Dieci Piccoli Italiani

Dieci piccoli italiani - N. 2

di AA.VV.

newadvlofiNEW ADVENTURES IN LO-FI - Sleeveless Days Of June (Self-released, 2011)

Qualche pensiero tra la veranda e il giardino sul retro, ed ecco che ci si ritrova in mano un pugno di canzoni. Una gestazione amorevole, protratta tra il 2008 e il 2010, ha portato il torinese Enrico Viarengo a pubblicare questo Ep d'esordio, intitolato con delicatezza e immaginazione "Sleeveless Days Of June". Molti si affretteranno, nel sentire il fremito "rurale" degli accordi di "Happy Birthday" e "Crooked Fingers", a chiamare in causa gli araldi del folk-pop "italo-americano", gli Annie Hall e, in misura minore, i Warm Morning. La personalità della coda quasi noise di "Crooked Fingers" fa però presagire ben altre mire. Proseguendo con l'ascolto risulta chiaro, infatti, che si ha di fronte un Robin Proper-Sheppard all'italiana, di un Rutili ("Blood Will Tell"), un autore fatto e finito con in canna una destrutturazione riuscita come "Dazlious" e un alt-rock viscerale come "1997", che suona come gli Idaho di quegli anni. Una prova assolutamente incoraggiante per un giovane cantautore che può puntare in alto. (Lorenzo Righetto) 7/10



dome_la_muerte_albumDOME LA MUERTE - Poems For Renegades
(Japan Apart, 2011)
 
Icona e diabolica semidivinità del garage italiano degli ultimi trent'anni, Dome La Muerte mette momentaneamente da parte la propria ferale collezione di chitarre elettriche e tira una boccata lunga d'ossigeno, pubblicando uno splendido lavoro solista percorso da vibrazioni country-folk senza tempo. Il suono roots, duro e aromatico come cuoio invecchiato, dei dodici inediti (cui si aggiungono due cover, "Billy", da Bob Dylan, e "I Just Want To Have Something To Do", dai Ramones) si lascia godere nei suoi intrecci di fingerpicking contemplativo, pennellate slide e armonica (l'ottima "Shine On Me"). Un genuino spiritualismo hippie (molto belle le foto dell'artwork) incontra così la sempre prediletta sapienza dei nativi americani, che Dome omaggia mettendo in musica le parole del poeta nativo Lance Henson ("Tonight It's Raining"). (Francesco Giordani) 7/10



cannibalmovieCANNIBAL MOVIE - Avorio
(Sound Of Cobra Records, 2011)


Immaginate i Sun Araw di "Heavy Deeds", monchi però di funkadelia, che posseduti dagli Amon Düül I jammano ferini con i Liars di "Drum's Not Dead". Cannibal Movie è una creatura bifronte capitanata dall'organo (dal suono spettrale) di Donato Epiro e la batteria (beduina) di Gaspare di Microwave With Marge Fama. Secondo gli interessati, la musica proposta è un "mix di psichedelia, tribalismo e occultismo per percussioni" ed è tutto vero. Le cinque tracce di "Avorio" - prima tape release per Sound Of Cobra - vanno comprese come un lungo, tortuoso e vizioso flusso di coscienza. Una suite divisa per capitoli e ispirata, va da sé, al cinema horror sponda antropofaga dove l'ascoltatore, trascinato in una foresta pluviale amazzonica, si immaginerà prima inseguito e poi catturato da una tribù del posto il cui scopo è saggiarne le morbide carni. Oppure, come in un opera di Ruggero Deodato, sembrerà di fare da spettatori a tutto questo mentre "Teste Mozzate" o "Django" si muovono sinistre e stordenti. Detto che pure da solo gira alla grande, e assodata la tangenza con un film quale Cannibal Holocaust, "Avorio" si adatterebbe del tutto anche come soundtrack alternativa a Stati di allucinazione di Ken Russell o El Topo Jodorowsky. (Gianni Avella) 7/10



biancoBIANCO - Nostalgina (INRI, 2011)


Album d'esordio per il ventisettenne torinese Alberto Bianco, che si è sforzato di produrre un disco dal suono fresco e dinamico ma dall'impronta semiacustica, con i giri di chitarra e di basso sorretti a turno, separatamente o insieme, da un pianoforte, un sax, una batteria, un'armonica ed anche alcune chitarre elettriche. Dal punto di vista vocale, il timbro è pulito ed incisivo ed anche qui talvolta il cantato è sostenuto da cori. Non si ha l'ambizione di cercare chissà quali vette artistiche, né nella creazione delle melodie né nella strutturazione degli intrecci fra gli strumenti, ed il risultato finale non rappresenta, quindi, uno sfoggio di grande talento, però risulta molto efficace, genuino ed onesto e c'è una certa abilità nello svariare all'interno delle diverse possibilità offerte dal set strumentale utilizzato per trovare una buona varietà tra un brano e l'altro. I testi si accordano in pieno all'impostazione musicale, trattando sempre di argomenti molto terreni, di situazioni riconducibili alla quotidianità dell'autore. Bianco racconta sia di se stesso e del suo voler fare il musicista solo per passione e rendendosi conto dei propri limiti, che di quello che vede attorno a sé, nell'ambiente della musica underground, nella propria città ed in Italia in generale. Anche qui si punta ad un linguaggio immediato che non svela particolari sforzi dal punto di vista letterario ma che risulta funzionale all'idea artistica alla base del disco. "Nostalgina", in definitiva, è un lavoro che dimostra come alle volte sia meglio non alzare troppo l'asticella dell'ambizione ma convenga applicarsi con attenzione per dare una resa credibile ed interessante a ciò che si sa fare. (Stefano Bartolotta) 6,5/10



