Entrare a martellate nel mainstream: come “Hammer Smashed Face” è diventato il più grande (unico?) successo del brutal-death-metal
“Ace Ventura - L'acchiappanimali” è un film del 1994 diretto da Tom Shadyac e interpretato da un Jim Carrey al massimo del suo istrionismo, pronto a diventare uno degli attori comici più famosi dei secondi anni Novanta. Non è stato quello che si definisce un blockbuster epocale, ma ha avuto comunque risultati al botteghino più che dignitosi: a fronte di un budget di 15 milioni di dollari ne ha incassati più di 107. Anche in Italia è diventato un film di culto per chi in quel periodo era tra infanzia e prima adolescenza, grazie alle gag demenziali e al ritmo indiavolato di una trama che punta costantemente sull’esagerazione e su un umorismo chiassoso e sgangherato. Visto trent’anni dopo, per diversi aspetti risulta invecchiato male, e sicuramente più debole di “The Mask”, il vero successo di Jim Carrey, sempre pubblicato nel 1994, che incassa oltre 350 milioni di dollari con un budget di 23 milioni: per il Morandini, famoso dizionario dei film e delle serie televisive, “Ace Ventura - L’acchiappanimali” è “costernante” e si merita il punteggio minimo di una sola stella su cinque.
Come spesso accade, in barba al responso della critica, il film si è ben impresso in una parte del pubblico cinematografico e televisivo, anche grazie a una serie di scene molto sopra le righe, quando non direttamente offensive, che collezionano visualizzazioni su YouTube e circolano incessantemente sui social network, decenni dopo la prima visione. Una delle più stravaganti vede Jim Carrey entrare in un locale dove sul palco si sta esibendo una band death-metal in un brano furioso e brutale: s’intravede sullo sfondo un logo sanguinolento che recita Cannibal Corpse (anche se “corpse” si legge con fatica, ricostruendo con un po’ di fantasia le lettere coperte da altri oggetti e persone). La canzone che stanno suonando è “Hammer Smashed Face”, ed è ancora oggi il brano più famoso di questa death-metal band di Buffalo, New York, che è stata esposta in modo rocambolesco al mainstream. Totalizza più di 27 milioni di stream su Spotify, piattaforma sulla quale i Cannibal Corpse contano oltre 700mila ascoltatori mensili al maggio 2023: altre formazioni affini - come Suffocation, Dying Fetus, Deicide, Nile - non possono vantare numeri simili. Persino fondatori del metal estremo come i Napalm Death contano un numero di ascoltatori su Spotify molto inferiore, e i Carcass e i Death, altre band di culto per gli appassionati dei suoni estremi, che possono rivaleggiare per bacino di ascoltatori, non possono comunque vantare un brano altrettanto iconico anche presso un pubblico più generico. “Hammer Smashed Face” è praticamente l’unico brano death-metal, peraltro con un testo assolutamente impresentabile per il contesto televisivo, a potersi dire famoso.
In un’intervista a Noisey del 2015, uno dei co-fondatori, Paul Mazurkiewicz, riassume così l’impatto che quella fugace apparizione ha avuto sulla carriera della formazione (traduzione nostra):
[...] Ne abbiamo ricavati così tanti fan. Da quando è uscito quel film, ho incontrato almeno una persona in quasi tutti gli spettacoli che mi dice di aver scoperto di noi grazie a quel film. [...] Se calcolassi una media, probabilmente si tratterebbe di una persona al giorno. Abbiamo persone che dicono che “Ace Ventura” è stata la prima volta che hanno sentito del death-metal. Ma, se ci pensi, ha senso. Se sei un ragazzino di 11 anni che va a vedere un film divertente e poi vedi questa band pazza, pensi "Cos'è questa roba?". Stavamo già andando abbastanza bene a quel punto [della carriera] - eravamo già una band di livello internazionale - ma quel film ci ha davvero dato una spinta. Penso che abbia portato molte persone nel mondo del death-metal, nel mondo dei Cannibal [Corpse].
[...] Milioni e milioni di persone hanno visto quel film [...] Noi eravamo una band death-metal in una commedia slapstick [...]
