Cynic

Cynic

Oltre il velo di Maya del metal

Dai numerosi demo al ruolo fondamentale in "Human" dei Death, poi dall'esordio-capolavoro "Focus" allo scioglimento e le reunion succedutesi negli anni: la storia, di lunghe attese e colpi di scena, della band che ha portato il death-metal in un viaggio oltre i propri confini, ridefinendo l'estremismo con dosi di filosofia e misticismo

di Antonio Silvestri

Gli anni dei demo


Paul Albert Masvidal ha origini portoricane ma cresce nei dintorni di Miami, in Florida, dove studia prima chitarra classica con il celebre chitarrista cubano Carlos Molina e, anni dopo, con il jazzista Dave Weissbrot, che funge da anche da primo punto di contatto con la filosofia buddista: da queste poche righe di presentazione è già chiaro che non ha il profilo stereotipato del metallaro, infatti il suo approccio alla materia sarà dei più originali e innovativi in assoluto nella storia del genere. Paul s’interessa all’antica pratica del Kriyā Yoga, e si appassiona all’esoterismo e alla meditazione già da giovane.


La musica ha comunque un posto importante nella sua vita, così quando incontra Sean Reinert nel 1984 nascono i Crypha, evolutisi poi nei Seaweed quando si aggiungono anche Reid Hansen e Rod Segal. Si divertono, niente di più. Poco dopo Masvidal e Reinert decidono di fare sul serio e, rimasti di nuovo soli, fondano i Cynic nel 1987 e con una formazione provvisoria registrano 88 Demo, 11 minuti scarsi di materiale dedicati a un thrash-metal furioso e ancora disordinato, con chiare influenze degli Slayer ma un pressappochismo amatoriale da punk-hardcore.

Reflections Of A Dying World (1989) è già qualcosa di più evoluto, che allo schema del thrash-metal aggiunge, anche se spesso in modo ingenuo e incompiuto, alcuni tocchi d’originalità nonché qualche sfumatura death-metal. In formazione c’è un chitarrista in più rispetto al primo demo e Paul Masvidal ora è anche alla voce, in sostituzione di tale Jack Kelly. Forti anche del bassita Tony Choy (poi anche in Atheist e Pestilence) il terzo provino, Demo 1990, suona come un ulteriore progresso, se non altro perché registrato in modo molto più convincente e abitato da un thrash-metal convulso, contorto e inquieto come quello di “Lifeless Irony” ma anche da assoli di chitarra sempre più affilati e progressivi (“Thinking Being”, “Cruel Gentility”). Già da questo terzo demo si capisce che è riduttivo considerarli una band thrash o death-metal, perché l’ambizione è quella di espandere i confini stilistici in ogni direzione. Alla fine è la Roadrunner a metterli sotto contratto, così da produrre Demo 1991, un devastante esempio di death-metal multiforme, assieme feroce e intricato, bestiale e matematico. Sono chiare le influenze progressive, affiorano gli spunti jazz e a livello strumentale la grandiosità di certi passaggi è a un livello compositivo estraneo alla trivialità di tanto altro heavy-metal. Dei tre brani qui presenti, due saranno poi riproposti nell’esordio. Rimane fuori solo la conclusiva “Pleading For Preservation”, ma la sua coda di virtuosismi chitarristici sarà comunque ripresa e perfezionata in "How Could I?".


Un nuovo death-metal: il ruolo in “Human” e il capolavoro Focus


Nonostante tutto sembrasse pronto per un esordio ufficiale, Paul Masvidal e Sean Reinert entrano nella storia del metal non da protagonisti ma da gregari di Chuck Schuldiner, leader dei Death impegnato a inizio Novanta a trasformare la propria band in qualcosa di diverso dall’adolescenziale, sanguinolenta proposta degli esordi di “Scream Bloody Gore” (1987) e “Leprosy” (1988), album ancora intrisi di gore e horror. L’evoluzione è già iniziata con “Spiritual Healing” (1990), che apre al sociale, ma con il quarto album della carriera, “Human”, Schuldiner si fa più introspettivo nei testi, mentre la musica subisce un'ulteriore evoluzione: dal brutale attacco sonoro di un tempo si passa a composizioni decisamente più complesse, gestite da un quartetto di musicisti dal cristallino talento. Oltre al leader Chuck Schuldiner, voce e chitarra ritmica, troviamo Masvidal alla chitarra solista, Reinert alla batteria e il sensazionale Steve Di Giorgio al basso.

