Tina Turner

Tina Turner

Da regina soul-funk a icona pop

Prima artista a essere titolare di una hit in sette decenni consecutivi, Anna Mae Bullock è uno dei massimi simboli musicali del riscatto femminile. Affrancatasi dalla figura del marito, dopo 15 anni di grandi successi soul-funk in duo con Ike, negli anni 80 si impone come leggendaria icona pop

di Claudio Lancia

And I might have been queen
I remember the girl in the fields with no name
She had a love
Oh, but the river won’t stop for me…
(da “I Might Have Been Queen”)

Tina Turner, una delle più grandi icone musicali di tutti i tempi, non è mai stata una donna qualsiasi. Potente vocalist, talentuosa ballerina autodidatta dall’atteggiamento selvaggiamente sensuale, valida compositrice, affidabile professionista, ma soprattutto pioniera del riscatto femminile, ha dimostrato come sia possibile riemergere da abissi profondi per proiettarsi verso una nuova vita dai risvolti insperati. Amata dai colleghi musicisti, adorata dai fan e nota praticamente a chiunque in ogni angolo del globo, è stata e continua a essere fonte di ispirazione, esempio di forza, simbolo di determinazione.
Nel corso della propria carriera, non solo è caduta e si è rialzata più volte, divenendo una vera e propria leggenda e raggiungendo livelli di grandissima popolarità internazionale, ma ha sempre mostrato grandi doti di trasformismo: prima giovane rivelazione soul, poi autorevole rappresentante del rhythm and blues, antesignana del funky e, dopo un breve periodo di relativo oblio, dai primi anni Ottanta vera e propria leggenda della musica pop. Tina Turner è stata una delle prime rockstar globali, una diva immortale, che ha continuato senza sosta a infrangere nuovi record per ben sette decenni.

Le origini

Nata il 26 novembre del 1939 a Nutbush, Tennessee, con il nome di Anna Mae Bullock, cresce in una umile famiglia dedita al lavoro nelle piantagioni di cotone. Dopo la separazione dei genitori, nessuno dei quali sembra interessato a tenerla con sé, va a vivere presso i nonni. Sin da giovanissima la musica rappresenta per lei un rifugio: cresciuta in una zona dove la religione permea molti aspetti della vita quotidiana, viene influenzata in maniera determinante dal gospel e dagli spiritual che si cantano in chiesa. In Tennessee è inevitabile che si sviluppi anche una naturale convivenza con il blues e il soul. Si fa presto notare per le doti vocali cantando nei cori della chiesa battista che frequenta, trovandovi un’oasi di leggerezza in grado di alleviare almeno in parte un’infanzia complicata.
Dopo la morte della nonna, Anna Mae torna presso la madre, stabilendosi nel 1956 a St. Louis, nel Missouri, dove – grazie alla sorella più grande - inizia a frequentare i vivaci club della città. Una sera si imbatte nell’esibizione dei Kings Of Rhythm, una formazione rhythm and blues che ha messo a segno diversi successi, considerata da molti la titolare della prima canzone rock’n’roll della storia, “Rocket 88”, cantata dal sassofonista della band, Jackie Brenston, registrata nel marzo del 1951 negli studi di Sam Philips (sì, quelli di Elvis) a Memphis e pubblicata dalla Chess Records il mese successivo.

Tina non perde tempo: dopo aver conosciuto Ike Turner, il leader del gruppo, restando stregata dal suo carisma, nelle settimane successive si propone per entrare nella line-up come cantante. Ike inizialmente non la tiene in considerazione, nessuna donna aveva finora fatto parte della band, fino a quando, siamo nel 1957, appurate le qualità canore della ragazza, allora diciottenne, le concede il ruolo di corista, con il nome di Little Ann. Tina prende così parte alle registrazioni dell’album Boxtop, avvenute l’anno successivo e, nel frattempo, intraprende una relazione di breve durata con l’allora sassofonista dei Kings Of Rhythm, Raymond Hill, con il quale nel 1958 avrà un figlio, Craig Raymond. Tina lo crescerà senza l’aiuto di Hill (il quale morirà nel 1996 all’età di 62 anni) e nei mesi successivi si troverà coinvolta nella lunga e tormentata love story con Ike, che nel frattempo si è a sua volta separato dalla moglie, Lorraine Taylor, dalla quale aveva avuto due figli, Ike Jr. e Michael.

La vera svolta artistica avviene nel 1960, quando Ike convoca la band per registrare il brano “A Fool In Love”. Art Lassiter avrebbe dovuto cantare il brano, ma quel giorno non era presente. Ike – che aveva già pagato lo studio - non voleva perdere inutilmente la giornata, pertanto affida a Little Ann in via provvisoria la parte vocale, riservandosi di sovra-inciderla in seguito. Nei giorni successivi il nastro giunge però nelle mani del presidente dell’etichetta r&b Sue Records, Juggy Murray, il quale ne resta impressionato a tal punto da battersi per convincere Ike (grazie anche a un sostanzioso anticipo di 20.000 dollari) a mantenere la parte cantata da Little Ann nella versione definitiva della canzone. Pubblicata nel luglio del 1960, “A Fool In Love”, con la voce di Little Ann, vola dritta al secondo posto della chart r&b di Billboard, e al numero 27 di quella generalista. Nonostante la giovane età, è riconoscibile quel potente e graffiante timbro vocale che oggi è considerato il suo inconfondibile trademark: unire quella voce a una buona melodia soul-pop fu davvero una grande idea.

I primi successi

Il successo del brano induce Ike a prendere due decisioni strategiche. La prima è quella di modificare il nome d’arte di Little Ann in Tina Turner, facendole quindi acquisire artisticamente il proprio cognome. Ike mostra così da subito il proprio lato cinico e affarista, tendente ad assumere il totale e assoluto controllo della situazione: il cambio del nome è un modo per imprimere il proprio marchio, per fare di Ann una dipendente, una sottoposta. La seconda decisione è quella di trasformare i Kings Of Rhythm nella backing band di Ike e Tina Turner, mutando persino la ragione sociale della formazione, che da allora in poi si sarebbe presentata al mondo come Ike & Tina Turner Revue.
Il tour promozionale che segue l’affermazione di “A Fool In Love” porta la band a suonare in spazi sempre più grandi e importanti, fra i quali l’Apollo Theater di Harlem, a New York, e procura la prima apparizione televisiva, nel programma “American Bandstand”, il 3 ottobre del 1960, con Tina incinta di otto mesi. Dopo pochi giorni sarebbe nato Ronald Renelle, per tutti Ronnie, l’unico figlio legittimo della coppia Ike e Tina. “A Fool In Love” sarà poi inclusa nel primo album pubblicato a nome del duo, The Soul Of Ike & Tina Turner, distribuito nel 1961 e contenente anche la nuova hit “I Idolize You”.

L’anno seguente, “It’s Gonna Work Out Fine” diviene il secondo singolo di Ike & Tina Turner a superare il milione di copie vendute, procurando ai due la prima nomination ai Grammy Awards, nella categoria “Best Rock And Roll Recording”. Il successivo album Dynamite!, oltre a contenere tutte e tre le tracce già citate, presenta due ulteriori future hit: “Poor Fool” e “Tra La La La La”. La popolarità del duo continuerà a crescere per tutti gli anni Sessanta, grazie anche all’esplosività, sia dal punto di vista musicale che visivo, dei loro show, all’epoca paragonabili soltanto a quelli di James Brown. L’aggressiva potenza vocale di Tina, unita alla sua straripante sensualità, risulta moltiplicata dalla presenza scenica delle Ikettes, coreografico trio di coriste e ballerine che realizzeranno anche dischi a nome proprio. Fondamentale anche la scrupolosa programmazione di tour e apparizioni televisive. I loro spettacoli riescono a ottenere apprezzamenti trasversali: negli stati del Sud sono fra i pochi musicisti capaci di attrarre un pubblico multirazziale, fenomeno tutt’altro che semplice in un momento tanto complicato per le persone di colore.