Se per il grande pubblico i Cannibal Corpse nascono nel 1994, grazie alla passione di Jim Carrey per i suoni del metal più estremo (come testimonia questo esilarante video), però, la loro storia affonda le radici nell’underground di fine anni Ottanta, da dove dobbiamo ripartire per capire come mai siano diventati la band death-metal più famosa di tutti i tempi. No, non è solo merito di “Ace Ventura”.
Musica da macellai: il poker di Barnes, le copertine di Locke, l’aggravante di crudeltà
I Cannibal Corpse nascono a Buffalo, New York, nel 1988, come un quintetto formato dal cantante Chris Barnes, i chitarristi Bob Rusay e Jack Owen, il bassista Alex Webster e il batterista Paul Mazurkiewicz. È Webster, come affermato nel video-album Centuries Of Torment: The First 20 Years (2008) a scegliere il minaccioso nome della band, che già riassume l’estetica scelta dal gruppo, centrata sull’immaginario splatter e horror più estremo. Ispirati principalmente da Slayer, Death, Morbid Angel e Carcass, già nel 1989 ottengono un contratto con la Metal Blade, all’epoca attivissima nel metal con formazioni quali Atheist e Angkor Wat.
Nel 1990 arriva l’esordio, Eaten Back To Life, presentato dalla prima delle loro iconiche, e rivoltanti, copertine firmate da Vince Locke: uno zombie cannibale, con l’intestino penzolante e lo sguardo spiritato, circondato da tombe e avvolto a schizzi di sangue. Il fatto che si tratti di un sanguinolento disegno, e non delle foto anatomiche che i Carcass hanno avuto il coraggio di mettere in copertina, attenua appena il senso di disgusto per l’intera composizione, che spinge al massimo sullo splatter. D’altronde, la band fa di tutto per trasformare questo esordio in una dichiarazione d’intenti, dedicando l’album ad Alfred Packer, il cannibale del Colorado che durante una corsa all’oro si ritrovò solo sulle montagne innevate dei San Juan e sopravvisse cibandosi dei cadaveri dei suoi compagni.
Registrato ai leggendario Morrisound di Tampa, Florida, dove tra gli altri sono passati anche Obituary, Sepultura, Death, Deicide e Atrocity, e prodotto da un’istituzione del death-metal come Scott Burns, Eaten Back To Life è ancora legato allo stile efferato del thrash-death-metal di fine anni Ottanta. "Shredded Humans", raccapricciante descrizione dettagliata di un disastroso incidente automobilistico, è un brano d’apertura che sfrutta ancora sezioni molto veloci per esaltare la violenza del testo, con Chris Barnes che ruggisce e solo occasionalmente affonda nel growl che lo renderà leggendario. Si avverte una, pur trasfigurata, componente hardcore-punk e thrash-metal a spingere altre nauseanti fantasie macabre come “Edible Autopsy”, e ancora nelle strofe velocissime delle varie “Mangled”, “Rotting Head”, “The Unded Will Feast”, “A Skull Full Of Maggots” e nei loro assolo Slayer-iani.
Quando invece rallentano, rileggono i più maestosi Metallica nella breve “Scattered Remains Splattered Brains” ma miniaturizzati in un formato quasi grindcore, uno stile che rievocano anche nella fulminea “Bloody Chunks”.
Ancora acerbo, e spesso derivativo, questo esordio colpisce soprattutto per la sua ossessiva concentrazione sulle immagini più turpi e sull’esuberante volontà di andare più veloce possibile suonando la musica più assordante che si potesse immaginare a partire dal thrash-metal e dal primo death-metal. Più che l’ascolto di un gruppo di giovani metallari di New York, si ha l’impressione di assistere a un ininterrotto massacro sonoro, portato all’ascoltatore con ferocia e rabbia cieche. Quando si conclude “Buried In The Backyard”, ennesima fantasia assassina e uno dei brani più elaborati di questo esordio, se ne esce storditi e, soprattutto se si è data una lettura ai testi, anche moderatamente disgustati: i Cannibal Corpse si sono presentati come adatti solo agli stomaci più forti e, invece che arretrare per allargare il loro pubblico, continueranno a concentrarsi sull’elaborazione del death-metal più brutale con i testi più rivoltanti che mente umana possa elaborare.
