KLINEFELTER - Throat (Elevetor Records, 2011)
I torinesi Klinefelter, attivi dal 2000, approdano con la loro ultima fatica "Throat" ad una sintesi ben calibrata delle proprie ossessioni sonore. Le tredici tracce del loro album (dal titolo sin troppo eloquente) articolano infatti una forma rock agile e nevrotica, che dai Soundgarden spazia vigorosamente ai Queens Of The Stone Age, passando per tentazioni post-hardcore e spunti garage-blues più smaliziati ("Cure Me Baby"). Piace l'ispirato eclettismo e, soprattutto, la sicurezza nel comporre e arrangiare con tratto asciutto e ben definito canzoni assolutamente credibili, che si segnalano all'ascolto per scioltezza di movimento e potenza cinetica (notevole "So Far", ma anche "You In The Fire" o "Dwywd"). Per gli amanti del genere (ma non solo), "Throat" si rivelerà ascolto tutt'altro che passeggero. (Francesco Giordani) 7/10
ETTORE GIURADEI - La Repubblica Del Sole (Novunque/Mizar Records, 2010)
La barba lunga, i capelli arruffati e fulvi. Gli occhi azzurri, un po' pazzi. Un sorriso sempre stampato in faccia, la camicia bianca dentro ai pantaloni. Ettore Giuradei, trent'anni, bresciano, è esattamente il cantastorie che t'aspetteresti a incontrarlo in un bar di provincia alle dieci e mezza di una sera nebbiosa d'autunno. Talento inquieto, ironia amara. Perché la vita è bella ma viverla appieno, pretendendo di tirarne fuori amore, vino buono e un po' di poesia, beh, a volte può farsi complicato. "La Repubblica del Sole" è il suo terzo disco, e ve ne parliamo adesso anche se è uscito quasi un anno fa. Alla buon'ora, direte voi. Alla buon'ora, sì, ma a volte le cose vanno lasciate in un angolo per un po', prima di riprenderle in mano e capire davvero che cosa vogliono dire. Con la musica, poi. E il caso di Giuradei è esemplare, anche perché poi magari ti capita di finire in un teatro a sentirlo dal vivo e allora ti dici che questo è uno che le canzoni le sa scrivere davvero, e le sa pure cantare. Riascolti il disco, quindi, un pezzo dopo l'altro, e riconosci perfettamente il talento. Inquieto, dicevamo, ed è indiscutibile. Ma se "La Repubblica del Sole" è un lavoro più che buono è anche per come il ragazzo è bravo a indirizzarlo e contenerlo, questo talento, e qui molto si deve agli arrangiamenti di suo fratello Marco, eleganti ed equilibrati. È sul palco, in ogni caso, che Giuradei - e come lui la sua band - dà il meglio di sé: un vero mattatore. E pazienza per quell'accento padano un po' troppo marcato. Ci va bene lo stesso, ci va bene così. (Giovanni Dozzini) 7/10
DESERT MOTEL - Out For The Weekend (Sofa Recs, 2007)
Abbiamo recentemente scritto dell'ottimo esordio dei Desert Motel, in realtà la loro prima vera fatica discografica risale a questo egregio EP targato 2007, che oggi ha un motivo in più per essere ripescato. Rispetto a "Yarn", la matrice alt-country risulta più marcata, e sfocia in una sorta di magico ibrido Wilco + Neil Young, capace però di splendere di luce propria. Le trace più intimistiche (ma l'elettricità è sempre presente) prevedono piacevoli intersezioni fra Black Crowes e Kings Of Leon ("A Song For When You're Blue"), un Dylan filtrato dalla tradizione country delle grandi praterie ("Resurrection") ed una conclusiva "What About You", arricchita dalla voce di Silvia Zanellato e la tromba di Alessio Guzzon. Ad aprire le danze, dopo il breve intro, provvede la splendida "Paths", ripresa su "Yarn" e rivestita di abiti più ruvidi. Ma dentro "Out For The Weekend" ci sono soprattutto i due pezzi da novanta "This Town" ed "In Your Town Of Need": la prima ha i suoni del Jeff Buckley più rock, la seconda è una cavalcata elettrica di grande energia (con evidente radice byrdsiana, opportunamente ricontestualizzata), che