Secondo appuntamento, a distanza di quasi cinque anni dal volume 1, con la rubrica dedicata alle produzioni musicali di nicchia a tiratura limitatissima. Nonostante il tempo trascorso, la situazione non si è per nulla fermata in questo palcoscenico musicale. Possiamo dire anzi che si è ulteriormente evoluta e accresciuta.
Per il volume 2 la scelta è caduta su artisti e band sconosciuti al grande pubblico nei quali però emerga inventiva; suoni che possano colpire anche chi non è particolarmente legato agli specifici ambiti di ascolto affrontati. Ambiti che, in questo caso, variano dall'industrial al noise, dalla dark-ambient al drone-psychedelico, dalla elettronica fino allo shoegaze-ethereal. Nessuna pretesa di esaustività, solo una manciata di spunti per questa fine 2011.
ARABIAN HORSES - Guardians Of The Flame (2011, Full Of Nothing)
La Full Of Nothing è la piccola etichetta russa che ha pubblicato questo mini cd-r - solo cinquanta copie - degli Arabian Horses; un duo proveniente da Mosca nato nel 2009. La loro prima uscita ufficiale è una cassetta autoprodotta in sole venti copie intitolata "Fatayri"; seguiranno poi altri Ep prima di giungere a questo "Guardians Of The Flame".
Il loro sound si snoda su marcate tessiture drone infarcite di folk psichedelico. Nella singola traccia di diciassette minuti, chitarre dissonanti dal chiaro timbro psichedelico accompagnano incandescenti tappeti di droni tra accattivanti richiami di sirene in lontananza e sfumature horror. Il tutto disegnato, anzi dettato, da un ritmo sempre più incalzante, fino a risultare apocalittico.
"Guardians Of The Flame" può avere una duplice interpretazione: o una delle tante discese all'inferno oppure l'approssimarsi a una supernova nell'attesa che esploda. In entrambi i casi ci si trova sempre davanti a temperature elevate e fiamme estese. 6/10
Ø+YN - Barraskiloaren Etxean Dantzan (2010, Makrame Records)
Quattro sono i membri che compongono questa stramba band dal nome semplice ma dal forte impatto visivo. Loro provengono dalla città di Cordoba in Argentina; attivi fin dal 2006, prima di giungere a questo mini album, tra il 2008 e il 2009 e per due differenti etichette (Ikuisuus, Mainumby) escono "La Cancion Del Ciempes" e "La Copa De Un Arbol".
Il breve Ep, un'unica traccia di venti minuti disponibile in poche copie come mini cd-r, porta il titolo di "Barraskiloaren Etxean Dantzan" (Makramè Records). Loro stessi amano definire i propri lavori come "rumori o suoni spirituali usati come mezzo di avvicinamento per una completa guarigione attraverso la meditazione".
A tutti gli effetti quelle note sospese possono accompagnare una gustosa serata nel peggior coffee shop di Amsterdam, oppure un viaggio in solitario nella desolata Patagonia o una riflessione tra i Mohai dell'Isola di Pasqua. I venti minuti di musica meditativa, tribale e psichedelica, portano come raffronto più immediato all'ensemble britannico degli Gnod. Ø + Yn: una band assolutamente da seguire. 6/10
VATICAN SHADOW/CONTREPOISON - The Serpent Carries Him Back Into Paradise (2011, Hospital Productions)
Pochissime copie per questa release in cassetta uscita attraverso l'Hospital Productions, vale a dire l'etichetta creata da Dominick Fernow (alias Prurient).
Lo split "The Serpent Carries Him Back Into paradise" è composto di due singoli brani: sul lato A la traccia di Vatican Shadow - alter ego dello stesso Prurient - e sul lato B quella di Contrepoison, ovvero Pierre Marc Tremblay.
Movendosi su inquietanti synth supportati da lamenti ed echi in lontananza, "Unknown To The Peacock" (Vatican Shadow) non dispiacerebbe agli amanti di sonorità stile Goblin o delle soundtrack di film gialli tipici di Lamberto Bava. In solo due parole: suspense e thriller.
