New York, 1965. Bob Dylan invita nella sua limousine Phil Ochs per fargli ascoltare alcuni dei suoi nuovi pezzi: in fondo, quell'introverso ragazzo era uno dei pochi ad avere sempre appoggiato ogni sua svolta artistica, di certo non avrebbe osato avanzare critiche. Non stavolta: contro tutte le aspettative, Phil invece esprime la sua perplessità riguardo "Can You Please Crawl Out Your Window?", accendendo inconsapevolmente la miccia. Ochs vuole però spiegarsi, motivando la sua reazione con il fatto che forse stesse perdendo la chiarezza del suo songwriting, abbandonando la canzone di protesta per divenire una rockstar. In risposta Dylan rimprovera a Ochs di scrivere canzoni troppo apertamente politiche, di non capire che la musica non è solo un fatto di contestazione sociale, ma è innanzitutto un crocevia di ritmi, melodie, sensazioni. Nonostante l'ammirazione del collega nei suoi confronti, Robert Zimmerman non ci pensa due volte prima di cacciarlo fuori dalla macchina, congedandolo con una frase piena di livore: "Non sei un cantante folk, Phil, sei solo un giornalista!".
Dylan, però, sbagliava: era chiaro a tutti che Phil potesse essere entrambe le cose. Fiero di presentare se stesso come singin' journalist, Ochs non ha mai avuto il fascino di mister Zimmerman: quella faccia da bravo ragazzo e la sua innata timidezza non lo rendevano di certo l'idolo pronto a scalare le classifiche, anche se lui ogni tanto ci pensava, combattuto com'era tra la gloria e la giustizia sociale, il prestigio e il rispetto. Anche quando venne rinchiuso per qualche ora in galera, aveva più l'espressione del ragazzino imbarazzato che dell'attivista rivoluzionario, quali erano invece i suoi amici Jerry Rubin e Abbie Hoffman, ideatori con lui dello Youth International Party. È tuttavia risaputo che nelle cronache musicali fanno più rumore i bad boys di un giornalista testardo con la chitarra in mano, pronto a sbatterti in faccia una scomoda verità. Per tutta la sua carriera Ochs guarderà Dylan da lontano, sempre indivioso della sua fama eppure mai realmente disposto a scendere a patti per il successo. Persino nell'ultima parte della sua vita quando, succube dell'alcol e di una malattia mentale, proverà a reinventarsi come un eccentrico incrocio tra Elvis Presley e Che Guevara, non riuscirà a evitare di parlare di lotta e rivoluzione.
I'm going to say it nowPhilip David Ochs viene alla luce il 19 dicembre del 1940, secondo di tre figli avuti da Jacob Ochs, un medico di origine polacca, e Gertrude Phin, nativa scozzese. Il certificato di nascita riporta casualmente il luogo di El Paso, California, ma la famiglia di Phil si trovava lì solo di passaggio, prima di stabilire dimora fissa nell'Ohio, dopo anni di peregrinazioni in giro per gli Stati Uniti. Per quanto concerne la musica, Phil non ha la classica folgorazione sulla via di Damasco, la sua passione nasce infatti nel modo più noioso possibile: sin da giovanissimo la madre insiste affinché abbracci uno strumento e, nonostante le ritrosie del figlio, questi si rivela da subito un talento cristallino, tanto da diventare presto il primo solista dell'orchestra dell'Ohio Conservatory Of Music.
Tutto scorre come stabilito finché in un noioso pomeriggio del 1956 Phil si imbatte in un trafiletto pubblicitario della Stantuon Military Academy e, nella smania di fuggire da casa, si iscrive al college militare della Virginia. Vuole suonare nella banda ma dopo due anni abbastanza piatti capisce che la sua vocazione è quella di diventare uno scrittore. Si iscrive quindi alla facoltà di Giornalismo dell'università dell'Ohio, sebbene anche questa volta le sue aspettative non tardino a essere deluse. Troppo introverso per farsi degli amici, non passa molto tempo prima che si presenti alla madre annunciandogli di voler tentare la vita on the road e si lanci sul primo autobus diretto a Miami. La sua avventura, però, non si rivela come nei romanzi di Jack Kerouac: denutrito e affamato, nel suo vagabondaggio si fa arrestare solo per avere un posto caldo in cui dormire. A un certo punto si trova inevitabilmente costretto a seppellire l'orgoglio e chiamare casa per farsi mandare i soldi per il viaggio di ritorno.