Questa coerenza estrema nell’estetica, che sarà facile etichettare come più banale monotonia dopo qualche lustro di attività, deve aver contribuito significativamente a compattare e ampliare, nei decenni, la fanbase, ed è stata centrale per fare di una delle tante band del death-metal statunitense un’istituzione della musica estrema. Sin da Eaten Back To Life i Cannibal Corpse definiscono i fondamentali della carriera: testi assolutamente impresentabili dedicati a uno splatter senza limiti al macabro e al disgustoso, con frequenti richiami alla filmografia horror più scioccante; copertine gore di sicuro impatto, che farebbero sgranare gli occhi a ogni genitore preoccupato per gli ascolti dei figli adolescenti e che, più che presentare, completano l’immersione dell’ascoltatore in un’estetica ben precisa, superando qualsiasi confine del buon gusto ed elaborando, di volta in volta, il disegno più dettagliato, perturbante e macabro possibile; musica death-metal che porta all’estremo, in futuro anche in modo più maturo e articolato, quello fatto dai fondatori del genere, utilizzandone gli stilemi con il preciso intento di tenere fuori gli aspetti più melodici e accessibili, sfogando piuttosto quelli più conflittuali e ossessivi.
In questa formula, fondamentale per l’intera carriera anche al netto di qualche parziale eccezione, gli elementi musicali più rilevanti sono non tanto le chitarre, quanto la voce e la sezione ritmica: solo attraverso l’elaborazione di queste due componenti del sound i Cannibal Corpse arriveranno ad avere le caratteristiche dell’istituzione death-metal e fungeranno, anche a dispetto del ruolo marginale a cui tanti appassionati vorrebbero relegarli, a modello di riferimento per una frangia, poi opportunamente etichettata brutal, che a loro deve moltissimo, soprattutto nelle sue prime fasi.
Il sound del brutal-death-metal emerge all’inizio degli anni Novanta per merito di alcune formazioni, tra le quali rivestirà particolare importanza quella dei Suffocation, per il collocamento temporale e per l'impatto su questa nicchia anche nel decennio successivo. I primi album ascrivibili al genere sono il loro “Effigy Of The Forgotten” (1991) e il secondo dei Cannibal Corpse, Butchered At Birth (sempre 1991), per quanto allargando un po’ le maglie della definizione sia possibile arrivare a inserire l’esordio omonimo dei Deicide (del 1990), “Dawn Of Possession” degli Immolation (del 1991) e qualche altro esempio di death-metal feroce e violentissimo di quel periodo. Per sottolineare il legame tra le due band, sull'esordio dei Suffocation interviene come ospite George "Corpsegrinder" Fisher, il secondo cantante dei Cannibal Corpse e quello che diventerà poi la voce per eccellenza della formazione, mentre Chris Barnes resterà nella storia come il frontman degli esordi e, in definitiva, del periodo prima della loro eccezionale ascesa alla, pur relativa, celebrità.
Se “Effigy Of The Forgotten” è uno dei più importanti album del death-metal, qualcosa lo tiene lontano dall’appeal che invece caratterizza Butchered At Birth. Si può iniziare ad approfondire il confronto dalle copertine: quella dei Suffocation è distopica e inquietante, molto elaborata nel disegno, ma non può rivaleggiare per impatto con quella, firmata sempre da Vince Locke, dei Cannibal Corpse, che raffigura una donna incinta brutalizzata da due zombie e il cui feto è pronto per essere aggiunto agli altri piccoli cadaveri appesi sullo sfondo (ecco il link per visualizzarla, se ve la sentite...). Chiaramente, una copertina del genere è stata ampiamente censurata e risulta ancora oggi molto più conflittuale rispetto a quella dei colleghi Suffocation, e anche di quelle del resto della scena dell’epoca. Un altro elemento che rende Butchered At Birth qualcosa di differente è, banalmente, il titolo: “Macellato alla nascita” è un titolo molto più scioccante di “Effigie dei dimenticati”.
