Everybody move to prove the groove
"Once there was a day we were together all the way...". Ian Marsh, Martin Ware e Adi Newton tutti insieme nei Future, poi Phil Oakey e gli Human League, infine Glenn Gregory e gli Heaven 17: accade a Sheffield, South Yorkshire, intorno al 1977. Giorni di punk, rivolta e guerriglia culturale, la capitale industriale del Regno Unito del resto non ha molto da offrire visto l'aggravarsi della crisi del settore siderurgico, motore unico della catena di produzione e abbrivio all'esistenza per la comunità del posto. Distruzione ma anche semina, rinascita, avanguardia e sperimentazione.
L'uomo e la macchina, l'uomo è la macchina: Martyn Ware (Sheffield, 19 maggio 1956) se ne procura una con i primi risparmi da programmatore di computer, un Korg 700 a tastiera monofonica e inizia a muoversi nell'elettronica, innamorato di Motown, glam rock e pure dei Kraftwerk. L'approccio alla musica di Ian Craig Marsh (Sheffield, 11 novembre 1956) invece è decisamente meno tranquillo: anche lui cresce nel grigiore plumbeo tra fumi di acciaierie e rumori di fabbrica, e per scacciare i fantasmi dell'eco-mostro si mette a frequentare la piccola compagnia di teatro "Meatwhistle". Qui impara a suonare la chitarra e stringe amicizia con un certo Mark Civico, insieme al quale fonda una sorta di art-gang, che prova a richiamare attenzioni su di sé attraverso performance incendiarie e spericolate ai limiti dell'autolesionismo (sul palco parlano di necrofilia e masturbazione mentre pogano, sgomitano e si autoinducono il vomito, qualcosa a metà strada tra Alice Cooper e Fad Gadget), non a caso si fan chiamare Music Vomit, epiteto ributtante che ricavano dalla lettura di un articolo non proprio lusinghiero a proposito dei Suicide (così additati dalla stampa locale).
L'esperienza però dura poco, dato che Marsh viene presto espulso dalla scuola in quanto ritenuto elemento "sovversivo" e indesiderato. Civico allora si dà una calmata e prosegue con altri ex-compagni della Meatwhistle, Paul Bower, Ian Reddington e l'aspirante fotografo Glenn Gregory (scrivono l'opera rock "Vomit Lost In Space" e la mettono in scena allo University Drama Studio e alla Burngreave Church Hall con l'aiuto di alcune guest occasionali, allo stylophono saltuariamente lo stesso Martyn Ware che in quei giorni si sta facendo le ossa con gli Underpants).
La combriccola si scioglie definitivamente dopo una serata da incubo al Bath Arts Festival del 1974, dove vengono accolti a bottigliate e fischiati dalla folla disgustata. Sembra apprezzarli la sola Mary Joan Elliott-Said aka Poly Styrène (leader degli X-Ray Spex) che è seduta tra il pubblico e li applaude come "prima vera punk band".
A questo punto il percussionista/back vocalist Ian Reddington lascia e se ne va a studiare alla Royal Academy of Dramatic Art: lo attende un dignitoso avvenire da attore inaugurato nel 1986 col ruolo di Bassett in "Highlander" al fianco di Christopher Lambert (nel suo curriculum anche tanta televisione, teatro e alcuni inni per lo Sheffield Wednesday Fc.). Gregory continua nella musica e si dà da fare nei 57 (con lui Jack Hues e Nick Feldman, spina dorsale degli Wang Chung), Bower, invece, si ritaglia qualche scampolo di gloria come chitarrista dei 2.3 Children (poi 2.3) e intanto arrotonda col giornalismo (cura la fanzine Gunrubber assieme ad Adi Newton).