Il quartetto delle meraviglie, nonostante l’ancora evidente giovinezza (il più anziano è Schuldiner, con i suoi 24 anni) scrive un album che trasforma il concetto stesso di estremismo metal, portando a una traiettoria assai diversa a quella fatta di velocità e potenza al cubo portata avanti nel corso degli Ottanta. “Human” rappresenta una pietra miliare per tutto il genere e il fatto che due membri fondatori dei Cynic ne facciano parte non fa che confermare le capacità dei due, appena ventenni, musicisti.


A settembre del 1993, finalmente, l’esordio dei Cynic arriva nei negozi: Focus è uno shock, qualcosa che distingue platealmente la band dal resto del death-metal floridiano (Morbid Angel, Obituary, Deicide ecc.). Già la strumentazione è atipica, con Masvidal che suona la chitarra insieme a Jason Gobel secondo una logica di continui intrecci e avvicendamenti, peraltro con strumentazioni molto simili ad aumentare l’idea di un dialogo continuo e dinamico fra due voci praticamente identiche. I due suonano anche le synth-guitar, uno dei tanti elementi estranei alla tradizione del metal estremo implementati in Focus. La sezione ritmica, affidata a Sean Malone e a Sean Reinert, non è da meno: il primo usa un basso fretless atipico per questi lidi sonori, dall’attacco molto più morbido ed educato rispetto a quanto scelto dai colleghi floridiani, ma a questo affianca anche il Chapman stick a 12 corde, uno strumento-orchestra dalle infinite possibilità; Reienert suona tenendo in equilibrido death-metal e jazz, all’insegna di una una fusion inedita, ma non disdegna l’uso anche della batteria elettronica. La pietra dello scandalo è però la voce, perché se il tastierista Tony Teegarden si produce nei vari growl dell’album, Paul Masvidal sceglie di utilizzare un vocoder che dona al tutto un suono robotico e alieno, inumano.


Non sono più canonici neanche i testi, immersi nella filosofia, nel misticismo e nelle riflessioni esistenziali. Un pezzo degli otto in scaletta è persino totalmente strumentale. Si prenda ad esempio l'iconica traccia iniziale, "Veil Of Maya", che si apre con questi versi:

In Maya's grip illusion transforms verity
Perceiving thus a delusive world of duality


Veil of Maya
Balance every joy with a grief
Dual scales of Maya
Earth's unending law of polarity

Ahamkara
Veil of Maya

In sostanza, Focus dovrebbe essere un album del death-metal floridiano ma in realtà all’ascolto si ha l’impressione che quello sia stato solo il punto di partenza per un risultato che suona ambiziosamente fusion e progressive. I metallari rimangono inizialmente spiazzati, così alcune date promozionali con i Cannibal Corpse finiscono per demoralizzare la formazione a causa della tiepida accoglienza del pubblico.


Eppure, come riconosce anche Jeff Wagner nel suo imprescindibile libro “Prog metal”, Focus nel tempo è diventato un classico del metal cerebrale (brain-metal), grandiosa ispirazione per molte band e molti anni a venire. Per capirne l'unicità, però, solo l’ascolto può essere d’aiuto.


La succitata “Veil Of Maya”, l’opener, proviene chiaramente da un’altra dimensione, un’allucinazione di death-metal androide che si scioglie in parentesi fusion e chiude con una coda poetica, una tessitura prog-rock raffinatissima. “Celestial Voyage” continua ad alternare brutale ed etereo, violento e sognante, secondo un linguaggio inedito sviluppato anche in “The Eagle Nature” (dallo squarcio melodico centrale), prima che “Sentiment” esplori in modo più approfondito la complessità ritmica. “Textures”, uno strumentale più smaccatamente fusion, inserisce in un ruolo di spicco i Cynic anche nella storia del prog-metal, che contribuiscono a riscrivere secondo traiettorie di contaminazione ed un alto tasso tecnico. Nei suoi 35 minuti, Focus suona anche molti anni dopo come un’opera visionaria, con pochi confronti fra i contemporanei.