Archiviato ogni istinto ribelle, Phil asseconda la madre e inizia a frequentare nuovamente l'università. Questa volta le cose sembrano andare per il verso giusto: caso vuole che Phil abbia come compagno di stanza Jim Glover, dilettante strimpellatore di chitarre con idee di sinistra - il feeling è immediato. Glover introduce l'amico alla musica folk con artisti come Pete Seeger e Woody Guthrie, insegnandogli i rudimenti della chitarra acustica. Ma non solo: Ochs, che fino ad allora era stato uno studente con poca consapevolezza sociale, inizia in questi giorni a radicalizzare le sue idee fino a sviluppare una vera e propria ossessione per la rivoluzione cubana. Se ne accorge anche il giornale della scuola, che si trova costretto a censurare continuamente i suoi pezzi. Poco male, perché Phil in tutta risposta fonda il "Word", rivista autoprodotta e totalmente indipendente.
Ho letto di altre nazioni dove gli studenti prendono posizione
forse anche contribuendo a rovesciare i leader della loro nazione.
Ora non vorrei andare così lontano, stiamo ancora imparando
ma dato che ho qualcosa da dire, signore, lo dirò adesso.
All'inizio degli anni Sessanta, il il giovane Ohs fa le sue prime apparizioni sul palco assieme all'amico, dapprima con il nome sin troppo eloquente di Singing Socialist, poi semplicemente come Sowndowners. Assieme a questo esordio musicale, continua i suoi studi accademici fino all'ultimo anno di formazione, ma rimane deluso nel non aver ottenuto il posto di caporedattore del giornale universitario. Lascia perciò l'istituto nel 1962 per trasferirsi nel Greenwich Village, dove Jim Glover si era nel frattempo stabilito. Una scelta azzeccata poiché a New York finalmente si sente a casa, complice anche l'incontro con l'aspirante fotografa Alice, futura moglie e madre della sua unica figlia.
Ochs diventa quindi parte della scena folk del Greenwich Village abbastanza rapidamente, distinguendosi per passione e intransigenza, qualità che attirano l'attenzione di Mike Porco, proprietario del Gerde's Folk City, locale in cui Ochs tiene il primo concerto importante della sua vita come spalla a John Hammond. Per l'occasione si presenta in qualità di singin' journalist, sostendendo di attingere agli articoli dei giornali per scrivere le sue canzoni di protesta.
Nel catalogo che porta allora dal vivo è già presente uno dei capisaldi della sua discografia: "Power And The Glory". Non è pertanto una sorpresa che l'anno seguente, nel 1963, trovi facilmente la consacrazione ufficiale quando viene invitato al prestigioso Newport Folk Festival, condivideno il palco con Peter, Paul & Mary, Joan Baez, Tom Paxton e Bob Dylan. Del suo talento si accorge anche Pete Seeger, che si reca nel backstage per congratularsi con quel pallido ragazzo entrato in scena con una Gibson J-50 e una forte emicrania. Ancora non lo sanno, ma da questo incontro nascerà una lunga amicizia destinata a durare fino alla morte di Phil, un tragico evento che costituirà il più grande rimpianto del vecchio Seeger (ne capiremo il motivo alla fine di questa storia).
Risalgono a questi anni le prime registrazioni ufficiali. Verso la fine del 1963, incide "The Ballad Of William Worthy" per la compilation "Broadside Ballads Vol. 1" e, proprio per la rivista Broadside, pubblica in anteprima molte delle sue canzoni dentro varie raccolte. In aggiunta, registra con i Campers una serie di composizioni tradizionali nell'album Camp Favorites (1963). Altri demo finiranno poi in varie antologie del periodo anche se, data la sua prolificità, probabilmente non si saprà mai con esattezza quanto Ochs abbia registrato prima del suo esordio ufficiale di All The News That's Fit To Sing (1964), edito per la scuderia dell'Elekra. Sin dal titolo, che cita il motto del New York Times ("All the news that's fit to print"), l'album di Phil Ochs è una raccolta di topical songs, un compendio di canzoni anti-militariste e di denuncia sociale, in cui svetta la splendida "Bound For Glory", canzone-tributo alla vita itinerante dell'hobo Woody Guthrie, impreziosita dall'armonica (non accreditata) di John Sebastian.