Il Futuro negli anni 70: i sintetizzatoriTerminata questa prima fase di gavetta, molti di loro si tengono in contatto e hanno modo di ritrovarsi, Marsh difatti ha messo la testa a posto e trova impiego anch'egli come programmatore, così acquista un sintetizzatore e richiama Ware e Adi Newton per suonare alla festa del ventunesimo compleanno di un amico comune, che da queste parti vale la maggiore età. Si presentano come Dead Daughters e propongono la sigla della serie tv "Doctor Who", oltre a cover del primo disco dei Ramones. La cosa li diverte parecchio e man mano ci prendono gusto a tal punto che decidono di fondare The Future, pop-band a strumentazione solo elettronica che nel 1977 è ancora qualcosa di difficilmente concepibile per gli standard contemporanei e, appunto, davvero "futurista".
I prezzi delle apparecchiature calano e diventano più convenienti per il consumatore medio, Newton compra un Roland System 100 e un software chiamato CARLOS che converte le parole inserite in testi così da tramutare l'artificio in realtà, ma non trova compagnie disposte a finanziare l'idea e abbandona il gruppo per tentare qualcosa di più estremo ed esoterico con la sua creatura Clock Dva (gli esordi "White Souls In Black Suits" e "Thirst" sono più affini al "Mix-Up" di free-jazz, psichedelia e rumorismo dei vicini di casa Cabaret Voltaire o dei Throbbing Gristle che non all'estetica cyber-punk con cui negli anni a venire il man amplified di "Advantage" e "Buried Dreams" si farà largo).
La parentesi The Future si dissolve in una manciata di demo archiviati in formato cd una ventina d'anni dopo nella docu-raccolta "The Golden Hour Of The Future" (che nel 2002 scava alle radici del sound di Sheffield tramite le early version di "Being Boiled", "Toyota City" ,"Circus Of Death" e altri reperti storici setacciati da Richard X).
La Lega Umana: un giorno tutta la musica sarà fatta cosìWare e Marsh adesso pensano a mettersi in regola e cercano più un vocalist che un terzo sintetizzatore per sostituire Adi, dato che ogni label interpellata pare scettica nei loro confronti vista la mancanza di un frontman vero e proprio, ma la prima scelta Glenn Gregory si rende purtroppo irreperibile in quanto impegnato con i 57, dunque ripiegano sul fascinoso Phil Oakey, portiere di notte del Thornbury Annex Hospital e loro vecchio compagno di scuola che non ha alcuna esperienza in merito se non qualche velleità da sassofonista, ma in compenso si porta dietro una fitta rete di rapporti sociali e appeal da popstar consumata costruito su capigliatura eccentrica e vestiario alla moda.
Le due menti partoriscono il breve strumentale "Dancevision" e subito dopo "Being Boiled", battesimo dei neonati Human League, che per il nome si rifanno al videogioco "Starforce: Alpha Centauri", dove la Lega Umana è una frontiera di Umanoidi che nel 2415 d.C. lotta per la propria indipendenza dal Pianeta Terra (la prima traccia si può trovare sull'Ep "Holiday '80", la seconda sancisce l'entrata di Oakey nella band).
Strappano un contratto grazie all'intervento dell'ex-collega Paul Bower, che li presenta ai discografici della sua band 2.3, così escono in sequenza su etichetta Fast Records "Reproduction" (1979) e "Travelogue" (1980), registrati negli studi Monumental Pictures: "One day all the music will be made like this", sentenzia il primo profetico verso di "The Black Hit Of Space" e non ci va lontano, gli album difatti sono entrambi a loro modo epocali per lo sviluppo del movimento synth-pop di cui gli Human League sono pionieri acclarati (persino gli Undertones li citano in "My Perfect Cousin", "His mother bought him a synthesizer/ got the Human League in to advise her/ now he's making lot of noise/ playing along with the art school boys").
Nonostante i ragazzi godano di fama consolidata non raggiungono però il successo commerciale ipotizzato (i singoli di "Travelogue" vengono surclassati nelle classifiche Uk da "Are Friends Electric?" di Gary Numan e malgrado i passaggi a Top Of the Pops, l'album non supera la sedicesima posizione). Nemmeno le apparizioni pubbliche convincono appieno, data la dipendenza dalla tecnologia e dalle macchine a nastro che dal vivo li rende statici, piatti e poco interessanti (su Nme John Lydon dei Public Image Limited infierisce bollandoli come "trend hippies", di contro David Bowie assiste a un loro opening per Siouxsie and the Banshees e afferma di "aver visto il futuro").
