Mentre dall'Irlanda soffiano forti venti di revival post-punk (Fontaines Dc, Murder Capital, Girl Band), è sempre cosa buona e giusta andare a riscoprire gli originali. Nella fattispecie, uno dei "casi" più sconvolgenti di quella scena nata dalle ceneri del punk nella Dublino paranoica di fine anni 70. La stessa che cullò i primi vagiti degli U2, non a caso compari dei loschi figuri in questione in quel cenacolo sovversivo di nome Lypton Village, una sorta di comune artistica multimediale che infiammava le notti dublinesi. Ma se Bono e compagni sfruttarono quell'humus per prendere la rincorsa verso lo stardom, i Virgin Prunes rimasero sempre confinati in quel glorioso sottobosco. Piazzando però almeno un capolavoro riconosciuto della new wave tutta, quell'"...If I Die, I Die", griffato dalla produzione di Colin Newman (Wire) e ristampato con successo lo scorso anno. Ora, Gavin Friday e compagni ci riprovano con la riedizione del loro album d'esordio, "A New Form Of Beauty", uscito un anno prima del più maturo successore.
Pubblicata su 3Lp e 2 cd, insieme a un artbook, nuove note di copertina, audio rimasterizzato e nuovissimi remix a cura di Friday e di Apparition, la ristampa è stata anticipata dal primo di questi remix, quello di "Sweethome Under White Clouds" (brano successivamente inserito anche in "If I Die I Die") che inquadra sotto una nuova luce l'originaria cantilena sguaiata di Friday, tagliandola e rielaborandola in una veste quasi trip-hop.
"A New Form Of Beauty" sono i Virgin Prunes allo stato primordiale: nudi, folli e dissonanti. Una fucina pionieristica d'avanguardia che mescola industrial, post-punk e darkwave in un calderone di caotiche e oltraggiose intuizioni musicali. Un gruppo aperto, che, oltre al leader, comprendeva gli altri due vocalist Guggi (Derek Rowan, fratello di Peter, il bambino raffigurato sulle copertine di "Boy" e "War" degli U2) e Dave-id "Busaras" Scott, il bassista Strongman (Trevor Rowan, altro fratello di Derek), il batterista Pod e il chitarrista Dik (Richard Evans, fratello di The Edge).
Ma i Virgin Prunes erano prima d'ogni altra cosa teatro: un cabaret allucinato e aggressivo che mirava a far risaltare lo squallore metropolitano contrapponendolo a un visionario quanto blasfemo ritorno alla pura "naturalità" degli istinti. Sulle orme del Teatro del Dolore di Artaud, la Nuova Forma di Bellezza dei Prunes è un raggelante cabaret dadaista, all'insegna di urla e sangue, messe nere e danze sfrenate. In pratica, l'anima pagana e reietta che pulsa sotto la superficie della cattolicissima Irlanda. Dietro l'apparenza dell'Isola verde, terra di fate e di folletti, di un cielo che si muove con te e di un Dio severo e oppressivo, si celano dunque le liturgie blasfeme di Friday e compagni, con la loro ancestrale carica di bestialità.
Eppure, proprio in quanto "prunes" (slang dublinese per "derelitti"), i nostri sono anche "virgin", puri, perché incontaminati. E la limpida fiamma della follia anima questo ambizioso progetto multimediale, che in origine comprendeva tre singoli, un libro e un film che però non verrà mai realizzato. Una confusione di spunti, spesso acerbi e solo abbozzati, da cui però emergono anche idee geniali, come l'assurda, stralunata cantilena di "Sandpaper Lullaby" (con tanto di coretto infantile "la la la") e uno dei pezzi più suggestivi del loro teatro dadaista, "Sleep/ Fantasy Dreams". E che dire della spettacolare "Come To Daddy", 10 minuti condotti da un ritmo infuocato e catatonico, trafitto da ogni genere di dissonanza chitarristica da far invidia ai Sonic Youth, mentre Friday e Guggi urlano, rantolano e "dialogano" tra loro più deliranti che mai, aprendo uno squarcio di violenza domestica che sfocia nei versi ironici "Oh we are, we are so young. Oh, we have so much to look forward to".
E se "Sweethome Under White Clouds" (nella versione originaria) inscena uno dei loro recitati elegiaci e raggelanti al contempo, la cupa liturgia gothic di "Beast (Seven Bastard Suck)" condensa tutta la brutalità ferina e oltraggiosa dei loro cerimoniali.
Il live "Din Glorious" - originariamente pubblicato come audiocassetta - testimonia invece un loro concerto tenutosi alla Douglas Hyde Gallery di Dublino l'8 novembre 1981, nel quale i loro brani sono mixati e deformati dai nastri secondo la prassi di avanguardisti come Nurse With Wound.
I temi del disco spaziano da storie dolorose di amore non corrisposto, sessualità frustrata, erotismo morboso e gioventù bruciata, al sogno di terre immaginarie contrapposte a visioni macabre di società distopiche, sopraffatte da forze oscure e demoniache.
Se il suono originario era inevitabilmente povero, la ristampa cerca di migliorarlo per quanto possibile, facendo attenzione comunque a non alterare la natura grezza di questi esperimenti pionieristici, che a volte sconfinano nel puro deliquio ("Brain Damage", "Birds To Fly").
L'edizione deluxe 3Lp contiene tutte e quattro le parti rimasterizzate dal nastro originale in una confezione tripla con copertina e un artbook da 16 pagine, contenente nuove note di Jon Wood e disegni originali di Guggi. Le edizioni 2cd e deluxe digitale presentano tutte l'audio rimasterizzato con nuovi remix a cura di Apparition e Gavin Friday. Quest'ultimo prosegue tutt'oggi la sua carriera di apprezzato compositore che lo ha visto collaborare anche con i suoi amici d'infanzia U2, oltre che con The Fall, Sinéad O'Connor, Dave Ball, Scott Walker e Quincy Jones. Tra le sue opere, da ricordare anche le colonne sonore dei film "The Boxer", "Nel nome del padre" (con il tema omonimo, in nomination per l'Oscar) e "In America".
28/02/2024