Perturbazione

Alla riscoperta della Buona Novella

intervista di Federico Piccioni

I Perturbazione, a circa quattro anni dall’ultimo album di inediti, il 22 marzo tornano con un disco live che celebra “La Buona Novella” di Fabrizio De André. Abbiamo parlato con Tommaso Cerasuolo, cantante della band, dei progetti futuri e del disco in arrivo: una rilettura integrale, originale e inedita dell'album di Faber uscito nel 1970, impreziosita dalla partecipazione di Nada e Alessandro Raina.

“Siamo spesso impegnati a inseguire nuovi miraggi, senza renderci conto di cosa abbiamo tra le mani, ma stavolta è andata diversamente. Questo disco per noi è un piccolo gioiello, la testimonianza del fatto che quando semini e lavori con cura, se hai il tempo di voltarti puoi accorgerti che alcuni di quei semi sono diventati delle piante”. Di tempo per voltarsi indietro Tommaso Cerasuolo e i Perturbazione ne hanno avuto. Sono passati 14 anni da quello spettacolo al Teatro Civico di Varallo, a Vercelli, con cui hanno omaggiato Fabrizio De André e uno dei suoi più celebri lasciti artistici. “Ci venne commissionato dalla Scuola Holden, attraverso il musicologo Alberto Jona. L’idea era quella di riproporre l’album di De André attraverso la voce di tre generazioni differenti, così ci vennero in mente Nada e Alessandro Raina (Amor Fou), per coinvolgere qualcuno che venisse prima e dopo di noi”.
Il 2010 fu un anno impegnativo per i Perturbazione. Il nuovo album di 24 canzoni - un lavoro audace di quasi un’ora e mezzo di musica, sul movimento e sul tempo che scorre - era fresco di pubblicazione e tra le date del tour i Perturbazione trovarono anche il tempo per omaggiare Faber in un live dal formato insolito. “Lo spettacolo fu un unicum. Paola Roman recitò alcuni passaggi dei vangeli apocrifi, quelli che Don Scaciga fece conoscere a Faber nel 1969. La serata fu introdotta proprio da Don Carlo, che raccontò del suo incontro con Faber e dell’amicizia che li legò negli anni a venire. Noi suonavamo i pezzi de 'La Buona Novella', riproponendo l’opera con cui De André svelò la portata rivoluzionaria, quasi anarchica, della figura di Cristo”.

I Perturbazione decisero di registrare il concerto perché ci avevano lavorato tanto, sebbene dal punto di vista commerciale non fosse quello il momento giusto per metterlo in un disco. Una questione di tempismo, stavolta, più che di tempo: “La Pfm aveva fatto uscire da poco un disco live, in cui riarrangiava alcuni tra i pezzi più famosi di De André. Nella tracklist c’erano anche alcune canzoni de 'La Buona Novella' e non ci sembrava il caso di competere con chi quell’album nel ‘70 lo aveva inciso”. La registrazione rimase nel cassetto, ma non per sempre. “Dopo un po’ di anni un nostro amico fonico, che aveva la registrazione dell'evento, ci inviò le tracce mixate dicendoci che il materiale era buono e che secondo lui avrebbe meritato la pubblicazione”.
Ai Perturbazione l’idea piacque e pure il materiale lavorato, così, ottenuto anche il sì di Nada e di Raina, decisero di riportare in vita un concerto che oggi rappresenta anche la fotografia di una band che in parte non esiste più. A volte nemmeno le famiglie più strette riescono a rimanere per sempre unite e infatti, quasi quattro anni dopo quel concerto a Vercelli, Elena Diana (violoncello) e Gigi Giancursi (chitarra) usciranno dai Perturbazione. “Il violoncello di Elena disegna delle linee molto suggestive”, mi dice Tommaso, “soprattutto nelle canzoni in cui si sente di più il suono dei Perturbazione: 'Il Testamento di Tito' e 'Via della Croce'. Poi c’è la voce di Nada, che a sentirla mi emoziona sempre, perché sprigiona un’energia potente e contagiosa”.
Durante la fase di approccio e di rivisitazione de “La Buona Novella” l’intenzione della band fu chiara e condivisa: “Non volevamo stravolgere l’opera, ma al contempo non volevamo neppure tradire noi stessi. L’unica canzone su cui abbiamo fatto un intervento più massiccio è stata l’ultima: 'Laudato Hominem'". Domando a Tommaso cosa significa dal punto di vista artistico e professionale lavorare su un'opera di tale portata e mi risponde che rifare Faber, studiarne le parole, i suoni e le immagini che i suoi versi veicolano è un po' come riscoprire qualcosa che di solito si dà per scontato: "De André è ormai talmente popolare che a volte ci dimentichiamo di quanto fosse miracolosamente comunicativo e trasversale”.