Gli argomenti del primo album, composto solo con voce e chitarra, comprendono il coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam ("Talking Vietnam"), l'omicidio di un prete nel ghetto ("Lou Marsh"), l'arresto di un attivista-reporter ("Ballad Of William Worthy"), l'assassinio di Medgar Evers ("Too Many Martyrs") e la crisi dei missili cubani ("Talkin' Cuban Crisis). C'è spazio anche per l'adattamento di uno scritto di Edgar Allan Poe ("The Bells") e per amare riflessioni sui crimini nazisti ("Knock On The Door"). Se da un lato "One More Parade" si rivela il momento più cupo, dove si denuncia l'elevato numero di vite umane perse in guerra, "What's That I Hear" è invece la nota positiva con cui Phil ci annuncia che un futuro migliore è possibile. Lo stesso spirito patriottico è presente nella sovracitata "Power And The Glory", una delle canzoni più rappresentative del repertorio di Phil, dove nell'ultimo caustico verso - qui censurato ma ascoltabile nella compilation The Broadside Tapes 1 - punta con forza il dito verso la politica dell'odio e della paura adottata dai governi, invitando l'ascoltatore alla ribellione.Al momento della sua uscita, nonostante una buona campagna pubblitaria dell'Elektra di Jac Holzman, l'album si rivela un mezzo flop commerciale. Le recensioni mettono in luce il suo stile chitarristico incerto e la sua tecnica con la mano "a zampa palmata". Il momento negativo si riverserà presto, come per ironia, pure sulla vita privata: la moglie Alice lo lascia, anche se non divorzieranno mai ufficialmente per non cadere nella trappola di un secondo matrimonio. Phil reagisce facendo ciò che gli viene meglio: cantare. Organizza una serie di concerti di beneficenza per i minatori in sciopero a Hazard e da lì si reca successivamente al Mississippi Caravan Of Music, un consorzio che allestisce manifestazioni musicali per incoraggiare gli afroamericani a registrarsi per votare. Esce in questo periodo fitto di impegni il secondo album, I Ain't Marching Anymore (1965): se nel primo capitolo aveva tenuto la voce bassa, questa volta i toni si alzano e il pubblico finalmente inizia ad ascoltarlo per davvero. La title track sarebbe infatti diventata l'inno di protesta per antonomasia delle manifestazioni contro la guerra in Vietnam. La canzone si tuffa nella breve storia del paese concentrandosi sulle guerre combattute, a partire dalla battaglia di New Orleans del 1815; in modo critico, Ochs si muove rapidamente lungo le epoche, gettando un occhio anche al lungo genocidio dei nativi americani. Dopo aver elencato tutti i conflitti recenti, proclama che non combatterà mai più né ucciderà di nuovo per il governo americano, invitando tutti al "tradimento": un vero grido a favore dell'obiezione di coscienza, supportato dalla presenza in studio dei Blues Project.
A chiudere il disco ci pensa un altro degli inni più riusciti di Ochs, "Here's To The State Of Mississippi", canzone che parla delle ingiustizie sociali che esistevano in quello stato, dove il razzismo era ancora dilagante. Il cantautore non risparmia nessuno, prendendosela con burocrazia, istituzioni, chiese e polizia, tutti colpevoli di alimentare il clima d'odio. Curioso notare come più avanti cambierà parzialmente il testo nella sua inquisitoria contro Richard Nixon ("Here's The State Of Richard Nixon") ma il significato non cambierà di una virgola.
Nel corso del disco i testi rimangono ugualmente sovversivi, come è il caso del dixieland di "Draft Rodger Rag", incisa e lanciata come singolo da Pete Seeger nel 1966, che nasconde nella sua melodia catchy un'invettiva sardonica contro le cartoline di leva. Ma ovunque la visione di Phil è sempre quella del cronista a cui non sfugge il macabro dettaglio, che sia l'esecuzione su una sedia elettrica ("The Iron Lady"), la morte del presidente Kennedy ("That Was The President") o le lotte del movimento sindacale ("Links On The Chain").
Un altro punto saliente del disco è rappresentato da "The Highwayman" (dal poema di Alfred Noyes) dove le melodie di Ochs mettono in risalto il dramma e la tristezza della narrazione lirica. La cover di "The Ballad Of The Carpenter" di Ewan MacColl - una canzone che vede Gesù nelle vesti del socialista - ci rivela poi un inedito Ochs come interprete sopraffino, mentre "That's What I Want To Hear" si ritaglia un posto come manifesto programmatico del cantautore, che con la sua musica intende motivare le persone a cambiare.L'album vende a malapena quattromile copie, complice la sfortuna di essere pubblicato in contemporanea a "Bringing It All Back Home" di Bob Dylan. La fama di artista alternativo inizia però a crescere e nel 1966 Phil arriva a registrare Phil Ochs In Concert alla Carnegie Hall, disco che rimane tra i migliori album acustici dal vivo del periodo, sebbene gran parte della musica sia stata incisa nuovamente altrove per compensare i difetti di registrazione. Le canzoni presenti nel catalogo sono tutti pezzi che Phil usava portare dal vivo sin dall'inizio della sua carriera. Nel novero, da segnalare soprattutto la tagliente irriverenza di "Ringing Of Revolution", introdotta da un curioso discorso meta-cinematografico in cui Ochs nomina gli attori della sua rivoluzione: "Frank Sinatra fa Fidel Castro, Ronald Reagan fa George Murphy, John Wayne interpreta Lyndon Johnson e Lyndon Johnson interpreta Dio. Io faccio Bobby Dylan... Il giovane Bobby Dylan". A dispetto delle risate, la canzone mette in luce il lato più violento delle rivoluzioni, sottolineando come non fossero un argomento da salotto. Il carattere fortemente satirico di Phil è poi presente in "Love Me I'm A Liberal", oggetto di rielaborazione più recente da parte di Jello Biafra, in cui Ochs esplora e ridicolizza ogni cliché dei progressisti americani, colpevoli di non prendere mai una ferma posizione.
