Justin Bieber

Purpose

2015 (Def Jam)
urban-pop, tropical house

Era apparso sui nostri schermi come una folata di dispettose finestre pop-up, uno dei tanti momenti virali destinati all'invecchiamento precoce tipici dell'era internettiana. Lo conoscete tutti Justin Drew Bieber, il bimbominkia più antipatico dell'universo, con una vocetta bianca capace di spingere le teenager di tutto il mondo a incidersi la pelle e ispirare il look di centinaia di giovani lesbiche. Volto pulito e rassicurante, giusto qualche anno fa Bieber era il simbolo di quell'aspirazione alla perfezione della quale il mondo occidentale non può proprio fare a meno.

Invece, complice un doppio carpiato senza rete nel mondo dell'adolescenza, il ragazzo s'è presto trasformato ai nostri occhi in un monello ricco e viziato, insolente e sprezzante del comune mortale dall'alto delle sue macchine sportive guidate in stato di ebbrezza, liaison con puttane brasiliane, tatuaggi fatti a caso e puerili scazzi coi paparazzi. E d'improvviso Bieber era la piaga sociale da additare per ogni male, quel nemico comune della morale cristiana del quale il mondo occidentale non può assolutamente fare a meno.
Braccato dall'ipocrisia fino all'esaurimento nervoso, e con un bacino di fan in transizione verso l'età adulta, Bieber sembrava aver finito le cartucce prima ancora di aver raggiunto la maggiore età, lasciandoci in bocca un contradditorio retrogusto misto di sollievo e sgomento (sollievo nel non dover più temere l'arrivo di una nuova "Baby", sgomento nell'osservare il repentino cambio di posizioni di un pubblico fattosi più volatile e perbenista che mai, anche nei confronti di un minorenne).

Eppure la fortuna di Justin Bieber oggi è proprio quella di avere dalla sua una narrativa capace d'inserirsi con efficacia nell'immaginario popolare: il ragazzo che, attraverso il dramma, si fa uomo. Ci saranno pure decine di popstar in grado di portare avanti dal punto di vista musicale il discorso di un album come "Purpose" (Jason Derulo, Chris Brown), ma nessuno di questi può vantare il clamore di opinioni d'accompagnamento che fanno di Bieber un fenomeno mediatico di proporzioni abnormi. Al massimo del suo potenziale virale, la popmuzik ha il potere di metterci tutti a nudo, stimolando sdegno e curiosità in egual misura, dal momento che mentre io perdo del tempo a scrivere questa recensione voi ne perdete altrettanto a leggerla, invece di ascoltarvi un bel disco dai più alti contenuti artistici - c'è chi lo chiama poptimism, per me si tratta solo di umana curiosità nei confronti di un fenomeno che, volenti o nolenti, ci ha sfiorati tutti, ed è pertanto assolutamente naturale chiedersi cosa diamine verrà dopo. In questo caso specifico, avendo già assistito ai caroselli di Britney e Miley, noi vecchi criticoni curiosi vogliamo sapere se il nuovo corso di Bieber è in grado di ripetere le gesta del suo illustre predecessore - nonché dichiarato ispiratore - Justin Timberlake. Insomma: "Purpose" è il nuovo "FutureSex/LoveSounds"?

Di sicuro ascoltando queste nuove tracce l'immagine che avevamo del vecchio Bieber viene spazzata via in un secondo, e il suo faccino torna prepotentemente in vetta all'attualità 2015. Resuscitato pochi mesi fa grazie al sound di Diplo/Skrillex, che hanno confezionato per lui "Where Are Ü Now", Bieber quest'estate si è fatto portavoce del nuovo fenomeno tropical house grazie a un singolo spaccaclassifiche come "What Do You Mean?" (OMI e il suo tormentone "Cheerleader" sarebbero da considerarsi come una one hit wonder, dal momento che si trattava pure di un remix).
Ma non solo; "Purpose" si destreggia abilmente con echi urban-pop di chiara matrice Drake/The Weeknd, grazie a due buoni pezzi quali "No Pressure" e "No Sense" (aiutati rispettivamente dalla presenza dei rapper Big Sean e Travi$ Scott), ma anche a "Mark My Words", che allunga l'orecchio al Kanye West più sintetico. Ed Sheeran co-scrive "Love Yourself", un pezzo dall'andazzo folk-pop salvato all'ultimo da un arrangiamento stringato al minimo e un buffo intermezzo di tromba, mentre l'eterea voce di Halsey contribuisce a creare un buon duetto dal possibile sfondo radiofonico quale "The Feeling" (sarà il prossimo singolo?). Insomma, fa davvero poco figo ammetterlo, ma chiunque abbia un paio di orecchie può constatare che anche Justin Bieber è cresciuto e nel complesso "Purpose" non è affatto un brutto prodotto pop, soprattutto se comparato a tanta altra paccottiglia da classifica.

