Riassumere in un solo album ogni anima dei Foxing può apparire come un'impresa insormontabile, visto il ventaglio stilistico ed espressivo esplorato dal 2013 a oggi dalla formazione di St. Louis, Missouri. Eppure, il quinto album della band, appropriatamente intitolato in modo omonimo, riesce nell'intento. Lo fa non solo combinando le molteplici vene esplorate negli album recenti (l'indie-art-rock di "Nearer My God", i tratti elettronici di "Draw Down The Moon"), ma anche ritornando sulle proprie radici emo e lasciando emergere, come non accadeva da tempo, un lato screamo viscerale. Le prime tracce, “Secret History” e “Hell 99,” mostrano proprio questa componente graffiante e feroce, introducendo l’album come il capitolo più violento della loro carriera.
Lungi dal lasciare che sia un unico stile a prevalere, l'album dà spazio a contaminazioni più ampie. Il post-punk emerge come influenza dominante in tracce come “Greyhound”, la più evocativa dell'album coi suoi toni malinconici e velatamente goth, e “Gratitude”, in cui paiono percepirsi echi dei Bloc Party tra chitarre taglienti, basso ruggente e synth perlacei.
Un senso teatrale vicino a quello degli Arcade Fire traspare in diversi momenti, come nel ritornello dilatato di “Barking”, nel crescendo di “Looks Like Nothing” e nel passo baldanzoso di “Hall Of Frozen Heads”, il cui umore dimesso richiama, nelle sfumature, anche quei Radiohead che da molto sono un riferimento chiave della band.
I testi dell’album trattano temi di fallimento, rifiuto e disillusione, raccontando traumi romantici, crisi di fede e il senso di precarietà che accompagna la vita artistica. Il cantante Conor Murphy dà voce alla frustrazione e all’inquietudine, comunicando una stanchezza a tratti cinica, tra versi come “Ripeti e ripeti, non puoi davvero andartene” in “Hell 99” o “E se non importasse più nulla?” in “Hall Of Frozen Heads”. Ne scaturisce un ascolto intenso e senza risoluzione, uno sprofondamento inesorabile che racconta la fatica e il peso delle aspettative.
Pur accolto da alcune testate come il lavoro più riuscito del gruppo, “Foxing” appare sì stilisticamente completo, ma anche frammentario rispetto ai dischi precedenti. Dove album come il pressoché capolavoro “Nearer My God” esploravano a fondo un suono specifico e dai notevoli tratti di originalità, qui sembra di trovarsi di fronte a una band che, pur con una perizia indiscutibile, oscilla tra rimandi senza mai stabilire una propria impronta. Più che un’espansione stilistica, è una raccolta di episodi variegati che possono senz'altro interessare chi segue la formazione, ma non rappresentano un’evoluzione concreta del sound Foxing.
20/11/2024