La distorsione quasi a ricordare i Nine Inch Nails, la voce austera e malata e i synth taglienti, invece, sono le principali caratteristiche di "A Deserted Story", la canzone di Contrepoison: glaciale e oscura al tempo stesso.
Solamente dieci minuti di musica bastano per fare di questa cassetta un minuscolo gioiello; per collezionisti incalliti e feticisti di questo mai scaduto supporto musicale. 6.5/10
HAXAN CLOAK - Observatory (2011, Aurora Borealis)
"Observatory" è un breve Ep composto di solo due tracce ("Observatory", "Hounfour"), e anticipa lo strepitoso album di debutto di qualche mese. Uscito originariamente a fine 2010 in trentuno copie e sotto forma di cassetta, l'etichetta Aurora Borealis lo ripresenta nel 2011 in vinile, limitato a duecento esemplari.
In quest'Ep Bobby Krlic - alias Haxan Cloak - mette da parte l'abituale strumentazione e in particolar modo il violino che ha dato al full lenght il suo tocco avanguardistico, per dedicarsi esclusivamente all'elettronica.
La traccia "Observatory", con i suoi tribali, incalzanti e sintetici loop circolari, martella il neurone producendo un effetto psichedelico e allucinatorio: luce soffusa ed occhi chiusi sono i mezzi che spingono la testa a seguire, tramite impercettibili movimenti ondulatori, questa trascinante ed ipnotica armonia. "Hounfour", invece, è un brano più riflessivo, fatto di sfumature new age e suoni sintetici, rarefatti e nebbiosi: con l'aiuto di un po' di ghiaccio secco, il giusto mix per creare la perfetta e sognante atmosfera. Il ragazzo sembra saperci fare anche con queste sonorità; assolutamente da non perdere di vista. 6.5/10
METACOMET - Depression Ceremony/Strange Riders (2011, Hands In The Dark)
Questi sono i Metacomet: un trio californiano di San Francisco formato da due chitarre (Max gardner, Ian Staub) e una voce e sintetizzatore (Christina Boyd). Lo scorso anno, in soli tre mesi - gennaio e marzo - e nel completo anonimato compongono due brevi Ep: il primo intitolato "Depression Ceremony", il secondo "Strange Riders".
Solo il primo però vedrà l'accompagnamento di un'etichetta, ovvero la statunitense Pizza Night che lo farà uscire in cassetta in sole cinquanta copie. Entrambi i lavori, scaricabili gratuitamente dal proprio sito Bandcamp, sono comunque notati dalla neonata label francese Hands In The Dark, tanto da ristamparli in questo 2011 sotto forma di doppio digipack cd.
"Depression Ceremony", fatto di solo tre canzoni, si snoda verso zuccherosi, tristi e armoniosi arpeggi di chitarre, che miscelandosi con le flebili note di synth e la voce sognante di Christina creano un'atmosfera incantata stile Alice Nel Paese Delle Meraviglie. Un mélange tra il nuovo ethereal degli Autumn's Grey Solace ed il vecchio shoegaze degli Jesus And Mary Chain.
"Strange Riders", invece, accantona la voce per dedicarsi con più rigore verso chiare sfumature drone o ambient. Che però, con quel incedere brumoso e statico, non lasciano purtroppo il segno tendendo ad annoiare l'ascoltatore.
Probabilmente il modo migliore per ascoltarlo è in solitario e con persistenti giornate piovose. Metacomet: una cometa che è passata ma che sicuramente tornerà a farsi rivedere e risentire. 6.5/10
SINDROME - Hanebüchen (In)complete In Its Form (2011, Licht Und Stahl)
Lo spunto per il moniker Sindrome proviene dalla malattia infantile detta "Sindrome di Lesch Nyhan". Chi si cela dietro questo progetto è tuttora un gran mistero; sappiamo solo che l'artista è italiano e che vanta una discreta discografia cominciata nel 1999. "Hanebüchen (In)complete In Its Form", infatti, non è altro che la ristampa dello split con Urna (Gianluca Martucci) e che uscì - nel 2000 - in cassetta per la Ordo Oscuri Domini; etichetta italiana ormai da anni defunta.