L'album si distingue inoltre per una delle prime canzoni d'amore di Ochs, l'eterea "Changes", mentre "There But Fortune", già consacrata al successo da Joan Baez e incisa da Phil nel 1964 in una raccolta della Vanguard ("New Folks Vol. 2"), torna qui nelle corde vocali del suo autore. Tra le tante denunce, svettano quelle verso lo stato di polizia ("Cops Of The World"), l'ipocrisia religiosa ("Cannons Of Christianity") e le dure condizioni dei lavoratori migranti ("Bracero"), mentre "When I'm Gone" getta un'ombra sul futuro suicidio del cantautore, ma è altresì un commovente indice dell'urgenza espressiva che Phil Ochs riversa nella sua musica.
Non riderò delle menzogne, quando sarò morto
non potrò chiedere perché, come e quando, quando sarò morto
non potrò vivere fieramente tanto da morirne, quando sarò morto
e allora mi sa che dovrò farlo finché sono vivo.
Oltre alla sua carriera di cantante, Phil Ochs si distingue anche per il suo coinvolgimento nel movimento per i diritti civili. Era così dentro alla causa che quando nel 1963 venne assassinato John F. Kennedy - presidente che Ochs ammirava ma, nello stesso tempo, criticava per i suoi interventi militari - confidò alla moglie che era certo stesse per morire anche lui. Le sue letture di Mao Tse Tung nel 1967 gli costano però il contratto con la Elektra, che non gradisce le otto poesie pubblicate sul retro-copertina dell'album Phil Ochs In Concert, corredate dalla esclamazione: "E' questo il nemico?". Una domanda forse ironica, perché non importava quanto fosse bella la sua poesia: l'estetica non poteva certamente cancellare tutti quei milioni di morti. Ma poco importa il motivo, perché la casa discografica non capisce la sua irriverenza e decide di aver sopportato fin troppo. Phil Ochs aveva oltrepassato il limite e si ritrova ora costretto ad abbandonare New York per trasferirsi in California con il fratello (assunto come nuovo manager), alla ricerca di un altro contratto.
The world began in Eden and ended in Los Angeles
Arrivato sulla costa occidentale, Phil cerca di adattarsi alle nuove tendenze musicali, lavorando a una produzione migliore dei suoi album per andare oltre il binomio voce-chitarra che gli era stata associato negli ultimi anni. Esce così per l'A&M Pleasures Of The Harbor (1967), album che si distingue dal suo precedente catalogo per l'uso di tastiere e una sezione orchestrale. Inizialmente Phil pensava a qualcosa a metà tra "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" e "Pet Sounds", per cui ogni canzone doveva avere un trattamento distinto. Sebbene alcune composizioni siano prive di qualsiasi velleità di protesta ("Cross My Heart, "Miranda", "The Party"), il più grande successo che emerge da Pleasures Of The Harbor rimane l'arguta "Outside Of A Small Circle Of Friends". Un brano che resta nella pura tradizione occhiana delle topical songs, nonostante il pianoforte in stile ragtime di Lincoln Mayorga crei un forte contrasto con la narrazione brutale del testo, riguardante l'apatia pubblica a cui è stata esposta Kitty Genovese nel 1964, quando venne pugnalata a morte in strada fuori dal suo condominio sotto gli occhi immobili di decine di persone. La stessa indifferenza permea anche "Flower Lady", che può essere letta sia come un dipinto degli effetti della guerra sulle persone comuni, sia come una critica al fatto che spesso siamo troppo presi dai nostri problemi per accorgerci dei più sfortunati.
