A pochi mesi dalla scomparsa di Tina Turner, avvenuta lo scorso 24 maggio all’età di 83 anni, una compilation ripercorre la sua avvincente carriera solista attraverso le 55 canzoni pubblicate come singoli nello spazio di mezzo secolo, il lasso temporale trascorso da quando Tina iniziò a diffondere le prime incisioni attraverso l'utilizzo di una ragione sociale che non prevedeva più l'inclusione dell’allora marito Ike.
Nel 1974 “Tina Turns The Country On!” fu l’esordio a proprio nome, un album passato piuttosto inosservato dal quale non vennero estratti singoli. L’anno successivo la cover di “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin spianò la strada per “Acid Queen”, la sua opera seconda, forte di brani come “Root, Toot Undisputable Rock’n’Roller” in grado di far percepire Tina come una trasposizione al femminile dei Rolling Stones. Seguirono altri due lavori - "Rough" e "Love Explosion" - che non riscossero successo, incentrati su sonorità disco-funk (“Viva La Money”, la trascinante “Music Keeps Me Dancin’”) e soul (“Sometimes When We Touch”), rivalutati nel tempo giusto dai fan più accesi.
Sembrava destinata a un rapido e precoce oblio, ma nel 1983 arriva la zampata da leonessa: l’apprezzata cover di “Let’s Stay Together” e il successivo album “Private Dancer” determinarono l’avvio della seconda vita artistica di Tina Tuner, più patinata ma ancor più ricca della precedente, una forza della natura finalmente emancipata, libera di esprimersi attraverso soluzioni musicali che contribuirono a definire l’estetica “mainstream” degli anni Ottanta. Arrivano vendite milionarie, tour sold-out, riconoscimenti internazionali, contratti pubblicitari faraonici e collaborazioni importanti: da David Bowie ad Eric Clapton, da Bryan Adams a Rod Stewart, da Phil Collins (che suonò la batteria in “Typical Male”) a Barry White, passando anche per i “nostri” Eros Ramazzotti ed Elisa.
I successivi “Break Every Rule” e “Foreign Affair” ne consolidarono la fama, poi il lento declino, contrassegnato da album sempre dignitosi e raffinati, fino all’inaspettato ritorno in vetta alle classifiche nel 2020 con una nuova versione di “What’s Love Got To Do With It” rielaborata dal producer Kigo.
Tre cd, oppure cinque vinili, contengono tutto questo, comprimendo la storia in un box-set antologico (ordinato in maniera rigorosamente cronologica) che rappresenta una delle migliori istantanee possibili di un percorso artistico con pochi uguali al mondo. Al centro della trattazione ci sono ovviamente le hit conosciute da chiunque, patrimonio della cultura pop internazionale, ma accanto a queste figurano anche brani meno presenti nell’immaginario collettivo. Meritano menzione quelli editi negli anni Settanta, già citati più sopra, alcune tracce di fine carriera che lasciano trasparire intatta la sua classe (“Way Of The World”, “I Don’t Wanna Fight”) e le rivisitazioni del repertorio condiviso a suo tempo con Ike (“Nutbush City Limits”, “River Deep, Mountain High”, “Proud Mary”).
Chiude la selezione una nuova versione di “Something Beautiful Remains”, rinominata semplicemente “Something Beautiful”, frutto del reworking compiuto da Terry Bittan, a lungo collaboratore della Turner.
25/11/2023
Cd 1
Cd 2
Cd3