Cristina Donà

Un miracolo italiano

intervista di Marco Lo Giudice

"Ho una smania di perfezionismo che sto cercando di combattere duramente: mi piacerebbe prendermi meno sul serio, per una volta". Così Cristina Donà cerca di spiegare le prolungate pause tra un album di inediti e un altro, così com'è accaduto con il bel "Torno a casa a piedi", uscito a gennaio, e il precedente "La quinta stagione". "Sono molto esigente su ogni cosa che faccio, e disperdo davvero un sacco di energie. La fortuna è aver trovato sempre etichette che mi hanno dato una buona libertà".

"Torno a casa a piedi
" nasce da una fortunata collaborazione con Saverio Lanza, produttore e arrangiatore nonché musicista sul palco della créme della musica mainstream italiana (Vasco Rossi, Biagio Antonacci, Piero Pelù, per fare tre nomi). "All'inizio ero molto scettica. Quando Gianni Cicchi (manager di Cristina, batterista dei Diaframma e tra i fondatori del Consorzio Produttori Indipendenti) mi ha proposto questo nome, ho pensato che non ci avessi poi molto a che fare con quel mondo lì. Però di Gianni mi fido davvero ciecamente, e così ho mandato qualche provino di brani già scritti a Saverio. Nessuno mi ha mai imposto il produttore, e mi sono sentita anche questa volta libera di valutare per mio conto". Le cose cominciano a girare alla grande, alla terza prova via corrispondenza con Saverio, Cristina è convinta: "Era esattamente quello che cercavo, un musicista preparato, arrangiatore, che avesse una visione completa da dare all'album. Saverio si è rivelato persona di una duttilità straordinaria, lavora nel pop ma si sente che ha degli ascolti pazzeschi". Il lavoro prosegue molto via mail, considerata la distanza tra la Firenze di Saverio e la montagna bergamasca di Cristina, e poi arriva in studio con una pasta sonora totalmente condivisa dai due. "Faremo ancora qualcosa insieme, di sicuro. Ma soprattutto per l'aspetto umano, per me è fondamentale. Considero determinante l'occasione di potersi mettere in discussione nella produzione di un disco".

Cristina Dona'Fin da subito, l'album svela un arrangiamento vivido, articolato ma libero da complicazioni elettroniche. "È tutto suonato, sì. Una delle prime cose che ho confessato a Saverio, a luglio del 2008, è stata proprio la forte esigenza di avere un disco il più vero possibile. Gli avevo citato, per chiarire l'idea, Battisti come approccio all'arrangiamento: complesso, ma mai difficile". Cristina non è la prima a recuperare l'opera di Lucio Battisti, considerato ormai imprescindibile anche dalle ultime generazioni musicali italiane. "Con orecchio maturo ed esperto, dietro alle splendide canzoni si scoprono delle soluzioni musicali geniali. Va senz'altro riscoperto, rimasticato".
La seconda traccia dell'album è probabilmente il punto più intenso e delicato di tutto il lavoro, frutto di una produzione davvero indovinata: "Il pezzo è dedicato a mio marito e a mio figlio, la gioia nuova della mia vita. Mio marito è una persona animata dalla passione, e gli alberi (che vedo tutti i giorni, abitando fra i monti) mi sembravano il simbolo perfetto per dare forma al contrasto dolce/forte. La melodia invece mi ricorda una passeggiata a Bologna, dopo un concerto. L'ho registrata immediatamente sul mio cellulare. In generale 'Un esercito di alberi' parla delle cose importanti, e di quanto non serva capirle fino in fondo ma sia invece necessario lasciarsi andare. Sono quelle cose che ti sconvolgono la vita, e che fortunatamente non puoi controllare".

Il disco è generalmente segnato da una vena positiva, con aperture di ampio respiro e dai molti colori; certi passaggi più cupi presenti nei lavori precedenti sembrano mancare: "negli ultimi anni ho fatto fatica a scrivere cose più chiuse, grigie. I pezzi si aprono comunque, anche senza che io lo voglia. È quasi un bisogno fisico, di suoni aperti, sorridenti. Per 'Miracoli', ad esempio, avevo proprio in testa una banda, qualcosa tra Sgt. Pepper e la Carrà. Volevo parlare di 'rivoluzione' con forza ed energia, ma non con cattiveria".
Non sono facilmente individuabili i riferimenti di un disco che è invece molto variegato, personale, e che conferma una scrittura originale e matura. Ma dietro si nascondono ascolti tanto importanti quanto insospettabili: "Sono anche molto lontani, uno di questi è certamente Marisa Monte. Non ho mai ascoltato con troppa passione la musica brasiliana, ma quel tipo di musicalità mi è sempre piaciuta ed è in qualche modo ritornata, almeno nello spirito, nelle mie cose. E poi ascolto molte artiste donne, con una preferenza netta negli ultimi anni per Joan as a Police Woman, davvero una musicista con i contro-beep, musica densa e leggera come piace a me. Certo, con il bimbo piccolino è più difficile ascoltare musica: sullo stereo di casa ha la continua tentazione di schiacciare tutti i bottoni!".