spesso chiude gli show della band guidata da Cristiano Pizzuti (voce, chitarra e principale compositore del gruppo). Accanto a lui il batterista Fabrizio Locicero (con il quale ha coprodotto le sette tracce), e le prime intrusioni del chitarrista Roberto Ventimiglia e del bassista Massimo Gresia. "Out For The Weekend" è la concretizzazione dei primi esperimenti del quartetto, che trovano una dimensione compiuta e a dir poco sorprendente, mostrando grande maturità ed una visione chiara degli obiettivi da raggiungere. Per la quantità e la bontà del materiale compreso, definirlo EP è quasi riduttivo: vivamente consigliato. (Claudio Lancia) 7/10
OLDEN - Olden (Daruma Records, 2011)
Pensa in italiano, vive in catalano e canta in inglese. Davide Sellari fino all'altro ieri lavorava in un ufficio di una delle banche più potenti del mondo nel cuore di Barcellona. A un certo punto s'è messo in testa di incidere un pugno delle canzoni che non ha mai smesso di scrivere da quando portava ancora i pantaloni corti. Di mollare tutto e provarci sul serio con la musica. S'è trovato un nome d'arte, un'etichetta e qualcuno che gli desse una mano con gli arrangiamenti e la produzione. Ne è venuto fuori questo "Olden", titolo che replica lo pseudonimo scelto dal ragazzo: undici pezzi di avvolgente rock melodico impregnato fino al midollo della musica con cui Sellari deve essere cresciuto nella sua Perugia. Su tutti i primi Radiohead, quelli di "Pablo Honey", e più in generale la scena british dei Novanta. E poi, beh, tanti Beatles - sponda maccartiana. Il risultato è decisamente buono, anche se sembra mancare un po' il gusto del rischio. Mancanza perdonabile, se non altro perché si tratta del primo passo davvero deciso e per di più da solista di uno che a trent'anni suonati può contare già parecchie militanze in band di varia natura. Salto nel vuoto col paracadute, insomma, e con molti meriti. La qualità della scrittura delle canzoni in sé è notevole, la quadratura pop impeccabile. E la voce, formidabile. Olden può funzionare, col suo inglese rotondo - e per una volta legittimo, considerando la sua condizione di migrante - ha tutto per poter essere apprezzato al di là di molte frontiere. In bocca al lupo. (Giovanni Dozzini) 6,5/10
SANDRA IPPOLITI - Sandra Ippoliti (Autoproduzione, 2011)
Esordio discografico per Sandra Ippoliti, cantautrice emergente in grado di dimostrare immediatamente maturità e grande sensibilità artistica. Le otto tracce che compongono questo omonimo autoprodotto sono fragilissimi bozzetti minimalisti, nei quali spesso ad emergere sono soltanto una chitarra e la voce di Sandra, a volte accompagnata da un piano e da una batteria suonata con estrema leggerezza. Entra in punta di piedi la Ippoliti, e costruisce morbide trame dalla spiccata matrice jazzy, con qualche vaga venatura folk. Dopo essersi laureata in archeologia, Sandra decise di dedicarsi anima e corpo alla propria musica, concentrandosi sullo studio del pianoforte e della chitarra. Da lì la composizione dei primi motivi, e l'occasione di aprire alcuni concerti per Bugo e Moltheni, ed ecco che il suo nome iniziò a circolare nell'affollato circuito alternativo. Spesso si è esibita in perfetta solitudine accompagnandosi esclusivamente con una chitarra a cinque corde (priva di re) proponendo cover di Piero Ciampi, Mark Lanegan e Portishead, tanto per non celare gusti assolutamente trasversali. I proventi di un suo singolo, "Amata terra mia", rilettura di un classico di Domenico Modugno, sono stati devoluti all'associazione Ciudad dell'Aquila, per la ricostruzione post terremoto. La sua voce sarà presente anche nel disco di Umberto Palazzo "Canzoni della notte e della controra", di prossima pubblicazione.