A chiudere il disco ci pensa l'opus magnum del nuovo Phil Ochs, ovvero la barocca "The Crucifixion", opera assai ambiziosa a livello compositivo e capace di collegare in modo astratto gli omicidi politici da Gesù Cristo a John Kennedy. Scritta nel suo classico metro allitterativo e arrangiata con il contributo di Joseph Byrd (United States Of America), si tratta del brano che meglio compendia tutta la poetica musicale e letteraria di Phil Ochs, che ripercorre musicalmente un "ciclo di sacrifici" in cui le persone prima costruiscono i loro idoli e poi ne celebrano la distruzione. Tra le versioni acustiche del pezzo ricordiamo quelle udibili nel box-set di Farewell And Fantasies (1977) e dal vivo in There And Now: Live In Vancouver 1968 (1990).Sfortunatamente per Ochs, l'album non ottiene la ricezione che merita: i critici non la considerano una buona direzione per un purista del folk e i fan del pop non si accorgono neppure del disco. Malgrado le recensioni discordanti, il disco risulta il lavoro più venduto di Ochs, sebbene arrivi solo al centosessantottesimo posto della classifica di Billboard. Phil però non si demoralizza e continua la sua lotta per le cause sociali che più gli stanno a cuore. Approfitta della summer of love per proclamare che la guerra è finita con la sua "The War Is Over", quattro anni prima di quanto faranno John Lennon e Yoko Ono nella loro canzone "Happy Xmas". A differenza della coppia, che userà le armi pubblicitarie per diffondere il suo messaggio, Ochs scende invece in strada e organizza diversi festival di protesta a tema (i VD Days) destinati a fare rumore.
Quando la canzone viene cantata per la prima volta in pubblico, il 23 giugno 1967, si scatena un'accesa protesta a Los Angeles, che non si conclude nel modo costruttivo auspicato da Ochs: iniziata come una cerimonia pacifica, la polizia trasforma l'evento in un episodio di guerriglia urbana. L'incidente che rovina per sempre la visione ottimistica di Phil ha tuttavia luogo a Chicago. Amico fraterno dell'attivista Jerry Rubin, Ochs si era recato a Chicago per suonare al Festival Of Life, la manifestazione allestita in opposizione alla Convention Democratica. Al gruppo degli Yippis viene allora una brillante idea: proporre un loro candidato. Phil Ochs, Stew Albert e Jerry Rubin trovano così un agricoltore dell'Illinois disposto a vendere loro un grosso maiale per soli venti dollari, che il cantautore paga di tasca sua. Il 23 agosto 1968 tengono dunque una conferenza stampa fuori dal Civic Center di Chicago per annunciare la campagna presidenziale di "Pigasus".
Uscito una sera per prender aria
fui benedetto dal saluto d'una luna rosso sangue:
al Lincoln Park stava calando il buio.
La sera del 25 agosto porta in città 7.500 dimostranti, molti dei quali al Lincoln Park. La polizia, su ordine del sindaco Richard Daley, li accoglie con manganelli e gas lacrimogeni. Una violenza inaudita ma, sebbene "tutto il mondo stesse guardando" (come urla la folla dinanzi alle telecamere), la maggioranza rimane silenziosa e non c'è l'indignazione che Ochs si aspetta. Anzi: stando ai sondaggi, una larga percentuale giustifica persino la reazione violenta delle forze armate. Phil in questa occasione viene anche arrestato con l'accusa di cospirazione ai danni dello stato e costretto a testimoniare in un processo che sin da subito si rivela soltanto un enorme farsa mediatica. Non viene incriminato, ma l'attenzione nei suoi confronti dell'Fbi diventa massima. Ochs lo sa benissimo e risponde lanciando battute dal palco rivolte agli agenti in incognito che si mescolano fra il pubblico dei suoi concerti.
In questo clima di maccartismo e sospetti, esce l'album Tape From California (1968), anche stavolta curato nell'arrangiamento da Larry Marks. Oltre alla summenzionata "The War Is Over" si segnalano otto brani in cui lo sforzo compositivo di Ochs punta in alto, verso un'atmosfera baroque-folk venata di jazz: nel catalogo emergono i tredici minuti di "When In Rome", influenzati dal clima surrealistico del Bob Dylan di "Desolation Row" e dal film "Viva Zapata" del regista Elia Kazan, e la celestiale "Flood Of Florence", che approfitta dell'alluvione fiorentina per assemblare una lunga metafora sull'umanità, impreziosita da flauto e clavicembalo.
