Tul8te (traslitterazione dell'arabo تووليت, da intendere e pronunciare come l'espressione inglese "too late") è un artista egiziano di cui si hanno poche notizie. Non se ne conosce l'identità, dato che il suo volto è costantemente coperto da un passamontagna cucito a maglia, non si sa da dove operi e non capisce come sia giunto al successo senza alcun appoggio mediatico rilevante.
Solo nella seconda metà del 2024 è approdato alla Mdlbeast, etichetta saudita in rapida ascesa che si sta guadagnando un posto di primo piano nell'industria dello spettacolo del mondo arabo, ma fino a quel momento la sua musica ha avuto l'appoggio di case indipendenti dalle dimensioni molto ridotte, cosa che non ha impedito al singolo "Layalina", uscito all'inizio del 2024 come parte dell'album "Tesh Shabab", di accumulare milioni di streaming sia su Spotify, sia su YouTube, sia sulle piattaforme locali.
Il mistero dell'identità negata può forse giocare a suo favore e lo si è visto anche in Italia col caso Liberato, così come è notevole l'originalità della musica proposta, ma lo stesso si può dire di tanti altri artisti che non sono mai riusciti a sbarcare il lunario. Qualunque sia stato l'intreccio dei fattori favorevoli, Tul8te è al momento una realtà di punta del panorama musicale egiziano.
L'album del passaggio alla Mdlbeast è uscito il 25 luglio 2024, il suo titolo ufficiale nell'alfabeto latino è "Cocktail Ghena'y" (cocktail musicale), mentre in quello arabo è "كوكتيل غنائي للفنان تووليت حصرياً لحبايب قلبي" (traslitterazione: "Cocktail Ghena'y El Fannan Tul8te Hasriyyan El Habayeb Qalbi"), traducibile come: "Cocktail musicale dell'artista Tul8te, in esclusiva per i miei cari".
Il primo brano in scaletta, "Mateegy A3ady Aleiky", si apre con un pattern percussivo che sembra rimandare a "Sympathy For The Devil" dei Rolling Stones, ma è un'illusione che dura poco: all'ingresso degli altri strumenti, il brano si trasforma in un misto fra pop arabo e flamenco, con la voce trattata con eco e autotune (quest'ultimo è presente in tutto l'album, ma viene utilizzato con prudenza, principalmente per donare qualche sfumatura timbrica, senza mai sopraffare il colore naturale della voce dell'artista).
Il risultato potrebbe ricordare "Cara Italia" di Ghali, ma con una produzione che guarda maggiormente alla musica indipendente e più specificamente alla corrente bedroom pop: del resto, come dichiarato da Tul8te, l'album è stato realizzato per intero nella sua stanza.
"Leh Benkhaby" è un pop jazzato dalle tonalità lounge, con uno sguardo verso la música popular brasileira, mentre "Habeeby Leh" sposa uno scarno ritmo programmato, plausibilmente un derivato dell'Iqa' Sa'idi (per una infarinatura sugli iqa'at della musica araba, si rimanda all'ottimo database Maqam World), una voce echeggiante che può rimandare all'effettistica cloud rap (posto che Tul8te è un cantante a tutti gli effetti e solo occasionalmente si cimenta col rap) e una melodia intrisa del romanticismo dei classici del pop arabo: il giornalista Jubran Haddad ipotizza si tratti di un omaggio ad Amr Diab, uno dei nomi storici della musica egiziana, e alla sua "Habibi" (1988).
"Nafs El Kalam El Baghaneeh" si immerge in una coltre di sintetizzatori d'atmosfera e battiti r&b, mentre "Ba'eet Waheed" torna al flamenco, una delle fonti di maggior contaminazione nel pop arabo, basti pensare alla storica "Ouna" del libico-egiziano Hamid El Shaeri, che nel 1987 fu fra i primi musicisti locali a ottenere successo sposando un arrangiamento flamenco a una linea vocale eterea e modificata dall'eco. La cosa appare del resto perfettamente naturale, dato che il flamenco nacque come fusione fra la cultura gitana e quella arabo-andalusa.
"Ba'eet Waheed" è anche il primo brano in scaletta il cui testo non tratti di struggimenti sentimentali (perfettamente funzionali ai brani, ma non memorabili presi di per sé), bensì di una sensazione di smarrimento esistenziale che già da tempo attraversa il versante più raffinato della musica arabica (basti pensare ad Hamza Namira):
Sono io che ho scelto di vivere lontano e nascondermi alla vita,Seguono "3eneeki Loon El Sama Beleil", a un passo dalla synthwave, ed "Ezbet El Haggana Feen?", downtempo su batteria effettata col flanger, entrambe con assoli di chitarra elettrica sul finale, dal timbro nitido la prima, satura e distorta la seconda. Quest'ultima ha l'altro testo interessante della raccolta, di nuovo dal taglio psicoanalitico:
e ho visto così tante persone, ma non ho trovato la serenità.
Un tempo ero ingenuo, ora mi chiedo cosa ho che non va,
un milione di domande, ma non c'è una sola risposta nella mia mente.
Perché l'amore non arriva?
Sono rimasto da solo con il cielo.
Ho parole dentro di me che non possono essere dette, e ho scelto di vivere nel distacco.
Esiste qualcosa che ci consoli o qualcosa di nuovo che alleggerisca le giornate?
E poi vedi qualcosa da lontano, all'improvviso arriva da te e all'improvviso ne hai paura.
Stiamo camminando, ma non sappiamo dove stiamo andando,La conclusiva "Lesa Baree'" è una mutazione transcontinentale, tirando in ballo le due Americhe (andamento bossa nova, strofa rappata) e il mondo arabo nelle melodie salmodianti del ritornello e dei vocalizzi effettati in sottofondo.
persi nelle strade e nelle case di notte
e non c’è nessuno tranne noi sul posto,
ma di solito è affollato
e quando inizia a piovere, tutti chiudono le porte
e i giorni ti sfuggono di mano,
ma forse tutto questo sono solo illusioni, il domani lo svelerà
e dimenticheremo ciò che è passato, anche se non l'avremo raggiunto.
E se questa non è la strada,
va bene, non siamo turbati,
e noi camminiamo,
ma dove stiamo andando?
27/01/2025