Kristin Hersh - Un culto americano

intervista di Mauro Vecchio

Dopo l’uscita a marzo del nuovo album “Moonlight Concessions”, i Throwing Muses si esibiranno al Legend Club di Milano, il prossimo 4 giugno. Kristin Hersh è tornata al sound delle canzoni suonate da adolescente, tenendo fede alla definizione data alla sua band: “country-hardcore”. La songwriter americana riporta tutto a casa, parlando di genitori hippy, processi creativi ed uno speciale ricordo dell’amico fraterno Vic Chesnutt.

Kristin Hersh. Ciao, innanzitutto. Quando ho detto ad un amico che ti avrei intervistata, ho ricevuto questa risposta: chi? Quindi vorrei iniziare aiutando chi ancora non ti conosce. Ma se sei d'accordo, evitiamo i dettagli che si trovano su Wikipedia, come il fatto che sei nata ad Atlanta e che hai iniziato a suonare la chitarra quando avevi meno di dieci anni. Vorrei chiederti quali sono i tre dischi che hanno segnato la tua infanzia, che ti hanno convinta a fare musica.
Non sono stati i dischi a convincermi a fare musica, ma mio padre che suonava la chitarra per me e mi portava ai concerti. Lui è di Lookout Mountain, a Chattanooga, nel Tennessee, quindi è cresciuto ascoltando canzoni folk degli Appalachi, che mi ha insegnato a suonare. I miei genitori erano hippy, quindi mi portavano a molti concerti, incluso Woodstock.

Kristin HershDal 2010 la tua produzione artistica è stata impressionante, tra album a tuo nome, con Throwing Muses e 50 Foot Wave. È incredibile come i confini sonici tra i vari progetti siano rimasti relativamente definiti. Eppure l'ultimo album dei Throwing Muses, “Moonlight Concessions”, sembra riprendere i toni più acustici del tuo album da solista “Clear Pond Road”, rispetto ai ritmi più travolgenti di “Sun Racket”.
Sì, ci sono tre canzoni acustiche in questo disco, ma non hanno quel trattamento con toni di campane in fase di produzione di “Clear Pond Road”, quanto piuttosto il suono delle canzoni che suonavamo da adolescenti e che nessuno ha mai sentito, tranne chi veniva ai nostri concerti all'epoca. Quelle che la nostra etichetta britannica ha tolto dal nostro primo disco perché suonavano troppo divertenti, troppo americane, hahaha...

Il nuovo tour dei Throwing Muses è partito da Oslo e il 4 giugno farà tappa a Milano, al Legend Club. Puoi darmi qualche anticipazione? Che tipo di tour sarà?
Suoniamo la maggior parte del nuovo disco e anche canzoni di tutti gli album dei Muses, credo. È un set impegnativo, ma ci piace molto. Fred Abong dei Muses è alla batteria e mio figlio Dylan al basso. Abbiamo anche Cello Pete, il violoncellista che ha suonato con noi in tour per “Moonlight Concessions”. È davvero una squadra magica. Dave e Bernard dei Muses hanno un “vero” lavoro, quindi non possono andare in tour, ma vorrebbero essere qui!

La tua scrittura ha un filo conduttore, perché sei sempre stata brava a raccontarti con grande spirito di sintesi, in modo onesto e sincero. Quali sono le radici della tua prosa? Puoi raccontarmi il percorso a ritroso, anche se purtroppo in poche righe?
Credo che i testi mi sorprendano per la loro atmosfera sognante. Le canzoni prendono le mie storie di vita reale e le combinano in paesaggi onirici che suonano come uno strumento a sé stante: una melodia percussiva. Possono commuovermi fino alle lacrime se non sparisco abbastanza bene sul palco, ma mi fanno anche sorridere! È molto simile alla canalizzazione. Non controllo il processo e, se ci provo, le canzoni vengono fuori stupide come tutte quelle che passano alla radio, ahahah...

Una volta hai definito i Throwing Muses “una band country-hardcore”. E’ ancora vero?
Questo è particolarmente vero ora che ho ricominciato a scrivere il tipo di canzoni che suonavamo da adolescenti!