Le cinquanta copie di questo cd-r sono frutto della tedesca Licht Und Stahl; l'etichetta creata da Mario Löhr, vale a dire N.Strahl.N.
Sonorità industrial vecchia maniera, accenni dark ambient, classicismi in chiave moderna, giochini sintetici ("Propaganda"), ritmi al limite fra la ebm e la techno ("Muzak"), battiti metallici e marziali ("Mehrdeutig") ed inserti vocali macabri o tratti da convegni nazisti ("Three Guru Performance") sono le caratteristiche principali di quest'album. I dodici minuti della bonus track "The Revolt" racchiudono tutti questi concetti alla perfezione. Volendo scavare in fondo sono chiaramente riscontrabili riferimenti alle grandi band o artisti della scena industriale degli anni ottanta; su tutti S.P.K., Zero Kama e Test Dept.
"Hanebüchen" è un album non eccelso ma ideale per colonne sonore di film horror in stile Dario Argento. Questa ristampa ha comunque il merito di portare a conoscenza le sonorità industriali degli anni novanta e in che modo si è evoluta o involuta la scena italiana dopo i fasti della decade precedente. 6/10
VAVA KITORA - Prithivi Mandragoire (2007, Deserted Factory)
"Big In Japan"; così recitava una famosa canzone pop degli anni ottanta. Parafrasando il titolo di quel brano, "Prithivi Mandragoire" risulta essere un disco pensato, creato e prodotto tutto in Giappone. Giapponesi, infatti, sono le artiste che compongono il duo delle Vava Kitora, così come l'etichetta, la Deserted Factory. Sachiko (voce ed electronics) e Yama Akago (voce, electronics, ocarina, bouzouki) sono i nomi di queste due fanciulle; entrambe hanno alle spalle varie pubblicazioni in solitario, ma ogni tanto si ritrovano per far uscire un album a nome Vava Kitora.
Questo mini album, distribuito in sole duecento copie e seguito del promettente debut del 2004 intitolato "The Labyrinth Of Angulimara", sonda, attraverso le due uniche tracce, l'inconscio umano ponendolo in relazione al fatidico momento di passaggio tra la vita e la morte.
"Breath Harmony" è il brano iniziale: una voce appena sussurrata, accompagnamenti strumentali flebili che conferiscono forti sensazioni di rilassatezza, geometrie eteree e atmosfere da trance ipnotica; quel che si dice un viaggio regressivo e meditativo nel proprio subconscio.
Nella traccia titolo ("Prithivi Mandragoire"), la voce assume forme più spettrali e i field recordings si accentuano, mentre lievi sonorità industriali su una chiara matrice dark ambient la fanno da padrone. Con il passare del tempo - la traccia dura circa venti minuti - i suoni, glaciali e caotici, acquistano energia tanto da riuscire a scuotere le pareti della stanza creando un vortice che risucchia e spinge tutto ciò che trova all'interno del più profondo e oscuro pozzo infernale.
Un album che si può definire come il canto dannato dei fantasmi; senza alcun dubbio un disco passato inosservato e per questo motivo da rivalutare. 7.5/10
PÜRPLE ZHRÖ - Sorgho N'sryo (2011, Sturmundrugs)
Uno sconosciutissimo trio francese ma trapiantato da anni in Inghilterra: questi sono i Pürple Zhrö. "Sorgho N'sryo" è l'album di debutto ed esce nel finire del 2010 per merito della Sturmundrugs, l'etichetta italiana creata da Donato Epiro (Cannibal Movie).
"Sorgho N'sryo", che è la settima uscita del catalogo, è composto di solo sei tracce, ognuna delle quali caratterizzata da noise cavernosi e alienanti, dove squarci metallici di lamiere s'incontrano con sibili amplificati di vipere e ruggiti di grossi felini.
Questo debutto, un cd-r ottimamente registrato, è saturo di rumori che flagellano l'intestino tenue e lacerano al tempo stesso il padiglione auricolare: quello che si potrebbe definire come il mix perfetto tra il tribale più cupo e l'industrial più metallico.
