Dieci Piccoli Italiani

N.153 - Maggio 2024

di AA.VV.

01_matteopa_600MATTEO PAGGI - WORDS (Aut, 2024)
post-jazz

Giovane trombonista marchigiano di tutta eccellenza, Matteo Paggi predispone il proprio ambizioso “Words” in modo uno e trino: come collettivo di collaboratori, come metodo di composizione-improvvisazione e come risultante album eponimo. “La gente in discoteca nel futuro” fa da abbozzo d’anticipazione, un dialogo arcano tra improvvisazioni, l’una nervosamente staccata (trombone e basso), l’altra fluidamente sostenuta (violino e flauto). La suite di “Fossaverde” poi esplica e articola: un concerto desertico per tamburellare in sordina della sezione ritmica il primo movimento, un trombone “parlato” attraverso il bocchino (da qui “Words”) a duettare con un basso in trance “generativa” il secondo, una liaison in stile tardo-romantico di flauto e violino inasprita a follia collettiva il terzo. Nella “Mountain” di 14 minuti sboccia infine il suo pittoricismo armonico, un formicolare circolare che accresce tonante e ventoso (ricorda lo sgorgare della “Moldava” di Smetana), passa per un duetto di tamburi e sfiati e perviene alla rarefazione, dapprima claudicante e infine mistica. Paggi fa un’opera d’austero recital illusionistico, non granché di musica jazz. Forte della partecipazione ai Fried Seven per “Late To The Party” (2024) e ai Fearless Five con il mentore Enrico Rava, e prima ancora di studi (Pesaro, Marquette, Stanford) e progetti giovanili, riesce a dar forma, colore, temperatura, e pure forza magica, a una materia grezza di fredda sintassi. Nell’ambito va nettamente sopra la media dei colleghi nostrani per importanza e visione. Registrato nella Amsterdam d’adozione con Iara Perillo (flauto), Irene Piazza (violino), Anja Gottberg, (double bass) e Anton Sconosciuto (batteria), forse il migliore con quel suo metodo per sottrazione (Michele Saran7/10)


02_valeriac_600VALERIA CAPUTO - HABITAT (Ribess, 2023)
songwriter

Valeria Caputo regala con il suo terzo “Habitat” due numeri abbastanza scioccanti, due frutti di una felice collaborazione con Franco Naddei. “Ma quale casa”, un recital di dati tecnici e un collage di spot su un sottofondo di disturbi elettroconcreti, un piccolo capolavoro d’avanguardia per pastiche di sovraincisioni. “Taras” si spinge anche oltre, su fitte lancinanti free-jazz di percussioni, doppio sax, elettronica e distorsioni. Troppo slegato questo contesto da quello del suo canzoniere, timido e remissivo sia pur impeccabile, che va dalla chanson di “Sulla strada statale” all’afro-caraibica Paul Simon-iana “Riconoscersi”, dal folk tirrenico anelante di “Vieni” a quello shuffle-country dolente e stralunato di “La mia città che sull’acqua brucia”, fino allo spiritual di “Dove finisco io”. Anche qui si distingue comunque un picco, “Mel”, pianistico valzerino-romanza francesizzante nell’indole ma genuinamente Joni Mitchell nella resa. Primo album in italiano dell'autrice tarantina, seguito di “Migratory Birds” (2012) e “Supernova” (2016). Non solo una scelta di forma. E’ un concept lunatico sull’abitare, la casa, variegato sulla poesia lirica, la denuncia sociale e l’aneddotica spicciola che si fonda soprattutto sul linguaggio - ancor prima della musica -, la comunicatività sottesa a lemmi e sintassi, e il suo connubio con le contraddizioni territoriali della penisola. In un colpo solo delicatezza e scavo. Voci recitanti: Laura Sciancalepore, Celeste Fortunato, Elisabetta Marconi. Buon violino di Mina Riviello in “Dove finisco io”. Caputo multistrumentista suona anche la cuíca (Michele Saran6,5/10)


03_lucacoibLUCA COI BAFFI - DEVO PARLARNE CON MIO PADRE (Massima Calma, 2024)
alt-rock