Una lunga pausa e la reunion


cynicbody1La stabilità della formazione, però, è molto fragile e i lavori per un secondo album di studio vengono interrotti, anche alla luce di un successo molto tiepido presso i contemporanei di Focus. Il trio Gobel, Masvidal e Reinert registra con il bassista Chris Kringel e la cantante/tastierista Aruna Abrams alcuni brani, poi pubblicati nel 2012 a nome Cynic come The Portal Tapes, dal nome del progetto mai completamente sviluppato. In questi dieci pezzi i Cynic rivivono con molta minore energia, ancora chiaramente influenzati dalla fusion ma con una drastica riduzione degli elementi metal, secondo una canovaccio che seguiranno nel corso della loro dilatata carriera.


Esistono poi numerosi progetti ricollegabili ai membri dei Cynic, per esempio: Reinert e Malone partecipano prima all’unico album omonimo degli Anomaly (del 1998) e quindi al prog-fusion-metal degli Aghora (attivi dal 2000); Choy e Reinert collaborano a “Collision” dei C-187; Sean Malone forma anche i Gordian Knot, il cui secondo album “Emergent” è l’unico altro lavoro in cui possiamo ascoltare all’opera la formazione di Focus. La band non è ufficialmente attiva ma le speranze di una reunion sono alimentate da un certo presenzialismo dei singoli membri e dal fatto che nel frattempo l’esordio è diventato un album di culto per i metallari cresciuti negli anni Novanta. 


Nel 2006 il sogno dei fan si avvera e i Cynic tornano anche dal vivo, nel 2007, forti di un brano completamente nuovo, “Evolutionary Sleeper”. Ci sono solo Masvidal e Reinert di Focus, mentre al basso arriva Chris Kringel. Il chitarrista Gobel è sostituito da David “Mavis” Senescu. Tutti i growl sono pre-registrati per le esibizioni live.


Nel 2008 ci si direziona finalmente verso un secondo album: Malone ritorna in formazione mentre il chitarritsa Tymon Kruidenier (già Exivious) si aggiunge, facendo anche le parti in growl.


L’atteso ritorno: Traced In Air e Kindly Bent To Free Us


Il grande ritorno si intitola Traced In Air (2008) e, per quanto non abbia l'impatto dell'esordio, è un album all'altezza delle aspettative altissime che hanno generato negli anni.


Si apre con “Nunc Fluens”, assalto tribale in una giungla di detriti sonori che nel finale giunge ad accenni di quella particolare fusion coniata in Focus. “The Space For This”, il primo vero "brano", mostra una band che ha ridotto le dosi di death-metal (e l’uso straniante del vocoder) ma è rimasta complessa, pirotecnica e incredibilmente fluida nell’esecuzione, una macchina progressive che non teme di addentrarsi tanto nel melodico quanto nel furioso. È l’occasione per tributare ai Cynic l’influenza che hanno avuto sul prog-metal tecnico ed estremo, che hanno fondato insieme a pochi altri.


“Evolutionary Sleeper”, forse il brano più vicino a Focus, è un intricatissimo lavoro ritmico che da un inizio ipercinetico diventa lentamente una sorta di ballata fusion suonata da dei virtuosi che temono pochi confronti. “The Unknown Guest”, piena di voci robotiche, è scissa fra una turbinante musica, a tratti persino tribale, e un etereo substrato vocale: saranno pure trascorsi 16 anni, ma evidentemente la creatività non manca.


Il finale, “Nunc Stans”, è uno dei momenti migliori dell'opera: minacciose chitarre distorte si affiancano ad una malinconica linea vocale, a configurare una ballata atipica, che traghetta la formazione verso un futuro sempre meno brutale e più poetico, elegante e raffinato.


Certamente in molti altri hanno lavorato, dai Novanta o già nel nuovo millennio, verso un’evoluzione progressiva del death-metal, dagli Opeth agli stessi Death post-”Human”, dai più recenti Gojira agli storici Crimson, dagli altrettanto influenti Atheist agli inafferrabili maudlin of the Well, ma il ritorno dei Cynic è, per quanto non rivoluzionario, comunque una buona notizia e Traced In Air dimostra che qualcosa da dire ce l’hanno ancora.


Che la loro evoluzione stilistica sia ancora vivace lo conferma Re-Traced (Ep, 2010), che rilegge alcuni brani del secondo album con una logica simile al remix, aggiungendo l’inedito “Wheels Within Wheels”. In generale l’aspetto più aggressivo è sacrificato per esaltare la dimensione atmosferica delle composizioni, in un allontanamento dal metal ormai evidente, anche a costo di richiamare rilassanti composizioni New Age.