Della guerra in Vietnam Ochs torna a parlare in "White Boots Marching In A Yellow Land", che stila il deprimente bilancio di dieci anni di battaglie. La grande passione del cantautore per il cinema è presente invece in "Joe Hill", lunga ballata scenografica che narra le vicende di Joel Emmanuel Hagglund, sindacalista e folksinger svedese di inizio secolo. Se qui a dominare è il suono della chitarra ubriaca di Ramblin' Jack Elliott, in "Half A Century High" (già nel repertorio di Ochs dal 1966) è interessante notare l'insolito connubio tra la voce distorta da un autoparlante e il suono sinistro del clavicembalo.
And it seems that there are no more songs
Gli eventi di Chicago, la morte di Martin Luther King e l'elezione di Richard Nixon alla fine del 1968 lasciano Phil Ochs profondamente amareggiato e disilluso dalla scena politica. In questi anni entra in una pericolosa spirale depressiva, che peggiora a causa del suo abuso di alcol e droghe: una dolorosa testimonianza del suo stato di salute in quei giorni è dato dal già citato live canadese di There And Now (edito postumo nel 1990). In questo frangente pieno di rabbia e rancore, Ochs pubblica Rehearsals For Retirement (1969), un album oscuro sin dal titolo con canzoni come: "I Kill Therefore I Am", "Where Were You In Chicago?" e "The World Began In Eden And Ended In Los Angeles". A completare un quadretto piuttosto lugubre, l'immagine di copertina rappresenta una fotografia della sua lapide, che recita laconica: "Phil Ochs, americano, nato a El Paso, Texas 1940; morto a Chicago, Illinois, 1968".Sostenuto questa volta da una band fissa - Lincoln Mayorga (pianoforte), Bob Rafkin (basso e chitarra) e Kevin Kelly (batteria) - Ochs incide quello che nelle intenzioni deve essere il disco della vita. Rispetto ai due album precedenti, la produzione di Rehearsals For Retirement è relativamente meno invadente. Alla cabina di regia per la terza e ultima volta troviamo ancora Larry Marks, ma viene evitata l'orchestrazione barocca adottata in predecenza a favore di un arrangiamento più discreto, seppur ugualmente suggestivo. Grande protagonista - e non poteva essere altrimenti - è la disillusione di Phil per l'attivismo e il senso di sconforto verso la società, aspetti che già si riflettono nel brano d'apertura "Pretty Smart On My Part", dove la melodia allegra è solo un travestimento per un testo inquietante, in cui Ochs assume la personalità di un paranoico americano che percepisce chiunque sia diverso da lui come una minaccia, che sia un autostoppista o una bella donna. Qualsiasi dubbio che l'angoscia di Ochs fosse stata in gran parte scatenata dagli eventi di Chicago viene messa a tacere da "William Butler Yeats Visits Lincoln Park And Escapes Unscathed". Ochs dipinge in seguito la sua perdita di fede in termini più personali in "My Life", con il suo vibrato che ne presagisce la dolorosa fine ("La mia vita adesso è morte per me") ma anche l'esasperazione dell'essere spiato ("Prendetevi tutto ciò che possiedo/ prendetevi la cimice sul mio telefono/ e lasciatemi da solo").
Il catalogo risulta essere ben bilanciato, riuscendo a fare coesistere le diverse personalità che lottano dentro il cantautore. Così, se il valzer country-rock di "Does Not Lenny Live Here Anymore" si adatta perfettamente all'atmosfera cupa dell'album, dipingendo l'alienazione del paese, brani come il giuramento contro la bandiera di "Another Age" e la metafora sul sottomarino USS Scorpion di "The Scorpion Departs, But Never Returns" fanno intravedere quale sarà il futuro musicale di Phil, decisamente più patinato e rock-oriented, in stile Johnny Rivers.
Il disco termina con la title track, mettendo nuovamente in risalto l'arrangiamento pianistico, mentre Phil guarda i detriti della sua America tornare a riva ("se avessi saputo che sarebbe finito tutto in una risata/ avrei detto a mia figlia che non aveva importanza").
Nonostante la buona fattura dell'album, Rehearsals For Retirement si rivela ancora deludente in termini di vendite. Sicuramente tra i soli ventimila acquirenti del disco una copia deve essere finita nelle mani dell'Fbi, che si appunta nel fascicolo su Ochs la canzone "Pretty Smart On My Part", dove asserisce sarcasticamente di voler uccidere il presidente.
Se c’è qualche speranza per l’America, sta in una rivoluzione; e se c’è qualche speranza in una rivoluzione, consiste nel riuscire a trasformare Elvis Presley in Che Guevara.