Nel 1967 Tina sarà in un colpo solo la prima artista non bianca e la prima artista donna a comparire sulla copertina del magazine Rolling Stone, motivo di grandissimo orgoglio per l’intera comunità black. In quei giorni Tina attrae anche la curiosità di Phil Spector, il quale, decisamente colpito dopo averla vista esibirsi in un locale sul Sunset Strip, si offre per co-produrre l’album River Deep Mountain High, pubblicato in Inghilterra nel 1966. Il brano portante, scritto dallo stesso Spector, diviene il primo grande successo di Ike & Tina in Inghilterra, mentre negli Stati Uniti si rivela – almeno inizialmente - un mezzo fiasco, salvo con gli anni essere riconsiderato fra i pezzi più pregiati della loro discografia. A causa dell’iniziale insuccesso, l’album sarà pubblicato negli Stati Uniti soltanto nel 1969. Phil Spector credeva molto nella voce e nel carisma di Tina, e fa avere una grossa cifra di denaro a Ike per convincerlo a restare lontano dallo studio di registrazione, evitando così pressioni e ingerenze durante le session. Gli apprezzamenti ricevuti nel Regno Unito sono di tale portata che i Rolling Stones scelgono Ike & Tina come opening act per un tour inglese di dodici date. I Rolling Stones diventeranno presto una delle principali fonti di ispirazione per il duo, e Mick Jagger un grande amico di Tina (la leggenda narra che sarebbe stata lei a insegnargli a ballare…).

Fra i migliori album pubblicati dalla coppia nel corso degli anni Sessanta va segnalato anche Outta Season, con il quale nel 1969 Ike & Tina decidono di esplorare i sentieri del blues, uno dei generi più in voga in quel periodo, reinterpretando brani ripresi dal repertorio di B.B.King, Wille Dixon, Sonny Boy Williamson, Eddie Boyd, Lowell Fulson e Otis Redding, più “Motherless Child”, il rifacimento dello spiritual “City Called Heaven”. Ma fra i due non è tutto rose e fiori: nella seconda metà degli anni Sessanta i rapporti fra Ike e Tina – da sempre turbolenti - peggiorano ulteriormente, anche a causa della dipendenza di Ike da alcol e cocaina. Già nel 1960, all’indomani della registrazione del singolo “A Fool In Love”, davanti alla minaccia da parte di Tina di rompere la loro relazione, Ike reagì con violenza.
Tina resta per molti anni al suo fianco, nonostante le dipendenze di Ike, i tradimenti, le violenze e gli abusi subiti, in quanto sente di doversi prendere in qualche modo cura di lui. Le è riconoscente per aver ricevuto l’opportunità di cambiare vita e di raggiungere risultati artistici altrimenti impensabili.
Nel 1962 la coppia si trasferisce da St. Louis a Los Angeles e convola a nozze, celebrate a Tijuana, in Messico. Con loro portano tutti e quattro i figli, compresi quelli avuti dalle precedenti relazioni. Tina adotterà i due figli di Ike, e Ike farà altrettanto con Craig Raymond. Nel 1968, a sua detta come conseguenza del difficile rapporto col marito, Tina tenta il suicidio ingerendo una quantità spropositata di valium. A confortare le tesi di Tina riguardo i maltrattamenti subiti, va detto che in età avanzata – dopo aver avuto problemi con la giustizia - sarà diagnosticata a Ike una forma di bipolarismo.

Gli anni Settanta

Tina, dal canto suo, nel 1970 ottiene la prima nomination ai Grammy Awards come solista per il brano “The Hunter” nella categoria “Best Female R&B Vocal Performance”. Lo stesso anno anche Ike ne ottiene una, per “A Black Mans Soul”, nella categoria “Best R&B Instrumental Performance”. Ormai il duo non solo appare in maniera stabile nei cartelloni di alcuni fra i principali festival musicali, ma incrocia spesso il proprio cammino con altre star di primaria grandezza: dai già citati Rolling Stones a Janis Joplin, passando per Jimi Hendrix che, prima del grande successo personale, a metà degli anni Sessanta aveva suonato per un breve periodo nella Revue con Ike & Tina.
Al cambio di decennio il duo incide numerose cover di successo (all’epoca non di rado venivano realizzate quasi in tempo reale), fra le quali “Come Together”, “Get Back” e “Let It Be” dei Beatles, “Honky Tonk Women” dei Rolling Stones e “I Want To Take You Higher” di Sly & The Family Stone, che si piazza in classifica addirittura meglio dell’originale. Molte altre cover sono regolarmente eseguite durante i concerti. Ma la loro reinterpretazione più acclamata è senza dubbio “Proud Mary” dei Credence Clearwater Revival, trasformata in un drammatico spiritual che a metà del cammino si trasmuta in intenso e accattivante rock’n’roll, il loro più grande successo di coppia, che nel 1972 gli consente di vincere per la prima volta un Grammy, nella categoria “Best R&B Vocal Performance by a Group”. Il singolo vende oltre un milione di copie, diventando un vero e proprio biglietto di visita artistico.
“Proud Mary” è la traccia trainante dell’album Workin’ Together, e uno dei brani fondamentali di qualsiasi loro esibizione, compresa quella, imperdibile, tenuta in Italia il 13 marzo del 1971 per il varietà televisivo Teatro Dieci, condotto da Alberto Lupo per la regia di Antonello Falqui.

Un’altra hit importante è “Nutbush City Limits”, nel 1973, un incalzante funky-soul scritto da Tina con l’intento di descrivere la propria città natale. E’ con questo pezzo che inizia a delinearsi in maniera più netta il sound che oggi viene associato a lei e che influenzerà molti artisti negli anni successivi. “Nutbush City Limits” è un grande successo soprattutto in Europa, dove l’album omonimo (forte anche di un'altra prodezza soul come "Too Many Tears") vende oltre un milione di copie, e resterà per sempre nel repertorio degli spettacoli di Tina come solista.
Nel 1975 arrivano altre nomination ai Grammy Awards, sia al duo per l’album The Gospel According To Ike & Tina, sia al solo Ike per il brano “Father Alone”, entrambi nella categoria “Best Soul Gospel performance”.

Agli inizi degli anni Settanta Ike, da sempre attratto dal processo di registrazione e riluttante nei confronti del sistema delle label, corona il sogno di allestire degli studi di proprietà. Inaugurati a Inglewood, in California, con l’intento di farne il proprio quartier generale, i Bolic Sound Studios erano considerati studi di registrazione all'avanguardia, dotati di attrezzature e strumentazione di primissimo livello. Oltre a ospitare le session di tutti i dischi realizzati da Ike e Tina dal 1970 in poi, i Bolic Sound saranno utilizzati da numerosi musicisti di grande fama, fra i quali Rolling Stones, Turtles, Duane Allman, Natalie Cole, George HarrisonChaka KhanPaul McCartney, Billy Preston, Little Richard e Bobby Womack. Frank Zappa vi mette a punto gran parte del materiale confluito negli album "Over-Nite Sensation" (1973, il suo lavoro più black oriented) e "Apostrophe" (1974), con il contributo delle Ikettes come coriste, per l'occasione arricchite dalla presenza della stessa Tina.

