Hello, Blue Roses

Hello, Blue Roses è il progetto della compositrice e interprete Sydney Vermont e di Dan Bejar, braccio destro dei canadesi New Pornographers (e autore affermato in proprio, nel progetto Destroyer), qui in vesti di arrangiatore e "regista" di intimità inedite e rivelatrici. Assieme i due ammantano gracile e tradizionale, istintivo ed elegante, il loro progetto-canzone. Se la Vermont munisce di sensualità e senso notturno le graziose, sparse myricae di cui è fatto "The Portrait Is Finished And I Have Failed to Capture Your Beauty", Dan, con la sua elegante intelaiatura melodica, tesse di ogni premura abiti su misura per la sua musa ispiratrice; tra echi, aure e tinte accese. Come un Cat Stevens preso d'amore, un Ulisse folgorato dal richiamo di sirena. Vesti che mai avremmo pensato Bejar si dilettasse a imballare, che gli confermano un talento da scrittore disinvolto e come si oggi contano entro le dita di due mani.

I brani, incompiuti d'aspetto ma vigorosi sulla tela ("Golden Fruit", "Come Darkness", "Sickly Star", il suggello "Hymn"), lievitano come dediche vicendevoli, come sostegni reciproci tra compagni stregati. I vocalismi di Sydney e Dan sono idiomi misti, complementari e racchiusi entro una stessa lingua; svelano affiatamento e intesa assieme a un alone d'allerta, a un senso stregato e ineffabile che mantiene il discorso sospeso, parzialmente celato; intrigante e subliminale. Fissato in un istante sconfinato da suscitare a volte, alla mente, grandi pittrici musicali di tempi andati.

Il canto di Bejar, essenzialmente un sostegno all'eloquente trasporto della protagonista Vermont, appare fluttuando come lampare, producendosi in prossimità di dense ascese melodiche, definendo percorsi vivaci che sporgono dalla nebbia d'un contrasto amoroso. Senza con questo ledere l'individualità della protagonista, cui auguriamo un florido avvenire a partire da oggi.
Forte della propria decisa impronta armonica, questo è un esordio aggraziato e insinuante (la smunta, emozionale ballata pianistica "Sunny Skies" è classicamente "esemplare" e pare colta dai migliori Destroyer), munito di suo di un penetrante sguardo muliebre e ricco di interessanti soluzioni d’arrangiamento.

Le atmosfere sono domestiche, vissute fra pareti di una tranquilla quotidianità, dialoghi ordinari, ma proprio per questo ricoperti da un'esclusiva intimità. Parole scambiate a mezza voce, al mattino, davanti a una tazza di caffè. Così la sequenza di "The Portrait Is Finished And I Have Failed To Capture Your Beauty" rimanda a istantanee nei cui scatti non conta tanto l'originalità o l'arditezza delle pose, ma i luoghi e le sagome che, su carta lucida, s'apprestano a diventare ricordo.

Il folk della coppia, che spazia dalla ballata all'elettrico, contiene la stessa soleggiata malinconia di Suzanne Vega, ma anche la tensione adult-pop dei Fleetwood Mac. Per questo motivo "St. Angela" è una delle canzoni da ricordare del disco, con il suo crescendo che si abbevera di un'estetica 70's che il folk di questi anni ha spesso tralasciato perché distratto dalla tecnologia o, per contrapposizione, da suggestioni che si perdono nella notte dei tempi. Quando è la chitarra acustica a prendere la scena,  nei vocalizzi di Sydney si colgono invece le fragranze della prima Kate Bush. E' il caso dell'iniziale "Hello Blue Roses" il cui refrain di voce rimanda proprio ai voli di "The Kick Inside", mentre nel duetto di "My Shadow Falls" affiorano persino rarefatte armonie di tastiera che un tempo appartennero ai Prefab Sprout.

Bejar riesce a convincerci anche nelle vesti del fidanzato affettuoso, e la brava Sydney fa di tutto per meritarsi le attenzioni di uno dei più brillanti autori dell’ultimo decennio, mettendo anche molto di suo. In attesa, a breve, del nuovo disco dei Destroyer.

20/01/2008