Uno a te, uno a me: Doechii ha mangiato la foglia. Il mondo sarà pieno di giovani rapper acciecati dalla promessa di un grasso contratto discografico, ma ogni tanto ne spunta qualcuno che sembra avere una marcia in più, o perlomeno una visione che vada oltre il canone prestabilito. Jayla Ji’mya Hickmon, nata a Tampa, Florida, ventisei anni fa, si fa chiamare Doechii ma anche Swamp Princess, la "principessa delle paludi", in riferimento all'ambiente e a un'attitudine che non ha paura di sporcarsi le mani. La sua lingua ne è l'esatta personificazione: colorita, fragile e incazzosa, capace di creare scenette da cartone animato, e poi sciorinare rime su basi house e finanche rock - faccia fede la sua prima esibizione televisiva da Jimmy Fallon un paio d'anni fa.
Ma la sua carriera, finora, è stata un vertiginoso saliscendi tra attitudine indipendente e calcoli manageriali partiti al momento della firma col marchio Top Dawg. Evidenti gli sforzi di modellarla sulla scia di nomi più spendibili, come Cardi B e Megan Thee Stallion, un aspetto che Doechii, onestamente, potrebbe anche assecondare, dotata com'è di una sensualità esplosiva.
Ma la ragazza non è qui solo per fare la bambolina sexy; fieramente bisessuale, a proprio agio in jeans e maglietta senza un filo di trucco, e col pugno sempre pronto tra un panino al lampredotto e un carburatore da aggiustare, Doechii è anche la naturale discendente di Missy Elliott, Leikeli47, Bree Runway e Tierra Wack. Un pungente disincanto l'aiuta nell'impresa, conscia di avere quel tipo di pelle scura che l'industria, storicamente, ha sempre scartato in favore d'interpreti più chiare.
Così, la ragazza ha tagliato la testa al toro con un estemporaneo mixtape tanto onesto quanto ruvido, confusionario e cotto solo a metà, ma dal titolo profetico: "Alligator Bites Never Heal". Il miglior riassunto del Doechii-pensiero lo si trova in "DENIAL IS A RIVER", un'auto-intervista su base old school nella quale l'autrice s'immagina in conversazione con la psicologa a riepilogare il proprio passato prossimo. S'incontrano, nell'ordine:
- un ex che di nascosto se la faceva con altri uomini;
- la firma con l'etichetta discografica e un ritmo di vita scellerato;
- le pressioni di dover far "musica da TikTok";
- droga, sesso, spogliarelliste e alcolici pomeridiani;
- l'ex che le entra in casa e sfascia ogni bene causando 100mila dollari di danni;
- minacce di morte;
- un futile esercizio di respirazione per tentare di calmarsi.
E questa è solo una delle colorite vignette con le quali Doechii prosciuga ogni influenza pop in favore di un'attitudine incompromissoriamente rap, sulla falsariga del recente "
Scarlet" di
Doja Cat.
Ci sono momenti irresistibili; "CATFISH" picchia duro, i seni della sboccata "BULLFROG" sono ipnotizzanti, semplicemente esilaranti sia "BOOM BAP" che "NISSAN ALTIMA", due scellerate confetture liriche pronte a fare a schiaffi in un saloon sporco di fango. La dolce "SLIDE", di controparte, cantilena come
SZA ma senza annoiare, a dimostrazione di un animo che sa farsi anche morbido. Efficaci sia l'introduzione di "STANKA POOH" che "BOILED PEANUTS"; la prima dà modo all'autrice d'illustrare gli intenti del lavoro sotto un ruminante
sample cosmico, l'altra ne mette in luce le instrusive qualità di
rapper e voce concertante.
Certo, si rimane spaesati di fronte ai soliti rullanti
trap di "SKIPP", "HIDE N SEEK" e "HUH!", tre momenti nei quali la mancanza di produzione si fa sentire prepotentemente. Ma anche la porzione d'ascolto compresa tra "BLOOM" e "PROFIT" è più utile per spingere la narrativa che non per fornire momenti musicalmente memorabili - per quanto, con un po' di lavoro in più, "WAIT" potrebbe essere una
pop song di
Nicki Minaj.
Interessante ma approssimativo anche "FIREFLIES", il brano più articolato in scaletta, purtroppo sorretto da una base casalinga quando in sottofondo si agitavano chiaramente una miriade d'influenze diverse, dall'astrattismo dei
cLOUDDEAD all'indolenza di Future e i campanelli folktronici di
Bjork e
Psapp.
Probabile che alla Top Dawg si siano messi le mani nei capelli alla consegna di questo lavoro, d'altro canto gli sforzi promozionali sono stati pressoché inesistenti, tolta forse la ricerca dell'alligatore albino ritratto in grembo all'autrice nella severa immagine di copertina. Doechii si è organizzata le proprie "
Swamp Sessions" su YouTube, una serie di rudimentali filmati-lampo che ne catturano lo spirito libero e stradaiolo. Tutto quanto fatto in passato è stato al momento archiviato - stilisticamente non c'entrava nulla, ma si rimpiange comunque l'assenza dell'esplosivo "
Alter Ego", singolo che qualche mese fa ha scatenato l'immancabile scenata di gelosia da parte di
Azealia Banks, a dimostrazione del fatto che Doechii sa toccare tutti i tasti giusti.
"Alligator Bites Never Heal" non sarà dunque l'uscita
hip-hop dell'anno, trattasi solo di un primo pedone mosso sulla scacchiera di un gioco strategico notoriamente insidioso. Dedita al proprio pubblico d'elezione prim'ancora di fare il salto verso le grandi platee del
mainstream statunitense, Doechii dimostra comunque di avere personalità a bizzeffe. Speriamo, un giorno, di poter assistere al suo definitivo scacco matto.
13/09/2024