Secret Cities

Strange Hearts

2011 (Western Vinyl)
psych-surf-pop

La geniale rilettura dei canoni pop anni 60, che i Secret Cities hanno omologato col precedente “Pink Graffiti”, è il corpo solido che la band americana scalfisce e violenta in questo nuovo album, nel tentativo, spesso riuscito, di evitare l’effetto-nostalgia insito nell’insieme di influenze.

L’intuizione che regge “Strange Hearts” è molto semplice ma parimenti efficace: elementi sixties recuperati dal repertorio delle Shangri-Las, Dusty Springfield, Zombies, Burt Bacharach e Beach Boys inseriti alla rinfusa in un caleidoscopio di plastica e agitato senza metodo.
Il risultato è un mix di pop psichedelico che anziché dai fumi lisergici sembra governato dal calore dei Carabi e dalle sue frivolezze; il suono stesso sembra catturato da una radiolina a transistor, mentre fiumi di curaçao e pesce crudo cullano gli umani sensi.

Frutto di elaborate soluzioni armoniche e ricco di originali intuizioni, “Pink Graffiti” era un album di canzoni compiute armonicamente complesse; “Strange Hearts”, al contrario, fruga alla rinfusa nel patrimonio armonico del gruppo senza indugiare in fronzoli.
Riverberi, voci angeliche e folk rupestre completano il flusso emotivo delle canzoni, l’apporto vocale di Marie Parker (compagna di viaggio già nella prima band White Foliage) caratterizza due degli episodi migliori dell’album, ora con spirito più naif (“The Park”) ora con effluvi space-rock (“Pebbles”), sottolinenando con maggior chiarezza i capricciosi testi.

Esotiche dance-song (“Always Friends”), ingenue trame pop (“Ice Cream Scene”) e frenetiche sorribande ritmiche (“Forest Of Love”) fanno da contorno a geniali esemplari di originalità e fantasia. La title track sfuma la creatività corale di album come “Pet Sound” immergendoli nel nuovo millennio; “Love Crime” vira verso eleganti soluzioni liriche che cullano con delicata malinconia, ma il fulcro creativo pop dell’album è “Portland”, ogni suono della quale nasconde altre sonorità con un incastro armonico che si libera in un refrain irresistibile.

Quello che conforta maggiormente in “Strange Hearts” è il suono coeso e più libero dalla devozione ai Beach Boys, gli arrangiamenti più cristallini e solari fondono amabilmente il passato e il futuro del pop, il processo creativo resta imponente, ma una minore quantità di variabili sonore allenta la tensione che animava l’ottimo esordio.
Dietro sonorità flebili e ruffiane, i Secret Cities continuano a nascondere costruzioni sonore ricche e pregevoli, confermandosi come una delle migliori realtà del nuovo pop-rock, capaci di coniugare atmosfera, scrittura e originalità con una verve irresistibile

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04/06/2011

Tracklist

  1. Always Friends
  2. Ice Cream Scene
  3. The Park
  4. Love Crime
  5. No Pressure
  6. Pebbles
  7. Strange Hearts
  8. Interlude
  9. Brief Encounter
  10. Forest of Love
  11. Portland

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