Shellac

To All Trains

2024 (Touch And Go)
post-hardcore, noise-rock

If there's a hell
I'm gonna know everyone
(da "I Don't Fear Hell")

Quando un paio di mesi fa venne diffusa la notizia dell'imminente pubblicazione del sesto album degli Shellac, a ben dieci anni di distanza dal precedente "Dude Incredible", ci fu una certa sorpresa fra fan ed estimatori, che quasi non nutrivano più speranza di poter ascoltare musica inedita dal trio americano. Una gioia durata lo spazio di poche settimane, strozzata dall'improvvisa morte di Steve Albini, stroncato da un infarto appena nove giorni prima della data prescelta per diffondere il nuovo lavoro. Una personalità assolutamente centrale nel fitto susseguirsi degli eventi cha hanno modellato la scena alt-rock degli ultimi decenni, e non solo per quanto realizzato in qualità di musicista (oltre agli Shellac, non va dimenticata la militanza in Big Black e Rapeman) ma ancor più per l'attività prestata dietro la console durante la registrazione di centinaia di dischi che hanno riempito le nostre vite.

Gli studi da lui fondati a Chicago nel 1997, gli Electrical Audio, sono stati (e continuano a essere) un punto di riferimento indispensabile nell'elaborazione di un suono che ha fatto scuola e ha generato proselitismo. Posizionare i microfoni in un certo modo, azzerare qualsiasi riverbero, sfruttare l'intrusione di situazioni generatrici di caos imprevisto, registrare rigorosamente in analogico, tutti insieme in presa diretta, per cogliere la vera essenza, la spontaneità dell'esecuzione, evitando qualsiasi sovraincisione: sono soltanto alcuni dei cardini che hanno contraddistinto l'inscalfibile ideologia di Albini.
La solidità dei dischi degli Shellac ha funzionato come veicolo del proprio credo, l'esempio da perseguire, un catalogo da sfogliare, ed è lunghissimo l'elenco dei musicisti che ne ha condiviso l'attitudine, scegliendo di farsi produrre da lui (sul sito ufficiale degli Electrical Audio ci sono i compensi richiesti, non costava nemmeno tantissimo, e se avevate la fortuna di risiedere in zona…). Chi lo sceglieva, lo faceva perché ambiva ad avere proprio quel suono, voleva farsi registrare proprio in quel modo, voleva che il suo disco suonasse esattamente così. Promozione pressoché inesistente e interviste irriverenti sono state altre caratteristiche fondanti nel modo di porsi di Albini, mai tenero con gli artisti che si rendevano disponibili a scendere a compromessi, compresi quelli (sì, anche i Sonic Youth) che in passato aveva senz'altro stimato.

Pubblicato per la storica label Touch & Go, che torna a marchiare nuovo materiale dopo diversi anni, registrato in quattro diverse sessioni, durante quattro week-end liberi diluiti fra novembre 2017 e marzo 2022, "To All Trains" dimostra un'invidiabile coerenza interna: sembra essere stato concepito in una sola notte, tutto d'un fiato, confermando in toto l'approccio sonoro degli Shellac, minimalista e muscolare, duro e asimmetrico, diretto e anticonvenzionale. Ascoltato ora, "To All Trains" assume le sembianze di un testamento involontario, di un inconsapevole epitaffio, e il fatto che Steve non sia più tra noi aumenta l'attenzione nei confronti di un disco che altrimenti avrebbe rischiato di passare sottotraccia, magari frettolosamente giudicato come "il solito disco degli Shellac". E invece ora acquisisce rilevanza, non soltanto per i reali contenuti musicali, ma anche perché può essere letto come il perfetto riassunto di un'epoca, e di un'estetica.
Gli ingredienti sono quelli che ben conosciamo: chitarre ostinate che insistono sul medesimo arpeggio, ritmiche ossessive architettate dal basso di Bob Weston e dalla batteria di Todd Trainer, testi surreali, sarcastici, pungenti, e poi quei proverbiali "stop & go" nei quali i silenzi, le brevi pause divengono importanti tanto quanto gli affondi sonici. In più, rispetto ad altri lavori del trio, ha il pregio di presentarsi conciso, snello, senza alcuna inutile prolissità, senza perdersi nella ricerca di sperimentalismi noise fini a sé stessi: per questo motivo l'ultimo album degli Shellac potrebbe diventare, per i neofiti, quello dal quale intraprendere il percorso alla scoperta dell'universo di Steve Albini.

"To All Trains" suona familiare, come se lo avessimo già ascoltato, anche perché riunisce sotto lo stesso tetto alcune tracce che gli Shellac eseguivano dal vivo già da qualche tempo. Se la bruciante "WSOD" è il nuovo nervoso manifesto noise-post-rock degli Shellac (il titolo sta per "World Series Of Dick-Sucking", parafrasi delle "World Series Of Poker": Albini era un ottimo giocatore), la successiva "Girl From The Outside" non è certo da meno, e "Chick New Wave" entra decisa nell'ottima sequenza iniziale, aumentando persino i Bpm e creando un wall of sound davvero invalicabile. "Wednesday" è il momento più scuro, sembra uscito da un vecchio disco di Nick Cave, al contrario dell'incipit di "Scratters", nel quale i tre sembrano volersi divertire facendo a pezzi un boogie mutuato dai Queens Of The Stone Age; "Days Are Dogs" potrebbe essere scambiato per un pezzo degli Sleaford Mods, se mai questi ultimi avessero deciso di utilizzare chitarre al posto delle basi preregistrate, "How I Wrote How I Wrote Elastic Man (Cock & Bull)" rappresenta invece lo stratagemma per ricordare i Fall, altra band che fece dell'intransigenza il proprio vessillo.
Il disco si chiude con "I Don't Fear Hell", l'ultima involontaria predizione di Albini, l'ultima dichiarazione: se proprio un inferno esiste, là dentro lui conoscerà tutti. O quantomeno conoscerà tutte quelle anime desolate, combattute, sofferenti, geniali, che ha incrociato durante il proprio cammino, nel corso della sua invidiabile carriera, e che - come lui - hanno abbandonato troppo presto questa terra.

A noi resta l'assenza. La consueta apparizione programmata in occasione del Primavera Sound di Barcellona, il Festival dove dal 2007 gli Shellac erano presenza fissa e irrinunciabile (la band aveva annunciato a seguire anche un breve tour in Inghilterra a inizio giugno), sarà sostituita da uno "Shellac Party" - nel medesimo slot orario che li avrebbe ospitati - durante il quale il pubblico potrà ascoltare il nuovo disco e rivedere alcune immagini di repertorio. Una celebrazione dovuta, rafforzata dalla scelta di intitolare un palco di questa edizione del Festival a Steve Albini, il palco dove spesso gli Shellac si erano esibiti in passato, e che quest'anno ospiterà una programmazione rispettosa della loro storia. Una storia sempre provocatoriamente (post) hardcore, costruita fottendosene del mercato, preservando una coerente purezza e una rigorosa aderenza ai propri principi.

19/05/2024

Tracklist

  1. WSOD
  2. Girl From Outside
  3. Chick New Wave
  4. Tattoos
  5. Wednesday
  6. Scrappers
  7. Days Are Dogs
  8. How I Wrote How I Wrote Elastic Man (cock & bull)
  9. Scabby The Rat
  10. I Don't Fear Hell

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