Ciccone

Eversholt Street

2004 (Human Recordings)
pop-rock

Difficile che con un nome così non venga da pensare a niente, di ricollegarlo a qualcosa, soprattutto se l'argomento di cui si sta parlando è la musica, ma pare altrettanto difficile pensare di associare questi quattro londinesi alla ben nota Miss Veronica Louise, alias Madonna (o al bizzarro side-project del 1988 firmato Sonic Youth). Già, perché questo "Eversholt Street" non è certo figlio del pop mainstream della "ragazza materiale", ma semmai di quei signori che negli anni Settanta, capitanati da Lou Reed pubblicavano quel glorioso album con la banana in copertina. E i Velvet Underground li ritroveremo un po' sparsi in tutto il disco, assieme a un pop ibrido, quasi da mal di pancia, di tradizione new wave, tirato, breve ed istantaneo in molti dei suoi episodi.

L'iniziale "Flagellate", quasi completamente strumentale, mette subito in chiaro le cose, ovvero che il prodotto che abbiamo davanti non ci proporrà alcun effetto speciale, nessuna trovata sensazionale. Solo direttissime chitarre, direi primordiali, scarne fino all'eccesso. Episodi che arrivano a sfiorare il ferruginoso punk-rock dei Clash di "London Calling" come "Just Got Laid", salutano rapidamente per lasciar posto (meritatamente,) al primo momento di grande stupore e attenzione del disco, l'immediata perla "If Friday Falls Through", che ha l'unica pecca di durare troppo poco, tanto che proprio nel momento in cui ti stai emozionando ti viene prematuramente sottratta per far accendere la miccia di "Boy Oh Boy"; comincia in sordina con quegli spasmi mielosi della voce di Rebekah Delgado per poi implodere improvvisamente in quelle rumorose e veloci riprese in stile Sonic Youth.

"Oh Eversholt" ci fa ripiombare di colpo negli anni Sessanta, prendendoci per mano con quel pop lento e sbilenco, accompagnato solamente da un paio di chitarre traballanti e dalla voce, questa volta di Micky Strickson.
La cosa che più viene difficile in un'opera come questa è trovare un punto in cui potersi staccare. Le pause per rifiatare non sono ammesse, le voci maschile/femminile si alternano con grande maestria, e si posano su questi vorticosi pezzi ipnotizzando l'ascoltatore.

"My Summer Never Comes" ci fa caracollare come sapevano fare i cari vecchi Smiths, fino alla dolorosa apnea in cui ci si immerge quando ti spruzzano negli occhi il veleno di "Put Me To Bed", un pezzo nebuloso e intossicante; ma - come detto - non ci sono momenti di stallo, ed ecco che già bussa alla porta "If I Could Prove You Wrong".
Ascoltando "Last Breath" non si può non pensare che titolo più appropriato non si poteva scegliere. Una traccia che si apre in un lamento delicato e sonnecchiante, chiuso dalle note di un piano che sembra l'ideale intro del pezzo che segue, la soporifera "There's A Light", degna conclusione dell'album in un'atmosfera del tutto impalpabile e rarefatta.
Debutto ottimo, assolutamente sopra le righe. Aspettiamo conferme...

06/12/2006

Tracklist

  1. Flagellate
  2. Look At You now
  3. You're Beautiful, You'll Get By
  4. Just Got Laid
  5. If Friday Falls Through
  6. Boy Oh Boy
  7. Give Me One Good Reason To Carry On
  8. Oh Eversholt
  9. F.U.U.K.
  10. My Summer Never Comes
  11. Put Me To Bed
  12. If I Could Prove You Wrong
  13. Last Breath
  14. There Is A Light

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