Insomma, pareri illustri ma discordanti, non tutto gira a dovere e dopo una sortita fallimentare allo Psalter Lane Art College Oakey propone all'amico regista Adrian Wright di ravvivare gli stage con proiezioni, filmati e diapositive a colori. Il nervosismo monta e le tensioni interne al gruppo si acuiscono: il manager Bob Last prova a ricucire lo strappo, ma Marsh e Ware si tirano fuori lasciando a Oakey e al "director of visuals" Wright l'incombenza del moniker e piena facoltà di farne ciò che meglio credono, a patto di saldare i debiti accumulati. Lo faranno egregiamente con l'aggiunta in pianta stabile di Joanne Catherall e Susan Ann Sulley, avvenenti cantanti-ballerine da cocktail bar: il 3 luglio 1982 il singolo "Don't You Want Me" raggiunge la vetta della Billboard Hot 100 e spiana la strada alla seconda British Invasion degli Stati Uniti. Ma questa è un'altra storia, quella degli Human League.
...a change of heart, a change of mind and Heaven fell that night
1980: British Electric Foundation e Heaven 17Quella degli Heaven 17, invece, ha finalmente inizio nel 1980, quando Glenn Gregory (16 maggio 1958) si svincola dagli accordi presi in precedenza con i 57 e raggiunge Ian Marsh e Martyn Ware, orfani di Oakey e intenzionati ora a sperimentare qualcosa di diverso, altrettanto orecchiabile e di facile ascolto ma strutturalmente più complesso e impegnato rispetto al pop easy d'alta quota dei blockbuster "Dare!", "Hysteria" e "Crash" (oltre a "Don't You Want Me", si apprestano a spopolare in ogni dove anche "Love Action (I Believe In Love)", "The Sound Of The Crowd", "Human" e "The Lebanon").
Al principio fu la British Electric Foundation (o B.E.F.), "the new partnership that's opening doors all over the world" con l'obiettivo di dar lustro a molteplici progetti musicali, di cui Heaven 17 avrebbe dovuto rappresentare quello cardine. Heaven17 è una band fittizia che nel romanzo cult "A Clockwork Orange" di Anthony Burgess furoreggia al quarto posto delle classifiche col brano "Inside", la realtà però si discosta dalla fantasia e la cronaca riferisce di un singolo, il primo del terzetto, che non supera la 45esima posizione. "(We Don't Need This) Fascist Groove Thang" infatti viene bandita dalla Bbc su monito del dj di Radio1 Mike Read in conseguenza alle preoccupazioni del dipartimento-vigilanza riguardo al testo troppo esplicito, che diffama senza mezzi termini il neo-eletto presidente Ronald Reagan (e in maniera indiretta anche la Thatcher e il Partito Conservatore britannico).
Have you heard it on the news about this fascist groove thang?E poi addirittura: "Hitler proves that funky stuff, is not for me and you girl, Europe's not a happy land. Brothers, sisters, we don't need this fascist groove thang!". Una denuncia aspra e violenta che non passa la censura, ma Glenn si districa bene e riesce a gestire la drammaticità delle lyrics senza rischiare di apparire pretenzioso.
Evil men with racist views spreading all across the land
Democrats are out of power across that great wide ocean
Reagan's president elect, fascist god in motion
Generals tell him what to do...