Il secondo album dei Cannibal Corpse ha anche dei titoli dei brani d’impatto immediato, rivoltanti e raccapriccianti: “Meatkhook Sodomy” ("Sodomia con gancio da macelleria"), l’opener, si presenta come qualcosa di infinitamente più immediato della “Liege Of Inveracity” ("Sovrano della mendacia") che apre “Effigy Of The Forgotten”. Insieme ai titoli, anche i brani puntano dritto al truculento più esagerato, senza proporre letture filosofico-sociali e (anti-)religiose come molti altri colleghi del metal estremo. Per fare un paragone con una delle pietre miliari del genere, “Human” dei Death, sempre pubblicato nel 1991, s’interroga sulla natura dell’uomo e sul rapporto che abbiamo con il nostro corpo, il dolore e le emozioni.
La musica dei Cannibal Corpse, mentre i Suffocation spingono da subito su un tasso tecnico molto elevato e brani tentacolari, punta su un impatto fisico devastante che mette al centro la brutalità del sound prima ancora della sofisticatezza della composizione: i brani riducono le accelerazioni fulminee rispetto all’esordio, prediligono il groove cadenzato del death-metal alla sfuriata di matrice thrash-metal e gravitano attorno alla voce, più gutturale e bestiale che mai, di Chris Barnes, più che alle mitragliate di batteria o ai laceranti assoli di chitarra elettrica. Il growl di Barnes, diventato ormai un grugnito difficile da comprendere, rappresenta una fondamentale trasfigurazione mostruosa del death-metal, la mutazione dell’uomo in bestia assassina.
Altro elemento da non sottovalutare, da Butchered At Birth in poi la band inizia a inserire nei brani delle sezioni che servono a introdurre all’immaginario splatter l’ascoltatore, creando continuità tra le copertine, i titoli, i testi e la musica: non è solo death-metal, ma una sua riconfigurazione che gronda sangue e violenza, talmente estrema da risultare dissonante, ossessiva e dissennatamente malvagia. Per fare un’analogia giurisprudenziale: non è semplicemente un omicidio, quello a cui si assiste, ma un assassinio perpetrato con crudeltà, cioè infliggendo “alla vittima patimenti fisici o morali non necessari alla realizzazione del fatto penalmente rilevante oppure [mostrando] una particolare insensibilità a qualsivoglia sentimento umano” (qui la fonte del commento all’art. 61 c.p.). La cosa rilevante non è il messaggio, che si limita (si fa per dire…) alla fantasia omicida, quanto la sofisticata, esagerata, strabordante modalità con la quale tali nefandezze sono immaginate, descritte e trasformate in musica.
Un’altra analogia possibile è quella con il cinema splatter a cui tanto facilmente tale estetica è riconducibile: in questo paragone, i Cannibal Corpse sono molto più affini alla brutalità visiva di “Cannibal Holocaust” di Deodato (1980) che al gore talmente esagerato da risultare esilarante del primo Peter Jackson di “Splatters - Gli schizzacervelli” (1992). Ci sono affinità anche con il filone, però assai successivo, del cosiddetto torture porn, cioè quella parte della cinematografia che mette al centro della scena le più elaborate sofferenze umane, fisiche e psicologiche, in una specie di esaltazione sadica (i vari “Hostel” di Eli Roth sono un esempio assai celebre). Nei Cannibal Corpse non c’è ironia e la violenza non è il tramite per un messaggio sociale, politico, filosofico rilevante, ma è essa stessa il fine di tutta la loro carriera musicale. Nella loro tavolozza di colori, c’è solo il rosso sangue.
Butchered At Birth si apre, come già detto, con “Meathook Sodomy” e, nello specifico, con una congerie di suoni dissonanti e voci deformate. È il brano più impressionante dell’album, vuoi per l’impatto garantito dall’essere all'inizio della scaletta, vuoi per l’ossessiva intensità che mantiene nei quasi sei minuti totali. Il resto dell’album, d’altro canto, non arretra mai di un centimetro: come il titolo suggerisce, è una mattanza sonora che di sevizia in sevizia conduce fino alla conclusiva “Innards Decay”.
La presenza di Glen Benton dei già citati Deicide su “Vomit The Soul”, come seconda voce, apre il trittico di brani che rende Butchered At Birth un’esperienza sonora annichilente come poche altre nel death-metal di inizio anni Novanta: la vorticante title track, con una prova magistrale del batterista Paul Mazurkiewicz e la produzione elaborata di Scott Burns, quasi si unisce alla successiva “Rancid Amputation” in un climax che in un film splatter corrisponderebbe alla scena del massacro finale e che culmina idealmente con l’assolo-sega elettrica finale. La già citata “Innards Decay” è la manifestazione sonora dell’accanimento crudele di cui si scriveva sopra, e il suo rallentamento finale a un tempo insolitamente lento arriva come una liberazione dall’istinto omicida. Un affrancamento temporaneo, perché i Cannibal Corpse costruiranno il resto della carriera su questo modello.