Kristin HershHai più volte affermato di non esserti mai sentita parte del cosiddetto alternative-rock. Anche se è difficile escludere i Throwing Muses dall'elenco delle band che hanno ridefinito il rock a metà e fine anni ottanta. La tua affermazione è ancora valida nel 2025? Cosa pensi del rock oggi? Ha ancora senso parlarne? Cosa ascolti oggi?
Credo di sapere che facevamo parte della scena alternative rock, ma ho sempre pensato: “alternativa a cosa? Il rock non può cambiare? Non deve per forza cambiare?”. E sì, deve cambiare e l'ha fatto, ma solo al di fuori dell'industria discografica. I visionari, i veri musicisti e i veri cantautori ci sono sempre stati e ci saranno sempre, ma quest'industria che vende vanità raramente si confronta con la sostanza come la musica vera e propria. Chiamano il loro prodotto “musica”, ma è per lo più moda, ovvero qualcosa in vendita che non è senza tempo. Vanità e anima sono nettamente opposte. Quindi operiamo al di fuori dell'industria, con i nostri ascoltatori-sostenitori che pagano i costi del nostro lavoro in studio. L'amore non è in vendita, solo il tipo di amore che c'è, capisci?

Hai scritto "Don't Suck, Don't Die: Giving Up Vic Chesnutt", un libro sulla vita del compianto Vic Chesnutt, uno dei miei cantautori preferiti. Posso chiederti di raccontarmi un piccolo ricordo di Vic?
Mi manca ogni giorno. Non sono quasi riuscita a scrivere il libro perché pensavo che avrebbe portato solo più dolore, ma in realtà abbiamo riso così tanto nel corso degli anni che abbiamo trascorso insieme che il libro è diventato molto divertente. Ho quasi omesso il finale, pensando che avrei dovuto celebrare la vita, non la morte, ma dato che ha scelto la sua morte, l'ho incluso. Era molto semplice e bello, anche se triste. Non provo amarezza o tristezza per lui, come potrei? Ma sì, il mio ricordo preferito di Vic è lui seduto in un camerino con me e un gruppo di persone del settore che, immagino, lo infastidivano perché faceva volare contro di loro questi piccoli aerei giocattolo mentre parlavano tra loro, mirando al tipo più odioso nella stanza. Ovviamente, uno degli aerei è rimbalzato contro un muro ed è volato dritto addosso a Vic, il tipo più odioso nella stanza, ahahah...

Grazie Kristin, ci vedremo a Milano!
Grazie! Lo apprezzo davvero. A presto.

(30 maggio 2025)

***

La dolcezza di una stella

di Magda Di Genova

Vediamo se ho tutto: registratore, quaderno con le domande, penna, fazzolettino che non si sa mai... telefono, numero di telefono. Ho tutto, posso partire.
Tiro su la cornetta... Mmmmhhh... a me questa cosa non quadra... basta davvero così poco? Io tiro su il telefono, compongo un numero e chiacchiero con Kristin Hersh? Boh... zerozerouno... come chiamare la mamma per dire che vorrei gli spaghetti al sugo per cena? ...novedue... o Lara per sapere se ha sentito il nuovo di
Staples? ...cinquecinqueotto... o Camilla se ha provato l’ultima novità in fatto di merendine?... seiquattrouno... Bhò... Eh, infatti, vedi?, non squilla. Non è che uno adesso si mette qui, fa un numero e parla con Kristin Hersh! ...Va be’, aspetta: è un’intercontinentale... Va be’, aspetto, ma guarda che qui non squilla. Aspetto ancora un secondo e metto giù... Ecco, squilla... Vedi che squilla?... Come squilla?! ...Squilla?! ...Squilla. 

Pronto?
Ehm... Ehm... Sì, buongiorno... Il mio nome è Magda Di Genova, chiamo da Milano e avrei un’intervista fissata con Kristin Hersh...
Kriiiistiiinn! La tua intervista!

Pronto?
Kristin? Buongiorno, sono Magda, Onda Rock. Avevamo un’intervista fissata.
Ciao Magda, è un piacere conoscerti.
È un piacere tutto mio, credimi.
Prima di cominciare l’intervista, posso dirti che la tua nuova pettinatura ti sta che è un incanto?
(ride) Sai una cosa? In realtà così sono al naturale: ho semplicemente smesso di tingermi e stirarmi i capelli!

