitabile qualche dimenticanza. Del resto, gli stili, anche diversissimi e distanti, cuciti insieme dall'artista di Buenos Aires generano un mostro di Frankenstein rap dall'identità così forte e personale da rendere superflua l'elencazione delle parti che l'hanno generata. In questo è stato importante il supporto di due produttori locali quali Fermín Ugarte, in arte Fermin, e Luis Tomás La Madrid, in arte Lamadrid (il primo è anche titolare di una carriera in proprio in cui si cimenta solitamente in dischi di pop elettronico e ballabile).

Un occhio nero, denti a punta e ben cariati e capelli corvini tagliati con l'accetta, il mostro di Dillom è stato strappato al ventre della mamma e sbattuto in questo mondo crudele, "Por cesárea" (mediante taglio cesareo per l'appunto), e non ci si trova bene come potete evincere scambiandoci lo sguardo attraverso la copertina del disco. Il tentato suicidio della madre, l'abuso di droghe e la tendenza a sviluppare rapporti morbosi con i destinatari del proprio affetto sono le tematiche spinose che alimentano la storia del mostruoso protagonista di questa storia in rime di rap sperimentale.
La narrazione biascicata, ma teatrale e coinvolgente di Dillom inizia in "Ultimamente" nel mezzo di una nuvola elettronica lenta e fumosa come il trip-hop. In questo scenario musicale volutamente dimesso ascoltiamo la genesi di un dramma psicologico spaventoso.

"Ni a mi peor enemigo/ Le deseo la sensación/ De ver la vida dependiendo de una mala decisión (non auguro nemmeno al mio peggior nemico la sensazione di vedere la propria vita dipendere da una decisione sbagliata)", canta Dillom. Pochi versi oltre, scopriremo, agghiacciati, di che decisione si tratta.
"Subí a la terraza y vos estabas por tirarte/ Alejate, ¿cuántas pastillas tomaste?/ Llamé a la ambulancia pa que vengan a buscarte/ .../ Se supone que vos sos quien debería cuidarme/.../ Pensándolo bien, te hubiese dejado caer ("Sali sul terrazzo e stavi per buttarti, quante pasticche avevi preso?/ chiamai l'ambulanza per farti venire a soccorrere/ ti saresti dovuta prendere cura di me/ pensandoci bene, avrei dovuto lasciarti cadere)". Si riferisce dunque al salvataggio della madre suicida, che lapiderà ulteriormente con l'ultimo, tremendo verso del brano: "Las pastillas son lo único que heredé" ("Le pillole sono l'unica cosa che mi hai lasciato in eredità").

Non sono meno ficcanti e diretti i versi che descrivono dinamiche di coppia deviate e rapporti sentimentali contorti e parassitari. È il caso di quelli di "Cirugia", una canzone apparentemente lieta, impernata su un giro di chitarra di ispirazione indie-rock che si apre però all'insegna dell'ossessione più malata: "No siento que seas suficientemente mía/ Quiero saber qué estás haciendo, todo el día/ Voy a seguir tus pasos como si fuese un espía/ Coser tu cuerpo con el mío en una cirugía" ("Non ti sento sufficientemente mia/ voglio sapere cosa stai facendo, tutto il giorno/ seguirò i tuoi passi come fossi una spia/ cucirò il tuo corpo al mio chirurgicamente"). Mentre le ossessioni e la paranoia del protagonista si incrementano, il ricco impianto strumentale del brano si lancia in un rovente assolo di chitarra elettrica per poi raggiungere il cielo attraverso dei cori leggerissimi e, in apparenza, allegri.

Se le basi di questi primi brani spaziano dal trip-hop elettronico all'horrorcore all'indie-rock, le zone musicali che vengono penetrate o sfiorate in questo viaggio introspettivo e contorto lungo dodici brani sono molte altre.
L'orecchiabilissimo duetto con il veterano del cantautorato argentino Andres Calamaro, "Mi peor enemigo", ha un tiro latin alternative memore di Manu Chao e fumose striature jazz; mentre la strumentale "(Irreversible)" ci porta completamente altrove con il suo crescendo elettronico di ispirazione dubstep e post-club. Impossibile poi non menzionare lo scalmanato punk-rock intitolato "Coyote", dove Dillom si ricorda quindicenne approcciare lo studio del basso in nome dell'amore per i Ramones.
Quando l'ossessiva e dimessa "Reiki y yoga" a un certo punto viene squarciata da un wall of sound di chitarre distorte e pianole strappate a una colonna sonora di Danny Elfman, la ricchezza di possibilità e la forza espressiva di "Por cesárea" raggiungono probabilmente il loro zenith.

Attivo sin dal 2018 come rapper e produttore, sia in proprio che con i collettivi RIPGANG e Talented Broke Boys, in Argentina Dillom è una stella della musica pop apprezzata dal grande pubblico alternativo quanto dalla critica, fulgido esempio di quanto le due cose possano andare d'accordo se la visione dell'artista non scende a compromessi e non conosce steccati. Auguriamo a "Por cesárea" di essere soltanto il secondo tassello di un percorso musicale e tematico che per ora, dopo l'acerbo ma potente "Post mortem" del 2021, non conosce momenti di stanca e cali qualitativi.

22/05/2024

Tracklist

  1. Últimamente
  2. La novia de mi amigo
  3. Cirugía
  4. Mi peor enemigo [ft. Andrés Calamaro]
  5. (Mentiras piadosas)
  6. La carie with Lali
  7. Buenos tiempos
  8. Muñeca
  9. (Irreversible)
  10. Coyote
  11. Reiki y yoga
  12. Ciudad de la paz


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