Per il terzo Tomb Of The Mutilated (1992) tutto quello che abbiamo analizzato rimane sostanzialmente confermato, con una tendenza a prediligere i temi della necrofilia e del sadismo rispetto ai deliri da macellaio del precedente. La copertina, sempre di Locke, mostra due cadaveri martoriati mentre fanno sesso. I classici, in un album in cui Scott Burns perfeziona ancora di più la produzione e in cui il basso di Alex Webster suona più devastante che mai, sono quella “Hammer Smashed Face” di cui scrivevamo in apertura e “I Cum Blood” (un altro titolo da antologia, quantomeno del brutal-death-metal). Il tono della voce di Barnes è ormai sotto terra, l’attenzione al groove ancora più centrale e l’attacco sonoro ancora più monolitico. Senza diventare mai meno che bestiale, la formazione ha effettivamente aumentato la complessità delle composizioni senza sacrificare la potenza e l’impatto fisico dei brani.
In “Post Mortal Ejaculation” per un attimo il massacro si ferma, uno squarcio gotico dà il tempo alla band di dimostrarsi capace di cambiare momentaneamente pelle, ricordando l’oscura malvagità dei primi Kreator. È solo una momentanea variazione, però, perché sembra che il senso stesso dei Cannibal Corpse risieda nel continuare ad accanirsi sulla vittima anche quando è morta, sperimentando con sempre nuove torture.
Se Tomb Of The Mutilated è la fotografia dei Cannibal Corpse al massimo della forma, però, The Bleeding (1994) segna una flessione e anche un po’ di confusione sulla direzione da prendere. Barnes ritorna verso un tono più acuto del grugnito del recente passato, riducendo la dimensione bestiale del suo growl, e tenta anche alcuni scream, come quello sul finale di “Fucked With A Knife”. La produzione di Burns punta su un mix più definito, che dia spazio all’ottimo basso di Webster e anche alla chitarra del nuovo arrivato Rob Barrett (ex-Malevolent Creation), che sostituisce Bob Rusay con un approccio più tecnico. Al brutal-death-metal che hanno contribuito a coniare si uniscono nuovamente degli elementi thrash-metal.
La sevizia più atroce, quantomeno per l’elaborata messa in scena musicale, è probabilmente “Force Fed Broken Glass”, con tanto di clip cinematografica al centro e un continuo alternarsi di accelerazioni e rallentamenti catacombali; c’è persino una coda a suo modo atmosferica, dove richeggia un arpeggio di chitarra.
L’impressione è che Barnes voglia portare la formazione ad ampliare il proprio stile, magari andando nella direzione più ritmica e meno brutale del progetto che sviluppa proprio in quel periodo, i Six Feet Under. Altre fonti citano anche dei problemi sempre maggiori a replicare le linee vocali del passato e screzi con gli altri membri. Alla fine, Barnes lascia la band nel 1995, per sempre.
Ma che The Bleeding fosse un album diverso lo si poteva capire sin dalla copertina, insolitamente moderata per i loro standard e decisamente meno scioccante di quello a cui hanno abituato i loro ascoltatori.
Assassini di mestiere: le censure, la seconda vita con Fisher, i cambi di line-up
La celebrità inaspettata che arriva tra il 1994 e il 1995 porta i Cannibal Corpse sotto i riflettori della censura internazionale. Il senatore statunitense Bob Dole li accusa di essere un pericolo nazionale, fungendo da esempio per altre campagne politiche e mediatiche contro la band. Il gruppo è bandito anche dal mercato australiano tra il 1996 e il 2006, e parzialmente dal mercato tedesco. Anche in Russia è stato reso chiaro che la loro musica non è gradita.
