Un lungo viaggio tra le canzoni e le storie di Fabrizio De André nella nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti tutti i mercoledì dalle 12 alle 14 sulle web-frequenze di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Dalle ballate degli esordi, sospese tra mito e realtà, a un'evoluzione artistica costante, fatta di svolte, collaborazioni e progetti lungimiranti. La straordinaria parabola con cui Fabrizio De André ha rivoluzionato la canzone italiana, sfidando gli arroganti di ogni tempo con il linguaggio sferzante dell'ironia e senza mai cedere alle "leggi del branco".
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Fabrizio De André
Fabrizio De André è uno dei maestri indiscussi della canzone d'autore italiana. Profondamente influenzato dalla scuola d'oltre Oceano di Bob Dylan e Leonard Cohen, ma ancor più da quella francese degli "chansonnier" (Georges Brassens su tutti), è stato tra i primi a infrangere i dogmi della "canzonetta" tradizionale, con le sue ballate cupe, affollate di anime perse, emarginati e derelitti d'ogni angolo del mondo. Il suo canzoniere universale attinge alle fonti più disparate: dalle ballate medievali alla tradizione provenzale, dall'"Antologia di Spoon River" ai canti dei pastori sardi, da Cecco Angiolieri ai Vangeli apocrifi, dai "Fiori del male" di Baudelaire al Fellini dei "Vitelloni". Temi che negli anni si sono accompagnati a un'evoluzione musicale intelligente, mai incline alle facili mode e ai compromessi.
De André usava il linguaggio di un poeta non allineato, ricorrendo alla forza dissacrante dell'ironia per frantumare ogni convenzione.
Nel suo mirino, sono finiti i "benpensanti", i farisei, i boia, i giudici forcaioli, i re cialtroni di ogni tempo. Il suo, in definitiva, è un disperato messaggio di libertà e di riscatto contro "le leggi del branco" e l'arroganza del potere. Di lui, Mario Luzi, uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, ha detto: "De André è veramente lo chansonnier per eccellenza, un artista che si realizza proprio nell'intertestualità tra testo letterario e testo musicale. Ha una storia e morde davvero".
Le musiche delle sue prime canzoni, radicate da Nicola Piovani dentro la tradizione popolare italiana, sono state negli anni contaminate da altre culture. Il suo linguaggio si è gradualmente evoluto verso il sincretismo, culminando nello straordinario "testamento spirituale" di "Anime salve", il suo ultimo album, concepito assieme a Ivano Fossati. È la conclusione del viaggio, lo sfogo, la sintesi del concetto di libertà, frutto del lungo contrasto tra la tesi di partenza (la voglia di libertà, di poter abbattere i confini e confrontarsi con il mondo esterno a sé stessi) e le numerose antitesi incontrate nel corso del viaggio (i prezzi da pagare per ottenere la libertà stessa). Nell'immaginario collettivo è l'epitaffio nell'epitaffio, il testamento pre-mortem di De André, per taluni addirittura il sunto dell'intera opera lirica e musicale dell'artista. Un ruolo ricoperto, aumentando il raggio di veduta, dall'intero “Anime salve”. Un ruolo non certo previsto per quello che resta indubbiamente uno dei vertici assoluti, per varietà stilistica e profondità lirica, della musica italiana, nonché l'ultimo regalo di uno dei suoi più grandi.
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1. La canzone di Marinella 2. Amore che vieni, amore che vai 3. La canzone dell’amore perduto 4. La guerra di Piero 5. Preghiera in gennaio 6. Via del Campo 7. Bocca di rosa 8. Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers 9. Ballata degli impiccati 10. Inverno 11. Il sogno di Maria 12. Il testamento di Tito 13. Un giudice 14. La bomba in testa 15. Verranno a chiederti del nostro amore 16. Le passanti 17. Amico fragile 18. Rimini 19. Il pescatore (live con la Pfm) 20. Giugno '73 (live con la Pfm) 21. Andrea (live con la Pfm) 22. Fiume Sand Creek 23. Creuza de mä 24. Jamin-a 25. Don Raffaè 26. Anime salve 27. Le acciughe fanno il pallone 28. Geordie (duetto con Luvi De André, live)
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