O della rinomata arte della miniatura. Atomizzare la propria musica in tanti piccoli mattoncini può avere molteplici scopi: satira della società dei consumi (i Residents del "Commercial Album"), elogio della foga adolescenziale (i Circle Jerks di "Group Sex"), invettiva compressa in un formato supersonico (i Minutemen di "Double Nickels"), sfida alle convenzioni musicali preesistenti (i Napalm Death di "Scum"). Per Tierra Whack, il discorso si situa piuttosto in un concitato iperrealismo: accelerare per raffigurare (e quindi commentare) un presente già trapassato nel futuro, oltre che in sovraccarico da stimoli.
Se "Whack World" ci aveva introdotto il suo strambo mondo (anche grazie all'omonimo mini-film dalle zuccherose cromature kitsch-pop), ora non esita ad auto-trasmettersi in mondovisione. Rispetto alla plastica isteria del predecessore, con le sue 15 tracce stipate in un serratissimo quarto d'ora, qui la brevità è funzionale a plasmare una sfilza di bomboniere, sforbiciate prima che possano discostarsi dalla perfezione. Confermata la formazione a 15, ma più che raddoppiando la durata complessiva, la giullare pazzoide di Filadelfia può riprendere fiato e lavorare di fino sul suo lussureggiante soul-(t)rap, carezzato da uno smussato Fender Rhodes.
Con estro da equilibrista, forte dell'apprendistato presso il sensei Flying Lotus, si destreggia tra una magica uniformità (particolarmente pregevoli lezioni di eleganza come "MOOD SWING" e "TWO NIGHT") e puntate spericolate tra reggaeton disossato ("MS BEHAVE"), citazioni d'annata ("BURNING BRAINS"), capricci indie-psych ("IMAGINARY FUNK"), sinuoso r'n'b ("MOOVIES"), funk da masticare (la Thundercat-iana "SHOWER SONG"), muggente bass-hop ("SNAKE EYES") e svenevoli ballatone ("27 CLUB"). Flamboyant, ancora una volta, il comparto video, con la cappellaia matta a rinverdire i fasti fanta-camp di Grace Jones e/o Janelle Monáe.
La sensazione che lascia è quella della playlist definitiva, ideale per intrattenere gli ospiti durante una cena quanto per rilassarsi sul divano a fine serata. Ed è così che, chiudendo il cerchio, una musica nata per fotografare la nostra epoca finisce con l'esserne la migliore medicina.
20/03/2024