Ok. Cominciamo col parlare del tuo nuovo disco, “Learn To Sing Like A Star”. Ho l’impressione che tu abbia passato un periodo di grandi cambiamenti: hai cambiato pettinatura (sei tornata a quella naturale, ma è comunque un cambiamento), il disco ha un suono molto diverso da quello a cui eravamo abituati e anche il titolo mi sembra una richiesta di cambiamento: “Learn To Sing Like A Star”.
Mi ci sono voluti quattro anni di “separazione” dalla mia carriera solista per formare i 50 Foot Wave e quando sono tornata alla mia “attività principale” mi sono resa conto che molto è cambiato. In questo periodo è come se non vivessi da nessuna parte: lavoro il più possibile e sto “rielaborando” la mia carriera solista.

Giusto, la tua carriera solista. Questo disco, però, suona più come il disco di un gruppo. Nonostante tu suoni praticamente tutto ad eccezione della batteria (che suona David Narcizo dei Throwing Muses) è molto distante dalle atmosfere acustiche e intimiste a cui ci avevi abituati.
Quando faccio un disco solista, passo molto tempo ad armeggiare con gli strumenti. A volte potresti sentire: “Kristin, cosa stai facendo con quello strumento?” “Lo sto accordando: lo voglio suonare!”. Immagino che, per questo disco, mi sia lasciata prendere un po’ troppo la mano.
Penso che questa sia la ragione principale per la quale questo disco suoni più come il disco di un gruppo.
Il disco precedente era molto tranquillo e d’atmosfera anche se avevo Andrew Bird e Howe Gelb a suonare con me. È un disco molto “imbronciato” se lo vogliamo paragonare a questo più recente.

Kristin...
Sì?
Perché vuoi imparare a cantare come una star? Per guadagnare di più? (la sento sorridere) Perché se è così mi sa che non basta: devi comprarti un paio di hot pants e dimenarti sotto una doccia! (Kristin scoppia a ridere)
No! Il titolo è uno scherzo. L’ho estrapolato da una stupida e-mail che ho ricevuta, sai, dello spam. Si riferiva a quel ridicolo programma televisivo che è “American Idol” (più o meno la versione americana, pomposa e glitterosa del nostrano “Amici”). Il titolo non è niente di più che uno scherzo.

I Throwing Muses hanno tenuto alcuni concerti lo scorso anno.
Sì. Abbiamo suonato nelle maggiori città americane e ho aperto i concerti con il mio nuovo gruppo, i 50 Foot Wave.
È stato grandioso. Non ero sicura di come sarei riuscita a suonare nella stessa sera due concerti, entrambi così intensi, e non ero sicura nemmeno dell’accostamento dei gruppi: non sapevo se avevano un suono troppo simile o troppo diverso. Non sapevo assolutamente cosa aspettarmi, ma mi sono divertita moltissimo e si è rivelato un tour di successo.
È bello scoprire che, dopo vent’anni, riusciamo ancora ad andare in tour.
Far di nuovo parte di un gruppo (nel tuo caso ben due gruppi) ha in qualche modo influenzato il suono di questo disco?

Penso di essermi abituata a quel suono e qualsiasi altra cosa non mi avrebbe soddisfatto.

Come hai composto le canzoni per “Learn to Sing Like a Star”? So che, in passato, componevi molto mentre eri in tournée.
Immagino sia successo così anche questa volta, perché sono costantemente in tour. Penso che molte canzoni avessero solo bisogno di ricevere una determinata opportunità per essere registrate. Mi sorprende di come tutte non parlino di essere costantemente in tour! (sorride) Sarebbero tutte canzoni country tristissime!

Nei versi che scrivi ti sei sempre esposta in maniera assoluta, addirittura quasi imbarazzante per l’ascoltatore. Come ti riesce in maniera così naturale? Mi sono anche chiesta se scrivere canzoni fosse, per te, una specie di terapia.
Suppongo sia così, ma... mi piace anche pensare che scrivo canzoni che parlano di tutti e non solo di me. Rimarrei delusa da me stessa se pensassi solo di pubblicare le pagine dei miei diari e chiedere, in questo modo, l’interesse altrui.