Here comes the daylight, here comes my job
uptown in my penthouse, downtown with the mob
here comes the nighttime, here comes my room
goodbye to the pavement, hello to my soul
Il pacchetto "Pavement Side" del lato A si completa con "Soul Warfare", che offre una visione del capitalismo come giochino di controllo esercitato dalla classe dominante a spese dell'anello debole, gli insistiti assoli di basso però non aggirano il travolgente senso di desolazione spirituale. Il lato B/"Penthouse Side", invece, è tecnicamente meno altezzoso ("Song With No Name") e più in linea con ciò che avrebbe potuto essere un terzo album degli Human League, se solo Marsh e Ware fossero rimasti in squadra, ovvero melodie fulminee ("Let's All Make A Bomb" e la satira anti-militarista "Height Of The Fighting" he-la-huuuuu!) e arrangiamenti all-synth (spartani e minimalisti quelli di "Geisha Boys And Temple Girls" à-la Chris&Cosey, più articolata e scherzosa "We're Going To Live For A Long Time", con coretto finale a loop post-lavaggio del cervello).
Ma Marsh e Ware sono usciti dal gruppo e insieme a Gregory compilano un protocollo se possibile ancor più radicale e ambizioso (hanno il totale controllo artistico sui lavori, sono scrittori, artisti, designer e si occupano persino del packaging delle opere). "Il nostro contratto parlava chiaro", precisa Martyn, "ogni fase della produzione era parte integrante dell'etica della band, dalla stretta di mano in copertina (rievoca quella più celebre di "Wish You Were Here" dei Pink Floyd) all'eleganza sartoriale nei video e nei servizi fotografici. In questo siamo stati influenzati molto dai Kraftwerk, perché quello che hanno presentato era una visione globale dell'umanità di cui la musica è solo una parte minuscola". Penthouse And Pavement invece ne è parte maiuscola e uno spaccato imprescindibile degli anni Ottanta, che entra di diritto nell'enciclopedia "1001 albums you must hear before you die" stilata da Robert Dimery e aggiornata annualmente.
Musica per Walkman ma di qualitàSempre da contratto, Glenn Gregory viene esentato dalla British Electric Foundation, il cui quasi contemporaneo esordio Music For Stowaways (esce in musicassetta nel marzo 1981) si nutre di rudimentali registrazioni firmate solo Marsh/Ware nell'immediato periodo post-"Reproduction"-"Travelogue" (unica eccezione "The Optimum Chant", perfezionata insieme a Gregory con una semplicistica Ampex a otto tracce). Anche qui la scaletta è biforcata in "Uptown Side" (la succitata "The Optimum Chant", "Uptown Apocalypse", "Wipe The Board Clean" e "Groove Thang") e "Downtown Side" ("Music To Kill Your Parents By", "The Old At Rest", "Rise Of The East" e "Decline Of The West") e prende spunto dall'avvento del Walkman Sony Stowaway, che per molti aspetti fu "una grandissima rivoluzione dato che le attrezzature divenivano sempre più piccole e maneggevoli, così malgrado avessimo un nostro studio eravamo incuriositi nel visitare le case delle persone registrando idee su quei mini-apparecchi per poi rielaborarle in privato; quell'album è un triumvirato di musica, arte e tecnologia, così per garantire che la qualità audio fosse adatta ai lettori portatili decidemmo di mixarlo usando le cuffie anziché gli altoparlanti". Si tratta di suite elettroniche per lo più strumentali, con una forte atmosfera cinematografica, che svariano dal funk-rock all'ambient sino ad affossarsi in sonorità più glaciali (sul finire dello stesso anno ne viene lanciata una versione da esporto in formato Lp re-intitolata "Music To Listening To", tracklist allargata ma identico format).