Nel frattempo, continuiamo ad assaporare questi otto quadretti garbati ed eleganti, piccoli stralci di intime emozioni, mini terapie figlie dell'improvvisazione, senza ritornelli o rigide strutture compositive. Ne sentiremo riparlare. (Claudio Lancia) 6,5/10
ABOVE THE TREE - Into The Nature Ep (Musica Per Organi Caldi, 2011)
Il contributo annuale per il 2011 di Marco "Above The Tree" Bernacchia, passata la testimonianza dal vivo della cassetta "Live At Ca' Blasè", è un Ep di sei tracce con un titolo - "Into The Nature" - che non fa che ribadire le già lampanti intenzioni primordiali del progetto. Appare un autore contemplativo, già da "Sinking Wreck Story", meditazione alt-country alla Akron/Family (corde di chitarra con sfondi elettronici di fischiettii, brusii, mantra celestiali), o nell'arpeggio delicato di "Hole In The Sun". La linea tracciata dalla canzone folk (relativamente) canonica di "Spaghetti Western" arriva, in "Back To Nature", ad approcciare tentativi di coralità e persino di groove. Ma le sue più tipiche avventure armoniche si hanno nell'interludio di classe di "Birds Like Green", per barriti di tastiere elettroniche Wyatt-iane, e soprattutto nel magma di "1943 - 1971 (Jimmy Alive)", nel quale si odono - in sequenza casuale - strimpellii, fruscii e vocalizzi da muezzin. Il tutto è attorniato come non mai da quinte misteriose di field recording (a cura dell'artista del suono Alessio Ballerini), testimonianza, simbolo, legenda dell'ambiente dove ha preso vita l'opera, una casa isolata nelle Alpi in cui l'autore ha soggiornato per prendersi una pausa durante il tour. È un'ulteriore rifinitura del suo linguaggio - che qui si acquieta e accentua la morbidezza del fraseggio - e anche una rifinitura dell'artista-compositore Bernacchia, nel suo giocare con gli stessi elementi arricchendoli e stravolgendoli creazione dopo creazione. Interventi di Francesca Amati dei Comaneci ai cori, Nicola Santini alla tromba, Fabio Binelli a accordion e clarino, Matteo Verdini al piano, Michele Grossi alla batteria. (Michele Saran) 6,5/10
AIDONS LA NORVEGE - Ostaggi (Oltrelanebbiailmare, 2010)
Gli Aidons La Norvege sono un gruppo umbro che ha avuto vita intensa ma effimera: si sono formati e sciolti nel giro di una manciata di anni, tra il 1982 e il 1988. Pubblicarono un solo EP ("La sfida"), eppure furono una delle poche band della dark-wave italiana ad esibirsi anche all'estero. "Ostaggi" contiene l'intera produzione del gruppo, compresi alcuni inediti e un paio di canzoni registrate live. Ogni traccia è costruita su un giro di basso incalzante ed una batteria nervosa, intorno alle quali si avviluppano note di chitarra riverberate e spesso ultra-dilatate. L'influenza dei Joy Division è ovvia, tant'è che le canzoni più interessanti sono quelle in cui emergono gli strumenti meno convenzionali, come l'inquietante synth di "Per un soldato", o il piano e il sax de "Il massacro di Parigi", che creano atmosfere teatrali e gotiche degne dei Bauhaus. Peccato che la voce sia sempre registrata a volume troppo basso: i testi non si riescono ad apprezzare al meglio, ed è un peccato perché quando emergono in maniera più definita si capisce che non sono affatto banali. Non è un disco adatto a tutti, ma i nostalgici della dark-wave italiana che si sono stufati di riascoltare "Siberia" lo apprezzeranno. (Andrea Vascellari) 6,5/10
JOSEPH RIDE - Joseph Ride (Autoproduzione, 2011)
Polvere di frontiera dal cuore della provincia campana. Quella di Joseph Ride è una cavalcata tra agrodolci fragranze Paisley e cantautorato spazzato dal vento. Miraggi di elettricità sospesa, fotografie di paesaggi sgranati. Merito di Giuseppe De Filippis e dello spirito schiettamente artigianale del suo Ep d'esordio: "Ho deciso di trovare delle soluzioni piuttosto minimali e spartane per arrangiare le canzoni", spiega. "Ho suonato batterie (rigorosamente senza grancassa), percussioni varie, tastiere... e ovviamente chitarre". La nostalgia di "Last December" si insinua sottopelle come una memoria che non si rassegna a svanire. Affiancato da Ferdinando Farro alla produzione, De Filippis rende