Sono londinesi e si sente, Jacob Slater (chitarra e voce), Harry Fowler (chitarra), Peter Woodin (basso), Jamie Staples (batteria) e Oscar Browne (chitarra), ma sono cresciuti con l'America nelle orecchie, soprattutto quella dei ruggenti e disperati anni 90. In questo "Midas", sequel di "Cub" di due anni fa, si sente con forza ancora maggiore.
Il problema, che poi una pecca non è, è che in queste dieci tracce l'America assume tantissime facce. La traccia d'apertura che dà il titolo al disco trasuda americanità da ogni poro, con il suo andamento ciondolante da vecchio garage newyorkese. Le cose però si complicano, e si fanno via via più elettrizzanti (e elettrizzate), con lo scorrere dei minuti.
Dopo due brani come "Emily" e "Silver", senz'altro gli episodi più British del parco, che vedono i Wunderhorse catturare con una facilità disarmante due ritornelli che si mandano a memoria in un ascolto, "Arizona" introduce, con le sue chitarre ruvide e calde, scorci più desertici e una visione melodica vicina ai Counting Crows.
Il secondo disco dei londinesi non ne vuole sapere di non sorprendere, quando poggia le liriche oniriche di "Superman" su una danza di riverberi velvettiani e altre liquidità psych. Per risvegliarsi dal torpore, quello che ci vuole è giusto una doccia fredda di chitarre metalliche e slogan post-grunge intitolata "July". Suoni durissimi che imperversano anche nella successiva, fiammeggiante "Cathedrals" - senza se e senza ma uno dei brani alternative rock dell'anno.
"Girl" ammansisce i toni dell'album, tra chitarre più pacate e deliziosi coretti anni Sessanta; mentre "Aeroplane" chiude un viaggio lungo quaranta minuti tra sentori folk e tocchi psichedelici sulle chitarre.
Sebbene la cinquina abbia già aperto le date di Foals, Pixies e Sam Fender, a fare notizia è il loro sostegno a numerosi concerti dei nuovi messia rock dublinesi Fontaines Dc. La cosa ne fa a tutti gli effetti la next big thing del rock britannico.
Certo, la loro formula non è tra le più riconoscibili del panorama, ma la loro capacità di spaziare tra i canoni del rock alternativo è giusto quello che è mancato a quel guazzabuglio (non privo di qualche guizzo) intitolato "Romance".
15/09/2024