"Music Of Quality And Distinction Volume One" esce invece nel 1982 per la Virgin Records e coinvolge artisti in ascesa o in attesa di rilancio, ad esempio Tina Turner, la cui cover del classico dei Temptations "Ball Of Confusion" attira le attenzioni della Capitol Records cosicché la sua successiva "Let's Stay Together" (brano di Al Green riarrangiato da Ware con l'assistenza di Greg Walsh) raggiunge la numero 6 nella Uk chart e la numero 20 negli Stati Uniti. Presenti anche Gary Glitter (canta "Suspicious Minds" di Mark James), Sandie Shaw ("Anyone Who Had A Heart" di Bacharach/David), Paul Jones ("There's A Ghost In My House" di Holland-Dozier-Holland), Bernie Nolan ("You Keep Me Hangin' On") e Paula Yates ("These Boots Are Made For Walkin'"). Special guest Glenn Gregory (con "Perfect Day" e "Wichita Lineman") e Billy MacKenzie, leader degli Associates che rielabora a tutta LinnDrum "The Secret Life Of Arabia" di David Bowie e "It's Over" di Roy Orbison, la seconda delle quali annovera alla chitarra acustica una comparsata di John Foxx, un altro che certo se ne intende di elettronica e innovazione e garantisce sulla bontà di quanto sta accadendo: "B.E.F. e Heaven 17 sono dei precursori unici seppur incompresi, paragonabili forse solo ai Devo o ai Residents: troppo intelligenti per le persone 'normali' che non ne colgono il lato ironico, il divertimento, la sagacia. Una critica e una reincarnazione allo stesso tempo del corporativismo, i ragazzi stanno effettivamente de-costruendo i canoni della band tradizionale per spalancare le porte a tutti i musicisti che più ammirano, rilanciando la carriera di star in declino tipo Tina Turner ma anche altri. Un'idea generosa e brillante, non è facile trovare iniziative simili nel mondo della musica popolare".
Un secondo volume di "Music Of Quality And Distinction" uscirà solo nel 1991, con gli Heaven 17 ormai avviati a qualcosa di importante - difatti le iniziative della B.E.F. vengono momentaneamente accantonate.
The Luxury Gap: gli anni d'oroThe best years of our lives. Sono quelli a cavallo tra 1981 e 1983, anno in cui gli Heaven 17 pubblicano The Luxury Gap, seconda fatica a studio e loro più grande successo commerciale.
La new wave, per definizione, è un'onda e come tale vaga in continuo movimento, il filone elettronico di quella britannica non conosce soste e nel giro di qualche mareggiata evolve dai mutant moments dei Soft Cell alla non-stop ecstatic dance, dall'Organizzazione dei primi alla cultura junk dei secondi Omd, da un contegno di tipo metamatico al make-up scriteriato e iridescente dei nuovi wild boys. The Luxury Gap (aprile 1983) è un formidabile compendio di ciascuna di queste istanze e il luogo dell'intelletto in cui ogni tessera del puzzle trova giusta collocazione.
Registrato tra i Townhouse Studios di Londra e gli AIR in Oxford Street col titolo provvisorio "Ashes And Diamonds", viene preceduto di circa sei mesi (ottobre 1982) dal singolo "Let Me Go", bomba a scoppio ritardato che all'epoca della pubblicazione fatica inspiegabilmente sul mercato di casa dove si ferma alla 41esima posizione (ha decisamente miglior fortuna la release per gli Usa che aggiunge un punto esclamativo al titolo "Let Me Go!" e si piazza al quarto posto della American dance chart, spinta dal fitto airplay sulle radio alternative KROQ-FM Los Angeles e WLIR Long Island). È una delle prime hit confezionate con Roland TB 303, che in seguito svolgerà un ruolo cruciale nello sviluppo del movimento acid house (verso metà anni Novanta lo useranno i Daft Punk su "Homework" e Fatboy Slim in "Better Living Through Chemistry", tanto per citarne un paio). "Se mi chiedete di indicarne una sola degli Heaven 17, allora dico 'Let Me Go', sicuramente è questa la mia preferita", spiegherà Gregory, "principalmente perché quando noi musicisti abbiamo in mente qualcosa spesso ciò cambia durante il processo creativo e la stesura si allontana parecchio dall'idea originale, pensi che un giorno potresti svegliarti e voler tornare indietro per modificarla. Con 'Let Me Go' non ce ne è stato bisogno, è uscita fuori esattamente come l'avevamo immaginata. La melodia sembra quasi una colonna sonora per film, inoltre la bassline TB303 per l'epoca era molto innovativa. Provammo ad aggiungere anche qualche nota di piano tipo 'Vienna' degli Ultravox ma non ci stava bene, allora a Martyn venne un'illuminazione e inserì questa sorta di continuo woh-woh col delay della Jupiter 8, io il colpo di batteria iniziale e ne fummo entusiasti. Infine lo special "...daytime! All I want is nighttime! I don't need no day time! All I want is..." e quel "bop ba da bop bop bop bop ba da bop...".