Luca Coi Baffi è un cantautore, sì, ma con un fortissimo spirito alternative-rock. Scrive canzoni con un taglio da songwriter illuminato, rendendosi credibile per la capacità di decodificare i disagi della post-adolescenza mettendoli in parole e musica. La loro struttura prevede un’evoluzione guidata da chitarre graffianti, sfociando in una sorta di (passatemi il termine) grunge-pop graffiante ma sempre melodico e fruibile. Luca Casentini (questo il suo nome all’anagrafe), romano, nel suo primo Ep intitolato “Devo parlarne con mio padre” riversa tutta la rabbia possibile per confezionare sei tracce istintive, esplosive. Energico nell’iniziale “Sangue di stivali”, delicato in “L’antico marinaio”, questo esordio contiene anche la molto nineties “Cocaina” e “Post-irrisione”, i due singoli diffusi con qualche settimana di anticipo. Il disco è stato presentato al Monk lo scorso 24 aprile, prestigioso palco romano dove transita il meglio della scena indie internazionale; pochi giorni dopo Luca è stato protagonista anche del frequentatissimo “Primo Maggio dei Castelli” 2024, la maniera più congeniale per iniziare a far conoscere le proprie canzoni ad un pubblico più vasto (Claudio Lancia6,5/10)


04_nullapNULLA+ - MENTE CAPTUS (These Hands Melt, 2024)
metalcore

Voluto da un piccolo Bathory italico, Paolo Lombardi (Perugia), il progetto Nulla+ dall’iniziale “Stornelli distopici” (2016) si espande via via fino a diventare vera band per “Mente Captus”. Il nuovo vocalist Francesco Bogini contribuisce a elevare il livello di isteria in sordidi mitragliamenti come “Schermo” (con coda epica) e “Rogna nera”. “Una donna MMXXIV”, “Terre rare” e “Piangersi addosso” diventano persino ipercinetici thrash-core con cambi di tempo anche più estremi (e qualche elemento fuori norma come droni di tastiere, salmodie e dilatazioni mistiche). Alla fine si trova l’“Emilia paranoica” del caso, “Oppenheimer parte II”, un blues urbano strascicato e furente con tanto di sardonico assolo piacione. Grazie alla produzione spinta ne è uscito uno dei dischi più violenti degli anni 20 italiani e non. Spesso di convenzione (riempitivi nella seconda parte) ma sempre potente, spaventoso nella sua precisione, viceversa più esteriore che lacerante (Michele Saran6,5/10)


05_giuliocan_600.GIULIO CANTORE - EVASIVO (Brutture Moderne, 2024)
folk

“Grondaie” e “6.55”, i due episodi senza canto in “Di casa e altre avventure” (2022), diventano progetto pieno nel seguente “Evasivo”, il primo disco solo strumentale del forlivese-cesenate Giulio Cantore. “Famoso impermeabile blu” come da titolo potrebbe fungere da alleggerente fantasia di rielaborazione chamber-jazz al classico di Cohen (ma più efficace è “Red Squirrel Trail” col suo dialogo contrappuntistico chitarra-cello). Una qualche indole di folk progressivo si fa sentire nel tema da serenata campagnola di “Una spanna da terra” e un qualche sentore “desert” si fa sentire nel country-folk di “Panoramica”. La sua stoffa di virtuoso all’acustica finalmente emerge in “Due occhi due lampadine”, probabilmente il pezzo più profondo, portato fin dalle parti del flamenco, e in “Cavallette”, fulgido scherzo di scattanti cambi di tempo shuffle e stomp. “Solara” ha in coda un piccolo apice di trasfigurazione post-jazz panetnica. Cantore svaria e al contempo rimane fedele, forse più che mai, al suo spirito di folletto rurale. Con intonati interpreti a corredo, una sua solidità armonica di fondo, e pure un innocuo elemento alieno nel brevissimo pastiche pseudo-elettronico di “Fantasma-formaggino”, è una raccolta gradevole, spesso mollemente melodica, qua e là in allerta muzak. Co-prodotto con Bajun Records (Michele Saran6/10)