freakyFREAKY MERMAIDS - Moonlight Once Betrayed Me
(Quasi Mono, 2011)

Nella raffica di uscite Quasi Mono di questi mesi, le Freaky Mermaids rappresentano un ennesimo centro della neonata etichetta bresciana e, naturalmente, un sano contraltare femminile a quella scena bresciana che gravita intorno a Fabio Dondelli e Pierluigi Ballarin, che non a caso compaiono anche in questo "Moonshine Once Betrayed Me". Già il titolo del disco tradisce il bagaglio di itinerante tradizionalismo pre-war, in cui l'esperienza di "folk teatrale" (che aveva portato alla pubblicazione dell'Ep "Freaky Circus") di Laura Mantovi e Ombretta Ghidini si esplicita in un disco ravvivato da personaggi e immagini, anche se da canzoni improntate più alla rappresentazione che alla espressione musicale tout court (ricorda un po' "Hadestown" di Anais Mitchell). È così che le canzoni di "Moonshine Once Betrayed Me" non mordono quasi mai, il tradizionalismo degli strumenti - il banjo, la fisarmonica - e delle composizioni non è di certo macchiettistico, ma neanche mai veramente in grado di "sfondare la parete del teatro", di trasformarsi da artigianato ad arte. Un'imitazione di gran pregio (belle soprattutto "Disappeared" e "Gentle Way"), questa delle Unthanks d'Italia, ma pur sempre un'imitazione. (Lorenzo Righetto) 6/10


officinaelettromagneticaOFFICINA ELETTROMAGNETICA - Scaruia
(Nedac Editions, 2011)

Nedac, in altre parole North East Department for Arts and Community, è un'associazione d'artisti che dal 2006 produce musica, video, graphic-design, concerti e festival, sia in Italia sia in altre nazioni europee. Da quest'anno, attraverso la neonata Nedac Editions, ha ampliato il suo programma cominciando a pubblicare alcune produzioni audio. "Scaruia", degli "Officina Elettromagnetica", un duo italiano formato da Mauro Martinuz (King Of Tuna) e Devis Granziera (Teatro Satanico), è il primo disco del catalogo, presentato tramite formato cd-r e in edizione limitata a cento copie. Le sei tracce che compongono questo breve album, sono caratterizzate da un'abile manipolazione di field recordings, fedelmente riportati nei titoli, tutti ripresi da termini del dialetto veneto. Beat percussivi e ipnotici aprono e chiudono il disco, ("Scaruia 1", "Scaruia 2"), mentre la parte centrale assume maggior vigore e violenza, inizialmente sfiorando una sorta di techno industrial, scartavetrando le pareti interne dello stomaco come se si fosse appena bevuto 100 ml di alcol etilico, ("Grapa"), e successivamente noise, attraverso l'uso di sferzanti frustate sonore, correnti elettriche ad alta tensione e microonde amplificate di 100 decibel ("Versuro", "Limpio"). "Scaruia" è il classico esempio di disco da ascolto in play loud, in pratica, poco più di ventidue minuti di tortura sotto forma di onda sonora. Senza troppa fatica, si potrebbe immaginare la nostra testa, cuffie comprese, immersa in un piccolo campo elettromagnetico avente come poli estremi i due padiglioni auricolari. (Massimiliano Mercurio) 6,5/10


vetrozeroVETROZERO - Temo Solo La Malattia (Vrec, 2011)
 
Attivi già da qualche anno, i trentini Vetrozero arrivano finalmente al disco di debutto, dopo alcuni demo ed ep e, soprattutto, dopo essersi esibiti sul palco dell'Heineken Jamin' Festival 2010 in qualità di band finalista. Il quartetto propone un rock chitarristico potente e ben rifinito, con solidi arrangiamenti e testi vagamente melodrammatici, nei quali si intuiscono il travaglio e le difficoltà tenacemente patite dalla band per venire a capo della propria ricerca poetica e di vita. Pezzi come "Soffiando Contro Vento" o "Emodinamica" mostrano discrete qualità in sede compositiva che devono però ancora coagularsi del tutto in una consistenza melodica capace di trovare il ritornello personale e vincente. Nel brano "Solubile" interviene Emanuele Lapiana (aka N.A.N.O.), già nei c|o|d (Francesco Giordani) 6/10


zzolchestraZZOLCHESTRA - Zzolchestra (Trovarobato, 2011)

