Hurray For The Riff Raff

The Past Is Still Alive

2024 (Nonesuch)
songwriter, alt-country

In fin dei conti la chiusura affidata a “Kiko Forever” era l'unica possibile per un disco così. Breve compendio di chiamate del padre, piene di amore e orgoglio, testimoniano in poche frasi la devozione filiale di Alynda Segarra nei confronti della figura paterna, persa proprio in concomitanza della registrazione di questo album. Non poteva esserci esemplificazione più potente di un passato che continua a ravvivarsi, a bruciare la sua fiamma, a prescindere dalla distanza che il tempo pone tra sé e gli avvenimenti. Con esso, le storie di un'America contemporanea ma vecchia quanto la sua fondazione, storie di fuga, abbandono, scoperta e riscoperta, in lungo e in largo nella carrozza di un treno. In parte autobiografia, in parte romanzo di formazione, “The Past Is Still Alive” cementa il fiuto narrativo di Segarra e dei suoi Hurray For The Riff Raff e vivifica il messaggio del titolo attraverso un ripristino delle attitudini country che furono proprie degli esordi e soprattutto di quel “Small Town Heroes” che per primo pose i riflettori sulla baldanzosa carovana sorta a New Orleans. Anche a non esplicitare col suono la propria teatralità, l'ottavo album del progetto è un palcoscenico espanso quanto gli States stessi.

Country, si diceva: di nuovo con la guida di Brad Cook dei Megafaun (William Tyler, Jess Williamson, Hiss Golden Messenger tra i tanti), qui anche al basso, il disco trae forza dalla natura espansa di arrangiamenti che nel loro assetto principalmente acustico ben esemplificano la vastità degli scenari, il rapido cambiare di scena. Nel succedersi di vignette e incontri che hanno costituito l'ossatura della vita di Segarra quando giovane fuggiva dal nido familiare, il ritorno alle radici non si pone limiti, onora piuttosto il dolore e l'ostinazione con vivo dinamismo, sottolineando il carattere di ogni racconto. Più che l'elettricità ispida ma in fondo inefficace di “Life On Earth”, è questo il vero punto di forza di canzoni-confessioni, l'ossatura che ne anima gli sforzi, ne restituisce il limpido pathos narrativo. Storie di ordinaria dipendenza da oppioidi, “Demon Copperhead” che si fa vita vera, pulsante (la supplica a un amico nell'introduttiva “Alibi”), fughe a caccia di quella chimera che alberga solo nella nostra testa (i gesti apotropaici di “Buffalo”), violenza quotidiana e inattese occasioni di crescita (il gesto wilkiano di “Hawkmoon”): già con la tripletta iniziale Segarra dà voce all'anima del disco con tutta l'intensità necessaria, ogni racconto un capitolo dotato del proprio colore.

Poesia beat spruzzata di Fentanyl e Narcan (la tragedia del ricordo e della perdita di “Snake Plant”), l'euforia di un abbraccio del deserto (“Vetiver”), la forza di un sentimento che la disperazione non riesce a piegare (il lento valzer di “The World Is Dangerous”): tra i pochi alti e i tanti bassi, nell'epica in minore di Alynda Segarra traspare la lucida consapevolezza di una vita che reinterpreta il passato senza mai addolcire la pillola, presagendo piuttosto le fattezze di un futuro prossimo in cui tutto si risolve in un immenso incendio. Fino alla rinascita, fino a essere tutt'uno con i propri pensieri: in lungo e in largo per le vallate rocciose e le praterie degli Stati Uniti, il passato continua a regalare tracce di sé.

18/03/2024

Tracklist

  1. Alibi
  2. Buffalo
  3. Hawkmoon
  4. Colossus Of Roads
  5. Snake Plant (The Past Is Still Alive)
  6. Vetiver
  7. Hourglass
  8. Dynamo
  9. The World Is Dangerous
  10. Ogallala
  11. Kiko Forever

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