Vile (1996) è l'occasione per presentare il nuovo cantante George "Corpsegrinder" Fisher e il suo stile vocale molto più dinamico di quello di Barnes e incline tanto al growl che a urla più acute. Dal punto di vista musicale, il quinto album allontana le tentazioni di più cadenzati midtempo per preferire una predominante commistione di thrash e death-metal di moderata complessità. L'intensità è sempre devastante, come le nuove cannonate "Devoured By Vermin" e "Disfigured" testimoniano, ma nel complesso Vile suona come un album di transizione tra le due vite della band, quella con Barnes e quella con Fisher. Il fatto che anche questa copertina risulti deludente e che questo sia l'ultimo album con lo storico produttore Scott Burns confermano un periodo di generale assestamento.
Pat O'Brien è il nuovo chitarrista, al posto di Barrett, per Gallery Of Suicide (1998), che si concentra sul tema del titolo. La formula rimane quella conosciuta, così si aggiungono solo alcuni brani all'efferato canzoniere. Il più curioso in scaletta è "From Skin To Liquid", uno strumentale dalla macabra atmosfera che funge da palcoscenico per le chitarre.
In generale, però, lo shock di un tempo sta lasciando spazio al mestiere, con i Cannibal Corpse che ormai si limitano a presidiare un territorio che spetta loro di diritto, ma che è anche diventato molto più vicino ai gusti del mainstream: se a inizio Novanta è difficile individuare punti di contatto tra grande pubblico e death-metal, nel ‘99 gli Slipknot, che sicuramente sono influenzati anche da quei suoni, esordiscono con un album omonimo che vende oltre due milioni di copie solo negli Stati Uniti (al maggio 2023, gli ascoltatori mensili della band su Spotify superano quota 12 milioni).
Bloodthirst (1999), il documento dal vivo Live Cannibalism (2000) e Gore Obsessed (2002) sono pubblicazioni di una band sempre più affiatata, ormai stabililmente impegnata in un brutal-death-metal ancorato ai primi anni Novanta, che conserva influenze thrash-metal ma che ha anche alzato di una tacca la tecnica; d’altronde, è più facile farlo se si continua a proporre un sound uguale a se stesso, al quale aggiungere semplicemente nuovi brani spesso intercambiabili con i precedenti.
Neanche l’uscita del chitarrista storico Jack Owen e una parentesi della carriera che evita copertine gore dopo il nono album, The Wretched Spawn (2004), cambia di molto gli equilibri: Kill (2006) dimostra che i progressi nella produzione dei gruppi del metal estremo, l’esperienza accumulata nel corso degli anni e l’incrollabile coerenza stanno trasformando questi metallari in assassini di mestiere, professionisti dell’ultraviolenza musicale.
In quest’ultimo caso, la scaletta è particolarmente efferata, con la fulminea "The Time To Kill is Now" e il brutal-thrash-death-metal di "Make Them Suffer" ad aprire la carneficina. La formazione è al massimo della forma, con Rob Barrett che è tornato alla chitarra per affiancare Pat O’Brian e con Fisher, Webster e Mazurkiewicz che possono fare affidamento su centinaia di ore di palco e registrazioni insieme. In alcuni frangenti, l’intensità è davvero annichilente (“Purification By Fire”, “Necrosadistic Warning”, “Barbaric Bludgeonings”), anche se l'innovazione risiede chiaramente altrove.
Dopo il successo della formula di Kill, che risveglia l'interesse intorno alla band, anche gli album successivi saranno prodotti da Erik Rutan: si tratta di Evisceration Plague (2009; con copertina di Locke che evita il gore) e Torture (2012; con ritorno al Locke gore), che chiudono una trilogia della maturità senza particolari sorprese.
I successivi A Skeletal Domain (2014), Red Before Black (2017, con il ritorno alla produzione di Rutan), Violence Unimagined (2021; con Rutan che sostituisce O'Brien come chitarrista) e Chaos Horrific (2023) dimostrano che il cambiamento non è più un'opzione percorribile per una band che ha fatto della propria formula un'identità riconoscibile anche in una scena tanto gremita.
D'altronde, sono avvenuti anche una serie di avvenimenti che hanno messo in difficoltà il procedere delle pubblicazioni discografiche. L'11 dicembre 2018 O'Brien viene arrestato a Tampa per violazione di domicilio e aggressione degli agenti accorsi sul posto. Il chitarrista brandiva un coltello e gli agenti intervenuti hanno dovuto inibirlo con un taser per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente. La moglie del batterista Paul Mazurkiewicz si è attivata per una raccolta di denaro a favore del chitarrista, che comunque è stato liberato su cauzione il successivo 14 dicembre.