06_solSOLO - THE IMPORTANCE OF WORDS (autoprod., 2024)
alt-rock

Dopo una serie di singoli Giuseppe Galato giunge al formato lungo a nome Solo con “The Importance Of Words”. Le prime due canzoni tradiscono nettamente influenze della psichedelia remota e recente: “Don’t Shoot The Piano Player” suona come una “Penny Lane” dopata e “Summer Fading” come una serenata di melodiosità tenera/tossica nello stile della Elephant 6. Il cuore è invece rock, da una acrobatica alla At The Drive In “Hypocrisy” allo sprint Maiden-iano di “Propaganda In My Eyes”, fino a un patetismo reboante alla Meat Loaf, “Look Out”. Tra gli strumentali, a parte un paio di bozzetti elettronici, spicca una sorta di finto spot, “What’s The Topic Of The Day”. Chiusa arguta, 1 minuto di nenia allucinata su quattro note di acustica, “In The End”. Concept paranoide sulla società del controllo - sottotitolo: “Songs of love, anti-capitalism and mental illness” - a buon tasso di passionalità. A parte un paio di ospitate, peraltro nei momenti più deboli, il salernitano Galato suona quasi tutti gli strumenti e si autoproduce, un coraggioso atto d’altri tempi anche perché così facendo si espone candidamente alle imperfezioni (un canto che, quando spinge, un po’ frana). Padronanza di tecniche di studio e qualche sbrigliatezza. Edito su chiavetta Usb (Michele Saran6/10)


07_gattialGATTI ALATI - GATTI ALATI II (autoprod., 2024)
new wave

La coppia Emanuele Gatti (News For Lulu) e Christian Alati (Gatto Ciliegia) si rinnova con il secondo parto del loro progetto Gatti Alati, “II”. Già subito “Fotocopie” si para come dub con buon grado di ipnosi che pur mantiene un distinto slancio ritmico. “Non era previsto” e “Galatea” (ma questa su un piano spinto nell’orbita progressive house) sono creazioni tribali e caotiche, più vicine al balletto propiziatorio che alla hit synth-pop, e comunque una “E’ cambiata l’atmosfera” rivaleggia con Alan Parson in fatto di pop elettronico progressivo. Altri fulgidi esempi del loro procedimento mixed: “Sei tornato”, annunciata da concrezioni di vagiti soul, sospinta su un beat felpato e accarezzata da uno sbrilluccicare elettronico, e “Aspettando un finale”, condotta dal banjo, accesa da distorsione rigogliosa e frustata da risacche nu-jazz. Sette anni dal primo capitolo (2017) non hanno arrugginito le loro scaltre modificazioni di giunture e i loro sabotaggi timbrici, oltre all’uso coraggioso dei campionamenti a un soffio dalla sampledelia, come una sfera con ripieno d’ingranaggi di Pomodoro. Che gioiellino di produzione post-elettronica sarebbe uscito se le loro voci non appesantissero con linee melodiche blande, inutili da suonare giustapposte, persino posticce (Michele Saran6/10)


08_donianDONÏA NÖ - FINCHÉ SONO VIVA EP (autoprod., 2024)
dance-pop

Toscana d’origine ma romana d’adozione, Tania Giommoni fa debuttare a pieno titolo il proprio moniker Donïa Nö con “Finché sono viva”. Si attacca con un flusso di parole biascicate su una sfrontata base techno-house, abbinamento facilone ma purificato in break spirituali-gotici guidati dal piano, “Death Is Coming”. Maggiormente inquadrata in senso atmosferico è “Un’altra strega”, per distorta voce d’oltretomba, tribalismo del sintetizzatore, campane a morto e litania-scioglilingua. L’Ep s’impenna in “Oh Dio” (da vaudeville pianistico a blues Bessie Smith, di nuovo sfigurato e scheletrico, fino a piccolo tripudio infernale) e poi declina in ripetizioni e numeri carini ma evitabili (“Da sola” più che altro tributa i Prozac+). Squinternato se non sfocato, arricchito - anche esageratamente - dalla produzione punk e lustrini di Ricky Eagle. Si apprezzano il talento soul e il tentativo di mandare gambe all’aria la vestina commerciale di un’Annalisa o un’Elodie. Il suo immaginario dark-sabbatico? Poco più di un make-up. Notevole il basso post-punk di Stefano Zandomeneghi. Seguito dei singoli “Intro-Right/Wrong” (2021), “A Quiet Place” (2021), “CCC” (2022), “The Silence” (2022), e “The Queen” (2022) (Michele Saran6/10)


