La bizzarra storia dei Residents inizia a Natale. Il grande varietà religioso, come diceva il Sergente Maggiore Hartman in “Full Metal Jacket”, la festa basata sull'acquisto smisurato di beni di ogni tipo è paradossalmente quella che dà l'avvio alla carriera della band che contro la devoluzione delle menti causata dal consumismo ha fatto la sua bandiera.
Era il Natale del 1972 quando poche copie clandestine di un mini-Ep di appena undici minuti, intitolato "Santa Dog”, vengono spedite a musicisti e amici, in particolare una a Frank Zappa e un'altra al non musicista e non amico, allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. Che fine fecero i due vinili non è dato sapere, ma scommetterei a occhi chiusi sul fatto che Nixon non lo ascoltò. Se i maestri della devoluzione e della teoria dell'oscurità - nella loro lunghissima carriera - hanno fatto della cover un’arte e una filosofia, non era possibile immaginare che i nostri non pensassero sin da subito di saccheggiare le tradizionali canzoni di Natale.
“Santa Dog” è uno di quei lavori che sembrano nati dal nulla, tanto diverso appariva alla totalità degli album coevi. Cosa c’era di simile nel 1972? In verità è davvero difficile immaginare qualcosa anche solo vagamente accostabile. Siamo di fronte a un preannuncio della new wave che nel 1972 era a dir poco inimmaginabile. E’ probabile che i fattori da ricercare per potersi districare in origini così oscure siano il senso di ironia unito alla sperimentazione musicale. Questa duplicità trova senz’altro una vicinanza con Frank Zappa e le Mothers, Captain Beefheart, alcune band della scena di Canterbury e i maestri del kraut-rock, i Faust. Ma se la base di partenza può essere questa - soprattutto l'idea di trasmettere idee serie in un modo estremamente weird - i Residents creano una loro strada assolutamente alternativa, suonando in modo radicalmente differente da tutte le loro influenze più prossime. C’è qualcosa di unico, soprattutto in quell’equilibrio perennemente sul filo del rasoio tra ironia e sperimentazione astratta che non porta all’estremo nessuno dei due concetti apparentemente inconciliabili. Se l’ironia o la bizzarria fossero state portate troppo in là, il risultato sarebbe stato stupido o infantile. Viceversa un eccesso di sperimentazione vicina all'avanguardia avrebbe potuto portare a un suono tedioso.
In questo magistrale equilibrio sta l’unicità della band, nel tentativo riuscito di superare ogni convenzione, di documentare al meglio uno degli aspetti principali dello sperimentalismo come ricerca del nuovo, l’esigenza utopistica di superare il pop e il rock’n’roll, addirittura la musica stessa in quanto forma espressiva “asservita al mercato”. Quel mercato che trasforma tutto in materiale da consumare rapidamente, per poi essere gettato e sostituito il prima possibile, trova nelle hit e nelle rispettive cover cadaverizzate una perfetta metafora. “Fire”, che nelle successive ristampe diventerà la title track, è una breve cantilena dal tema vagamente natalizio che diventerà un classico dei loro grotteschi live. E’ l’inizio di undici minuti deliranti che riescono comunque a mantenere, pur nella loro schizofrenia, un vago legame con le atmosfere natalizie. “Lighting” preannuncia i primi tentativi di musica percussiva ispirata alle società primitive, ancora indenni dalle influenze nefaste del capitalismo. “Jingle Bells” diventa la vittima sacrificale sull'altare del consumismo nel brano “Explosion”, che contiene già moltissimo del suo successore “Meet The Residents”. Comincia il clima di decadenza e di distruzione che ritroveremo negli anni successivi, la musica “famosa” che viene distrutta come gettata nell'immondizia, destino ultimo inevitabile di ogni prodotto della società moderna, sia esso artistico o meno.
Esistono tantissime versioni di “Santa Dog”. Oltre alla prima del 1972, i Residents ne hanno pubblicate altre in cui i brani “Fire” o “Santa Dog” cambiano continuamente. Le versioni alternative esistenti sono quelle del 1978 (con la cover dei Residents vestiti da Babbo Natale), del 1984, del 1988, del 1999, del 2006 e del 2012. Nel 1999 è stato pubblicato l’album “Refused”, che contiene tutte le versioni sino ad allora esistenti.