Hai mai pensato — o ti è mai stato chiesto — di scrivere la tua biografia?
Sì! Solo quest’anno sono stata contattata da una mezza dozzina di scrittori perché scrivessi con loro la mia biografia, ma la sola cosa che abbia mai scritto è un blog ed è una cosa totalmente diversa da un libro. Non potrei mai scrivere nulla fino a quando non imparo cosa significhi “scrivere”. Ma se ci sono delle persone che vogliono scrivere dei libri su di me... (ride) ...mi fa piacere!
Nel caso, supervisioneresti ciò che viene scritto?
Oh... Nnno, non mi importa quello che scrivono! (ride ancora)

Tempo fa hai ammesso di aver incontrato del sessismo nella tua carriera e che questo ti ha portato a rifiutare ogni attività promozionale.
Sì. Molto spesso ho visto tutta l’attività promozionale come un... male necessario, ma non puoi essere un musicista senza vendere la tua musica. A un certo punto l’ho dimenticato e ho usato l’industria discografica perché mi aiutasse a vendere la mia musica: volevo essere in grado di suonare senza per questo morire necessariamente di fame ed ecco perché detestavo fare promozione.
Ora, invece, apprezzo l’opportunità che mi si offre di parlare con persone come te, entusiaste, e parlare con loro di musica e di cose che piacciono a entrambe. Con persone che vogliono essere dei buoni scrittori, dei buoni dj radiofonici... Ho capito che esiste un’industria discografica buona e non solo quella grossa, grassa e untuosa dei ricchi.

Avevo anche sentito dire che stavi sviluppando un progetto di download di mp3. Di cosa si trattava?
Sì, è un progetto nato anni fa ed è un perenne work in progress.
L’Ep dei 50 Foot Wave è disponibile in download nella sezione “Free Music” del sito ed è stato scaricato più di un milione di volte. È un po’ come avere un “hit record” segreto (sorride).
Ho sempre pensato che la musica fosse principalmente un bisogno umano d’espressione e che il mercato arrivasse solo in seconda battuta.
Sai, puoi guadagnare abbastanza con i concerti. In questo modo puoi vivere degnamente facendo il musicista.
Krisitin, come fai a essere costantemente in tour e a conciliare la tua attività con la vita familiare? (Kristin Hersh ha 4 figli!)
È uno stile di vita molto duro, ma non sono mai stata pigra. Per me tutto questo è importante: i figli sono importanti, le canzoni sono importanti. È un’ottima ragione per essere qui.
Niente mi pesa, perché faccio tutto ciò che per me è importante.

Ultima domanda.
Ci sarà un nuovo disco dei Throwing Muses? ... Che detto così sembra che non aspetti altro, te lo giuro, Kristin: mi piacciono molto i tuoi dischi da solista!

Sei carinissima!
Sì, c’è un nuovo disco dei Throwing Muses in uscita: ci stiamo lavorando in questo periodo. Sul nostro sito chiediamo ai nostri fan di spiegarci come vorrebbero che questo disco suonasse.
Aspetta... Chiedete ai vostri fan di dirvi cosa vorrebbero sentire?! Ma questo non vi limita? Lo trovo... scusa, eh, ma lo trovo un po’ troppo comodo... Davvero seguite le indicazioni di chi comprerà il disco per comporlo?
No! (ride)
Ti ringrazio: era quello che volevo sentirmi dire. Ora sono sollevata!

(08/02/2007)

Discografia

KRISTIN HERSH
Hips And Makers (1994)
Strange Angels (1998)
Murder, Misery And Then Goodnight (1998)
Sky Motel (1999)
Sunny Border Blue (2001)
The Grotto (2003)
Learn To Sing Like A Star (2007)
Cats And Mice (2010)
Wyatt At The Coyote Palace (2016)
Possible Dust Clouds(2018)
Clear Pond Road (Fire, 2023)
THROWING MUSES
Throwing Muses (1986)
House Tornado (1988)
Hunkpapa (1990)
The Real Ramona (1991)
Red Heaven (1992)
The Curse (live, 1992)
University (1995)
Limbo (1996)
Throwing Muses (2003)
Purgatory/Paradise (2013)
Sun Racket (2020)
Moonlight Concessions(2025)
50 FOOT WAVE
GoldenOcean (2005)
Black Pearl (2022)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Kristin Hersh su Ondarock

Vai alla scheda artista

Kristin Hersh sul web

Sito ufficiale
Testi