Pavel Milyakov & Lucas Dupuy - Heal

2025 (PSY X)
ambient

Nella gelida Russia degli anni Dieci, Pavel Milyakov muove i primi passi nei club moscoviti. Lo pseudonimo scelto è Buttechno, e si fa ambasciatore di cupi riduzionismi lo-fi: pochi elementi ritmici disegnano lo spazio eterno della neve e l'angoscia della bufera. Tra nostalgie rarefatte e panorami brumosi, la sua dance-music si posa su un 4/4 dai toni stranianti, compiendo una danza solitaria tra le mura dell'appartamento: ci si impasticca a casa e non più nel rave euforico, ricordo sbiadito di una società ormai isolata. Ma per Pavel, la club-culture è solo una delle possibili forme: non stupiscono le sue frequenti incursioni in qualsivoglia ecosistema elettronico, che sia post-industrial ("Masse Métal", 2020) o ambient ("La Maison De La Mort", 2019). È la materia sonora a essere protagonista, la grammatica attraverso cui esprime la propria malinconia.

Trasferitosi a Berlino, il sommesso sound-designer trova tra le geometrie della capitale tedesca il proprio unicum artistico: è un periodo di rinascita, come dimostrato da "Lost Sounds" (2014) e dalle sue derive atmospheric-jungle. Ad aprire questo 2025, il giorno di Capodanno vede la luce "Heal", in collaborazione con il pittore e artista inglese Lucas Dupuy. È l'incontro di due anime riservate, due sguardi intimi ma senza difese nel rivelare questa loro essenza attraverso una tessitura sonora eterea, che si tratti di meditazioni subacquee, percussioni granulose ("Room") o dell'evocazione di un pomeriggio cristallino al fiume, tra cinguettii, scorrere d'acqua (registrazioni di un viaggio in Giappone) e il risveglio di accordi evanescenti ("Path"). È come se Buttechno avesse fatto pace con le proprie ombre, forse anche in virtù del nuovo sodalizio artistico.

L'album si offre come rifugio a chi, provato dall'orrore quotidiano, cerca un varco. Che si tratti di traumi collettivi o ferite personali, "Heal" si propone come balsamo per un mondo in cui l'escapismo, pur rimanendo vitale, non si manifesta più nella danza totemica su ritmi ossessivi e claustrofobici, ma nell'accesso a una quotidianità permeata di dolcezza e quiete ("End"). È una vibrazione costante, anche quando si traduce in vuoti rintocchi percussivi che, forse, ricordano Steve Roach ("Deep Gtr"): in un certo senso, affiorano bagliori di new age, spogliati della retorica hippy e riplasmati secondo l'ambient-dub più recente ("Air X"), come se l'arte contemplativa di Takashi Kokubo incontrasse la dimensione interiore di Andrew Chalk ("Flutes Of Doom").
Che la nostra stanchezza sia emotiva o fisica, "Heal" è un piccolo eden, un rifugio carezzevole contro il logorio dei giorni, con la sensazione che, nel loro linguaggio ovattato, i due artisti ci abbiano donato qualcosa di sincero: un luogo immaginario dove tornare, e finalmente riposare.

20/05/2025

Tracklist

  1. Room
  2. Path
  3. Deep Gtr
  4. Air X
  5. Flutes Of Doom
  6. End

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