Il risultato è assolutamente devastante, pian piano "Let Me Go" sbaraglia ogni ostacolo sino a divenire uno dei brani-icona del decennio (ottantunesima miglior canzone di tutti i tempi nell'ideale Top 500 stilata da Q101 Chicago). Ora gli Heaven 17 sono tra gli artisti più cool in circolazione, va ancora meglio lo spiritato duetto "Temptation", che nel maggio '83 si issa al numero 2 in Inghilterra (più di 250.000 copie vendute in meno di un mese), secondo solo a "True" degli Spandau Ballet.
Il sound si fa smaccatamente più pop su richiesta della Virgin, che oltre alle intuizioni del predecessore Penthouse And Pavement si aspetta da The Luxury Gap il doveroso rientro commerciale. "Ci diedero un assegno in bianco", racconta Ware, "così quando li chiamai chiesi un'orchestra di sessanta elementi (diretta da John Wesley Barker) e ce la concessero subito senza batter ciglio. C'era grande ottimismo attorno a noi, avevamo il miglior studio, i migliori ingegneri e i migliori produttori". "Temptation" venne scritta a Ladbroke Grove, ovest di Londra, nel seminterrato di Gregory, che prosegue: "Ero seduto sul divano quando arrivò Martyn e disse che aveva quest'idea grandiosa basata su 'The Lord's Prayer', con un'infinita serie di accordi che salgono a mo' di scala di Escher, inoltre aveva già stabilito il titolo e il verso 'Lead us not into temptation' che si trova nella Preghiera del Signore. Il testo parla di sesso e delle sue tensioni, era la prima volta che affrontavamo l'argomento e per renderlo al meglio volevamo confrontare la mia voce con una femminile più emotiva, così ne selezionammo diverse tra cui Josie James, la cantante di Stevie Wonder che aveva già collaborato con noi al brano 'Penthouse And Pavement', ma era troppo soft, cercavamo qualcosa di più grintoso". Alla fine la scelta ricade su Carol Kenyon, esperta cantante di stampo black già al lavoro con Chris Rea, Jon & Vangelis e i Dexy's Midnight Runners di "Too-Rye-Ay" (più avanti anche con Ultravox, Simple Minds, Paul Hardcastle, Julian Cope, Duran Duran, Mike Oldfield e tanti altri). Ne viene fuori uno spumeggiante Motown soul su ritmo meccanizzato. Imperdibile anche il video ambientato da Steve Barron in una camera grigio-spento stile espressionismo tedesco, dove si tiene quello che pare un colloquio d'ufficio tra Gregory e una sosia della Kenyon (che a causa di alcuni disaccordi sui compensi non prende parte alle riprese e viene sostituita da una modella). "Ancora oggi potremmo suonarla in una casa di riposo che gli anziani scatterebbero in piedi dalla sedia per ballare", ci scherzano su i tre che però, va precisato, durante quello che viene considerato il momento clou della carriera non danno concerti né si esibiscono mai dal vivo, salvo sporadiche apparizioni in playback a scopo promozionale.