Gli esordi come solista e la separazione da Ike

Nel 1974 Tina Turner pubblica il primo album come solista, Tina Turns The Country On!, che guadagna un’altra nomination ai Grammy Awards nella categoria “Best Female R&B Performance”. Registrato presso i Bolic Sound Studios, il disco canalizza l’energia della Turner verso un soul dalle inflessioni gospel (“Help Me Make It Through The Night”, “There’ll Always Be Music”, “The Love That Lights Our Way”), aggiungendo qualche vaga speziatura country (“Don’t Talk Now”) e relegando le sortite più briose al rock blues di “Bayou Song” e al rock’n’roll di “I’m Moving On”, dal piglio decisamente Stones. Nonostante la qualità delle interpretazioni e delle canzoni, fra le quali cover di Bob Dylan, Kris Kristofferson, James Taylor e Dolly Parton, i riscontri delle vendite si posizionano al di sotto delle aspettative, e il tentativo (pilotato ad arte dallo stratega Ike) di ampliare la visibilità e il ruolo di Tina anche come solista non sortisce gli effetti sperati.

Nel 1975 Tina viene scelta per il ruolo di Acid Queen nella trasposizione cinematografica dell’opera rock degli WhoTommy”, per la regia di Kurt Russell. Per capitalizzare il successo del film esce il suo secondo album solista, che prende per l’appunto il titolo di Acid Queen. Nel lato A compaiono due cover dei Rolling Stones (“Let’s Spend The Night Together” e “Under My Thumb”), due degli Who (“Acid Queen” e “I Can See For Miles”) e una dei Led Zeppelin, la celeberrima “Whole Lotta Love”.
Nel lato B finiscono invece quattro tracce scritte da Ike, fra le quali l’ultimo successo di coppia, la trascinante “Baby, Get It On”, un rock-funk di nuovo pesantemente (e piacevolmente) influenzato dagli Stones, che si confermano fra i principali punti di riferimenti nel processo compositivo della coppia. Ma non sfigurano nemmeno i riusciti rock-blues iper-elettrici “Bootsey Whitelaw”, “Pick Me Tonight” e “Rockin’ And Rollin”.
Da segnalare nell’album la presenza di Ray Parker Jr. (che qualche anno più tardi sfornerà la hit “Ghostbusters”) alle chitarre. Il disco sarà ristampato nel 1991 con l’aggiunta di tre bonus track.

Nel 1976, mentre fioccano contratti e nuove proposte per il duo, Tina, seriamente provata dal rapporto sempre più complicato con il partner, un incubo fatto di pesanti maltrattamenti e continui litigi, molla tutto e chiede ufficialmente il divorzio. L’addio si consuma mentre si trovano all’Hilton Hotel di Dallas, una delle tappe del tour di quell’anno. La causa di divorzio si trascina per oltre un anno, fino alla ratifica da parte del Tribunale nel marzo del 1978. Come Tina stessa racconterà anni dopo, la relazione con Ike era caratterizzata da abusi e violenze: Ike la picchiava, ed era certamente un personaggio prepotente e dominante, una situazione dalla quale Tina intendeva fuggire, sia professionalmente che personalmente.
Seguiranno anni molto complicati dal punto di vista finanziario: l’ex-coppia si ritrova costretta a risarcire i danni causati dall’annullamento di diversi accordi artistici già siglati, i quali prevedono pesanti penali per ogni data cancellata. Ike deve al fisco una somma enorme, e Tina si fa carico di quanto dovuto per i concerti cancellati e per le tasse non pagate, ritrovandosi in una situazione economica difficile. In pratica uscirà da quella relazione portandosi soltanto il nome d’arte e tante ferite, senza volere niente altro da Ike. Tina lascia ad Ike anche la quota di proprietà dei Bolic Sound Studios, che Ike cercherà invano di vendere negli anni successivi. Non farà in tempo: gli studi saranno distrutti da un incendio, sviluppatosi in circostanze mai del tutto chiarite, nel 1981.

Per superare un periodo tanto difficile Tina si affida alla fede e a quella religiosità, evidentemente mai del tutto sopita, che la accompagnò durante l’infanzia. Quasi incidentalmente si avvicina al buddismo, pratica che non abbandonerà più per il resto della vita. Ike invece scompare completamente dall'orizzonte, e andranno a vuoto le proposte da parte di lui di realizzare nuovo materiale come duo. La carriera di Ike proseguirà senza grandi acuti, nonostante il restyling dei Kings Of Rhythm (tuttora in attività) e un Grammy Awards vinto nel 2007 (l’unico come solista) nella categoria “Best Traditional Blues Album” per Risin’ With The Blues, appena prima della sua morte, avvenuta il 12 dicembre dello stesso anno. Qualche anno prima Ike aveva affidato le proprie memorie all’autobiografia “Takin’ Back My Name”, pubblicata nel 1999.
Come solista Tina torna in scena nel 1977, esibendosi in una serie di concerti a Las Vegas e in qualche piccolo locale in giro per gli Stati Uniti. Mantiene un buon livello di visibilità grazie a numerose partecipazioni televisive in qualità di ospite, compreso il contest tv americano “Hollywood Squares”, esperienza magari non troppo appagante, ma divertente e utile per far quadrare i conti di casa.

Un lento prematuro oblio

Completato dopo il divorzio, nel 1978 esce il primo album di Tina Turner senza il contributo di Ike, Rough. Per ironia della sorte, Tina resta ai margini del music business proprio mentre esplode la scena funky, trainata da musicisti che si ispirano apertamente non solo a James Brown, Sly Stone o Stevie Wonder (per citare alcuni fra i nomi più ricorrenti) ma anche a quanto prodotto da lei stessa in quasi vent’anni di carriera.
Alla soglia dei 40 anni, Tina viene percepita come un’artista in declino e deve limitarsi a osservare il successo altrui costruito sulle fondamenta che lei stessa aveva contribuito a creare. Eppure Rough non può certo definirsi un disco brutto: Tina riesce a far convivere le visioni moderniste di “Fruits Of The Night” e “Viva La Money”, degne della pista da ballo dello Studio 54, con due sontuose e intense ballad di tutto rispetto, quali “The Woman I’m Supposed To Be” e “Sometimes When We Touch”. Un disco eterogeneo che affianca una scatenata cover di Elton John, “The Bitch Is Back” (da “Caribou”, 1974), due torridi blues (“Fire Down Below” di Bob Seger e “Night Time Is The Right Time” di Leroy Carr) e una “Root, Toot Undisputable Rock’n’Roller” che ha la forza delle migliori canzoni degli Stones, una sorta di “Brown Sugar” minore.

Nel 1979 non va meglio con il successivo Love Explosion, addirittura non pubblicato negli Stati Uniti. Fortemente influenzato dalla disco music e prodotto da Alec R. Costandinos (producer francese che nel 1976 partecipò alla scrittura di “Love In C Minor” di Cerrone), Love Explosion non riesce a entrare nelle chart di vendita e, come conseguenza, Tina rimane senza contratto discografico. I quattro dischi pubblicati negli anni Settanta, oggi senza dubbio da rivalutare, sono tuttora di difficile reperibilità, fuori catalogo e non presenti nelle piattaforme streaming.
Tina continua a essere alla ricerca del proprio stile, e per farlo si affida a produttori sempre diversi. Probabile che lei stessa stesse iniziando a temere per la prematura fine di una luminosa carriera. Il solo modo per sbarcare il lunario in quegli anni è proseguire nella fitta attività di concerti e partecipazioni televisive, specie in programmi destinati non soltanto ai giovanissimi. Fra queste va senz’altro ricordato, nella primavera del 1979, il ruolo di ospite fissa di Pippo Baudo nel programma di Rai 1 "Luna Park", che le consente di mantenere un buon livello di notorietà nel nostro paese.