Da questo momento, la strada è tutta in salita. Qualcosa dentro Phil era effettivamente morto a Chicago, come recitava la lapide di copertina. Ochs si convince che l'americano medio non sia interessato alla canzone impegnata e decide di concentrare i suoi sforzi nella musica che ascoltava in gioventù, adottando uno stile più rock'n'roll o, più precisamente, quello che lui chiamava "un mix tra Elvis e Che Guevara". Ordina quindi un abito dorato a Nudie Cohn, lo stilista di Elvis, ed è con questo costume che apparirà negli anni successivi e sulla copertina del suo album Greatest Hits (1970). Anche nell'immagine della back-cover il riferimento al Re del Rock appare evidente nel motto storpiato di "50 Phil Ochs Fans Can't Be Wrong". La nota comica è che in questo volume non c'è nessuno dei migliori successi di Ochs, ma è piuttosto una raccolta di brani rock'n'roll dove le melodie di Phil vengono seppellite dalla produzione, con Van Dyke Parks (già al lavoro con i Beach Boys) che allestisce un rigoroso wall of sound, con tanto di cori di supporto e una schiera infinita di ospiti.
Tra i dieci brani trovano spazio il fantasma di James Dean ("Jim Dean Of Indiana"), la volontà di esiliarsi dell'artista ("One Way Ticket Home", con il mandolino di Ry Cooder) e una commovente narrazione della sua adolescenza ("Boy In Ohio"). La ricerca della fama, tanto voluta quanto evitata, fa capolinea con "Chords Of Fame", ma è il finale a lasciare tutti con l'amaro in bocca: nelle fanfare di "No More Songs" aleggia infatti il più cattivo del presagi.
L'idea dell'Elvis comunista non piace a nessuno, tanto che durante i concerti viene spesso fischiato. Quando gli viene chiesto di suonare di nuovo alla Carnegie Hall nel marzo del 1970 si presenta con l'abito dorato e la sua band di supporto, lasciando tutti a bocca aperta. Il pubblico pensa che si tratti di uno scherzo, finché il cantante non si lancia in un medley dei successi di Buddy Holly. Quella sera, niente sembra andare per il verso giusto: nell'intervallo Ochs si ferisce addirittura una mano con un vetro e l'esibizione viene conclusa anzitempo per la sospetta presenza di una bomba (mai rinvenuta). Malgrado la sua cattiva riuscita, Phil supplica l'etichetta di pubblicare i nastri del concerto come album, ma essa rifiuta. Per accontentarlo viene commercializzato solo in Canada come test di mercato (Gunfight At Carnagie Hall), ma sarebbero passati più di vent'anni prima che venisse distribuito negli Stati Uniti.
Davanti a questo ostracismo, Ochs sceglie di prendersi una pausa e compiere alcuni viaggi all'estero, per ritrovare l'ispirazione. Nel 1971 si reca in Cile per incontrare Salvador Allende e stringe amicizia con Victor Jara, cantante folk e sostenitore del presidente marxista. L'incontro si rivela emozionante, ma i suoi ricordi vengono rovinati dagli arresti che subisce in Argentina e in Bolivia. Espulso da queste due nazioni, è costretto a tornare negli Stati Uniti dove viene personalmente invitato da John Lennon a cantare al John Sinclair Tribute Rally, un concerto di beneficenza per aiutare il poeta e attivista ingiutamente condannato.