In questi giorni, i Perturbazione sono al lavoro per riarrangiare i brani de “La Buona Novella” ancora una volta, con gli altri tre elementi che oggi compongono la band (Cristiano Lo Mele, Alex Baracco e Rossano Antonio Lo Mele). La volontà è quella di suonare in giro per l’Italia, replicando sotto una veste inedita il concerto del 2010. Quando chiedo a Tommaso di parlarmi della copertina del disco sembra trasportato da un entusiasmo particolare: “Sono contento che tu me l’abbia chiesto. La copertina è di Matteo Baracco, che curò anche l’artwork dell’ultimo disco di inediti, '(Dis)amore'. Matteo ci piace perché lavora partendo dai materiali analogici, è il suo marchio di fabbrica. In questo caso ha usato dei vecchi tessuti per riprodurre una delle pose più iconiche di De André. Il processo ci sembrava in linea con l’intenzione che guida questo disco: evocare un grande artista, senza tradire la nostra indole e la nostra cifra stilistica”.
“Non è la fatica, è lo spreco che mi fa imbestialire”, cantavano i Perturbazione in “Del nostro tempo rubato”, la ballata acustica che dava il nome all’album di inediti uscito poco prima di quello spettacolo a Vercelli, nel 2010. I Perturbazione hanno deciso che questa musica non doveva andare sprecata, perché certe volte il tempo non ruba e nemmeno cancella. Come dice Tommaso, il tempo certe volte rivela semplicemente il reale valore del lavoro passato.

“La Buona Novella (dal vivo con Nada e Alessandro Raina)” - in digitale, cd e vinile:

  1. Laudate Dominum
  2. L’Infanzia di Maria
  3. Il Ritorno di Giuseppe (feat. Alessandro Raina)
  4. Il Sogno di Maria
  5. Ave Maria (feat. Nada)
  6. Maria nella Bottega di un Falegname (feat. Nada)
  7. Via della Croce (feat. Alessandro Raina)
  8. Tre Madri
  9. Il Testamento di Tito (feat. Nada e Alessandro Raina)
  10. Laudate hominem
(24/03/2024)

Ci hanno rubato il tempo

I Perturbazione raccontano della gestazione del loro nuovo doppio album, "Del nostro tempo rubato", della complessa rottura con la Emi e di Torino e provincia.

"Non abbiamo voluto buttare via niente, tutto qui". Ecco cosa si nasconde dietro ad una delle rare gemme prodotte dal vivacissimo sottobosco della musica indie italiana. "Del nostro tempo rubato" è il titolo del nuovo disco dei Perturbazione, un disco doppio, come più o meno tutti i grandi del rock hanno fatto. Abbiamo raggiunto al telefono Tommaso Cerasuolo, voce della band, che ci ha raccontato cosa si cela dietro a un'operazione apparentemente così complessa e mastodontica.
"Fino a qualche tempo fa, la parola disco ci faceva venire l'orticaria. Era davvero una situazione di sfascio, la tournée precedente si era chiusa bruscamente, con la EMI era andata male (dopo soltanto due mesi dall'uscita del disco ci avevano mollato...) Diciamo che Perturbazione, in quel momento, era un progetto in totale stallo. E allora, come fossimo una coppia in crisi, abbiamo aperto una pausa si riflessione collettiva. Per non stare fermi, abbiamo portato in giro uno spettacolo acustico ("Le città viste dal basso", ndr) e abbiamo proseguito la nostra collaborazione con Loescher ("Enlarge your english", ndr), ma per quanto riguarda il disco: allergia totale!" Com'è possibile non sentire la bruciante sensazione di aver fallito, in una situazione di questo tipo? "Perché comunque, fin dall'inizio di quest'avventura, abbiamo sempre cercato di riflettere prima di tutto sui nostri errori. E ripartire, più consapevoli e forti di prima. Poi tieni conto che quello è stato un momento cruciale, molte cose sono cambiate e nelle nostre famiglie sono nati tanti figli! La cosa che ci teneva insieme erano le canzoni, ed è per questo che ci siamo in un certo senso fidati di loro, le abbiamo lasciate andare, rispettando molto di più le idee di tutti".
Un'intuizione che, a sentire il risultato, si è rivelata giusta. Il materiale complessivo di due anni di lavoro, dal 2007 al 2009, una volta ascoltato nello studio di Cristiano e Rossano Lo Mele dà al gruppo un'idea paradossale di forte collettività: “si, in qualche modo si è disegnato da solo. Anche il primo elemento esterno al gruppo che ha ascoltato i pezzi, il fido Fabio Magistrali, poi alla consolle per il mixaggio dell'album, ci ha riservato pareri ottimi". Anche se a un primo approccio, va detto, la lunghezza spaventa. "Questo lo sappiamo, ce ne rendiamo conto. E infatti, il cd-r presente nel packaging, che ho curato personalmente, vuole proprio concedere al singolo ascoltatore la libertà di masterizzarci ciò che vuole: una compilation dei brani del disco, piuttosto che un disco degli Ac/Dc... davvero quello che vuole! Tutto è ispirato dal primo pezzo, "Istruzioni per l'uso": in un'epoca fatta di scatole, dove i contenuti sono pochi e i contenitori molti, è bello che sia l'utente per una volta a decidere che cosa vuole ascoltare".