09_lauramas_600LAURA MASOTTO - THE SPIRIT OF THINGS (7K!, 2024)
neoclassical

Laura Masotto concepisce e suona “The Spirit of Things” tramite una doppia orchestra virtuale: archi moltiplicati e sintetizzatori. L’impeto della cosa si saggia nel preludietto “Human”, nell’usuale pulsazione minimalista-vivaldiana, e nei generici accordi tragici per permettere il volo solistico del violino. Nel fosco antro armonico di “Totem” si slargano fraseggi febbricitanti e dissonanze. Dopo “Dark Horse”, la versione diafana, e “Labirinto”, la versione liturgica, arrivano pagine più che altro caduche di melodie screziate (“Skin”, “Floating”, e una appena più estesa “Orange” su cadenza di telescrivente), tra cui si staglia però l’insistente gavotta funebre con percussioni di “The Body Is A Tree”. Probabilmente influenzata dal grande “Ver Sacrum” (2023) di Bruno Sanfilippo cui ha partecipato, la strumentista veronese attinge a una grandeur in aperta contraddizione con lo spicciolo artigianato del suo primo “Fireflies” (2019): un’ingenua pompa fantasy naturalistica intorbida fino a sciuparlo un sentimento accorato, a tratti avvolgente, di requiem. Il suo violino immaginifico si espande radiale (tinteggiature), non longitudinale (intensità), e non fa progredire che di un nonnulla il suo linguaggio. Qualche abusato stereotipo tratto dalla musica minimalista - il notorio accordo sospeso di chiusa - in questa raccolta prossima alla forma-suite di brevi movimenti. Interventi alla scrittura di Federico Bisozzi (“Totem”) e Davide Tomat (“Labirinto”) (Michele Saran5,5/10)


10_udd_600UDDE - DISAPORA (PNR, 2024)
songwriter

Originario di Sassari e residente in Grecia, già chitarrista dei Soyland Green, Udde prosegue la carriera solista con “Diaspora”. La solennità, che punterebbe persino a registri religiosi, della “Aho” di apertura, si fonda su un amalgama di synth-pop suonato a mezza velocità e basi trap. Tutto o buona parte del pathos dell’album si esaurisce in questo pezzo, perché già nella successiva “Elefante europeo”, nonostante l’armatura hip-hop e gli squilli delle tastiere, sembra sempre di sentire una “Let Me Go” dei Heaven 17 fatta andare su un giradischi difettato da “wow and flutter”. Il singolo “Luci” si ammoderna appena di secondi M83, “Transumanza” importa un che di trip-hop, e “Ostile” si slarga verso la nenia melodrammatica. Tanto stentoreo quanto privo di picchi e, per due terzi, zavorrato d’irritante autocompiacimento. Seguito di “Familiar Stranger” (2017), grossomodo dalle medesime coordinate, e di qualche Ep (Michele Saran4,5/10)

Discografia

MATTEO PAGGI - WORDS(Aut, 2024)
VALERIA CAPUTO - HABITAT(Ribess, 2023)
LUCA COI BAFFI - DEVO PARLARNE CON MIO PADRE(Massima Calma, 2024)
NULLA+ - MENTE CAPTUS(These Hands Melt, 2024)
GIULIO CANTORE - EVASIVO(Brutture Moderne, 2024)
SOLO - THE IMPORTANCE OF WORDS(autoprod., 2024)
GATTI ALATI - GATTI ALATI II(autoprod., 2024)
DONÏA NÖ - FINCHÉ SONO VIVA EP(autoprod., 2024)
LAURA MASOTTO - THE SPIRIT OF THINGS(7K!, 2024)
UDDE - DISAPORA(PNR, 2024)
Pietra miliare
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