La rinascita

Per Tina è dura dover ricominciare da capo da sola, affrontando tutte quelle difficoltà, ma dopo un paio d’anni di silenzio discografico, nel 1981 qualcosa inizia a muoversi: gli amici Rod Stewart e Rolling Stones la invitano a duettare assieme e ad aprire alcuni concerti programmati sul suolo americano. Per riuscire a conquistare un pubblico più ampio, ha però bisogno di una nuova immagine, decide allora di firmare un contratto con il manager Roger Davies, che accetta di prendersi cura di lei e le consiglia di provare a trasformarsi in una “rockstar”. Nel 1982 viene coinvolta nella reinterpretazione di una hit del 1970 dei Temptations, “Ball Of Confusion”, che in Europa diviene un successo nel circuito delle discoteche, raggiungendo la Top 5 in Norvegia. Tale affermazione induce la Capitol Records a proporle un contratto per tre album, e di lì a poco le verrà proposta un’altra cover.
Si tratta di “Let’s Stay Together” di Al Green, il colpo da maestro che le spiana definitivamente la strada per un ritorno in grande stile, uno fra i più clamorosi di sempre. “Let’s Stay Together”, rielaborata invertendo l’ordine delle prime due strofe, diviene uno dei più grandi successi di Tina come solista, vendendo un milione di copie negli Stati Uniti (dove raggiunge la prima posizione nelle Dance Chart di Billboard!), 600.000 copie nel Regno Unito e 25.000 in Italia. Il restyling prevede giubbotti di pelle, minigonne, chioma leonina: Tina si reinventa assumendo un nuovo aspetto in linea con l’estetica dell’epoca, dall’impronta grintosamente sexy. La svolta è totale: una sopravvissuta che si rialza dopo essere caduta nell’oblio, diventando un nuovo e moderno simbolo di riscatto, forza e determinazione, un esempio da seguire per tantissime donne.

Passano pochi mesi e, nel maggio del 1984, Private Dancer impone definitivamente Tina Turner come superstar di livello mondiale. Registrato in diversi studi inglesi con il contributo di numerosi produttori, Private Dancer mostra un suono più levigato rispetto alle hit condivise con l’ex-marito molti anni prima, ma l’energia a cavallo fra rock e southern soul imprime alle canzoni quello che diventa il suo riconoscibilissimo marchio di fabbrica. L’apertura è affidata alla significativa e autobiografica “I Might Have Been Queen”, che fissa subito il mood generale. Il singolo trainante è “What’s Love Got To Do With It”, brano adulto che comunica il rammarico e il rimpianto di una donna che ha vissuto, ha sofferto ed è sopravvissuta a mille disavventure. Dalle lievi inflessioni reggae, “What’s Love Got To Do With It” vende un milione di copie negli Stati Uniti (dove sarà il suo primo e unico numero 1) e mezzo milione in Inghilterra, approdando praticamente in tutte le Top Ten europee.
In Private Dancer c’è anche un’altra cover importante, quella che da molti viene considerata la versione definitiva di “Help” dei Beatles, eseguita con l’accompagnamento dei Crusaders. Il tocco rock è assicurato dai contributi chitarristici di Jeff Beck, sia nell’elegante title track (scritta da Mark Knopfler, con Mel Collins al sax), sia nella tiratissima “Steel Claw”, che rendono ancor più stilisticamente eterogeneo il risultato finale, confermando (come avviene anche in “Show Some Respect” e “Better Be Good To Me”) la predilezione della Turner per le atmosfere più grintose.
Inizialmente ritenuto dalla stessa protagonista un disco troppo cauto, Private Dancer reinventa l’immagine di Tina Turner, che a questo punto diventa ufficialmente una cantante mainstream rock. In un momento nel quale le chitarre e il rock vanno forte, Tina ne diventa la principale interprete femminile, divenendo popolarissima grazie a un sound più commerciale, in grado di ampliare la platea dei potenziali ascoltatori.

Private Dancer viene supportato da un tour mondiale di 182 date che totalizza due milioni e mezzo di spettatori e circa 40 milioni di dollari di incasso al box office; i due spettacoli tenuti a Birmingham nel mese di marzo, comprese le esibizioni condivise con Bryan Adams e David Bowie, vengono filmati per trarne un Vhs, “Tina Live: Private Dancer Tour”. Il disco vende complessivamente dieci milioni di copie, delle quali la metà nei soli Stati Uniti: il più grande successo commerciale dell’intera carriera di Tina Turner. L’album e il singolo “What’s Love Got To Do With It” si aggiudicheranno quattro Grammy Awards sulle sei nomination complessivamente raccolte.
Private Dancer viene rimasterizzato e ristampato su cd nel 1997, con l’aggiunta di quattro bonus track e tre extended version. Nel 2005, in occasione del trentennale, sarà realizzata una special edition con la tracklist originale allargata a ulteriori bonus track, remix, e live version, fra le quali “Tonight”, il duetto con David Bowie incluso nell’omonimo album del White Duke.

Tina Superstar

Tina Turner è ormai un’icona globale della musica pop. Dopo aver partecipato alle registrazioni del vendutissimo singolo benefico “We Are The World”, viene scelta - assieme a Mel Gibson - come protagonista per il film Mad Max III, Oltre la sfera del tuono, per il quale registra i due inediti “We Don’t Need Another Hero”, altro grosso successo commerciale, e “One Of The Living”, che le fa guadagnare un nuovo Grammy Award. Dopo la Acid Queen, ecco un altro ruolo perfetto per lei, da forte e cattiva, una donna che in questo caso governa una città. Il successo riscosso le assicura un altro importante riconoscimento: nel 1986 viene introdotta nella prestigiosa Hollywood Walk Of Fame.
Nel luglio del 1985 è fra i protagonisti assoluti del mega concertone benefico Live Aid, eseguendo "State Of Shock" e "It's Only Rock'n'Roll" a fianco dell’amico Mick Jagger. Nello stesso periodo è testimonial (con tanto di contratto imponente) della Pepsi Cola, e incide il fortunato singolo “It’Only Love”, in duetto con Bryan Adams, che procura nuove sonanti affermazioni sia ai Grammy Awards (Best Rock performance by a Duo or Group) che agli Mtv Video Music Awards (“Best Stage Performance”).