Essere donna oggi, dicevano. Essere cantante donna oggi, poi, che valore ha? Non è di molto tempo fa la manifestazione che ha visto scendere in piazza un milione di donne a far sentire la propria voce: "ho firmato anch'io la petizione di Concita De Gregorio, ed ero virtualmente con tutte quelle donne a manifestare. La considerazione della figura femminile in Italia, oggi, è davvero allarmante. Deve esserci lo spazio per un altro tipo di donna, diversa dallo stereotipo televisivo, e questo spazio invece non c'è. Mi riferisco soprattutto alla complessità di gestire una famiglia, un'evenienza che all'estero è sostenuta e appoggiata in tutti i modi: viene incentivato il part-time e il lavoro da casa, ad esempio. La gravidanza in Italia è vissuta come un danno, anche per una burocrazia come al solito troppo lenta e articolata. Manca alla base una vera politica della donna, al di là di tv, scandali, e altre stupidate. Lasciamo perdere la questione morale, basta fermarsi ai numeri. Ed è un problema che nemmeno la sinistra ha risolto".
L'Italia delle contraddizioni non entusiasma la cantautrice, e il problema sembra essere principalmente culturale: "Sì, pensa anche al download illegale. Se ci fosse un messaggio alla base che facesse capire quanto la musica sia lavoro, sia cultura, un ragazzo crescerebbe con un'idea precisa, che forse non gli farebbe scaricare musica così selvaggiamente. Ma del resto se viviamo in un paese in cui si vieta la musica per strada, non possiamo pretendere granché. Ufficio Complicazioni Affari Semplici: ecco l'Italia".

Vent'anni fa cominciava a prendere forma e sostanza una stagione indimenticabile per la musica italiana: Cristina è uno dei frutti più belli di quel decennio fortunato. "Non credo si possa parlare propriamente di scena, non c'era un luogo preciso, ma era sicuramente un momento musicale splendido, in cui va detto che le etichette davano molta libertà e avevano soprattutto grandi disponibilità finanziarie. Oggi questo è impossibile, 'indipendente' è sinonimo di investimento personale. E mentre le risorse indie finiscono, nelle major i soldi sono investiti quasi esclusivamente su prodotti televisivi. Nel caso mio c'è stato davvero un investimento totale sull'artista per com'era, e ne vado orgogliosa. Chi suona secondo me non deve minimamente pensare di competere con X-Factor o Amici. Deve trovare il modo di proporsi, soprattutto dal vivo". Il cuore della musica ritorna improvvisamente sul palco, dimensione fondamentale per Cristina: "Oggi ha un'importanza unica, pazzesca. Non solo ti permette di guadagnare davvero facendo musica, ma se funziona, se ci sai stare su quel palco, se suoni bene, la gente ti prende anche il cd. È uno dei pochi luoghi, infatti, dove si vendono ancora. Io ci sono nata sul palco, per me è sempre un momento magico, irripetibile!".
Viene allora da chiedersi come possa essere riproposto dal vivo un disco così orchestrale e articolato come "Torno a casa a piedi". "Beh, non potrò certo portare con me un'orchestra. Ma questa differenza potrebbe essere curiosa. Mi è piaciuto molto vedere come i pezzi funzionino da soli anche soltanto con la chitarra e la voce, come è successo nelle presentazioni del disco che ho fatto in giro per l'Italia con Saverio. Ciò non toglie che ci saranno strumenti diversi dagli anni passati, anche due fiati, e che generalmente sarà una bella produzione, con tanto di scenografia".
Non resta, allora, che andare a vedere per credere.

Discografia

Tregua (Mescal, 1997) 6,5
Nido (Mescal, 1999)7,5
Dove sei tu (Mescal, 2003)6,5
Cristina Donà (Mescal/Rykodisc, 2004)
La quinta stagione (Emi, 2007) 4
Piccola faccia (EMI, 2008)
Torno a casa a piedi (Emi, 2011)7,5
Così vicini (2014)7
Tregua 1997-2017 - Stelle buone (2017)7
Ginevra Di Marco & Cristina Donà (Funambolo, 2019)6,5
deSidera (Fenix Music/ The Orchard, 2021)7
Pietra miliare
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