omaggio ai suoi modelli con passione e con la debita dose di umiltà ("I tried so hard but never reach my wall of sound"), come nell'obliquità dall'inconfondibile sapore Nineties di "Alien Wail". "People From Your Town" assume un caracollare folk alla Giant Sand, mentre "Secret In Your Toy" nasconde l'infatuazione melodica dei Vaselines: "la melodia è da sempre stata il mio principale interesse e motore sia per gli ascolti che per la produzione". "I've found this melody by chance / In a pacific ocean's wave", canta. Restiamo con lui sulla riva, in attesa delle sorprese della prossima onda. (Gabriele Benzing) 6.5/10
MAXIMILIAN I - General Quarters Of M (Nuovasarin, 2011)
Avevamo lasciato i terroristi sonici Maximillian I pochi mesi fa con il loro discreto album "Double Anal Fantasy", che ora si ripresentano sulle scene con una raccolta di loro vecchie cose, uscite su singolo, cassette varie e rarità sparse, come si confà ad ogni buona operazione di tale genere, ovvero le raccolte di singoli. Come avevo avuto modo di scrivere, il loro ultimo album mostrava un gruppo ormai navigato, se non maturo, nel campo del noise più estremista, abbandonando gratuite cacofonie. Ecco, quindi, questo nuovo album, contenente ben tredici tracce di furibondi assalti sonori, che mettono a dura prova il nostro povero apparato uditivo. Dalla cacofonia bella e buona di "Zero a Zero" alla poltiglia shitgaze di "Semeraro", dalle sperimentazioni rumoristiche stile Load Records di "H Each H" al noise totale di "Capolavoru", fino al singolo "Monolito", registrato dal vivo, non c'è molto di cui parlare, nel senso che queste cose si accettano o rifiutano in blocco, senza compromessi. O le si ama, o le si odia. Qualcosa si distingue dal mucchio, come il continuo e fastidioso ronzio di "Banane Negre Gialle" che, perlomeno, riesce a spezzare una certa monotonia d'insieme. L'uscita della compilation sarebbe prevista per l'8 gennaio 2013, ma sicuramente si tratta di uno scherzo di questa folle banda di mattacchioni. Comunque sia, solo per completisti. (Leonardo Di Maio) 6/10
CORPOPARASSITA - Eterno Dal Volto Di Vipera (Licht Und Stahl, 2011)
I Corpoparassita sono sulla scena underground italiana ormai da quasi un decennio. E', infatti, nel 2001 che ad Alessandria, Guido Bisagni (Larva108) e Diego formano questo progetto musicale di matrice elettro sperimentale. Già all'attivo ci sono quindi parecchi album ufficiali, numerosi split ed altrettanti Ep; pubblicati nel corso degli anni attraverso tante etichette indipendenti, italiane e non solo. Tra le più note ricordiamo la Blade Records con l'album intitolato "Nel Diciassettesimo Giorno Del Mese" e la FinalMuzik con "Inesorabile". "Eterno Dal Volto Di Vipera" è uno di quei tanti Ep; ed esce per la tedesca "Licht Und Stahl" (N.Strahl.N) in formato cassetta e limitato soltanto a trentatré copie. Basato su spesse strutture noise e dark-ambient, abilmente aggiustate inserendo svariate manipolazioni di field-recordings, i Corpoparassita nel corso di tutti questi anni non hanno quasi mai cambiato il proprio sound. "Eterno Dal Volto Di Vipera", infatti, non si discosta molto da queste caratteristiche. I sinfonici droni e la brumosa dark-ambient della traccia "Nella Malga Di Funes" si affiancano ai poderosi noise e field-recordings di "La Donna Del Muschio", mentre intanto, in "Effetto M.T." lievi battiti industriali giocano di riflesso con lunghi, eterei e tempestosi droni. Fatta eccezione per la traccia "Teriomorfo", dove una poderosa base dark-ambient trasmette sensazioni oscure e lisergiche, le altre canzoni purtroppo non lasciano il segno. Siamo ben lontani da album sicuramente più meritevoli come "Bambinocheride"; questo, infatti, è un lavoro da consigliare solamente ai fan più accaniti. Piccola nota curiosa, tutte le tracce di questo Ep sono altresì presenti in un cdr dal titolo "Il Trapasso Dei Voti Battesimali", pubblicato sempre in questo 2011 per la peruviana Buh Records; ma questa è un'altra storia. (Massimiliano Mercurio) 5,5/10
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Joseph Ride | |
Maximilian I | |
Corpoparassita |