Individuata la formula magica, nel 1986 esce Break Every Rule, che si pone stilisticamente in scia all’album precedente, mantenendosi sul medesimo standard qualitativo. Il cast è stellare: fra gli altri vanno ricordate almeno le superstar Phil Collins (batteria sia nell’hit single “Typical Male” che in “Girls”, scritta da David Bowie), Eric Clapton (chitarra in “What You Get Is What You See”) e Steve Winwood (tastiere in “Afterglow”). “Break Where You Started” (che frutterà l’ennesimo Grammy Award, il terzo consecutivo come “Best Female Vocal Performance”) è il momento più rock del disco, scritto e prodotto da Bryan Adams, il quale affida l’esecuzione dell’assolo al suo chitarrista Keith Scott. “Overnight Sensation” ha invece l’inconfondibile impronta di Mark Knopfler, che scrive, produce e suona la chitarra (interviene anche in “Paradise Is Here”, nel quale troviamo anche il sax di Branford Marsalis).
Pur non raggiungendo i risultati dell’illustre predecessore, Break Every Rule vende un milione di copie negli Stati Uniti (dove raggiunge la quarta posizione), altrettante in Germania, e trecentomila nel Regno Unito (dove arriva fino al secondo posto in classifica). Va al primo posto anche in Svizzera, Spagna e Finlandia. Molti dodici pollici dei singoli estratti dall’album (l’altro hit single del disco è “Two Peolple”) includono remix, versioni alternative, live e tracce mai comparse in alcun album: al momento risultano essere fuori catalogo e non sono mai state pubblicate su cd.

In quel periodo Tina registra anche ulteriori tracce, tuttora inedite, durante session tenute con Steve Lillywhite e Bryan Adams. E’ ospite anche nell’album di Eric Clapton "August", prodotto nel 1986 da Phil Collins, nel quale si rende protagonista dell’energetico duetto “Tearing Us Apart”, diffuso come singolo all’inizio del 1987.
Tina e Clapton suonano “Tearing Us Apart” in occasione del "Prince’s Trust All Star Rock Concert", che si tiene nel 1986 alla Wembley Arena di Londra, accompagnati da una band comprendente Phil Collins, Elton John, Mark Knopfler, Bryan Adams, Rod Stewart e Paul McCartney. Questa versione viene inclusa anche nel disco dal vivo tratto dal concerto. Nel 1986 Tina è insignita della prestigiosa Légion d’Honneur, uno dei massimi riconoscimenti assegnati dallo Stato francese.

Da marzo 1987 a marzo 1988 si svolge un nuovo imponente tour mondiale di ben 218 date che tocca ogni angolo del pianeta, totalizzando complessivamente quattro milioni di spettatori e un incasso di sessanta milioni di dollari. Tina Turner non è solo una superstar, ma una vera e propria macchina da soldi. Nel 1988, a conclusione della trionfale tournée, viene pubblicato il doppio Tina Live In Europe, disco dal vivo in grado di catturare tutta l’energia espressa dalla cantante sul palcoscenico. Ampio spazio è riservato alle canzoni dei due dischi più recenti, con poche concessioni al repertorio condiviso in passato con Ike.
A dare ancor più lustro all’album, le inclusioni dei duetti con Robert Cray, David Bowie, Eric Clapton e Bryan Adams, raccolti durante le date del tour. Tina Live In Europe fa guadagnare a Tina un nuovo Grammy Award, il quarto consecutivo (!) come Best Female Rock Vocal Performance. La data del tour tenuta allo stadio Maracanà di Rio de Janeiro, davanti a 184.000 persone, nuovo record mondiale di pubblico per un concerto, viene filmata e pubblicata in home video. Tina dimostra per l’ennesima volta di essere non soltanto un’artista molto popolare, ma anche di possedere grandi qualità di intrattenitrice.

Icona pop

Tina Turner chiude il proprio decennio d’oro realizzando nel 1989 Foreign Affair, mostrandosi in forma smagliante nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo. Quasi interamente prodotto da Dan Hartman, pur rivelandosi un lavoro di grande qualità e dall’immenso potenziale radiofonico, Foreign Affair non riesce a replicare i medesimi numeri dei due predecessori, forse perché dotato di canzoni che in parte affievoliscono gli entusiasmi rock della Turner (eccetto l’iniziale “Steamy Windows”) in favore di soluzioni e dinamiche più levigate. La straordinaria visibilità raggiunta dal singolo “The Best” (brano che grazie a lei ebbe una seconda opportunità, dopo essere stato inciso l’anno precedente da Bonnie Tyler), che resterà fra le tracce più popolari di Tina, funge da traino per un album che mostra fra i propri punti di forza una serie di egregi midtempo morbidi ed eleganti, quali “Look Me In The Heart”, “I Don’t Wanna Lose You” e “Foreign Affair”, nobilitata dalla presenza della chitarra dell’amico Mark Knopfler.
Fra i numerosi musicisti coinvolti nelle registrazioni, Tony Joe White si distingue per essere anche autore di quattro tracce sulle dodici complessive. Ma la mobilitazione per assecondare la voce e l’immagine di Tina è imponente, basti pensare che due canzoni arrivano dalle penne di Tom Kelly e Billy Steinberg, autori di alcuni fra i più grandi successi del periodo, quali “Like A Virgin”, “True Colors”, “Eternal Flame” e “I’ll Stand By You”. Foreign Affair raggiunge il primo posto in molti paesi europei, Regno Unito incluso (per la prima volta nella carriera di Tina), dove vende la bellezza di un milione e mezzo di copie. In Norvegia si impone come il disco più venduto del 1989, in Italia arriverà al terzo posto, vendendo ben cinquecentomila copie, più un altro milione in Germania, per un totale di oltre sei milioni in tutto il mondo. Negli Stati Uniti i risultati sono meno clamorosi: soltanto la trentunesima piazza nella chart di Billboard, a conferma del fatto di quanto la Turner oramai goda di maggior successo in Europa. I brani estratti dal disco frutteranno comunque all’artista due nuove nomination ai Grammy Awards.

Nell’ottobre del 1990 la Turner monetizza ulteriormente il grande successo riscosso nel corso del decennio appena concluso attraverso la sua prima raccolta di successi, Simply The Best, che vende oltre sette milioni di copie in tutto il mondo, di cui oltre due milioni nel solo Regno Unito, dove diventa il suo album di maggior successo, permanendo in classifica per ben 140 settimane. Oltre a una selezione di brani pubblicati nel corso degli anni 80, la compilation contiene tre inediti, la cover live di “Addicted To Love” di Robert Palmer e una nuova “dance version” di “Nutbush City Limits”.
Viene inserito in scaletta anche “It Takes Two”, il duetto con Rod Stewart pubblicato originariamente, proprio nel 1990, nell’album del cantante inglese "Vagabond Heart". Il brano, che entra nella Top Ten in quasi tutta Europa, raggiungendo la prima posizione in Danimarca, la terza in Olanda e la quinta in Inghilterra, sarà anche incluso nel 2001 nel greatest hits "The Very Best Of Rod Stewart". E’ il momento di massimo splendore per Tina Turner, un vertice di popolarità che non sarà più replicato. Prosegue anche la pioggia di grandi riconoscimenti, e nel 1991 arriva uno dei più ambiti, l’introduzione di Ike e Tina Turner nella Rock’n’Roll Hall Of Fame. Entrambi assenti alla cerimonia per motivi diversi (Ike in quei giorni stava scontando una pena detentiva, Tina probabilmente voleva rimuovere quella ormai remota porzione della propria carriera), in loro sostituzione fu presente il produttore Phil Spector, anche se co-produsse soltanto un lavoro della coppia.