I was the victim of a world that went insane
L'anno seguente Phil si reca in Africa, dove registra due pezzi con l'ausilio dei musicisti locali. Il risultato è un rarissimo 45 giri di autentica world music (a nome Phil Ochs And The Panafrican Ngembo Rumba, oggi ascoltabile nella raccolta "American Troubadour"). Il primo lato, "Bwatue", viene inciso in Congo in un idioma locale; il secondo, "Niko Mchumba Engamba" viene invece cantato in swahili. Tuttavia l'Africa, come Chicago, si rivela solo un altro passo verso il suicidio: una mattina, mentre cammina su una spiaggia della Tanzania, Phil subisce una violenta rapina che termina in un tentativo di strangolamento. A seguito di questa aggressione riporta dei seri danni alle corde vocali, anche se ad avere la peggio è la sua salute mentale: Ochs ritiene infatti che l'attacco possa essere stato organizzato dagli agenti del governo (una paranoia per certi versi giustificata, se si pensa che dopo la morte salterà fuori un suo fascicolo di ben 500 pagine). In questo duro periodo i suoi fratelli iniziano a scorgere un lato di lui che speravano di non vedere mai: il padre di Ochs si era infatti suicidato dopo avere sofferto di disturbi bipolari e temevano potesse succedere anche a loro. L'unico dei tre fratelli a cui sarà diagnosticata la malattia sarà però Phil. L'attacco subito in Tanzania serve solo ad accrescere i suoi problemi psichiatrici, facendolo soccombere all'alcolismo e ai deliri, tanto da cominciare a girare armato convinto che vogliano farlo fuori. Negli ultimi anni inizierà poi a identificarsi con il nome di John Butler Train, sostenendo che Train avesse ucciso Ochs: un destino beffardo per un uomo che voleva cambiare il mondo, ma che alla fine non riuscì a mettere in salvo se stesso dai propri demoni.Nel 1972 Ochs compone "Kansas City Bomber" per la colonna sonora dell'ominimo film, ma il brano non trova il favore dei committenti e viene scartato, finendo per essere pubblicato come singolo nell'indifferenza generale. Una piccola delusione in anticipo su quella più grande dell'11 settembre 1973, quando il colpo di stato in Cile (sostenuto dalla Cia) porta alla morte degli amici Salvador Allende e Victor Jara. Il cantautore decide quindi di organizzare un concerto benefico per i prigionieri politici cileni al fine di attirare l'attenzione del pubblico americano ("Friends Of Chile", 9 maggio 1974). Pete Seeger e Arlo Guthrie accettano di suonare per l'occasione e Bob Dylan si fa perdonare quando corre a supportare Phil, sapendo che il concerto sarebbe stato cancellato per mancanza di biglietti venduti. I due cantanti condividono il palco per alcune canzoni riconciliandosi pubblicamente dopo diversi anni, come dimostra anche l'apparizione di Ochs nel film di Dylan "Renaldo And Clara".
Li abbiamo visti salire il potere, ma abbiamo girato la testa dall'altra parte.
Era già successo in passato e può succedere ancora...
Mi dimostrerete che non sono morto invano?
Il 30 aprile 1975, quando la guerra del Vietnam giunge alla sua agognata fine, Phil Ochs invita il pubblico a un evento musicale dal titolo "The War Is Over", in cui la sua canzone diviene finalmente l'inno della celebrazione e non più solo una mera utopia. Sfortunatamente, la stabilità mentale di Ochs è tuttavia già compromessa. I pochi amici rimasti cercano di aiutarlo, ma alla fine rimane solo la sorella Sonny, che lo accoglie in casa facendolo visitare da uno psichiatra. Per un po' le cose sembrano andare bene, ma una mattina, quando Sonny esce a fare la spesa, il cantautore decide di togliersi la vita impiccandosi in bagno. È il 9 aprile del 1976 e, purtroppo, a scoprire per primo la tragedia appena consumata è il nipote David, di appena 5 anni.
Fatalità vuole che lo stesso giorno Pete Seeger si trovi a New York: la mattina del suicidio Ochs lo chiama perché vuole parlargli, ma il chitarrista ha fretta di prendere il treno e rimanda l'incontro. Questo rimorso lo torturerà per tutta la vita, anche se era ormai chiaro a tutti come fosse troppo tardi per salvarlo da un ineludibile destino: Phil Ochs aveva infatti scelto di morire quando tutte le cause per le quali aveva combattuto erano state risolte o, semplicemente, non importavano più a nessuno.
Bibliografia consigliata:
Francesca Ferreri - When I'm Gone. Phil Ochs e l'utopia della speranza (Pacini, 2014)
Michael Schumacher - There But Fortune: The Life Of Phil Ochs (Hyperion, 1997)
Marc Eliot Thomas - Death Of A Rebel (F. Watts, 1989)
Mimmo Franzinelli - Rock & servizi segreti (Bollati Boringhieri, 2010)
Campers - Camp Favorites(Cameo, 1963) | ||
All The News That's Fit To Sing(Elektra, 1964) | ||
I Ain't Marching Anymore(Elektra, 1965) | ||
Phil Ochs In Concert(live, Elektra, 1966) | ||
Pleasures Of The Harbor(A&M, 1967) | ||
Tape From California (A&M, 1968) | ||
Rehearsals For Retirement (A&M, 1969) | ||
Greatest Hits(A&M, 1970) | ||
Gunfight At Carnegie Hall(live, A&M, 1974) | ||
Chords Of Fame(antologia, A&M, 1976) | ||
The Broadside Tapes 1 (antologia, Folkways, 1989) | ||
There And Now: Live In Vancouver 1968(live, Rhino, 1990) | ||
Farewells &Fantasies (antologia, Elektra, 1997) |
Phil Ochs - Remember Me | |
Phil Ochs - Changes | |
Phil Ochs - Flower Lady | |
Phil Ochs - The Crucifixion | |
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