Paragoni, volendo, si possono anche scovare. I primi riferimenti vanno a tracce come "I Am The Poison" o "Nil By Mouth" presenti nell'album di Nurse With Wound intitolato "Sugar Fish Drink", e successivamente alle cassette più rumorose dello splendido catalogo ADN ed in particolar modo all'album "And It's There" di Verdenskang.
Cercando di riassumere con poche parole, il disco in questione si può definire così: quando l'impianto industriale incontra e si scontra con il cantiere edile. Uno dei migliori album noise dello scorso anno. Una band assolutamente da tenere sott'occhio. 7/10
PATRIZIA OLIVA - Live At Fluc, Wien (2011, Dokuro)
Dietro il moniker di Madame P. c'è Patrizia Oliva. Numerose collaborazioni artistiche rientrano nel suo curriculum: su tutti, il guru mondiale della scena industrial Maurizio Bianchi, con il quale nel 2010 scaturì l'album "Invocalizations". Recentemente Patrizia Oliva è stata avvistata nel progetto a più menti e mani denominato Carver, a cui prestava voci e manipolazioni elettroniche.
Patrizia svolge e crea il suo lavoro in solitario: voce come strumento musicale principale; come contorno una grande varietà di strumentazione elettronica (loop station, dittafono, sintetizzatori, etc).
La migliore occasione per apprezzare la sua musica è attraverso i live set, e questo mini cd-r dal titolo "Live At Fluc, Wien" - solo sessanta copie pubblicate per la Dokuro - ne è la testimonianza diretta.
Poco meno di venti minuti di splendidi vocalizzi al limite dell'ultrasonoro, chiare reminescenze arabeggianti, urla di possessioni demoniache che si alternano a lancinanti grida di dolore in una sorta di rito voodoo. Il tutto si contrappone, nella parte finale del brano, a ninna nanne sensuali, ipnotiche, da bambina, che culminano con la meritata estasi.
Patrizia Oliva - alias Madame P - è la regina italiana dei vocalizzi estremi. 6/10
DAMIEN DUBROVNIK - The Vanity Set (2011, Jartecknet)
Dopo gli album "Songs For Loviatar" (2009) e "Europa Dabog-Europa Diary" (2011), il duo danese dei Damien Dubrovnik giunge a questa terza fatica intitolata "The Vanity Set", pubblicata in cassetta in sole cento copie. Di vera fatica trattasi: è arduo arrivare ad ascoltarla tutta senza danneggiare qualche organo vitale.
"The Vanity Set" è uno di quei tanti album di power electronics che devono molto ai Genocide Organ: opere in cui rumori, droni, feedback e corposi muri di synth si manifestano in quantità esponenziale ma non caotica. Non è un caso se si scelgono come nomi per canzoni "Analgesias" e "Contusions": cavi metallici percorsi da correnti elettriche continue ad alta tensione sono stuzzicati - si fa per dire - da graffianti squarci ferromagnetici, mentre brutali noise gonfiano la scatola cranica fino a farla implodere, creando una sovrappressione negativa - ovvero un vuoto assoluto.
Non è un brutto disco ma neanche eccelso; diciamo che sta nella media. Di certo, ci vuole un enorme coraggio nell'intraprendere un ascolto simile. 5.5/10
(15/11/2011)
ARABIAN HORSES - Guardians Of The Flame (2011, Full Of Nothing) | |
Ø+YN - Barraskiloaren Etxean Dantzan (2010, Makrame) | |
VATICAN SHADOW/CONTREPOISON - The Serpent Carries Him Back Into Paradise (2011, Hospital) | |
HAXAN CLOAK - Observatory (2011, Aurora Borealis) | |
METACOMET - Depression Ceremony/Strange Riders (2011, Hands In THe Dark) | |
SINDROME - Hanebüchen (In)complete In Its Form (2011, Licht Und Stahl) | |
VAVA KITORA - Prithivi Mandragoire (2007, Deserted) | |
PÜRPLE ZHRÖ - Sorgho N'sryo (2010, Sturmundrugs) | |
PATRIZIA OLIVA - Live At Fluc, Wien (2011, Dokuro) | |
DAMIEN DUBROVNIK - The Vanity Set (2011, Jartecknet) |