In possesso di O'Brien sono state trovate armi ed esplosivi sufficienti per armare un piccolo esercito, compresi due lanciafiamme e 50 fucili, e anche tre teschi. Una di queste armi, un fucile a canne mozze, è illegale in Florida.
Il tutto si conclude, il 16 marzo 2021, con una condanna a 150 ore di lavori socialmente utili, un risarcimento di quasi 24 mila dollari e cinque anni di libertà vigilata.
Proprio in seguito a questi avvenimenti è subentrato, come già accennato, Erik Rutan, questa volta come chitarrista oltre che come produttore.
Eppure, Violence Unimagined è, al netto della mancanza di originalità, estremamente compatto, prodotto con precisione chirurgica per assordare e annichilire; un album che difficilmente suona come quello di una band in cui uno dei chitarristi storici è stato sostituito in modo improvviso. L'apice di questa nuova macelleria sonora da professionisti è questa volta la coppia formata da "Condemnation Contagion", inesorabile inno sanguinario colorato da un assolo melodico, e "Surround, Kill, Devour", nuovo massacro urlato con incontenibile rabbia dal mitico George "Corpsegrinder" Fisher.
Questa volta c'è la cronaca atroce di una persona che, in prima persona, descrive com'è essere segato lentamente a pezzi in "Slowly Sawn": è il momento più sadico fra tanti altri, ultimo esempio di una pornografia della tortura e della violenza fondamentale per la formazione.
Rutan è un nuovo elemento che, grazie alla lunga esperienza prima nei Ripping Corpse, poi nei Morbid Angel e soprattutto nei suoi Hate Eternal riesce a contribuire ad arricchire queste prove altrimenti particolarmente stanche. Anche nel succitato Chaos Horrific il suo apporto è importante per delineare uno degli album più tecnici dell'intera carriera, che unisce veloci mattanze thrash-death con più cadenzati affondi a velocità più moderate. Le chitarre sono protagoniste dall'iniziale "Overlords Of Violence" e sfociano naturalmente anche nella successiva "Frenzied Feeding". Più i Cannibal Corpse rallentano, più le due chitarre possono lavorare su riff più densi, come esplicita "Vengeful Invasion". L'intensità è sempre parossistica e, giunti a metà scaletta con la collezione di efferatezze della title track, è chiaro che da questo punto di vista "Chaos Horrific" funziona alla perfezione: il solito vecchio bagno di sangue in musica, dai veterani di questo sound.
Il rallentamento delle pubblicazioni di album di studio, pur affiancata da nuovi documenti live (Global Evisceration, 2011; Torturing And Eviscerating Live, 2013), suggerisce che prima o poi anche la loro follia omicida esaurirà la sua bestiale energia. Forse, invece, come nei classici del cinema slasher, sono come il villain che, proprio quando sembra definitivamente domato, riapre gli occhi e ritrova le energie per un'ultima, devastante, sfuriata assassina.
Eaton Back To Life(Metal Blade, 1990) | |
Butchered At Birth(Metal Blade, 1991) | |
Tomb Of The Mutilated(Metal Blade, 1992) | |
The Bleeding(Metal Blade, 1994) | |
Vile(Metal Blade, 1996) | |
Gallery Of Suicide(Metal Blade, 1998) | |
Bloodthirst(Metal Blade, 1999) | |
Live Cannibalism(live, Metal Blade, 2000) | |
Gore Obsessed(Metal Blade, 2002) | |
The Wretched Spawn(Metal Blade, 2004) | |
Kill(Metal Blade, 2006) | |
Evisceration Plague(Metal Blade, 2009) | |
Global Evisceration(live, Metal Blade, 2011) | |
Torture(Metal Blade, 2012) | |
Torturing and Eviscerating Live (live, Metal Blade, 2013) | |
A Skeletal Domain(Metal Blade, 2014) | |
Red Before Black(Metal Blade, 2017) | |
Violence Unimagined(Metal Blade, 2021) | |
Chaos Horrific(Metal Blade, 2023) |
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