Sembra che la rottura del rapporto con la Emi abbia giocato parecchio nella gestazione di questo disco, e che anche il titolo nasconda un'attenta meditazione su quanto successo: "Certe cose ti fanno chiedere se il tempo che ti scorre a fianco è rubato o prezioso, se te lo fai rubare o se riesci a fermarlo e a renderlo speciale. Forse la magia di questo disco sta proprio nella convinzione, da parte nostra, di aver reso prezioso il nostro tempo. Ti assicuro che economicamente è un momento durissimo, ma artisticamente e personalmente siamo al settimo cielo".
Forse ciò che attanaglia le major, allora, è proprio la mancanza di pazienza, una scorretta gestione del tempo. "Le incomprensioni ci sono state proprio per questo: conoscendoci bene e non essendo noi alla prima esperienza discografica, sapevamo bene di essere un diesel, e che il disco avrebbe quindi avuto risultati con una certa pazienza. Con la Mescal, ad esempio, era andata proprio così. In EMI, il problema principale l'abbiamo avuto con Marco Alboni, un indeciso di natura e completamente risucchiato da questa schizofrenia del tempo... Da una parte c'era lui, e dall'altra c'era la nostra volontà di voler lavorare sul lungo periodo. Ma del resto, questa è gente che punta tutto sul modello X-Factor: durante le riunioni in sede, si parlava della crisi del disco e dei Finley. 'Ma questi hanno capito con chi stanno lavorando?', ci chiedevamo. Non sarebbe stato così difficile cercare la fetta di marketing che più ci appartenesse, è una questione basilare nel marketing: per far vendere i Perturbazione, devi rivolgerti ad un target ben preciso, e diverso probabilmente da quello dei talent-show. Ma l'amara verità è che sono incompetenti anche su questi temi, che dovrebbero invece essere il loro pane. È un mondo allucinante, pieno zeppo di signor-sì, dove la contraddizione è all'ordine del giorno: hai la sede in piazza San Babila, in centro a Milano, ma non esiti a tagliare 50 teste in poco tempo".

Il lungo sfogo di Tommaso ha il sapore di una ferita ancora aperta. Ma anche di una consapevolezza diversa, magari un po' disillusa, forse però con le spalle più salde. "La dimensione del tutto va bene non ci piace per niente. Lo spettro dei colori del mondo reale è molto più ampio, anche se rischia costantemente di essere cannibalizzato. La vita è bella proprio perché è fatta di sole e di pioggia! E di cosa parlavano Shakespeare, Dante, e tutti i grandi, se non di questo? Sembra di essere tornati agli anni ottanta, dove tutto era patinato... Nel disco abbiamo cercato di metterci anche questa sensazione”.
Per una volta, in questo disco, sono state rispettate le idee di tutti, ha detto Tommaso. Ma è stato così facile? "No, niente affatto. La democrazia costa fatica, perché le cose da decidere sono mille. E pur avendo fortunatamente anche altre persone che ci aiutano, spendiamo comunque una valanga di tempo. In realtà poi ognuno ha il suo ambito specifico (chi la grafica, chi il sito, chi il furgone, ...) e si crea quindi una sorta di leadership alternata da parte di ciascuno di noi".

Rivoli, in provincia di Torino. I Perturbazione nascono da lì, e si inseriscono in quella miriade di band cresciute nella dimensione di paese. Cosa prende e cosa toglie, la provincia? "Il vuoto culturale a volte è molto forte. Ti senti più solo, ma tendi anche a riconoscerti in chi ti sta vicino, e questo è un bene. Insomma, da un lato hai stimoli a cercare una via di fuga, ma dall'altro sei in una realtà fatta di relazioni umane più autentiche e naturali... che forse però da adolescenti risultano asfissianti. É un discorso complesso, in effetti: per me, tra città e provincia esiste una dinamica di amore e odio dialetticamente creativa. Tieni presente, poi, che Torino ha mantenuto negli anni una vitalità molto concreta, umana... è un misto di industrializzazione e provincialismo, ha una storia legata a doppio filo con la fiat e l'immigrazione, ed è culla della migliore tradizione laica ma anche di un cattolicesimo vero, fatto di mani che si sanno sporcare. Diciamo che io, ma credo anche gli altri, siamo cresciuti a cavallo di questa Torino e della sua provincia".
Tommaso è papà, come lo sono anche gli altri componenti del gruppo. Gigi ed Elena, poi, chitarrista e violinista della band, stanno pure insieme. Ma quanto è complesso far convivere la dimensione di gruppo e quella della famiglia? "Il problema principale è spostarsi. Gigi ed Elena hanno la fortuna di stare insieme, e qualche volta si fanno aiutare dai genitori o da qualche amico. Per gli altri... beh, diciamo che le compagne sono molto pazienti. Poi va detto che non è neanche così male prendersi un paio di giorni di vacanza dal mestiere di genitore".

Ancora una volta, è di ottimo auspicio poter osservare e toccare con mano che la vera musica italiana è fatta di sacrifici autentici, di sognatori con i piedi per terra, di persone mature e testarde che non mollano mai la presa. I Perturbazione sono un'altra faccia di quell'indie che sta tenendo alto il nome e la qualità del made in italy: di soldi se ne vedono ancora pochi, ma dell'entusiasmo e della passione non si scorge la fine.

(03/10/2010)