Gli ultimi album

Nel 1993 esce nelle sale “What’s Love Got To Do With It”, film semi autobiografico diretto da Brian Gibson, con protagonisti Angela Bassett e Laurence Fishburne, entrambi nominati agli Oscar nei rispettivi ruoli. La Bassett si aggiudica il Golden Globe per la sua sentita interpretazione di Tina. Si tratta dell’adattamento di “I, Tina”, l’autobiografia pubblicata dalla Turner nel 1986. Il film ripercorre la vita della cantante, dalle origini rurali al grande successo, non mancando di focalizzarsi a più riprese sugli assurdi abusi commessi da Ike, rendendoli così giustamente noti a tutti. L’atteggiamento di Tina Turner nei confronti del film è ambivalente. Se da una parte è contrariata, in quanto costretta a rivivere le brutalità subite da Ike, decide comunque di contribuire, spiegando i movimenti di alcune coreografie agli attori e reincidendo il celebre brano che dà il nome alla pellicola, incluso nell’omonima raccolta pubblicata per l’occasione.
Per What’s Love Got To Do With It Tina registra ex novo alcune canzoni del periodo con Ike, interpreta l’inedita “I Don’t Wanna Fight” e incide una propria versione del superclassico dei Tramps “Disco Inferno”, che spesso eseguiva dal vivo negli anni Settanta. Anche questa compilation raggiunge il primo posto delle chart inglesi, e si afferma anche negli Stati Uniti, dove supera il milione di copie vendute. Segue, nel 1993, un nuovo tour mondiale di 97 date, il “What’s Love? Tour”, pensato per supportare la compilation. Fra i prestigiosi artisti scelti come opening act, figurano Lindsey Buckingham, Joe Cocker, John Mellencamp e Chris Isaak.

Il successivo impegno discografico è targato 1995, quando la voce di Tina viene scelta per materializzare una canzone scritta da Bono Vox e The Edge per la colonna sonora del nuovo film di James Bond, "GoldenEye". In Top Ten in quasi tutta Europa, il singolo ottiene particolare successo in Germania, dove vende ben 250.000 copie.
“GoldenEye” è anche il singolo anticipatore del nuovo album Wildest Dreams, pubblicato ad aprile del 1996. Il disco contiene due cover prestigiose, che conferiscono ulteriore lustro a brani già molto noti, “Unfinished Sympathy” dei Massive Attack e “Missing You” di John Waite. I Pet Shop Boys firmano “Confidential”, Sheryl Crow è coautrice di “All Kinds Of People” e il celebre dj-producer Arthur Baker di “Whatever You Want”, il singolo trainante, nonché brano di apertura del tour promozionale (250 date che toccano ogni continente), che raggiunge la quinta posizione nelle classifiche italiane.
Wildest Dreams si avvale anche di importanti featuring: Sting in “On Silent Wings”, Antonio Banderas in “In Your Wildest Dreams”, poi riedita su singolo (con numerose extended version) con l’intervento di Barry White. Wildest Dreams non raggiunge il successo dei dischi precedenti, ma finisce comunque al primo posto in Nuova Zelanda e Svizzera, e al secondo posto in Italia. Nel Regno Unito si ferma alla sesta piazza vendendo comunque la ragguardevole cifra di seicentomila copie. Alte cinquecentomila copie vengono vendute in Germania, risultato soltanto sfiorato negli States. Tali risultati commerciali la portano a prendere la decisione di lasciare gli Stati Uniti per spostare la propria residenza in Europa, dove sente di essere maggiormente supportata. Dopo aver vissuto a Londra e in Francia, dal 1994 sceglie di stabilirsi in Svizzera, assieme al nuovo compagno Erwin Bach. Conosciuti nel 1986, Tina ed Erwin convolano a nozze nel luglio del 2013 con una romantica cerimonia sul lago di Zurigo. Lo stesso anno Tina ottiene la cittadinanza svizzera, rinunciando a quella americana.

Anticipato dal singolo “When The Heartache Is Over”, il decimo album, Twenty Four Seven, esce il 28 ottobre del 1999 festeggiando i sessant’anni di Tina. Primo posto in Svizzera, terzo in Germania (i due paesi che maggiormente continuano a sostenerla), nono nel Regno Unito, soltanto ventunesimo negli Stati Uniti, Twenty Four Seven vende comunque oltre tre milioni di copie in tutto il mondo, delle quali oltre un milione in Europa, grazie anche al traino del nuovo tour a supporto, con 95 date in Nord America e 26 in Europa, per complessivi due milioni e mezzo di spettatori.
E’ il suo ultimo disco di inediti prima dell’annuncio del ritiro dalle scene, avvenuto nel luglio del 2000, dopo un concerto tenuto a Zurigo. Tina Turner resterà per sempre nell’immaginario collettivo come una delle più grandi sopravvissute nella storia della musica pop, una cantante di colore in grado di oltrepassare qualsiasi linea di demarcazione per diventare un fenomeno globale, una performer ai livelli dei più grandi nomi di sempre, la cui influenza è evidente in numerosi voci femminili a lei successive, a iniziare da Beyoncé.

Nel novembre del 2004 viene pubblicato All The Best, una nuova doppia raccolta di successi, con l’aggiunta di tre inediti, che vende oltre seicentomila copie negli Stati Uniti (raggiungendo la seconda posizione in classifica) e un milione in Europa. All The Best contiene anche il duetto realizzato nel 1993 con Eros Ramazzotti, “Cose della vita”. Non sarà l’unico caso in cui Tina incrocia la propria strada con musicisti italiani: accadrà di nuovo nel 2006, a fianco di Elisa per “Teach Me Again”, contenuta nella colonna sonora del film a episodi “All The Invisible Children”, i proventi del quale furono devoluti all’Unicef per sostenere progetti destinati a combattere la malnutrizione infantile in Africa.
Nel dicembre del 2005 arriva un nuovo riconoscimento: viene assegnato a Tina Turner il Kennedy Center Honors, attribuito annualmente a personalità che si siano sapute distinguere nel mondo dell’arte, contribuendo allo sviluppo e alla diffusione della cultura americana. Durante la cerimonia vengono programmate una serie di esibizioni in onore della Turner, fra le quali merita di essere rivista almeno quella di Beyoncé, che esegue “Proud Mary” vestita come Tina negli anni Settanta. Il cliccatissimo video è reperibile su TouTube.

Nel 2008 arriva un nuovo Grammy Award, per il contributo di Tina al disco di Herbie Hancock "River: The Joni Letters", nel quale esegue il brano “Edith And The Kingpin”. Durante la cerimonia di premiazione torna a esibirsi, proprio accanto a Beyoncé.
E’ il preludio a un nuovo tour, l’ultimo, concepito come una grande festa itinerante per i suoi cinquant’anni di carriera. In parallelo, a settembre del 2008, viene pubblicata una nuova raccolta di successi, Tina!, contenente diciotto fra hit, registrazioni live e (due) inediti. Qualche mese più tardi ne verrà diffusa una versione espansa, The Platinum Collection, un box set di tre dischi con tutti i singoli solisti di Tina, i principali duetti, alcune versioni dal vivo e una selezione di brani risalenti al periodo con Ike.

Il ritiro dalle scene

Ma anche dopo il ritiro definitvo dalle scene, confermato alla fine del tour, Tina periodicamente torna a far parlare di sé, e si riaffaccia perfino in classifica. Cosa che avviene nel 2010 grazie a “The Best”, sulla spinta del suo utilizzo per fini sportivi, e in particolare calcistici: i sostenitori della squadra scozzese dei Rangers di Glasgow mettono in piedi una compagna promozionale per riportare il brano al primo posto in classifica, e il singolo torna ad arrampicarsi sino alla nona posizione delle chart britanniche.
Nell’estate del 2020 una nuova versione remixata di “What’s Love Got To Do With It”, curata dal producer norvegese Kygo consente al pezzo di rientrare in classifica, raggiungendo persino la prima posizione in Croazia e in Polonia. Tina diviene così la prima artista ad avere una canzone nella Top 40 inglese in sette decenni consecutivi!