Il problema di fondo che semmai tiene il tutto ancora ancorato al fondale è proprio l'interpretazione dello stesso Bieber, che ancora mostra una voce davvero poco espressiva (per non dire lagnosa, almeno in certi frangenti). Ma non solo; nonostante la sentita volontà di mettersi in prima persona con fare autobiografico (si prenda un pezzo come "I'll Show You"), c'è ancora qualcosa di formulaico e prevedibile nella sua crescita. Dove Timberlake affondava senza problemi nell'ambizione più jacksoniana dimostrandosi stronzetto e vanitoso ma incurante dell'opinione altrui, Bieber è ancora intrapolato nell'immagine del bravo ragazzo, al quale viene richiesto un comportamento idoneo per farsi perdonare dopo la sua "scandalosa" fase di ribellione. Per attuare un comeback in perfetto stile americano, insomma, bisogna sottostare a determinate regole, e Bieber è ancora ingabbiato nello schema.

"Sorry" è ferocemente esplicativa in tal senso, una canzone piena di buone intenzioni, ma curiosamente ancora non ben assimilata dallo stesso autore, dal momento che le sue ultime bizze han fatto intendere che il ragazzo ha ancora bisogno di sparare qualche sentito e doveroso vaffanculo in giro (una settimana fa in Spagna ha abbandonato un'intervista infastidito dalle domande idiote che gli venivano rivolte, mentre a Oslo è sceso dal palco dopo aver cantato una sola canzone).
Questo aspetto di redenzione forzata appare dunque ancor più stridente quando il disco si spinge verso il facile buonismo di pezzi come "Children" e "Life Is Worth Living", ma soprattutto quando va a lambire temibili territori christian-pop, come nel finale della title track, che si presenta come un vero e proprio sermone religioso: base di pianoforte emotivo in sottofondo, e Bieber che si confessa come fanno in quelle chiese fittizie ricavate nei garage dell'entroterra americano, con la gente che piange mentre l'oratore incita alle donazioni monetarie (rincara la dose l'altro sermone presente nella bonus track "All In It").

In definitiva, nessuno grida al miracolo, la mano della Def Jam è ancora troppo cauta e Bieber non ascende al ruolo di vera e propria popstar come potrebbe, ma per un prodotto d'intrattenimento "Purpose" è sorprendentemente ben eseguito, versatile e in certi frangenti capace di suonare dolente e malinconico, la cosa migliore che Bieber poteva fare in questo preciso momento (ricordiamoci che il ragazzo ha 21 anni appena).
Proprio come la sua ex-fidanzatina Selena Gomez, che un mesetto fa ha pubblicato un album dal sound decisamente maturo per i suoi standard, anche Bieber sta riuscendo nel difficile passaggio dall'adolescenza verso una forma più matura, portando pure con sé (e anzi, accrescendo) il proprio pubblico. Il che è già un successo di per sé, nonché una manovra delicatissima che ancora elude tanti altri idoli per teenager suoi contemporanei, in primis i diretti avversari One Direction, i quali infatti dopo la pubblicazione dell'ultimo album "Made In The A.M." - avvenuta in concomitanza di "Purpose" per creare più hype da sfida possibile - hanno già annunciato la volontà di prendersi una pausa dall'anno prossimo (e c'è da sperare che non tornino mai più, per lo meno non sotto il management del feroce mastino tritacarne Simon Cowell).

Ma per Bieber il futuro è ancora tutto da scrivere, c'è da scommettere che la sua crescita non finirà qui.

17/11/2015

Tracklist

  1. Mark My Words
  2. I'll Show You
  3. What Do You Mean?
  4. Sorry
  5. Love Yourself feat. Ed Sheeran
  6. Company
  7. No Pressure feat. Big Sean
  8. No Sense feat. Travi$ Scott
  9. The Feeling feat. Halsey
  10. Life Is Worth Living
  11. Where Are Ü Now
  12. Children
  13. Purpose
  14. Been You*
  15. Get Used To It*
  16. We Are feat. Nas*
  17. Trust*
  18. All In It*

*Versione deluxe




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