Tornando a The Luxury Gap, un po' tutto l'album si avvale di arrangiamenti sfarzosi, visto che sfrutta la sezione di ottoni degli Earth, Wind & Fire Phenix Horns, combinata a sintetizzatori programmati e drum machine digitali, piano jazz, chitarra ritmica e orchestrazione, cosicché ogni canzone assume una propria identità data l'invidiabile gamma sonora. Il divario cui si riferisce il titolo è quello fra il nuovo lusso sfrenato delle classi abbienti e la difficile realtà della gente comune, stritolata dagli ingranaggi della fabbrica come riportato dall'ouverture "Crushed By The Wheels Of Industry", sguardo sardonico sulla disoccupazione di massa e altro duro j'accuse politicamente schierato seppur meno traumatico di "(We Don't Need This) This Fascist Groove Thang". Emblematici in tal senso i versi: "Work all day or work all night it's all the same/ Will we ever change?/ It's vocation or vacation?/ Some are workers some are not, it is time for a party/ Liberation for the nation, now!". Lo stesso tema viene ripreso in "Key To The World", avvilente parabola dell'uomo qualunque che spende più di quello che ha (Marsh e Ware, d'altronde, ci avevano abituato a simili bordate anticonsumistiche sin dai tempi di "Reproduction" con "The Dignity Of Labour").
Lo sketch istrionico "Who Will Stop The Rain?" e "We Live So Fast" allentano la tensione tramite un elettrofunk giocoso ma tutt'altro che disimpegnato (la prima è l'ennesima diatriba sulla Guerra Fredda, la seconda un promemoria per aspiranti milionari), mentre il quarto singolo "Come Live With Me" contiene alcune simpatiche stramberie da rimorchio care al "Lexicon Of Love" dei concittadini Abc ("Io ho trentasette anni/ tu la metà dei miei/ vengo a prenderti a scuola/ la gioventù che non ho mai visto"). Non mancano, infine, momenti d'autore che deviano dagli schemi-electro precostituiti, come la jazzata "Lady Ice And Mister Hex" o la lenta e contemplativa "The Best Kept Secret" (quest'ultima, in sostanza, una piccola "Let Me Go", visto che ne rubacchia alcune ideuzze scartate in sede di registrazione, comprese note e linea compositiva).
Significativo pure l'artwork, che ritrae uno sfavillante paesaggio tropicale alle spalle dei membri del gruppo, ma aguzzando la vista (e soprattutto aprendo per intero entrambi i lati della copertina) ci si accorge che si tratta solo di un manifesto pubblicitario a protezione di uno squallido cantiere industriale. L'album viene certificato platino dalla British Phonographic Industry e schizza alla quarta posizione nelle Uk Album Charts (dove staziona per ben ventisette settimane nella Top 40), così ora dai tre ci si attendono grandi cose.
Come sono gli uominiYou know how men are, we fell to the power
stay with the money 'til five to midnight's past
("Five Minutes To Midnight")
BRITISH ELECTRIC FOUNDATION | ||
Music For Listening To (B.E.F./Virgin Records, 1981) | 6,5 | |
Music For Stowaways (B.E.F./Virgin Records, 1981) | 6 | |
Music Of Quality And Distinction Volume One (B.E.F./Virgin Records, 1982) | 6,5 | |
Music Of Quality And Distinction Volume Two (B.E.F./Virgin records, 1991) | 6 | |
Music Of Quality And Distinction Volume Three (Wall Of Sound, 2003) | 7 | |
HEAVEN 17 | ||
Penthouse And Pavement (Virgin, 1981) | 8,5 | |
The Luxury Gap (Virgin, 1983) | 8 | |
How Men Are (Virgin, 1984) | 7 | |
Pleasure One (Virgin, 1986) | 5,5 | |
Teddy Bear, Duke And Psycho (Virgin, 1988) | 6 | |
Higher And Higher – The Best Of Heaven 17 (antologia, Virgin, 1993) | ||
Bigger Than America (Eye Of The Storm, 1996) | 6,5 | |
Before And After (Ninthwave, 2005) | 7 | |
Naked As Advertised (Just Music, 2008) | 6 |
Penthouse And Pavement | |
The Height Of The Fighting | |
Crushed By The Wheels Of Industry | |
Let Me Go | |
Temptation | |
This Is Mine | |
...And That’s No Lie | |
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Designing Heaven | |
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