Il ruolo della religione è stato sempre importante nella vita di Tina, sin da bambina, quando cantava nel coro della chiesa. Convertitasi al buddismo, nel 2007 ha intrapreso il progetto musicale Beyond assieme alla cantante svizzera Regula Curti e a Dechen Shak-Dagsay, una cantante nepalese impegnata nello sdoganamento presso le nuove generazioni dei mantra tradizionali buddisti tibetani. Il progetto Beyond si pone l’obiettivo di fondere la tradizione con le melodie contemporanee.
A nome Beyond sono stati realizzati quattro dischi fra il 2009 e il 2017, un mix di spiritualità religiosa, world music e ambient, realizzato miscelando cori di bambini, musica hindu, inserti orchestrali, canti buddisti e cristiani, oltre all’eterogeneo background delle protagoniste. Dopo il successo ottenuto in Svizzera dal primo disco del progetto, per promuovere il secondo Tina è tornata a esibirsi come ospite in alcuni programmi della televisione tedesca e svizzera.

Passano gli anni, ma Tina Turner si conferma intramontabile: nell’aprile del 2013, a 73 anni, guadagna la copertina dell’edizione tedesca di Vogue, cosa mai accaduta a nessun personaggio della sua età. Strappa il record all’attrice  Meryl Streep, che ebbe una copertina per l’edizione americana del magazine nel 2012 quando aveva 62 anni. L’anno successivo una nuova compilation, Love Songs, raccoglie 18 canzoni d’amore pubblicate da Tina nell’arco di tre decenni.

Il suo addio alle scene è stato causato non soltanto dall’età, ma anche dal susseguirsi di una serie di gravi problemi di salute che l’hanno afflitta negli ultimi anni. Un ictus nel 2013, un cancro intestinale dignosticato nel 2016, oltre a seri problemi di ipertensione combattuti con rimedi omeopatici, i quali le hanno però provocato un’insufficienza renale. La cantante ha persino pensato di farla finita per sempre, iscrivendosi a Exit, un’associazione avente la finalità di guidare al suicidio assistito. Per fortuna ne è uscita, grazie anche all’intervento del marito, che nel 2017 le ha donato un rene. Come se non bastasse, ha dovuto vivere il dispiacere della perdita del figlio Craig Raymond, suicidatosi nel luglio del 2018 a 59 anni.

Ma la sua leggenda continua ad alimentarsi senza soste: il 17 aprile del 2018 si svolge presso l’Aldwych Theatre di Londra la prima del musical biografico Tina, che esordisce a Broadway il 7 novembre dell’anno successivo. Basato sulla vita della Turner, è al contempo anche una sorta di juke-box contenente le sue canzoni più significative. Con l’inevitabile interruzione causata dalla pandemia da Covid-19, lo show viene portato – non sempre con i medesimi attori - anche in Germania (prima ad Amburgo, poi a Stuttgart), Olanda (Utrecht) e dal 30 settembre del 2021 al Teatro Coliseum di Madrid.
Nel frattempo, nel 2018 Tina pubblica un secondo libro di memorie, “My Love Story”, e lo stesso anno riceve il Grammy Award alla Carriera. Tre sue canzoni, nel tempo, hanno anche trovato posto nella Grammy Hall Of Fame Award, riservata a composizioni e album considerati di importanza storica: si tratta di “River Deep, Mountain High”, “Proud Mary” e “What’s Love Got To Do With It”.

Nel 2020 contribuisce al film-documentario basato sulla sua vita, “Tina”, distribuito dalla Hbo e presentato il 2 marzo del 2021 al Festival Internazionale del Cinema di Berlino. A detta della stessa protagonista, la pellicola funge da parallelo al suo terzo libro, “Happiness Becomes You”, pubblicato a fine 2020, una guida di ispirazione spirituale su come cambiare in meglio la propria vita, per il lancio del quale Tina cura personalmente una playlist di diciotto canzoni diffusa su Spotfiy, intitolata “Come Up Smiling”.
Nell’ottobre 2021 Tina riceve l’onore dell’ammissione nella Rock’n’Roll Hall Of Fame per la sua carriera solista. La Turner era già presente come componente del duo con Ike. Lo stesso mese comunica la decisione, in linea con quella di molti altri musicisti di grande fama, di cedere i diritti sul proprio catalogo alla Bmg, per un corrispettivo di 50 milioni di dollari.

Nell’estate del 2021 Foreign Affair diviene oggetto di una elegante reissue nella quale, accanto alla rimasterizzazione del disco originale, trovano posto numerosi bonus. Nel ricco box-set è incluso un secondo disco che mette in sequenza le B-side dei singoli e le versioni remix diffuse all’epoca, più una take provvisoria di “The Best” finora mai edita.
Altri due dischetti sono dedicati alla registrazione di un concerto tenuto a Barcellona nel 1990, durante il tour promozionale dell’album. Nella Deluxe Edition è incluso anche un Dvd con le riprese del concerto e i sei videoclip realizzati all’epoca.

Sempre nel 2021, l'etichetta Sunset Bvd pubblica la doppia antologia The Bolic Sound Sessions, nella quale vengono raccolte numerose registrazioni rare e di grande qualità incise presso i Bolic Sound Studios dalla Ike & Tina Turner Revue, per gran parte mai edite prima. In alcuni casi si tratta di nuove versioni di brani già portati al successo dalla coppia ("River Deep/Mountain High"), oppure reincisioni dei loro primi singoli, come "A Fool In Love" e "I Idolize You", in una rielaborazione dai toni confidenziali, con un assolo di chitarra dai forti connotati harrisoniani. La grinta vocale di Tina è sempre al centro della scena, ma in gran spolvero anche il resto della band, intenta a unire la tradizione soul e rhythm and blues con il ritmo del più contemporaneo funky e la pura energia del rock'n'roll di evidente matrice Rolling Stones.
Trentasei tracce in tutto: non soltanto il trascinante funk farcito di fiati di "Shake", "Don't Fight It (Feel It)/Knock On Wood" e "You Took A Trip", ma anche il purissimo soul di "Just One More Day", il blues di "Why I Sing The Blues" e una primordiale versione di "Baby Get It On". In coda, spazio a qualche registrazione live, con alcune delle cover che Ike e Tina amavano suonare: oltre a saccheggiare con gusto e rispetto il repertorio dei Beatles, ritroviamo "Honky Tonk Women" degli Stones e l'immancabile "Proud Mary".

Non ci saranno più occasioni di vederla cantare: dopo una lunga malattia, Tina Turner si spegne il 24 maggio del 2023, presso la sua casa in Svizzera, all'età di 83 anni. A pochi mesi dalla scomparsa, a novembre del 2023, viene pubblicata la compilation Queen Of Rock'n'Roll, che ripercorre la sua avvincente carriera solista attraverso le 55 canzoni pubblicate come singoli nello spazio di mezzo secolo. Tre Cd, oppure cinque vinili, comprimono la storia in un box set antologico (ordinato in maniera rigorosamente cronologica) che rappresenta una delle migliori istantanee possibili di un percorso artistico con pochi uguali al mondo.
Al centro della trattazione ci sono ovviamente le hit conosciute da chiunque, patrimonio della cultura pop internazionale, ma accanto a queste figura anche qualche brano meno presente nell’immaginario collettivo. Meritano menzione quelli editi negli anni Settanta, alcune tracce di fine carriera che lasciano trasparire intatta la sua classe e le rivisitazioni del repertorio condiviso a suo tempo con Ike. Chiude la selezione una nuova versione di “Something Beautiful Remains”, rinominata semplicemente “Something Beautiful”, frutto del reworking compiuto da Terry Bittan, a lungo collaboratore della Turner.