Dopo aver tributato Moondog nel progetto Hobocombo e il minimalismo nel progetto Der Maurer, la Trovarobato cava un altro progetto "colto" - intitolato Zzolchestra - per tributare la musica di un altro genio della musica rock: il Frank Zappa orchestrale. Stavolta, comunque, le musiche sono tutte originali. "Seicinque" è un incrocio di spunti: il ticchettio della "Magic Bus" degli Who che chiama "a grappolo" l'orchestra, la timbrica tra le big-band sperimentali di Zappa e l'"In A Silent Way" di Miles Davis, la jam in suspense alla "Light My Fire" dei Doors; ma, dei suoi sette minuti di durata, solo tre hanno qualcosa da dire. Così per "Vanda", soltanto virato maggiormente alla fusion. Scorrendo poi lo shuffle noir di "Alblues", il vaudeville grottesco di "Somaro", le leggere velature funky di "Romeo", solo "Pasta e fagioli" riesce a coniugare i tempi astrusi di Zappa con una degna improvvisazione collettiva dei fiati e contorsioni del cello. Stessa stoffa di progetti che tornano sempre e solo a loro stessi come i Calibro 35. Nessuna traccia di non-musica fantasiosa (vedi Franzoni, dello stesso anno e con molte meno referenze). Con tutte le band sorgenti da cui è stato generato (Zzolc, Mariposa, Orchestrautomatica, I Quattrocentocolpi, Moorder, Teatro Delle Macerie, Le Tremende, Marco Parente, Beatrice Antolini, Alessandro Grazian, I Germogli, Samuel Katarro), il collettivo non è andato oltre una rimpatriata di strumentisti competenti, impegnati a far vedere la loro competenza. (Michele Saran) 5/10



putridityPUTRIDITY - Degenerating Anthropophagical Euphor
ia (Willowtip, 2011)

Sono passati tre anni da "Mental Prolapse Induces Necrophilism", disco d'esordio di questa formazione torinese che oggi torna in pista con "Degenerating Anthropophagical Euphoria", che apre senza molte cerimonie con "Cannibalistic Postclimax Flesh Consumption", pestando duro e tecnico, brutale e Disgorge-oriented. Poi, però, succede che i brani finiscono per assomigliarsi un po' tutti e, nonostante gli ascolti, il disco non ne vuole sapere di smuoversi dall'anonimato. Qualche stacco incastonato qua e là ("Masturbating the Infibulated", per esempio), i feedback che scricchiolano paurosamente in "Wallowing in Aftermaths" (alla fine, la cosa migliore di questi ventiquattro minuti!) e tanta noia. E pensare che escono su Willowtip! (Francesco Nunziata) 4,5/10


aimAIM - We Are Sailing (Via Audio, 2011)


Il precedente e secondo disco dei brianzoli AIM, "Spirit Of Your Tide", lasciava intravedere potenzialità interessanti e le speranze di un futuro radioso erano ulteriormente alimentate dalle ottime performance dal vivo del quartetto. Ora la band ci dice che "sta navigando", ma purtroppo, ascoltando queste nuove 11 tracce, si è costretti a constatare che la loro imbarcazione è completamente fuori rotta. Le coordinate stilistiche sono sempre quelle del rock melodico dal sound internazionale ed indubbiamente i brani sono ben confezionati dal punto di vista della produzione artistica, ma il grosso problema riguarda il songwriting. Già in passato la band non eccelleva in questo importante aspetto, ma qualcosa di discreto era riuscito a proporla; qui, invece, la situazione è drammatica. Non c'è un singolo spunto in fase compositiva che si avvicini alla decenza, ma ogni idea merita solo di essere definita anonima e dozzinale. Aggiungiamoci un cantato terribilmente inespressivo e la frittata è fatta. Spesso noi recensori ci sforziamo di trovare aggettivi insoliti per descrivere un disco, ma qui ne basta uno solo, e molto semplice: brutto. Peccato. (Stefano Bartolotta) 4/10

Discografia

New Adventures In Lo-Fi - Sleeveless Days Of June (Self-Released, 2011)
Dome La Muerte - Poems For Renegades (Japan Apart, 2011)
Cannibal Movie - Avorio (Sound Of Cobra Records, 2011)
Bianco - Nostalgina (Inri, 2011)
Freaky Mermaids - Moonlight Once Betrayed Me (Quasi Mono, 2011)
Officina Elettromagnetica - Scaruia (Nedac Editions, 2011)
Vetrozero - Temo Solo La Malattia (Vrec, 2011)
Zzolchestra - Zzolchestra (2011 - Trovarobato)
Putridity - Degenerating Anthropophagical Euphoria (Willowtip, 2011)
AIM - We Are Sailing (Via Audio, 2011)
Pietra miliare
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