Un vero terzo album, però, non è alle porte. Arriva l’Ep Carbon-Based Anatomy (2011), diviso in tre brani fra ambient e musica New Age e tre composizioni di fusion raffinata, con addomesticati elementi metal e qualche momento di virtuosismo di Masvidal (“Box Up My Bones”). L’Ep delinea anche una formazione a tre Masvidal - Reinert - Malone che sarà mantenuta anche per Kindly Bent To Free Us (2014), l’atteso terzo album. Questo è ancora più virtuosistico ed elegante, fra fusion e progressive, con uno spiccato gusto melodico (sin dall’iniziale “True Hallucination Speak”), persino con qualche gancio in direzione pop-rock (“The Lion’s Roar”, “Infinite Shapes”) e alcuni richiami ai Settanta (“Kindly Bent To Free Us”, “Moon Heart Sun Head”): dall’avanguardia alla retroguardia, in un revival raffinatissimo che guarda al jazz e ai grandi strumentisti, quale Allan Holdsworth. Della furia di un tempo è rimasto solo qualche rimasuglio (“Holy Fallout”).


L’evoluzione e trasformazione dei Cynic è una continua scoperta per gli ascoltatori, anche se dalle idee inedite degli esordi si è passati a riletture sofisticate, non prive di qualche nostalgia. Alle influenze fondamentali e ai rimandi tipici della formazione si affiancano ora consonanze con altre formazioni di grandiosi strumentisti (per es. i Dream Theater, con cui spesso hanno diviso il palco) è ambiziosi progster innamorati della grande storia di questo sotto-genere (dai Porcupine Tree e Steven Wilson in generale ai più recenti Haken).


Il secondo scioglimento e la morte di Reinert e Malone


cynicbody3Nel 2015 i Cynic di fatto si sciolgono nuovamente, anche se Masvidal e Reinert non concordano sull’evento: per il primo la band continuerà ad esistere, nonostante i due non riescano più a lavorare insieme. Effettivamente i Cynic si esibiscono anche senza Reinert ma di fatto l’attività è ridotta al lumicino. Matt Lynch compare, in veste di nuovo batterista, anche sul singolo “Humanoid” (2018) ma tutta la storia della formazione prenda un’inaspettata, tetra piega, quando il 24 gennaio 2020 Reinert muore ad appena 48 anni e, tragicamente, anche Malone muore, suicida, neanche un anno dopo: i Cynic, così come li conoscevamo, non esistono più.


Nonostante questo, Paul Masvidal prosegue e dà alle stampe Ascension Codes (2021). È più metal dell'episodio precedente, e, pur se Masvidal è affiancato da Matt Lynch (batteria) e Dave Mackay (basso/tastiere), suona come un lavoro che espande il percorso sperimentale iniziato quasi trent'anni fa dal capolavoro Focus (1993) e rappresenta l'evoluzione di un discorso che il visionario chitarrista ora deve portare avanti praticamente da solo.


Onestamente, non ha nulla della forza dirompente di un esordio irripetibile, né farà granché per cambiare il corso del metal contemporaneo. Può, però, riallacciare un discorso lasciato in sospeso, che i Cynic hanno portato avanti in una carriera piena di pause e di cambi di stile, e che qui trova un capitolo più accomodante e facilmente inseribile nella narrazione dell'intera produzione.


Potrebbe essere anche un punto fermo di un progetto che ha avuto l'ardore d'indicare un futuro lontano e fantascientifico, ma che poi non ha saputo mai raggiungerlo. Al massimo, come accade qui, ha finito per sublimare quell'immagine suggestiva in un amalgama incorporeo, come un'anima che si è liberata del peso della carne e ascende, inafferrabile come una visione, verso il cielo.

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Discografia

Focus (Roadrunner, 1993)
Traced In Air (Season Of Mist, 2008)
Re-Traced(Ep, Season Of Mist, 2010)
Carbon-Based Anatomy(Ep, Season Of Mist, 2011)
The Portal Tapes(Season Of Mist, 2012)
Kindly Bent To Free Us(Season Of Mist, 2014)
Ascension Codes(Season Of Mist, 1997)
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