Tina Turner

Discografia

TINA TURNER
Tina Turns The Country On!(United Artists, 1974)
Acid Queen (United Artists/EMI, 1975)
Rough(United Artists/EMI, 1978)
Love Explosion(United Artists/EMI, 1979)
Private Dancer(Capitol, 1984)
Mad Max Beyond Thunderdome (soundtrack, Capitol, 1985)
Break Every Rule(Capitol, 1986)
Tina Live In Europe (live, Capitol, 1988)
Foreign Affair(Capitol, 1989)
Simply the Best(greatest hits, Capitol, 1991)
What's Love Got To Do With It(soundtrack, Parlophone, 1993)
Wildest Dreams (Parlophone, 1996)
Twenty Four Seven (Parlophone, 1999)
All The Best (greatest hits, Parlophone, 2004)
Tina! (greatest hits, Capitol, 2008)
The Platinum Collection (box set, Capitol, 2009)
Tina Live (live, Parlophone/EMI, 2009)
Love Songs(compilation, Parlophone, 2014)
Queen Of Rock'n'Roll (compilation, Parlophone, 2023)
IKE & TINA TURNER
The Soul Of Ike & Tina Turner (Sue Records, 1961)
Dynamite! (Sue Records, 1962)
Don't Play Me Cheap (Sue Records, 1963)
It's Gonna Work Out Fine (Sue Records, 1963)
Ike & Tina Turner Revue Live (live, Kent Records, 1964)
Live! The Ike & Tina Turner Show (live, Warner Bros, 1965)
The Greatest Hits Of Ike & Tina Turner (antologia, Sue Records, 1966)
The Soul Of Ike & Tina (antologia, Kent records, 1966)
Get It - Get It (Cenco Records, 1966)
River Deep - Mountain High (London Records, 1966)
The Ike & Tina Turner Show, Vol. 2 (live, Loma Records, 1967)
So Fine (Pompeii Records, 1968)
Outta Season (Blue Thumb, 1969)
In Person(live, Midi Records, 1969)
Ike & Tina Turner's Greatest Hits (antologia, Warner Bros, 1969)
Cussin', Cryin' & Carryin' On (Pompeii Records, 1969)
The Hunter (Blue Thumb, 1969)
Ike & Tina Turner Get It Together! (antologia, Pompeii, 1969)
The Fantastic Ike & Tina Turner (antologia, Sunset Records, 1969)
Festival Of Live Performances (live, Kent Records, 1970)
Come Together (Liberty Records, 1970)
Workin' Together (Liberty Records, 1970)
Live In Paris (live, Liberty Records, 1971)
What You Hear Is What You Get - Live At Carnegie Hall (live, United Artists, 1971)
'Nuff Said (United Artists, 1971)
Ike & Tina Turner: Star Collection (antologia, Midi Records, 1972)
Feel Good (United Artists, 1972)
Let Me Touch Your Mind (United Artists, 1973)
Live! The World Of Ike & Tina (live, United Artists, 1973)
Nutbush City Limits (United Artists, 1973)
The Gospel According To Ike & Tina (United Artists, 1974)
Sweet Rhode Island Red (United Artists, 1974)
Ike & Tina Turner: Star Collection Vol. 2(antologia, Midi Records, 1975)
Sixteen Great Performances: Ike & Tina Turner (antologia, ABC Records, 1975)
Greatest Hits (antologia, United Artists, 1976)
Delilah's Power (United Artists, 1977)
Airwaves (United Artists, 1978)
Gold Collection (antologia, Liberty Records, 1979)
The Edge (Fantasy Records, 1980)
Nice 'n' Rough: The Later Greater Hits of Ike & Tina Turner & The Ikettes (antologia, Liberty Records, 1984)
Get Back (antologia, Liberty Records, 1985)
Golden Empire (antologia, Striped Horse, 1985)
Golden Classics (antologia, Collectables, 1987)
Great Rhythm & Blues Sessions (antologia, Tomato Records, 1991)
Good Old Times (antologia, Bell Records, 1991)
Those Were The Days (antologia, Bell Records, 1991)
Proud Mary: Yje Best Of Ike & Tina Turner (antologia, EMI, 1991)
The Kent Years (antologia, Kent Records, 2000)
Funkier Than A Mosquito's Tweeter (antologia, Stateside Records, 2002)
His Woman, Her Man: The Ike Turner Diaries (antologia, Funky Delicacies, 2004)
The Ike & Tina Turner Story: 1960-1975 (antologia, Time Life/EMI, 2007)
The Bolic Sound Sessions (antologia, Sunset Blvd, 2021)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

River Deep, Mountain High
(original promo clip, 1966)
I Want To Take You Higher + Proud Mary
(live on Italian Tv, 1971)
Nutbush City Limits
(tv live performance, 1973)
The Bayou Song
(live performance, 1975)
Acid Queen
(from Tommy movie, 1975)
Baby Get It On
(live performance, 1975)
Root, Toot Undisputable Rock'n'Roller
(live on italian tv, 1979)
Let's Stay Together
(videoclip da Private Dancer, 1983)
What's Love Got To Do With It
(videoclip da Private Dancer, 1984)
Private Dancer
(videoclip da Private Dancer, 1984)
Better Be Good To Me
(videoclip da Private Dancer, 1984)
We Don't Need Another Hero
(videoclip da Mad Max, 1985)
One Of The Living
(videoclip da Mad Max, 1985)
It's Only Love (with Bryan Adams)
(videoclip, 1985)
State Of Shock/It's Only Rock'n'Roll (with Mick Jagger)
(Live Aid, 1985)
Typical Male
(videoclip da Break Every Rule, 1986)
Two People
(videoclip da Break Every Rule, 1986)
What You Get Is What You See
(videoclip da Break Every Rule, 1986)
Break Every Rule
(videoclip da Break Every Rule, 1986)
Tearing Us Apart (with Eric Clapton)
(live at Prince's Trust, 1986)
Tonight (with David Bowie)
(live, da Tina Live In Europe, 1988)
The Best
(videoclip da Foreign Affair, 1989)
Steamy Windows
(videoclip da Foreign Affair, 1989)
Foreign Affair
(videoclip da Foreign Affair, 1989)
Look Me In The Heart
(videoclip da Foreign Affair, 1989)
I Don't Wanna Lose You
(videoclip da Foreign Affair, 1989)
It Takes Two (with Rod Stewart)
(videoclip da Simply The Best, 1990)
I Don't Wanna Fight
(videoclip da What's Love Got To Do With It, 1993)
GoldenEye
(videoclip da Wildest Dreams, 1995)
Missing You
(videoclip da Wildest Dreams, 1996)
Something Beautiful Remains
(videoclip da Wildest Dreams, 1996)
When The Heartache Is Over
(videoclip da Twenty Four Seven, 1999)
Whatever You Need
(videoclip da Twenty Four Seven, 1999)
Proud Mary (by Beyoncé)
(live at Kennedy Center Honors, 2005)
Teach Me Again (con Elisa)
(videoclip da All The Invisible Children, 2006)

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